Contro le mafie serve l’impegno di tutta la società

Contro le mafie serve l’impegno di tutta la società

Grande interesse e partecipazione di cittadini ha riscosso la conferenza organizzata da CSdL-CDLS e CGIL “La legalità crea sviluppo. San Marino-Rimini due territori a confronto”

 

 

 

16 luglio 2014 – Coniugare la legalità con lo sviluppo. Affermare ovunque la legalità, nel mondo del lavoro, nell’economia e in ogni ambito della società, per togliere alle mafie ogni spazio per inserirsi. Intorno a questo basilare principio – che presuppone una vera e propria rivoluzione culturale, la vera e principale arma, accanto all’azione della magistratura e delle forze dell’ordine per sconfiggere le mafie – ieri sera si è sviluppato il dibattito nella conferenza organizzata da CSdL-CDLS e dalla CGIL, a cui hanno preso parte ospiti particolarmente importanti.

 

 

 

La conferenza, introdotta dal Segretario Generale della CGIL di Rimini Graziano Urbinati e coordinata dal Direttore di San Marino RTV Dott. Carlo Romeo, ha richiamato una partecipazione di cittadini molto significativa e di cui gli organizzatori sono molto soddisfatti.

 

 

 

Ha esordito il Segretario di Stato per la Giustizia e gli Interni Gian Carlo Venturini, che ha sottolineato la validità e l’importanza degli accordi di collaborazione tra le forze di polizia italiane e sammarinesi, che prevede la istituzione di un tavolo tecnico per coordinare l’azione investigativa e di repressione dei fenomeni malavitosi nel territorio sammarinese e del circondario, fortemente intrecciati tra loro.

 

 

 

Le nuove leggi, ha sottolineato Venturini, hanno dato alla Magistratura sammarinese gli strumenti per operare, tra cui la legge n.100 del 2013, che stabilisce che quando il procedimento giudiziario per reati legati a criminalità e corruzione è giunto al termine, si può procedere con il sequestro dei beni dei colpevoli. Lo Stato di San Marino in questo anno ha incassato 540.000 euro; non è una grandissima una cifra, ma è un buon inizio.

 

 

 

Il prefetto della Provincia di Rimini Dott. Claudio Palomba, ha sottolineato come la città romagnola sia di forte interesse per le organizzazioni malavitose, proprio per la forte presenza turistica e l’abbondanza di strutture alberghiere e commerciali, molto appetibili per riciclare denaro sporco. Le mafie hanno grandi disponibilità di denaro liquido, che investono in strutture alberghiere, commerciali ed economiche, e quindi si inseriscono nel mondo del lavoro, portando lavoro nero e negando i principali diritti ai lavoratori.

 

 

 

Nella lotta alle mafie c’è un primo livello di intervento, ha spiegato il Prefetto, che è la prevenzione amministrativa; in particolare vengono monitorati attentamente i cambi di gestione delle strutture alberghiere; ad esempio, se ci sono cambi frequenti o intestazioni a persone provenienti da territori a forte densità criminale, allora scatta un campanello d’allarme e si attivano controlli in profondità. Più in generale a Rimini c’è una diffusa economia illegale nelle cui pieghe può insinuarsi la criminalità mafiosa. Questa economia va sradicata, in nome di un’economia pulita, che tuteli la legalità e dia diritti e garanzie ai lavoratori e ai cittadini.

 

 

 

Il vice procuratore nazionale Antimafia Dott. Maurizio De Lucia, il cui intervento era particolarmente atteso, ha innanzi tutto evidenziato il ruolo del  sindacato, struttura portante della intera società nella lotta alla illegalità. La battaglia contro le mafie, infatti, si conduce con tutta la società civile, non solo con Polizia, Magistratura e istituzioni.

 

 

 

De Lucia ha smontato un luogo comune intorno alle mafie, secondo cui queste organizzazioni criminali darebbero lavoro: non è vero che le aziende che vengono confiscate o sequestrate chiudono i battenti, se sono aziende reali. Il lavoro di queste aziende passa da nero a regolare, e i lavoratori iniziano a vedersi riconosciuti i loro diritti. Ad esempio, nelle terre di Totò Riina sequestrate dallo Stato sono nate delle cooperative, che occupano lavoratori regolari e contrattualizzati. Anche i lavoratori delle terre confinanti hanno iniziato a rivendicare gli stessi diritti.

