Istanza sulla violenza di genere a San Marino, dibattito acceso in Consiglio sui dati forniti al Grevio

Istanza sulla violenza di genere a San Marino, dibattito acceso in Consiglio sui dati forniti al Grevio

I lavori consiliari sono ripresi questa mattina a Palazzo Pubblico di San Marino con la presentazione in prima lettura del progetto di legge “Riforma dell’ordinamento penitenziario” da parte del segretario di Stato per la Giustizia, Massimo Andrea Ugolini.

Il progetto di legge “Riforma dell’ordinamento penitenziario”, come ha spiegato il segretario di Stato per la Giustizia, Massimo Andrea Ugolini, nella relazione illustrativa, “prende le mosse dalle osservazioni e dalle raccomandazioni contenute nel Rapporto del marzo 2013 elaborato nei confronti della Repubblica di San Marino dal Comitato per la prevenzione della tortura e dei trattamenti inumani o degradanti (Cpt) del Consiglio d’Europa, in occasione della visita in territorio da parte del Comitato stesso nel gennaio 2013”.
Un altro parametro di riferimento preso in considerazione  per l’elaborazione del testo “sono state le Regole penitenziarie europee, emendate da ultimo nel 2020 – ha proseguito Ugolini -. Tali regole testimoniano la riflessione che è stata svolta a livello europeo e rappresentano l’evoluzione della concezione stessa della detenzione e delle strutture carcerarie, in base alle quali si deve tendere a contemperare le esigenze e le peculiarità della realtà carceraria con un trattamento, per ogni singolo detenuto, individualizzato e rispettoso della dignità umana, prestando particolare attenzione ai diritti e alle garanzie del detenuto. Gli istituti penitenziari devono tendere a ricalcare il più possibile la vita nella comunità, per favorire e facilitare il reinserimento sociale, con il supporto e il coinvolgimento dei servizi sociali”.
Il dibattito che ne è seguito è l’occasione da parte dei consiglieri per chiedere aggiornamenti sull’attuale struttura carceraria sammarinese. “Il Congresso di Stato ha abbandonato l’idea di realizzare un carcere ad hoc – ha detto il segretario di Stato per la Giustizia -, ma ha deciso di riqualificare e ristrutturare l’attuale carcere dei Cappuccini. Con il segretario di Stato per il Territorio, Stefano Canti, abbiamo lavorato per prevedere nuovi spazi per stabilire aree per la carcerazione femminile e minorile”.
E infine: “La nuova struttura carceraria – ha assicurato Belluzzi – rispetterà in maniera puntigliosa i dettami delle organizzazioni internazionali”. Lo riporta San Marino News Agency nel proprio dossier sui lavori consiliari di questa mattina.

L’Aula ha proseguito con l’esame delle Istanze d’Arengo. Nella seduta di questa mattina sono state affrontate le prime due: è stata accolta all’unanimità la prima, la n. 13, “affinché la Stele commemorativa dell’Arengo delle Famiglie di persone con disabilità trovi una collocazione adeguata nel Centro Storico di San Marino Città”.
Il segretario Ugolini ha anticipato che è già stato definito il collocamento della Stele all’interno del giardino adiacente alla Scuola Secondaria Superiore e la sua inaugurazione è prevista per il prossimo 22 febbraio, in occasione del 15° Anniversario della Firma della Convenzione Onu sulla Disabilità da parte della Repubblica di San Marino.

Più articolato il dibattito per l’Istanza successiva, la n.  17 “ affinché siano adottate misure idonee a ridurre il numero dei casi di violenza sulle donne che si prescrivono e sia garantito che tutti gli atti di violenza contro le donne contemplati dalla Convenzione di Istanbul siano perseguiti rapidamente”.
Il confronto si è infatti spostato su un dato riportato nel testo dell’Istanza che farebbe riferimento al numero dei casi di violenza contro le donne e di genere caduti in prescrizione al 2017, cioè ben 545. Il dato, secondo quanto riferito dall’Istanza, sarebbe stato riferito da “professionisti legali” all’attenzione del Grevio, organismo indipendente di monitoraggio dei diritti umani, che ha il compito di controllare l’attuazione della Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa da parte dei Paesi che hanno sottoscritto la Convenzione.
Il dato è stato invece contestato dai consiglieri di maggioranza, anche alla luce dei riferimenti di tutt’altro tenore forniti dell’Authority per le Pari Opportunità, e dei dati riportati da Massimo Andrea Ugolini, secondo cui nel 2017 i casi prescritti furono 6, inoltre, negli ultimi due anni non risultano prescrizioni per casi di violenza di genere.

