David Oddone, La Tribuna Sammarinese: intervista a Luigi Mazza, Capogruppo Dc

David Oddone, La Tribuna Sammarinese: intervista a Luigi Mazza, Capogruppo Dc

La Tribuna Sammarinese

 Mazza (DC): “180 milioni di monofase? Fisiologico perderla”

David Oddone

Intervista al capogruppo della Dc Luigi Mazza in un momento molto particolare e delicato per il Paese, stretto fra la morsa della ridiscussione della propria economia, le inchieste giudiziarie e l’aumento delle tasse che rischia di esasperare una cittadinanza abituata fino a ieri a vivere nella bambagia.

Consigliere, partiamo dalla situazione del governo: è tutto fermo come si percepisce dall’esterno o qualche cosa si muove? “I congressisti avevano due possibilità: arroccarsi dietro ad un consenso elettorale maggioritario oppure aprire al confronto. Si è deciso per la secondo ipotesi il che significa aprire un dibattito a tutto respiro con le forze di opposizione e con le forze sociali ed economiche. La oggettiva difficoltà del momento deve portare ad un percorso di convergenza non semplice da realizzare fra tutti i partiti. I primi mesi di legislatura dunque si sono dovuti dedicare ai tavoli di confronto. Ciò non significa ovviamente che siamo rimasti con le ma:ni in mano. Si pensi proprio al tavolo per lo sviluppo economico sul quale è stata completata la prima fase ed a breve, ai primi di maggio, tireremo le somme sulle cose concrete da fare”.

Quali sono oggi le priorità? “Io vedo tre priorità. La prima è la legalità. Nella passata legislatura abbiamo dato vita alla commissione permanente sulla criminalità organizzata. Ora è necessario completare il pacchetto Antimafia, riformare le forze di polizia e mettere mano al tribunale. Venendo alla seconda priorità, c’è la messa in sicurezza del bilancio: la riforma tributaria deve certamente rispettare l’indirizzo del Fondo monetario ma deve essere equa. Tradotto: devono pagare tutti. Per quanto riguarda la terza priorità, credo si debba concretizzare il percorso basato su un nuovo modo di fare economia. Dobbiamo internazionalizzarci e creare occupazione. Il problema di tutti questi punti che ho elencato è che a parole sembriamo tutti d’accordo, quando poi si deve andare sul concreto non è cosi facile”.

Mi sembra di capire che la riforma della giustizia sia la priorità più urgente di questa legislatura”, “Mi pare evidente che una giustizia che funziona, la certezza del diritto, siano fondamentali. Tutto questo deve passare da una riforma in termini più moderni. In concreto dico che se vogliamo attrarre le aziende in territorio, la macchina va resa più snella. Penso ad esempio ad un tribunale per gli arbitrati dedicato alle aziende, su settori dei marchi e brevetti, nei rapporti fra le imprese. I tempi di decisione in alcuni settori devono essere rapidi: le imprese vanno dove c’è la difesa dei loro diritti, certezza di giustizia e velocità di decisione”.

Quali danni sta creando al Paese la black list? Quale interesse ha ancora l’Italia a non ratificare l’accordo sullo scambio di informazioni? “I danni sono grandi. Quando qualcuno ha rapporti con un Paese in black list, c’è il timore fondato di ricevere controlli della Finanza, anche se si ha la coscienza pulita. Si esclude dunque a priori un rapporto lavorativo con San Marino. Questo è il danno vero. Lei mi chiede perché non ne usciamo e perché il parlamento italiano non ratifica l’accordo. Il problema è a livello burocratico. Le posso raccontare che a dicembre una delegazione di Dc e Psd si è recata a Roma alle camere incontrando rappresentanti di Pdl e Pd. Chiunque avesse vinto non ci sarebbero stati problemi, visto che avevamo incassato l’impegno bipartisan a ratificare l’accordo e uscire dalla black list. Purtroppo l’Italia si trova oggi in una situazione di stallo. D’altra parte San Marino potrebbe offrire un argomento sul quale non litigare”.

Alla luce dei passi in avanti fatti dal sistema bancario sammarinese, non crede sia arrivato il momento di poter operare anche fuori dai nostri confini? “Per far ciò sono necessarie tre cose: la ratifica dell’accordo con l’Italia; la firma del memorandum d’intesa con Bankitalia, ma anche con le altre banche centrali dei singoli Stati; infine una rotazione rispetto alle linee guida che c’erano fino a 4 anni fa. Ora il nostro sistema bancario si è evoluto ed ha un rispetto dei requisiti a livello europeo che molti altri non hanno. E’ certamente necessaria una valvola di sfogo verso altri mercati”.

Tocchiamo due settori dove negli anni passati sono caduti i governi, ovvero giochi della sorte e residenze. Il governo punterà su questi per evitare tagli e tasse? “Tutti i sistemi di entrate che si aggiungono alle imposte dirette e indirette possono essere utilizzati ma non vanno slegati da un progetto. Le residenze rappresentano un elemento di sviluppo solo se legate ad un progetto di sviluppo aziendale. Stesso principio per i giochi della sorte o quelli on line. Al momento io guardo ad altri settori, a partire dall’accordo con l’aeroporto internazionale. Perché non farlo diventare uno scalo internazionale per le merci con dogane unite fra Titano e Italia? In questo contesto diventa poi certamente utile potenziare il settore turistico. Nizza non a caso è il secondo aeroporto della Francia proprio per Montecarlo, oltre che naturalmente per la Costa Azzurra. Penso poi al parco scientifico tecnologico: avere un settore di ricerca, sviluppo e brevetti a San Marino è una risorsa anche per Italia. Noi non dobbiamo essere un problema, ma una risorsa”.

Torniamo un attimo ai furbetti della monofase. Perché tutte queste resistenze nel fornire i nomi? E perché lo Stato non ha fatto nulla per riappropriarsi di quelle cifre? “Intanto parliamo di un importo totale di circa 180 milioni. Va considerato però che negli ultimi 8 anni, lo Stato ha incassato di imposta monofase oltre 3 miliardi di euro e rimborsi per circa 2 miliardi e mezzo. Nell’ambito di questa enorme mole di incassi e rimborsi, credo sia fisiologico che le aziende chiudano, falliscano, vengano messe in liquidazione e non riescano a pagare le imposte, così come non pagano i dipendenti o le banche. Va da sé che un conto sono le truffe o fallimenti, ed in questo caso trovo giusto dare trasparenza e nomi; un altro sono quelle situazioni come le dilazioni o i contenziosi. Alla luce di tutto questo mi sembra davvero impreciso e sbagliato parlare di disattenzione e non tempestività di intervento. Torno a dire leggendo i numeri che è fisiologico”.

Chiudiamo con la vituperata patrimoniale che sta dividendo il Paese. Ce n’era proprio necessità? “Si tratta innanzitutto di una norma straordinaria, ma necessaria per il bilancio. Fermo restando che non può certamente essere una patrimoniale a fare quadrare i conti. Il passo successivo è una riforma strutturale, la riforma tributaria e il rilancio dell’economia. Naturalmente i tagli. Con questo intervento abbiamo già dimezzato l’effetto sul 2012 e speriamo di sostituire la patrimoniale nel 2013 proprio con interventi strutturali. Oggi con la patrimoniale chi ha di più, paga di più. Ricordo che l’obiettivo è la parità di bilancio nel 2014″.

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