Padre Ciro Benedetti col Papa a San Marino. Monica Raschi, Il Resto del Carlino

Padre Ciro Benedetti col Papa a San Marino. Monica Raschi, Il Resto del Carlino

Monica Raschi di Il Resto del
Carlino:
«Che emozione accogliere il Papa nella mia terra»  Il sammarinese padre Ciro Benedettini, vice direttore della sala stampa vaticana, domenica
è tornato a casa
   

E’ TORNATO anche lui nella sua  terra, San Marino, assieme a Papa  Benedetto XVI: è padre Ciro Benedettini,  vice direttore della sala  stampa vaticana. 

Padre Ciro Benedettini, da  San Marino al Vaticano.Come  è avvenuto questo percorso?  Casualmente, ma per il cristiano il  caso è Dio quando non vuol porre  la sua firma. Qualcuno nel lontano  1979 aveva fatto il mio nome all’allora  direttore della sala stampa della  Santa Sede come responsabile dei  bollettini plurilingue di informazione  del Sinodo dei vescovi, contando  sul fatto che da poco ero diventato  giornalista professionista e, ovviamente,  ingigantendo la mia conoscenza  delle maggiori lingue europee.  Rifiutai, non considerandomi  all’altezza di quel compito. L’anno  successivo la richiesta divenne più  insistente e su pressione dei superiori  accettai.v Quando divenne direttore  Joaquin Navarro-Valls, ogni  volta mi invitava a colazione ed invero  avevo l’impressione che mi  squadrasse. In effetti, a metà anni  ’90, dopo un mio sabbatico negli  Stati Uniti, Navarro chiamò il mio  Superiore Generale e mi chiese come  vicedirettore della Sala Stampa.  Molti colleghi ironizzano sul fatto  che da uno stato piccolo sono passato  ad uno minuscolo. 

Domenica il ritorno nella sua  terra d’origine con il Santo Padre.  Quali le sue sensazioni in  questa particolare occasione?  All’inizio molto nervosismo, senza  sapere bene perché. Nell’elicottero  che mi portava in Repubblica passavo  in rassegna le varie fasi della visita  e il nervosimo cresceva. Il pilota,  sependo che sono di San Marino,  ha chiesto se gradissi un giro  dell’elicottero attorno al monte.  Mai mi sarei aspettato questa cortesia,  generalmente riservata a persone  ben più importanti di un semplice  funzionario vaticano. La tensione  è sparita come d’incanto, quando  sceso dall’elicottero, ho potuto  salutare i Capitani Reggenti, il Nunzio,  il Vescovo, il Segretario per gli  Affari Esteri. Poi il Papa, sorridente,  rilassato, nonostante il viaggio,  gli abiti ed i capelli sconvolti dal  vento e un accavallarsi di sentimenti,  dalla gioia alla commozione. Durante  la celebrazione eucaristica vedevo  la chiesa dove sono stato battezzato,  ho ricevuto la cresima e la  prima comunione, con in prima fila  il mio parroco di allora, don Peppino,  sapevo che tra la folla c’erano i  miei fratelli e sorelle, intravvedevo  in lontananza il cimitero dove sono  sepolti i miei genitori, mi vedevo ragazzino  attraversare il torrente Ausa.  Non ho difficoltà a dire che mi  veniva il groppo alla gola. Scherzi  dell’età. 

Quali anche le impressioni del 
Pontefice rispetto a questo piccolo 
Stato. 
Non ho osato parlare
di questo tema  con il Santo Padre, ma le
sue parole  e il suo atteggiamento, hanno  mostrato chiaramente una grande  ammirazione per la Repubblica.  Del resto, basta far caso
alle parole  dell’omelia, per esempio,
laddove  dice che la vera ricchezza di
SanMarino  è stata la fede, capace di
creare  «una civiltà veramente unica». I  sammarinesi dovrebbero meditare  su questi discorsi. Posso permettermi  una leggera nota  di colore? Mi hanno fatto  i complimenti anche  per l’eleganza dei vestiti  delle autorità ed in  genere del pubblico.  Mi permetto due osservazioni.  La prima: 
il Papa ha fatto  inviare un
telegramma al  Presidente della  Repubblica Italiana  alla partenza da Roma  e appena rientrato  in territorio italiano, cosi  come fa sempre quando  intraprende i viaggi internazionali.  La cosa poteva sembrare  superflua in questo caso (in realtà  ha sorpreso molti anche in Vaticano),  per la brevità del viaggio e  l’esiguità dell’«appezzamento estero  », racchiuso in territorio italiano.  Che abbia usato questa finezza diplomatica  anche nel caso di SanMarino,  è un chiaro riconoscimento apprezzabile  della piena sovranità e indipendenza  statuale della Repubblica.  La seconda osservazione è implicita  nel fatto e nelle modalità della  visita. In quest’epoca della globalizzazione,  che, in nome dell’economia  e della tecnologia, privilegia i  grandi conglomerati, rischia di livellare  i comportamenti e tende a  schiacciare le differenze culturali e  le piccole realtà, la visita nella più  antica e piccola repubblica delmondo,  suona come un implicito invito  a tutti a rispettare le giuste differenze  culturali ed i piccoli. 

Benedetto XVI ha affrontato  in modo diretto la crisi di questa  Città-Stato e dei lavoratori  frontalieri. Quali, secondo il  suo punto di vista, anche in  qualità di lavoratore ‘emigrato’,  su questa spinosa questione  che vede coinvolte oltre  6mila persone e le loro famiglie?  Come lavoratore ‘emigrato’, a parte  qualche piccolissima grana burocratica,  non ho mai trovato problemi  in Italia e tanto meno in Vaticano,  che è il luogo di lavoro fra i più multietnci  della Terra, come è giusto  che sia. Ed il mio augurio è che sia  così anche a San Marino. Per il mio  ruolo, non mi azzardo a dare suggerimenti  per risolvere, ma il Papa  nel suo discorso ai Capitani Reggenti  ha dato indicazioni precise: «auspico  che la questione si possa risolvere,  tenendo conto del diritto al lavoro  e della tutela delle famiglie».  Dialogo e rispetto dei diritti. 

Non molto tempo fa lei era stato  indicato come nuovo vescovo  di Rimini, una voce da lei prontamente
smentita. E’ cambiato  qualcosa rispetto
a quella posizione?  Altri possibili
incarichi in vista? 
Quella dell’episcopato
a Rimini, è una  questione chiusa su cui
non intendo ritornare,  anche perché i
vescovi li nomina  il Papa, non i
giornali. Quanto a nuovi  incarichi, sono
un umilissimo servitore  della Chiesa e
faccio, fin che posso,  quello che mi si
chiede di fare. 

Un pensiero rivolto
alla Repubblica  di San Marino da parte
di padre  Benedettini. 
L’anno scorso ero in Spagna e rimasi
colpito  da una pubblicità di un Paese
africano  che diceva. “hay paises que
engrandecen  el mundo” (ci sono Paesi che
rendono  grande il mondo). Mi auguro che
San  Marino sia quel piccolo Paese che
per i  valori di libertà, democrazia,
laboriosità,  di cui è portatore, possa
rendere più  grande il mondo intero. 
  

 

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