Gian Nicola Berti (Noi per la Repubblica) ha chiesto di fare chiarezza relativamente “da chi arrivi questa informazione falsa”.

Gian Matteo Zeppa (Rete) si è detto scandalizzato dal fatto che “dei professionisti siano andati negli organismi internazionale a dare dati falsi e ci si è fatta anche una Istanza”.

Aida Maria Adele Selva (Partito democratico cristiano sammarinese) ha ipotizzato fosse un errore e sottolineato la gravità delle conseguenze proprio sulle vittime: “Una donna come può pensare di denunciare, se viene a sapere che ci sono tutti questi casi che vanno in prescrizione?”.

Per Francesca Civerchia (Partito democratico cristiano sammarinese), è chiaro “il tentativo di screditare il tribunale, fornendo informazioni sbagliate”.

Carlotta Andruccioli (Domani-Motus Liberi) ha riconosciuto la necessità di evitare strumentalizzazioni, ma ha invitato il Consiglio a “non perdere di vista l’obiettivo”, segnalato dall’Istanza: “Come San Marino abbiamo già un quadro normativo di riferimento, la Convenzione di Istanbul, e stiamo adottando misure perché si perseguano adeguatamente certi reati. Sicuramente si può fare di più per dare una risposta celere a questi reati”.

Alberto Giordano Spagni Reffi (Rete) ha ritenuto inaccettabile portare dati viziati al Grevio: “Mi auguro quanto accaduto sia frutto di un errore, se vi fosse malafede sarebbe grave, perché si screditano le istituzioni, ma soprattutto perché dati simili scoraggiano una donna ad andare denunciare”.

Alessandro Bevitori (Libera) ha ammesso di essere “stranito” dall’andamento del dibattito: “Davamo per scontata una sensibilità unanime dell’Aula all’accoglimento dell’istanza. Invece qui parliamo di un errore formale, anche io sono rimasto colpito da questo dato dei casi in prescrizione e non ho motivo di non credere ai colleghi che parlano di 6-7 casi effettivi, ma anche se fossero, sono 6-7 casi di troppo e per questo come Libera ci sentiamo di appoggiare l’Istanza”.

Denise Bronzetti (Gruppo misto-Movimento ideali socialisti), ha richiamato l’Aula “a tacere di più e a lavorare piuttosto senza che si producano fronti contrapposti affinché la violenza di genere possa essere ridotta ai minimi termini”. E rilevato come a spaventare dovrebbe essere il sommerso: “È su questo che dovremmo concentrare gli sforzi, per fare in modo che chi è vittima di violenza si senta sicuro di denunciare”.

Fernando Bindi (Repubblica futura) ha invitato il Consiglio a ragionare sul fenomeno della violenza di genere su più piani, al di là degli aspetti giudiziari: “È un problema culturale, del contesto socio-culturale, economico, affrontare il tema solo su un aspetto non è sufficiente”.

Giuseppe Maria Morganti (Libera) ha invitato a “non prendere a pretesto un dato per non intervenire”.

Grazia Zafferani, (Gruppo misto-Demos) ha proposto di accordarsi su un ordine del giorno che dia indirizzi chiari.

Infine, Maria Grazia Albertini (Partito democratico cristiano sammarinese) ha dato lettura di un ordine del giorno della maggioranza in cui si riferisce che nell’Istanza n. 17 “risulterebbe ci sia stato nel 2017 un numero di prescrizioni spropositato di casi di violenza di genere e questo dato sarebbe conseguenza del fatto che i professionisti legali avrebbero richiamato all’attenzione del Grevio sul fatto che un numero stimato di 545 casi è caduto in prescrizione nel 2017, molti dei quali sarebbero stati violenza domestica”.
Considerato che “nel report dell’Auhtority per le Pari opportunità sulla medesima Istanza d’Arengo viene rappresentato che i casi di violenza su donne e minori fra il 1° gennaio 2017 e il 30 settembre risultano stati aperti 135 fascicoli penali, di cui solo 9 archiviati per prescrizione istruttoria, di questi sei nel 2017  uno nel 2018 e due nel 2019, e che dal 2020 non ci sono più stati archiviazioni in sede istruttoria”.
L’ordine del giorno, in definitiva, ritiene “i due dati siano tra lo inconciliabili” e che quanto riportato dall’Authority induce a pensare che “taluni professionisti avrebbero forniti al Grevio dati e informazioni non corrispondenti a verità e per loro natura lesive dell’immagine della Repubblica e dell’impegno della stessa messa in campo per sanzionare tutti i casi di violenza di genere”.
Con l’ordine del giorno, quindi, si chiede la trasmissione al Tribunale del testo dell’istanza e del parere dell’Authority per svolgere un “accertamento finalizzato a individuare l’identità di coloro che eventualmente avrebbero fornito false informazioni al Grevio, adottando tutte le iniziative utili e necessarie alla tutela dell’immagine della Repubblica, con il fine di valutare l’eventuale commissione di reato”.

