La Voce di Romagna San Marino. Tavola rotonda

La Voce di Romagna San Marino. Tavola rotonda

SAN MARINO – Dalla Fondazione
2020 arriva l’esortazione a tramutare in fatti concreti i buoni propositi. A San
Marino, invece, basta poco per bloccare una buona iniziativa. Lo ricorda
Fiorenzo Stolfi conviene, chi è professionista a cui è stato affidato e il bel
progetto svanisce. “Ci sono Paesi – ricorda Stolfi – che nell’arco di dieci anni
hanno cambiato pelle, grazie alle buone scelte messe in campo”. Imboccare la
strada giusta non è poi così difficile, “ci sono parametri a cui gli
imprenditori guardano per giudicare se un sistema è attrattivo”. A San Marino
invece è molto più facile che una buona idea naufraghi nella disputa. Esempi
scoraggianti ce ne sono a stufo. A volte sfiorano il ridicolo come nei casi di
concessione delle residenze. Non è la prima volta che un imprenditore, con la
voglia di investire sul Titano, ne fa richiesta e, preso accordi con il governo,
si ritrova che in Commissione esteri, per sue beghe interne, viene concessa solo
a uno dei due coniugi. Si è toccato anche il tema della black list, nella tavola
rotonda organizzata ieri da La Voce, in cui politica, associazioni e sindacati
si sono confrontati sul rinascimento di San Marino.
“Non è vero
che San Marino ha fatto tutto quello che doveva fare
– dice con un
pizzico di provocazione Claudio Felici in procinto di assumere l’incarico alle
Finanze -. Se certe scelte le avessimo fatte nel 2006 … oggi non saremmo qui.
Invece le abbiamo fatte in ritardo, in fretta e nell’emergenza”. E a volte
aggiunge, Antonio Valentini presidente della Fondazione 2020, pure con
schizofrenia. Se non bastava avere cassato l’Accordo di cooperazione economica
con l’Italia nel 2006, all’inizio del 2010 si è raggiunto un altro punto di non
ritorno in tema di credibilità: la decapitazione dei vertici di Banca Centrale.
Errori che San Marino non può più permettersi. A ritornare sull’episodio è
sempre Valentini che solleva il problema della burocrazia. Un ambito dove i
rapporti con l’Italia non c’entrano nulla, eppure in questi ultimi anni le carte
sono aumentate. Valentini, reduce dal convegno dei Commercialisti di venerdì a
Domagnano, dove sono stati messi a confronto i modelli burocratici di micro
stati come il Lussemburgo, Malta e Svizzera, ricorda come la Repubblica, oggi,
sia distante dai sistemi che funzionano. Micro Stati, dove in 10 giorni si
costituisce una società.
Scambi di vedute ci sono poi state
sulla riforma tributaria.
I sindacati per voce di Marco Tura della Cdls
auspicano che l’accordo trovato con il segretario uscente Pasquale Valentini sia
portato presto in Aula. Dal canto suo Antonio Valentini lo mette in guardia da
tanti aspetti punitivi, non richiesti, che la riforma porta in sé. “Come
pensiamo – gli ribatte – di attrarre investitori quando ci facciamo da soli
delle leggi punitive”, prendendo ad esempio i parametri sul reato di evasione
fiscale. Il messaggio è chiaro: tutti d’accordo ad allinearci alle regole
internazionali, ma senza togliersi l’ossigeno necessario per vivere. Altro
sguardo esterno alla tendenza autoreferenziale della politica sammarinese,
arriva da Claudia Mularoni di Pragmata: “La sensazione che si ha dall’esterno è
che oggi la politica non sia in grado di affrontare la complessità della realtà.
Si focalizza su un problema e tutto il resto sfugge di mano. Oggi è il mercato
che decide e il mercato infatti ci ha penalizzato. Il sistema è lento a reagire,
la politica si prenda la responsabilità di spingere l’acceleratore”. Per
concludere, ci sono ambiti in cui San Marino dipende dall’Italia, uno su tutti
l’uscita dalla black list, ma altri in cui può decidere in autonomia. Sulle
telecomunicazioni, lo ha ricordato il futuro segretario di Stato Matteo Fiorini,
“siamo indietro anni luce”. Ora però si tratta di entrare nella fase operativa.

L’incontro si è concluso con un pungolo sulle tlc.
O
ltre a ricordare le difficoltà di segnale sul territorio, con zone
prive di copertura, l’invito a ragionare su un primo obiettivo: come può San
Marino, a parole, scommettere sul turismo se in Repubblica funziona solo una
compagnia telefonica? Oggi con un telefonino di ultima generazione si fa di
tutto, si scarica la posta, si lavora, si gioca, si mantengono i contatti con il
mondo, eppure superata Dogana, forse Serravalle, basta avere un contratto
telefonico diverso da quello che ha il monopolio in Repubblica e il cellulare
diventa un’arma spuntata. A chi giova mantenere una simile situazione? Sono
anche queste le piccole azioni da portare a compimento, che alla fine dei giochi
contribuiscono a creare uno Stato competitivo nei fatti e non solo a parole.

Antonella
Zaghini
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