Di certo meraviglia che un esperimento di fisica, quale quello che avrà luogo a Ginevra mercoledì 10 settembre presso i lavoratori del Cern, riesca a calamitare l’attenzione del mondo, sia pure in conseguenza di un effetto mediatico indotto da una certa
preoccupazione per le conseguenze.
Il contesto dell’esperimento è veramente eccezionale. Un tunnel di 27 chilometri di circonferenza, scavato tra 50 e 150 metri sotto terra tra le montagne del Giura francese e il lago di Ginevra in Svizzera. Si tratta dell’Lhc (Large hadron collider), il più grande e potente acceleratore di particelle esistente al mondo costato 6 miliardi di euro.
Verranno fatti scontrare ‘ due fasci di particelle atomiche che viaggiano in direzione opposte e ad altissima velocità (oltre il 99,9% della velocità della luce). Generando temperature che supereranno un trilione di gradi Celsius (100 mila volte più alta di quella che esiste al centro del sole), si verranno a formare una pioggia di nuove particelle che verranno studiate dai fisici.‘
A che fine? Per accrescere la conoscenza sulla natura.
Si vuol far compiere un ulteriore passo alla conoscenza nel cammino cominciato con Galileo Galilei.
Con la religione giudaico-cristiano, essendo la divinità separata dalle cose, cade la preoccupazione, propria del paganesimo antico, che indagando la natura si compia un sacrilegio. Anzi ne è derivato lo stimolo ad indagare le cose per scoprirvi le leggi che Dio vi ha posto alla base. La ricerca scientifica, per il credente, è una preghiera, comunque un riconoscimento della Divinità.
Anche gli esperimenti di Ginevra sono frutto di detta cultura: la cultura che si è prodotta nel cuore dell’Europa Occidentale.
La Repubblica di San Marino è orgogliosa che il massimo contributo alla realizzazione dell’evento di Ginevra sia arrivato da un
cittadino sammarinese, il prof. Luciano Maiani,
negli anni, cruciali per il progetto Lhc, in cui egli è stato alla guida del Cern.