LE RADICI DELLA LIBERTA’ ESPOSTE A ROMA (Giacomo Pinti espone alla curia di Paolo III l’origine della libertà)

LE RADICI DELLA LIBERTA’ ESPOSTE A ROMA (Giacomo Pinti espone alla curia di Paolo III  l’origine della libertà)

LE RADICI DELLA LIBERTA’ ESPOSTE A ROMA

(Giacomo Pinti espone alla curia di Paolo III 
l’origine della libertà
)

a cura di V. E. PIZZULIN e M. CECCHETTI
(Annuario della Scuola Secondaria Superiore, n. XXV, Anno scolastico 1997-98)
 
Il documento che qui si propone è conservato nell’Archivio della Repubblica di San Marino fra le lettere indirizzate ai Capitani. E’   emerso  nel corso di una ricerca sul sale. Ed è dalla questione del rifornimento del sale che prende le mosse  il  dialogo fra il rappresentante sammarinese ed il cardinale. Poi i due interlocutori spaziano  su temi del tutto   generali e toccano tanti  e tali argomenti  che pare che si siano messi a parlare  per soddisfare la nostra curiosità.
Molti sono i motivi di riflessione che la lettera induce. Saranno i  professionisti della storia a evidenziarli.  Noi, semplici appassionati, ci limitiamo a constatare, ad esempio, che  quanto sostenuto dal Valli nel 1633 circa l’origine della Repubblica ed il suo ‘diritto alla libertà’, era patrimonio comune dell’intellighenzia sammarinese almeno già da  un secolo.
Infine  si osserva che la ricostruzione  dell’origine della libertà sammarinese  che si legge   nel  documento, collocata   tra la fine dell’Antico Impero Romano e l’inizio del Sacro Romano Impero, è prossima  alle  ipotesi  che anche a noi più volte  è capitato di esporre.
 
