AUTOMATISMI DI RISOLUZIONE 9. Considerazioni conclusive

AUTOMATISMI DI RISOLUZIONE 9. Considerazioni conclusive

AUTOMATISMI DI RISOLUZIONE 9

 (Didattica delle scienze e informatica nella scuola,n.
151 e 152, 1991, Editrice la Scuola di Brescia)

Considerazioni
conclusive

Il fatto che sia così scoperta la
mec­canicità di questo tipo di problemi secondo alcuni dovrebbe portare almeno
a ridurne il rilievo o addirittura a
declassificarli ad «esercizi», secondo altri invece essi mantengono una certa
validità anche come problemi in quanto ciò che è scopertamente meccanico per
l’adulto, non è detto che lo sia sempre o in pari misura per il preadolescente
ed an­che la stessa individuazione degli elementi e delle relazioni fra gli
elementi non si può dare, frettolosanente, per scontata. Altri ancora sfruttano,
per così dire, proprio tale meccanicità: la insegnano, insegnano ad utilizzarla
per vincere delle insicurezze di tipo psicologico 0 per fornire comunque un
qualche strumento in casi di difficoltà di apprendimento (nota
5
).

Quanto detto per il problema
geo­metrico, si può estendere ai cosiddetti problemi standardizzati, pro­blemi
pressoché già formalizzati, con dati e relazioni già in chiara evidenza: i dati
sono tutti e solo gli essenziali, le regole da applicare sono fisse o comunque
la categoria, cui appartiene il problema da risolvere, ne svela la regola
chiave. Si può passare dal testo alla soluzione secondo schemi strereotipati,
senza essere costretti a un processo razionale di interpretazione,
organizzazione e creazione. Tanto è vero che, come si è visto, una volta
tradotto in un opportuno simbolismo, non è difficile arrivarne alla soluzione
per via meccanica.

Un salto di livello si ha
indubbia­mente con le «situazioni problematiche», in cui è necessaria molta più
attenzione anche nella fase di in­dividuazione dei dati e delle
relazioni,

L’attenzione deve incentrarsi non
più o non solo sulla procedura, ma anche ed in rilevante misura sulla «fase
descrittiva»: la formalizzazione non costituisce una partenza di cui già in
pratica si dispone, ma essa stessa è, a sua volta, una parte fondamentale da
guadagnare come risultato di un processo di ricerca, un processo interpretativo
che si sviluppa in un dato ambito culturale a livello personale. Nell’ottica di
questa impostazione vengono elaborate proposte con dati e relazioni
sovrabbondanti, incompleti ed anche (perché no) contraddittori o espressi in
forma ambigua. Così l’esercitazione matematica assume connotazioni di «attività
umana»: crea tensione, sviluppa autonomia, richiede che vi si partecipi con la
propria personalità e la propria cultura, e rispuntano aspetti semantici non
presenti nel problema standardizzato che privilegia, nettamente, quelli
strutturali. In questo senso il problema è meno distante dal tema: è un prodotto
personale, ciascuno è spinto a creare la «sua» strada.

Così facendo ci si sposta su un
altro livello, livello che è impossibile alla macchina.

Note 5

Tuttavia si
osserva che, se non c’è una pressione, ovviamente distorta, della scuola, non
sempre al preadolescente piace adagiarsi in puri meccanismi: anzi spesso egli
guadagna procedure corrette avanzando per successive intuizioni. Nei meccanismi
invece tendiamo più noi adulti a ripiegare se non altro per comodità: rapida
preparazione, rapida correzione, minor selezione nell’ambito della classe, non
sconvolgimento degli usuali criteri di valutazione ecc. E non sempre siamo
pronti a dare il giusto ri­lievo alle procedure «spontanee». Come, d’altra
parte, tendiamo a continuare a va­lutare eccessivamente il mero calcolo pur
sapendo che l’esecuzione dei calcoli e la individuazione della procedura si
situano su piani ben diversi, e pur riconoscendo che, nella società attuale ed
anche in matematica, l’importanza del calcolo in sé sta rapi­damente diminuendo
e cresce l’attenzione per gli algoritmi non numerici.

 

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