L’informazione di San Marino. Antonio Fabbri: “Leggere, scrivere e far di conto”

L’informazione di San Marino. Antonio Fabbri: “Leggere, scrivere e far di conto”

Il governo aveva comunicato al Grevio: “Il rapporto ci sembra esaustivo e approfondito”

E’ accettabile che non venga approvata una istanza che chiedeva di essere più efficaci contro la violenza di genere?

ANTONIO FABBRI – E può accadere in qualsiasi circostanza, anche nelle istituzioni, anche, ma verrebbe da dire soprattutto, nel Consiglio Grande e Generale, dove passare dal “linguaggio pecoreccio” alle decisioni “a pecorone” è un momento.

Ne nasce un delirio istituzional-collettivo iniettato di rivalsa, congetture, dietrologie; intriso di interessi personali che manipolano l’ingenuità di molti, con il rischio di imboccare, dietro il portone del Palazzo, la strada per il Paese dei Balocchi.

A leggere quello che ha scritto il Grevio, il Gruppo del Consiglio d’Europa che verifica l’impegno degli Stati nella lotta alla violenza di genere, si capiva benissimo che il dato aggregato delle prescrizioni processuali era riferito a diversi titoli di reato, in carico ad un solo magistrato. Si capiva che tra quelli ce n’erano molti – e sei in un anno sono un’esagerazione – riferiti a reati di violenza di genere prescritti.

A scrivere con criterio, l’ordine del giorno avrebbe dovuto contenere l’accoglimento delle indicazioni del Grevio, magari inserendo pure una riserva di verifica i dati, ma allo stesso tempo mettendo nero su bianco che al di là dei numeri – tra l’altro avallati dal governo intero con la lettera del Segretario Beccari – San Marino nella lotta alla violenza di genere ci crede davvero.

A far di conto razionalmente, ci sarebbe da dire che anche il dato dell’Authority, non per responsabilità della stessa, potrebbe essere sottostimato. Molti dei casi prescritti processualmente sono infatti spirati senza alcun atto di indagine, quindi la segnalazione all’Autorità garante circa il procedimento in corso potrebbe non essere mai arrivata.

A leggere il report, per tempo, la Segreteria alla giustizia, il Segretario Ugolini, il suo staff, i vari direttori di dipartimento, la pletora di soggetti che si dice attenta al tema della violenza di genere, avrebbero potuto subito fare una nota di rettifica. Perché il Segretario non ci ha pensato nel settembre 2021 anziché andare oggi in Consiglio a fare la sceneggiata di quello con la faccia austera, indignata, tirata, biasimando una falsità inesistente e inesistenti detrattori della Repubblica?

A scrivere che non si approvano le Istanze d’Arengo per un dato asseritamente fasullo che fasullo non è, ci vuole poco, ma si gettano alle ortiche le raccomandazioni internazionali e si dimostra tutta l’ipocrisia di quando si colorano le panchine di rosso, ma in realtà è grigiore assoluto nella vera lotta alla violenza di genere di cui, a questo punto, alla maggioranza là dentro non importa nulla.

A far di conto su quanto costerà questa decisione di denunciare per avere i nomi di chi ha riferito agli organismi internazionali, non ci ha pensato proprio nessuno dei Torquemada nostrani. Ma è un conto salato per la credibilità dello Stato democratico, perché appalesa la pretesa concreta di chi detiene il potere di imbrigliare, imbavagliare, minacciare la libertà e la serenità di coloro che sono chiamati a riferire agli organismi internazionali.

Una decisione, quella dell’Ordine del giorno appro- vato, che demolisce il diritto di esprimersi senza condizionamenti e senza la paura che la politica – avendo disimparato a leggere, scrivere e far di conto e, di conseguenza, smarrito il buonsenso e le basi della convivenza democratica – possa trascinare in giudizio chi è andato a raccontare agli organismi di garanzia quello che il detentore del potere non vuole si sappia.

Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente il giorno dopo

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