Antonio Fabbri – L’informazione: Mazzini, in aula i testimoni del filone della tangente Tlc

Antonio Fabbri – L’informazione: Mazzini, in aula i testimoni del filone della tangente Tlc

L’informazione di San Marino

Mazzini, in aula i testimoni del filone della tangente Tlc 

Saltata l’audizione di Andrea Della Balda che sarà ascoltato in una prossima udienza. Sentiti i tecnici che lavorarono al piano delle Tlc

Antonio Fabbri

Ultima giornata di udienze per la tangentopoli-sammarinese conto Mazzini in questa seconda terna di aprile. Il merito dell’udienza era la cosiddetta tangente delle tlc, ma non se ne è parlato molto, ieri, dibattendo più gli aspetti tecnici del progetto di allora. Questo, soprattutto, per l’assenza del testimone probabilmente più importante per questo filone dell’inchiesta, Andrea Della Balda, che ha comunicato al giudice la sua impossibilità ad essere presente ieri. Rinviata dunque la sua audizione, si è proceduto con l’escussione dei tecnici che avevano redatto, all’epoca, il “Piano strategico delle telecomunicazioni”. Erano presenti in aula, ieri, oltre a Claudio Podeschi e Biljana Baruca, anche Pietro Silva, Claudio Felici e Stefano Macina

Primo testimone ad essere ascoltato è stato
Massimiliano Casali,
all’epoca Coordinatore
di dipartimento della
Segreteria di Stato
all’industria e Tlc guidata
da Claudio Felici.
Le prime domande
sono state quelle della
parte civile, l’avvocato
Antonella Monteleone
per conto dell’Eccellentissima
Camera.

Casali ha spiegato di
non sapere, durante le
interviste preparatorie
con chi si proponeva per
la futura gestione della
telefonia mobile, che con
Della Balda ci fosse anche
Simon Murray, del
cui supporto a Smt-Prima
venne a conoscenza
soltanto in seguito.

Casali ha chiarito che la
finalità del piano delle
Tlc era duplice: superare
la situazione di monopolio
Telecom Italia e
creare una rete indipendente
sammarinese.
Richiamato chi furono i
“proponenti”, Casali ha
chiarito che il gruppo
tecnico non fornì alcuna indicazione al Congresso
di Stato su quale
fosse, a proprio avviso,
la proposta ritenuta
migliore. Non vennero
presentati, tuttavia, dei
business plan specifici,
né quantificati gli investimenti
che ciascuno
intendeva fare. Il Governo
decise in maniera
discrezionale.

Letta dalla parte civile
anche una lettera, successiva
all’assegnazione
a Prima, di Cendali Pignatelli,
amministratore
di Telecom, che espresse
forte malcontento per
l’assegnazione, adombrando anche conflitto di
interessi degli aggiudicatari.

Il procuratore del Fisco,
Roberto Cesarini, ha
poi chiesto se anche
Claudio Podeschi avesse
presentato qualcuno al
tavolo tecnico incaricato
di redigere il piano strategico.
“Podeschi – ha
detto Casali – lo lego a
un altro gruppo presentato
al tavolo. Soggetti
inglesi di un gruppo che
sembrava, però, fatto al
momento, presentatisi
per Alcatel. Non mi
fecero una particolare
impressione, si erano
presentati con quei
biglietti da visita fatti in
quelle macchinette che
ci sono negli aeroporti”,
ha detto Casali riferendo
che non furono tenuti,
per questo, in considerazione.

E’ stata quindi la volta
di Michele Giri, all’epoca
alle Poste e telecomunicazioni
e a sua volta
membro del gruppo di
lavoro sul piano strategico.
Il testimone haspiegato al giudice che
non era previsto un
canone di concessione
delle frequenze, ma allo
stato andava il 4,5% sugli
introiti. Questa era la
remunerazione stabilita.
Poi alle domande
dell’avvocato Pier Luigi
Bacciocchi – in difesa
di Claudio Felici e
Stefano Macina, che
nel processo si trovano
per l’accusa di relativa
ai famosi libretti
della Frisoni collegati
dall’accusa proprio alla
vicenda Tlc – i testimoni
hanno risposto come ci
si trovasse, all’epoca,
in una situazione di
monopolio di Telecom.
L’obiettivo del lavoro
svolto era proprio quello
di superare questo
monopolio e creare un
regime di concorrenza
e, di conseguenza, di
sviluppo.

Il terzo testimone,
Giovanni Maria Restelli
Prandoni della Fratta,
ingegnere sempre membro
del tavolo tecnico,
ha affermato che, pur
non essendo stato da
nessuno presentato
un business plan che
specificasse investimenti
da compiere,
Tcom – poi Smt-Prima
– aveva chiaramente
espresso la volontà di
compiere investimenti
in infrastrutture. “Il
concetto del piano delle
Tlc, comunque, era
liberalizzare per avere
maggiori servizi”, ha
ribadito anche il terzo
testimone.

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