 

 

 

Lo Stato ha imprigionato molti esponenti di spicco della criminalità, in particolare di Cosa Nostra, ma la battaglia è tutt’altro che finita; ci sono le nuove generazioni e i nuovi terreni d’azione delle tre grandi organizzazioni, mafia, ‘ndrangheta e camorra, che si sono radicate in molte aree anche del Nord, come Piemonte e Liguria, e si stanno sempre più finanziarizzando. Se la mafia siciliana ha subito duri colpi da parte della Magistratura ed è in difficoltà, la camorra e soprattutto l’ndrangheta calabrese, invece, sono ancora molto forti. Hanno delle strutture molto chiuse e impermeabili, e il fenomeno del pentitismo è ancora a livelli minimi. Le mafie si sconfiggono, ha sottolineato, quando abbiamo tolto loro tutto, ma soprattutto con una rivoluzione culturale a tutti i livelli della società, che ha bisogno di momenti di crescita culturale, proprio come la conferenza di ieri sera.

 

 

 

Per Luciano Silvestri, Responsabile sicurezza e legalità della CGIL nazionale, la criminalità che infesta l’Italia è il vero spread rispetto all’Europa. Se non si sradica la malavita, sarà molto difficile uscire dalla crisi. La lotta alla mafia si vince se tutta la società offre il suo sostegno a chi è colpito dalla criminalità. La CGIL, ad esempio, si è costituita parte civile, a fianco dei lavoratori, in processi contro aziende colluse o infiltrate dalla criminalità che hanno negato i diritti ai loro dipendenti. Questo sostegno della società civile a chi è vittima delle mafie è fondamentale.

 

 

 

Un riferimento importante lo ha fatto al sistema degli appalti. Il giro d’affari degli appalti in Italia corrisponde a circa il 12-14% dell’intero PIL italiano; una enorme montagna di soldi. Le autorità territoriali, spesso non hanno piena coscienza dell’importanza di assegnare gli appalti con estremo rigore. Prezzi molto bassi offerti dalle aziende possono nascondere infiltrazioni malavitose. è meglio affidare un appalto ad un’azienda pulita che chiede qualcosa in più, piuttosto che ad imprese che offrono prezzi stracciati ma poi finiscono per portare sul territorio il cancro della criminalità.

 

 

 

Il Segretario CSdL Giuliano Tamagnini ha ricordato come in un convegno di circa 20 anni fa un ex Procuratore affermava che il 25-30% degli investimenti nelle attività economiche di Rimini e circondario erano di dubbia provenienza; c’era il sospetto, ha aggiunto, che la stessa percentuale di denari illeciti vi fosse anche a San Marino. Quello che allora era un sospetto, oggi purtroppo ha dimostrato di essere la realtà. Peraltro a San Marino negli ultimi decenni è stato ancora più facile occultare e riciclare denaro sporco, con il segreto bancario e l’anonimato societario.

 

 

 

Finalmente a San Marino ora si parla di corruzione e malaffare; le indagini della Magistratura sammarinese sul Conto Mazzini, che coinvolgono esponenti di spicco della politica nostrana, hanno un valore epocale; in ciò ha contributo anche la recente adozione di norme come quelle sul riciclaggio, un reato che fino a pochi anni fa non era nemmeno contemplato nell’ordinamento sammarinese. Dalle attività malavitose peraltro viene offerto lavoro in nero, non tutelato. Come sindacato, ha affermato, siamo impegnati a monitorare le situazioni di lavoro nero, in particolare nei settori più a rischio come quello alberghiero, commerciale e dell’edilizia.

 

 

 

Secondo Marco Tura Segretario CDLS, nelle nostre piccole dimensioni territoriali la corruzione e la criminalità fanno danni maggiori rispetto ad altre realtà. Ci sono due modi per combattere la criminalità: attraverso l’azione della magistratura, che deve essere libera di agire, e dall’altro con un processo culturale che affermi la cultura della legalità e renda coscienti le persone sulle conseguenze delle  infiltrazione criminali.

 

 

 

La CSU ha intensificato la sua azione per dare un contributo alla lotta all’illegalità e alla identificazione delle infiltrazioni malavitose, anche avviando una collaborazione con la Fondazione Caponnetto che si arricchirà di altri momenti. Se è vero che le mafie hanno bisogno di quiete, allora San Marino è un paese particolarmente a rischio. il nostro paese ha bisogno di nuovi investimenti per far ripartire l’economia, e in tal senso deve cercare nuovi investitori, ma questi investimenti devono essere attentamente selezionati.

 

 

 

Il valore della collaborazione tra tutti gli attori della società civile e le istituzioni, è stato particolarmente sottolineato dal Segretario della CGIL Rimini Graziano Urbinati. Tutti sono chiamati ad affermare la cultura della legalità. Evasione e lavoro nero sono le porte di accesso alla criminalità. Occorre partire dalla lotta a questi fenomeni per portare legalità, lavoro pulito e chiudere ogni spazio alle organizzazioni malavitose.

 

 

 

CSU

 

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