Antonio Fabbri: Mafia Capitale in 59 a giudizio attenzione anche dal Titano

Antonio Fabbri: Mafia Capitale in 59 a giudizio attenzione anche dal Titano

L’informazione di San Marino

il primo tesoro di Buzzi “in cassaforte a San Marino”. poi le transazioni tramite la finanziaria Fidens

Mafia Capitale in 59 a giudizio attenzione anche dal Titano

Antonio Fabbri

Il 5 novembre comincerà il maxi-processo su “Mafia Capitale”. Il gip Flavia Costantini, che già il 30 maggio scorso aveva accolto la richiesta di giudizio immediato (che consente di saltare la fase dell’udienza preliminare) inoltrata dalla procura nei confronti di primi 34 indagati finiti in manette a dicembre, ha firmato anche la seconda analoga richiesta legata agli arresti eseguiti un paio di mesi fa. In totale, così, sono 59 le persone che dovranno comparire davanti al collegio giudicante presieduto da Rosanna Ianniello a novembre

Le accuse a vario titolo vanno dall’associazione per delinquere di stampo mafioso, corruzione, turbativa d’asta, estorsione, riciclaggio e usurasolo per citare i reati principali contestati. Il processo si svolgerà davanti ai giudici della decima sezione penale del tribunale di Roma nell’aula bunker di Rebibbia. Un processo che interessa molto da vicino anche San Marino, il cui nome come destinazione di parte dei soldi dell’associazione a delinquere è emerso da subito, nel dicembre scorso, quando sono scattati i primi arresti dell’inchiesta “Mondo di mezzo” che ha fatto e sta facendo ancora tremare Roma, tanto da essere ribattezzata “Mafia capitale”.

L’attività su San Marino E l’attività su San Marino, come emerge dalle carte, era svolta e caldeggiata proprio dai vertici dell’organizzazione, il principale indagato Massimo Carminati e Salvatore Buzzi, che la procura indica come i capi e i promotori dell’organizzazione di “stampo mafioso che operava a Roma e nel Lazio, avvalendosi della forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo e della condizione di assoggettamento per acquisire, controllare o gestire concessioni appalti, servizi pubblici”. Ed è proprio Buzzi ad affermare: “I soldi ce li ho in cassaforte a San Marino”. Ed è proprio così, secondo le ricostruzioni degli inquirenti. E’ così almeno fino al 2006, per il primo “tesoro” di Buzzi

Soldi sul Monte fin dal 2001 Dagli atti dell’inchiesta risulta che già nel 2001 i “risparmi” del re delle coop e braccio destro di Massimo Carminati, finissero su cassette di sicurezza e conti a San Marino. Centinaia di milioni di lire in contanti. Poi euro sempre cash. Denaro che veniva investito in valori mobiliari, pronti contro termine. Le ricostruzioni parlano di transazioni a partire dal 14 agosto 2001 quando Buzzi, insieme all’allora moglie Silvana Costantini, si intesta una cassetta di sicurezza in una banca di San Marino.

Il giorno prima, la signora Costantini aveva aperto un libretto al portatore. Il 29 settembre del 2003, quando la cassetta e il libretto vengono chiusi, Buzzi e la moglie aprono il conto corrente numero 02/0210/5506266 e il conto di deposito titoli numero 19/02011020122. Poi dal gennaio 2005 a novembre 2006, con bonifici e assegni la moglie di Buzzi trasferisce i soldi dal libretto, per oltre 218mila euro, nel conto cointestato col marito. Tutti i rapporti bancari nella banca del Titano vengono chiusi nel 2006”. 

Le movimentazioni fino tempi più recenti Di transazioni con San Marino nelle carte di Mafia capitale ne figurano altre anche di tempi più recenti. Come quelle di Fabrizio Franco Testa, altro imputato che andrà a giudizio il 5 novembre. Nell’attività di testa si intreccia quella di una finanziaria, la Fidens, e un conto alla Smib.

Proprio a Testa vengono ricondotti un milione e 250mila euro movimentati attraverso lo schermo fiduciario della Fidens. Suo collegamento sul Titano, per gli inquirenti era Filippo De Angelis, fra l’altro per un periodo presidente del Cda della finanziaria. Di qui risalgono al fatto che la società risultava formalmente intestataria, in forza di contratto fiduciario, del conto corrente numero 2272 acceso presso la San Marino International Bank, conto poi estinto. Il beneficiario economico e titolare effettivo di questo rapporto era proprio Fabrizio Franco Testa. Con il medesimo contratto fiduciario, stipulato in data 1 dicembre 2013, lo stesso Testa, individuato quindi come fiduciante, dava mandato alla Fidens Project Finance, fiduciaria, di gestire fondi per 250.000 euro e obbligazioni per 1.000.000 di euro della Wire & Computer Allcons Ltd, società di diritto inglese. Il tutto depositato, appunto sul quel conto corrente presso Smib. Tutti denari che per gli inquirenti erano funzionali all’attività dell’organizzazione, tanto che i Pm affermano senza mezzi termini che “Fabrizio Franco Testa, organizzatore, testa di ponte della organizzazione nel settore politico e istituzionale, coordinava le attività corruttive dell’associazione, si occupava della nomina di persone gradite alla organizzazione in posti chiave della pubblica amministrazione”. Non a caso il processo romano avrà risvolti di grande interesse anche sul Monte

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