La Rimini della cultura: «Ripartiamo dalla nostra tradizione e dai giovani»

La Rimini della cultura: «Ripartiamo dalla nostra tradizione e dai giovani»

La Rimini della cultura: «Ripartiamo dalla nostra tradizione e dai giovani»

Muti a Mattarella: «Sogno un’Italia con un teatro e un’orchestra in ogni città, per dare spazio ai ragazzi»

C’è spesso un Figaro di mezzo, ne Le nozze mozartiane come nel Barbiere di Rossini, versioni diverse della stessa storia. Un Riccardo Muti imbiancato («non me li tingo i capelli»)dirige i giovani della Cherubini con dolcezza, sembra quasi portarli per mano come un nonno amorevole. Il suo Mozart è meno “scapricciato” di quanto ci si aspetti, ma anche meno asburgico, più italiano: l’attualità di Wolfango Amedeo risalta in quest’opera scritta con il librettista Lorenzo Da Ponte in italiano, 200 anni prima che i musicisti di casa nostra cominciassero a comporre e cantare in inglese: allora, nel 1786, la lingua universale della musica era l’italiano!

Il maestro e il presidente
Dopo la celeberrima ouverture, ecco le arie, le cavatine, i duetti, terzetti, sestetti tratti dai quattro atti: Susanna crudel,Farfallone amoroso…Tutto è disposto rimanda alla mente il Figaro qua, Figaro là di Rossini. Muti guida con lo sguardo, con la mano, gli orchestrali pendono dai suoi movimenti: si piega, si inarca, si slancia. Non è un direttore, è un faro che ti illumina. Alla fine, dopo lunghi applausi, Muti si rivolge a Mattarella: «Grazie per avere a cuore i valori della cultura e dello spirito che svaniscono un po’ in tutto il mondo. Prima di morire, sogno un’Italia con un teatro e un’orchestra in ogni città, che diano spazio ai giovani perché possano esprimersi anche loro in questo mondo di rincitrulliti!». (…)

Tratto dal Corriere Romagna

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