Si è dunque passati al voto sull’Istanza d’Arengo n. 17: è stata respinta con 26 voti contrari e 11 a favore.

Nella discussione sull’ordine del giorno, si è accentuato lo scontro in Aula.

Per Giuseppe Maria Morganti (Libera), è un odg “scellerato” e pertanto ha invitato l’Aula a ritirarlo: “Smettetela di fare politica con il Tribunale. Avete trovato la scusa di un dato sbagliato per fermare un’Istanza, fermatevi, non continuate questo scempio”.

Per Gian Nicola Berti (Noi per la Repubblica), invece, l’ordine del giorno è sia “un atto finalizzato alla tutela dell’immagine della Repubblica”, sia a impedire che sia tolta la speranza di giustizia alle vittime”.

Il segretario di Stato per la Giustizia, Massimo Andrea Ugolini, ha ricordato il cammino fatto come Paese per eliminare le casistiche di violenza di genere: “Non andiamo a strumentalizzare un tema delicatissimo, ma non si può neanche andare negli organismi internazionali e portare dati che non corrispondono alla realtà”.

Andrea Zafferani (Repubblica futura) ha sottolineato come sia appena stata respinta un’Istanza che, in sostanza, chiedeva di attuare le raccomandazioni del Grevio sul tema della violenza di genere e “solo questo  mi pare un problema serio”.
L’ordine del giorno, piuttosto, suggerisce, poteva contenere 3 raccomandazioni riportate nell’istanza “in modo da dare il messaggio di volerle attuare, invece si preferisce la canonica minaccia di cui questa maggioranza non riesce a liberarsi”.

Per Francesca Civerchia (Partito democratico cristiano sammarinese), non c’è nessuna caccia all’uomo dell’odg: “Piuttosto è prassi dare agli organismi internazionali dati veritieri”.

Per Daniela Giannoni (Rete), “l’odg pretende una correzione a posteriori o almeno spiegazioni su quali basi e interpretazioni sono stati rilasciati questi dati”.

Si sono poi alzate voci di in dissenso in maggioranza: Domani-Motus Liberi ha annunciato di smarcarsi sull’ordine del giorno.
Gaetano Troina (Domani-Motus Liberi) ha motivato la firma apposta in un primo tempo, perché “ritengo grave aver fornito a un organismo internazionale informazioni che possono non essere vere” e “che siano svolti approfondimenti lo trovo condivisibile”.
Ma “non  condividiamo assolutamente la strumentalizzazione che ne è nata su questo ordine del giorno; ma alla luce del contrasto e della violenza originata in questo dibattito che nasce da un’Istanza con altra finalità. Mi dispiace averlo firmato e come gruppo non lo voteremo”.

Anche per Alberto Giordano Spagni Reffi (Rete), “la situazione è sfuggita di mano in generale”. E ha invitato l’Aula a cercare una nuova formulazione dell’Odg maggiormente condivisa o a compiere un percorso diverso: “Su questo tema maggioranza e opposizione in questi anni si sono impegnati e hanno fatto scelte all’unanimità, invito tutti a fermarsi e a ragionare a mente lucida, diversamente non posso che votare contrariamente all’odg”.

Anche Gerardo Giovagnoli (Noi per la Repubblica) è intervenuto “parzialmente in dissenso” e ha suggerito di modificare il testo “in modo tale da spostare l’attenzione sul fatto che qualcuno ha mentito e sulla giusta rappresentazione di quanto fatto come Stato”.

Anche Grazia Zafferani (Gruppo misto-Demos) si è detta contraria al provvedimento.

Alla fine il testo della maggioranza è stato approvato con 20 voti a favore e 15 contrari.

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