A SCUOLA CON IL COMPUTER

A SCUOLA CON IL COMPUTER

 A SCUOLA
CON IL COMPUTER

Relazione
sull’esperienza didattica nelle scuole medie

Una esperienza stimolante del mondo della scuola che si misura
con i nuovi strumenti dell’informatica
(di Marino Cecchetti)

         Recentemente ogni circoscrizione della Scuola Media è
stata dotata di un laboratorio informatico costituito da nove personal computer
di nuova concezione. Inoltre ciascuno dei tre istituti disporrà, fra breve, di
altri due personal di cui uno per la biblioteca ed uno per la segreteria.

         I computer hanno integrato una serie di sussidi
audiovisivi, altrettanto moderni, di cui pure ogni scuola media è dotata.

Questi mezzi concorrono a creare un ambiente di livello
tecnologico confrontabile con quello che si ha all’esterno. Contribuiscono a
formare l’immagine stimolante di una scuola che cammina al passo coi tempi.
Soprattutto sono il segno della professionalità della vivacità  culturale degli
operatori, tradotte in disponibilità alla innovazione e al cambiamento.

         Ogni insegnante, come uomo di cultura, deve possedere e
dominare la cultura del suo tempo. Egli trae prestigio ed autorevolezza proprio
dal fatto di possedere una visione d’insieme dei saperi del proprio tempo, in
termini di conoscenze, di significati e di principi filosofici, per poter
cogliere sensi ed esprimere giudizi: senza prestigio ed autorevolezza non è
possibile esercitare alcun ruolo educativo.

         Come educatore, deve conoscere i concetti base
dell’informatica per poter farla conoscere in modo corretto, onde evitare la
mitizzazione o la demonizzazione della macchina-computer. Come professionista
moderno ed aggiornato deve poter scegliere di utilizzare anche il computer nel
proprio lavoro, qualora lo ritenga opportuno, in modo coerente con le finalità
didattiche e con le moderne impostazioni pedagogiche. 

 

Le motivazioni all’uso del computer

 

         
Qualcuno potrebbe chiedersi: la scuola deve veramente occuparsi d’informatica? 
La scuola media ha un volto moderno non tanto e non solo perchè utilizza questi
mezzi; è una scuola nata nei primi anni Sessanta (le altre scuole vantano date
di nascita più antiche) e si è già rinnovata radicalmente dieci anni fa quando
sono stati riscritti i programmi, sono stati potenziati alcuni insegnamenti, si
è data una nuova forma di valutazione. Inoltre, due anni fa, è stata introdotta
la seconda lingua straniera.

         È una scuola quindi che non è rimasta ingabbiata in una
struttura rigida, anche sotto l’aspetto legislativo e normativo.

Soprattutto è di rilievo il fatto che è organizzata in modo che
i docenti siano stimolati, starei per dire costretti, a ripensare in
continuazione il proprio modo di lavorare. Infatti, ogni insegnante deve:

 

·  – adattare il suo insegnamento, che per
natura è di tipo secondario, a un contesto di scuola dell’obbligo, senza avere
il supporto di una vera tradizione pedagogica in tal senso;

·  – modulare il lavoro educativo secondo
esigenze psicologiche dei ragazzi, che sono in piena fase evolutiva e quindi
soggetti a cambiamenti rapidi come mai in altri momenti dello sviluppo;

· – confrontare coi colleghi il proprio metodo
e i contenuti del proprio insegnamento, nell’ambito di un organismo, il
consiglio di classe, che si riunisce a scadenza fissa: un’occasione di lavoro di
gruppo che non ha l’equivalente in altri ambiti scolastici.

         

   

         Di fronte all’esplodere del fenomeno informatico la
nostra scuola non si è eclissata; nessuna scuola dovrebbe eclissarsi, anzi
dovrebbe farne propri gli stimoli e le spinte, per indirizzarli secondo le
finalità che le sono proprie. Sarebbe sciocco e antistorico ignorarlo. Un’altra
ragione per occuparsene è che l’istituzione scolastica è il luogo preposto
all’interpretazione, alla elaborazione e alla trasmissione della cultura e
l’informatica è l’espressione di un fenomeno culturale della civiltà moderna.
Essa ha, nel sociale, un impatto paragonabile a quello provocato a suo tempo
dalle innovazioni scientifiche e tecnologiche che hanno dato origine alla
rivoluzione industriale, ed anche a quello che si è determinato, in tema di
circolazione, di informazione e di idee, con l’invenzione dei caratteri mobili
di stampa. 

