Sembra avvicinarsi anche per San Marino l’era in cui il settore delle poste pubbliche inizierà ad auto sostenersi e addirittura a generare utili.
L’anno della storica svolta dovrebbe essere il 2023. O meglio potrebbe. La stima è che si arrivi ad un utile di 7.544 euro. Ma in base a “variabili qualitative e quantitative” il bilancio potrebbe chiudersi con un utile di 316 mila euro o un passivo 716 mila. A presentare questo scenario è stato la settimana scorsa il direttore di Poste San Marino Gian Luca Amici in audizione in Commissione consiliare Finanze in cui, contestualmente, maggioranza e governo hanno bocciato la richiesta dei dipendenti di riportare l’azienda all’interno della Pa come era prima del 2014.
Ma al di là dei risultati economici la società vedrà in questi anni importanti novità: la gestione dell’ufficio Filatelico e Numismatico, il potenziamento della gestione pacchi, la riduzione del personale con lo stop del turnover, la sottoscrizione di un nuovo contratto di lavoro per i dipendenti e, forse, l’avvio dei servizi di lettura contatori per l’Aass e dei servizi di stampa, imbustamento, confezionamento per conto dello Stato.
Una trasformazione mancata
Il dirigente, in carica dalla fine del 2020, nella sua audizione ha presentato il piano aziendale 2021-2023. Ma, prima del futuro, il discorso si è incentrato anche sul passato. Un passato iniziato nel 2013 quando la politica decise di creare una società di diritto privato ma detenuta interamente dallo Stato per gestire le poste sammarinesi. Una scelta che sperava di ricalcare l’esempio della vicina Italia. In quel caso si è passati dall’avere una azienda autonoma di Stato che perdeva 893 miliardi di lire del 1996, ad una Spa quotata in borsa capace di generare utili per 1,39 miliardi di euro nel 2018.
L’obiettivo era di ridurre i costi, a partire dal quello del personale che sarebbe passato dal contratto pubblico a quello privato, e di generare nuovi introiti con l’introduzione dei servizi finanziari. A distanza di 8 anni entrambi questi obiettivi sono falliti. I dipendenti, dopo una dura battaglia con i sindacati, sono rimasti con il contratto di lavoro pubblico, mentre i servizi finanziari non sono mai partiti. Nel frattempo il settore ha subito una rivoluzione, con il crollo delle lettere ed il boom dei pacchi da ecommerce.
In questo modo la società ha visto nel tempo perdere una montagna di soldi. Negli ultimi 7 anni, ovvero da quando esistono i bilanci visto che prima del 2013 il settore era parte integrante della Pubblica amministrazione, il conto arriva a 4,98 milioni di euro di passivo. Di cui quasi 900 mila registrati nel solo 2020, anno della pandemia. A questi vanno aggiunti i circa 750 mila euro di perdita previsti per il 2021. Ad incidere maggiormente sui costi, come spiegato dal Dirigente, sono gli stipendi per il personale, nonostante negli ultimi anni il loro numero sia continuamente diminuito fino alle 100 unità del 2020 anno in cui su 3,96 milioni di euro di fatturato ben 3,5 milioni se ne sono andati in buste paghe. Ma il problema principale è la difficoltà a generare fatturato.
Per Amici “la principale causa di crisi aziendale è identificabile nella rigidità di adattamento della struttura ai cambiamenti del mercato, la trasformazione digitale non è stata prontamente affrontata. Si aggiungono l’incompiuta trasformazione da Ente pubblico in Società per azioni e l’incompiuto progetto di attivazione dei servizi finanziari”.
Il piano per invertire la rotta
Il direttore, nel piano di sviluppo illustrato in Consiglio, ha spiegato che le linee guida su cui si basa la futura strategia aziendale, “pilastri da cui far partire la ripresa e costruire il futuro dell’azienda”, saranno: riorganizzazione aziendale, sviluppo commerciale, servizi accessori, innovazione e digitalizzazione.
1: Riorganizzazione aziendale
“L’obiettivo di giungere al risanamento del bilancio – scrive Amici – non può non passare attraverso un’inderogabile e profonda riorganizzazione interna, capace di trasformare Poste San Marino in una struttura elastica ed efficiente”.