                          Mag.ci S.ri Cap.i S.ri miei oss.mi ….
Doppo laltra mia ch’io credeva mandare alle mag.ce S. V. per Marino del Papa, che non è poi venuto, mi ritrovo in questo Stato sopra l’espeditione  della  nostra patente che doppoi ch’io lhò combatuta et ricombatutacol R.mo S.ta Croce: il quale a deffensione delle ragioni della Chiesa allegava che non vedeva in che modo noi potessimo asserire questa nostra libertà attento che lui mi mostreria ogni volta ch’io volesse, il contratto della donazione fatta da Carlo alla Chiesa, et che di qua et di la et di sopra, et di sotto da sanmarino erano posti i termini, talche si ritrovano quasi in mezzo, non di meno nella sua donatione non appareva essere escettuato sanmarino come libero piu che altro luoco: et essendo cosi che lui pr.tto Car.le giurò di dovere sempre invigilare al augumento del Stato[1] della Chiesa et non minuirlo et così non gli pareva poter condescender alle voglie nostre  senza periculo di spergiuro: et se bene noi eravamo stati jmmuni et essenti dalle gravezze che ciò era stato ex permissione et benegnitate Eclesiae, la quale attendendo alla asprezza et sterilità del luoco non lhaveva gravato, et lo haveva lasciato così jmmune et essento, che adesso noi chiamamo libero: et pero lui vedeva che malamente possiamo negar di riconoscere el Papa in superiore:
Risposi che sua .S. R.ma in tal materia haveva considerato tutto, quello che havesse possuto ogni prudentissimo Jurisconsulto: et ch’io ne havea piacere, perché sperava che col medesmo buon giudicio havesse ad intender la giustitia delle n.re Ragioni:
Et così le cominciai a dire ch’io mi pensavo certo che questa n.ra liberta si fusse mantenuta et si mantenesse anchora per nuto et voluntà divina, come quella, che era posta in luocho nato christiano et il primo che nascesse mai in Italia et le dissi distesamente come era l’origine del nostro luoco da sanmarino fugito lasù dalla persecutione di Dioclitiano come in heremo et in luoco alpestre et dissabitato, et le raccontai tutta l’historia di s.ra Felicità, et come doppo la liberatione del Figliuolo gli donò quel monte, et contentò che li facesse conventicula de christiani onde nacque poi il n.ro luoco sanmarino: Alhora disse a tutto questo vi rispondo con una parola, che era forsa che questa .s.ra Felicita ricognoscesse l’jmperatore come patrone del mondo, et che se bene la dispose del utile dominio, che per questo la non preiudicò all’imperio del diretto: del quale ne è stata poi investita la Chiesa: Replicai che tal sua ragione era perfettissima et legale: non di meno che la legge medesma n’aiutava anchor noi contra tal ragione, la quale come haveva indutto la prescrittione tra privato et privato, così voleva che lhavesse luoco anchor contra l’imperio et la Chiesa privilegiando però et la chiesa et l’imperio di magior tempo, et così gli discorreva che da Dioclitiano a Carlo gli era intercesso tempo di forsi cinquecento anni come si poteva coglier dalle historie del Platina: et che infra questo tempo quella conventicula dei christiani s’era stata sempre nella sua libertà non molestata da alcuno et essente et immune da ogni gravezza: et con questo modo haveva juridicamente prescritta la sua libertà contro l’jmperio: la quale non gli podde poi esser tolta con includerla dentro ai confini della donatione; perche l’imperio donò quel che haveva et non l’altrui: et se bene non escettuò san marino, non importa perche non poteva donare se non quello che era suo: et il non escettuare, havria mostrato forsi preiudicio, quando havesse escettuato qualche altro luoco libero, et havesse lasciato di escettuare sanmarino, allhora si che havria fatto un poco di presuntione contraria, ma in una donatione simplice, dove si dona el suo solamente, non accade escettuare quel d’altri: Lascio stare di dire che la medesima prescriptione milita contra la Chiesa, essendoci noi per sempre doppo la donatione retti da nostra posta, et visuti liberi et essenti: Ne vale a dire che la Chiesa ex permisu et benignitate sua n’habbia lasciato star così per l’asprezza et sterilita del luoco, perche da ogni intorno lì vicino gli sono d’altri luochi piu aspri et piu sterili, et non di meno la chiesa ha usato et usa mandargli i suoi officiali, et far tutti gli altri atti jurisditionali: Parve se non m’inganno a. s. s.ria R.ma le mie ragioni più concludenti forsi, di quello che havria voluto, non di meno come giustissimo .s.or disse: non mettiamo in disputa questa nostra liberta perche chi venisse al provare di questa n.ra prescrittione seria forsi troppo difficil cosa, jo tengo certo che n.ro signore non vi vogli far peggio di quello che habbia fatto gli altri suoi antecessori et io sono anchora per aiutarvi con tutte due le mani a mantenervi nella antica nostra libertà et nel essere che sete stati per sino hora: ma che noi confessiamo da noi stessi, che non reconosciate superiore alcuno, non mi pare che lo debbiamo, ne lo possiamo fare, non havendo noi altri sp.ali privilegij sopra cio: Ma che habbiate ad esser mantenuti nel n.ro antico stato libero, questo mi par bene esser conveniente et ragionevole: Pero riaconciate la minuta della patente in parole g.rale della libertà, senza quella clausula non recognoscendi aliquem in superiorem: et un Thema continuato ch’io son per aiutarvi quanto posso: Feci la minuta del modo ch’io ve la mando, et ve la mando cosi, accio le magnifice. S. V. possino vedere el cancellato et il non cancellato, et perpendere el preiuditio: a me pare che se ne la concedino in questo modo, non la debbiamo a partito nissuno lasciare: et bisogna che subito subito per la posta me ne diate avviso: La portai a.S. Sig.ria R.ma et letta mi disse che gli pareva che stesse meglio in questo modo: portatela al Thesauriero, et se la gli satisfà bene quidem se no, che l venghi a parlarmi, et che la conferiremo insieme: ho fatto anchor questo, ma lhò ritrovato poco manco che nella medesma ostinatione di quelle parole contra solitum: doppoi che gran pezzo amorevolissimamente lo pregai che havesse per raccomandato la n.ra Comunità, trovandolo duro, m’incomenzai a dolere, che la poverina fusse stata delusa cosi apertamente, et che con la promissione di questa patente lhaveva  tirata alla conventione de otto anni, dopoi che la si era obligata, gli veniva manchato delle sue promesse: et che alla fine io sarei sforzato dolermeni con l’Ecc.tia Il Duca n.ro  prottettore et a sua beatitudine: mi disse che parleria con Ss.ta Croce, et vedria convenire con la sua voluntà. Si va murmurando di novi Taglioni, dio voglia che el sparagno de un scudo, non ne importa dece: Datemi avviso subito, et respondete ancho alle partite del fatto mio: Di Roma alli.12. marzo 1542.
Delle mag.ce S.V.
                S.re Gio. Iac.o pinthio da sanmarino
[1] “del Stato” compare due volte.
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