 

L’iter del progetto

  

         La scuola ha avviato il progetto già da alcuni anni;
le prime esperienze risalgono al 1984 quando, grazie alla Cassa di Risparmio ,
si cominciò a lavorare su un M20 Olivetti messo a disposizione di un gruppo di
insegnanti con preparazione scientifica. Ci si limitò, in un primo tempo, a
sperimentare l’uso del computer come strumento da affiancare agli strumenti
didattici tradizionali.

         Successivamente, dato l’interesse suscitato e forse
anche per effetto del largo spazio che in quel periodo i mass-media dedicavano
all’informatica, si costituì un gruppo di lavoro che fissò i punti base di un
progetto per la scuola, in questi termini:

 

·  – privilegiare gli aspetti culturali su
quelli tecnici;

·  – coinvolgere gli insegnanti di tutte le
discipline;

·  – valutare la possibilità di fare lavorare
i ragazzi al computer solo nel caso in cui fossero messi in grado di svolgere un
ruolo attivo nei confronti della macchina. 

 

         La realizzazione di questi obiettivi apparve subito
tutt’altro che facile; anzitutto si dovette constatare che i corsi di
alfabetizzazione per insegnanti, di cui si era a conoscenza, risultavano
difficilmente accessibili a chi non possedesse una formazione scientifica, per
cui finivano spesso per generare delusione o frustrazione ed un distorto
concetto dell’informatica in chi non aveva quel tipo di preparazione. In secondo
luogo le applicazioni più diffuse nella didattica risultavano basate sulla
“istruzione programmata”; una tecnica ed una concezione  dell’apprendimento che
molti insegnanti non condividono  ritenendola troppo rigida in quanto utilizza
percorsi di apprendimento precostituiti. In conseguenza di ciò il nostro
progetto, per alcuni mesi, segnò il passo.

         Nel settembre 1985 ebbe luogo a San Marino un
convegno sulla scuola media. Si colse l’occasione per organizzare, al suo
interno, una tavola rotonda sull’informatica nella scuola; in quella
circostanza, per la prima volta, si venne a contatto con esperienze basate sui
linguaggi usati nel settore della “intelligenza artificiale”. Nei mesi
successivi, con la collaborazione del prof. Giorgio Casadei, e l’aiuto
finanziario degli istituti di credito sammarinesi (Cassa di Risparmio e Cassa
Rurale di Faetano), si passò all’elaborazione di una bozza di progetto di
alfabetizzazione informatica incentrata sul linguaggio PROLOG, che fu poi
sperimentata direttamente nella scuola con i ragazzi ed insegnanti.

         Se ne ricavarono elementi preziosi per la stesura di
un progetto definitivo che ha trovato pratica attuazione quest’anno con un corso
di aggiornamento per insegnanti di tutte le discipline. proprio per dare la
possibilità a tutti gli insegnanti di conoscere i concetti base dell’informatica
si è abbandonata la strada dei linguaggi informatici tradizionali (COBAL,
FORTRAN, BASIC, ecc…..) che fanno riferimento a un modello di risoluzione dei
problemi tipico dell’ambito scientifico-matematico, per un linguaggio nettamente
diverso e ancora poco diffuso, il PROLOG, sorto e sviluppatosi nei centri ove ci
si occupa di intelligenza artificiale.

         Seguendo una apposita guida intitolata “Noi parliamo
PROLOG” cui è stata data una impostazione che ne permetta l’uso diretto anche da
parte dei ragazzi, ciascuno  ben presto è in grado di descrivere le proprie
conoscenze mediante frasi PROLOG, di elaborarne di nuove attraverso “regole” che
insegna alla macchina piegandola al suo personale modo di pensare, di mettere al
proprio servizio il computer costringendolo a rispondere a tutte le domande che
la fantasia, l’estro e la creatività gli suggeriscono.

         Riteniamo che ciò possa portare un contributo
interessante e ricco di notevoli sviluppi sul piano didattico in quanto capace
di sviluppare nei ragazzi processi cognitivi e formativi. Infatti il ragazzo è
chiamato a svolgere un ruolo attivo sia nei confronti della macchina che può
utilizzare da protagonista senza essere legato alla scelta fatta da altri, sia
nei confronti degli argomenti da trattare. L’esigenza di comunicare alla
macchina conoscenze e regole induce una forte riflessione sugli stessi per
evidenziarne gli aspetti essenziali, per eliminare le ridondanze,  per
formalizzarne l’espressione, per porre domande significative, per acquisire
nuove conoscenze dalle risposte ottenute.

         In conclusione, il PROLOG consente, a parere di chi
scrive, di tentare l’introduzione dell’informatica in una prospettiva nuova.
Essa può diventare cultura nella scuola come è ormai cultura nella società; è in
grado di portare un contributo alla didattica di tutte le discipline e, ormai
svincolata dalla tecnica della istruzione programmata, può favorire il
raggiungimento di obiettivi formativi. 

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