In questo senso la prima mossa è la riduzione delle zone postali da 36 a 26 dato che “a fronte del costante calo dei volumi postali, le attuali 36 zone risultano eccessive”. Questo porterà ad una diminuzione del numero di addetti postali necessari da 39 a 32.
In generale è previsto che la forza lavoro scenda entro il 2023 a 90 addetti. Anche se i lavoratori effettivi saranno 81 a causa di distacchi e aspettative.”La scelta – ha detto Amici – è di non mandare a casa nessuno”. La riduzione avverrà grazie ai pensionamenti.
L’obiettivo della dirigenza resta sempre quello di siglare un nuovo contratto di lavoro con i sindacati diverso da quello pubblico, riservato in un primo tempo ai nuovi assunti e in seguito a tutti i dipendenti.
2: Sviluppo commerciale
Qui l’area che si intende conquistare è quella del settore pacchi che è in forte ascesa. Dalle 65 unità medie giornaliere del 2020 si è passati a 115 nel 2021. La previsione è che salga ancora a 350 pacchi nel 2022 e addirittura 850 pacchi nel 2023.
Per questo si punta alla “definizione di accordi strategici con importanti player del mercato postale” a partire da Poste Italiane. In questo senso nel 2021 è stato avviato un tavolo misto tra Ministero italiano, Segreteria di Stato alle Poste e le due aziende.
Accanto a questo si punta alla creazione “di una squadra di sviluppo al fine di attuare un’aggressiva politica commerciale sul Territorio” con il compito di “acquisire quote di mercato spingendo l’utilizzo dei servizi di Poste”.
Importante sarà anche “una mirata attività di comunicazione finalizzata a sostenere le campagne commerciali di sviluppo che serviranno per rilanciare l’azienda”, a partite da “sito internet aziendale, i canali social e una newsletter periodica”.
3: Servizi accessori
Il piano è di “implementare l’offerta di servizi per l’Amministrazione Statale, oltre a prevedere i
servizi di raccolta dei pagamenti per le autorità pubbliche”.
Il primo, e il più concreto, è l’accorpamento in Poste dell’Ufficio Filatelico e Numismatico, “modello sperimentato da tantissimi paesi, dà la possibilità di creare le sinergie utili ad ottenere numerosi risparmi”.
Il secondo è il servizio di lettura contatori per l’Azienda Autonoma di Stato per i Servizi Pubblici che oggi si avvale dell’unica impresa privata presente in territorio.
Il terzo è la possibilità di accentrare presso Poste San Marino S.p.a., in termini di efficienza ed economicità, i servizi a basso valore aggiunto, ma con volumi rilevanti come quelli di stampa, imbustamento, confezionamento per conto dello Stato, del settore Pubblico Allargato e delle Società Partecipate dallo Stato. Servizi che oggi vengono svolti da aziende private.
4: Innovazione e digitalizzazione
“Poste San Marino – scrive il Direttore – nei prossimi anni dovrà recuperare il terreno perso ed effettuare investimenti nel settore informatico e tecnologico”. Primo fra tutti “il potenziamento dell’infrastruttura hardware con l’acquisto di un server aziendale, di un gruppo di continuità e la sostituzione di personal computer obsoleti”.
È inoltre prevista la creazione di un Customer Relationship Management per la gestione delle relazioni con i clienti “i cui obiettivi sono quelli di fidelizzare la clientela e attuare delle strategie di marketing volte ad incrementarne il numero”.
Un futuro comunque incerto
“L’attività di pianificazione – ammette Amici nel piano – sta avvenendo in condizioni di elevata incertezza e in un contesto caratterizzato da una discontinuità non facilmente prevedibile. Di conseguenza, nel nostro caso, il piano industriale non è che un indirizzo e una manifestazione di impegno a percorrere una certa direzione, che può, e deve, essere modificato e integrato per effetto dei processi di apprendimento e delle iniziative emergenti che esso stesso concorre a sviluppare”.
Davide Giardi