Procedimenti penali per evasione fiscale a San Marino, Csdl: “È necessario intervenire per evitare le prescrizioni”

Procedimenti penali per evasione fiscale a San Marino, Csdl: “È necessario intervenire per evitare le prescrizioni”

“Procedimenti penali per evasione: è necessario intervenire per evitare le prescrizioni”.

Così, nell’ultima puntata del 2022 di “Csdl Informa”, il segretario generale della Confederazione sammarinese del lavoro Enzo Merlini, ha commentato la vicenda di evasione fiscale e falsa fatturazione portato alla luce da L’informazione di San Marino.

“Superata una determinata soglia di imposta evasa (25.000 euro), il caso diventa di pertinenza anche della giustizia penale, la quale ha tempi precisi e prestabiliti, diversi da quelli delle verifiche di carattere amministrativo”, si legge nella nota della Csdl.

“Poiché gli accertamenti non vengono compiuti nell’immediato, ma a distanza di tempo, i fatti possono essere riscontrati alcuni anni dopo che tali reati siano stati commessi. L’Ufficio Tributario, una volta rilevati gli illeciti, ne ha denunciato i responsabili alla Magistratura, ma poiché stanno decorrendo i termini per la caduta in prescrizione, la vicenda è destinata a concludersi con un nulla di fatto. Questa notizia meritava di essere commentata, ma nessuno ha detto niente, né il governo, né le forze politiche sia di maggioranza che di opposizione. Eppure, a dire del segretario di Stato per le Finanze, siamo in procinto di mettere mano alla riforma tributaria, annunciata per il 2023. È una situazione che va corretta, altrimenti San Marino si caratterizzerà per essere nuovamente una terra dove l’evasione fiscale gode della più assoluta impunità sul piano penale. I procedimenti giudiziari per evasione fiscale già di per sé sono molto pochi, in quanto la soglia oltre la quale diventa reato è troppo elevata: se poi cadono anche in prescrizione, è un fatto davvero inaccettabile”, ha dichiarato Merlini.

Sulle bollette, è invece intervenuto il segretario confederale della Csdl, William Santi: “Si sono rivelate fondate le preoccupazioni, espresse in particolare dalle associazioni dei consumatori, oltre che dall’Anis, secondo cui l’indicizzazione dei costi dell’energia elettrica avrebbe riservato amare sorprese; infatti da dicembre 2022 si prevede che i costi saranno quasi triplicati. Si tratta di aumenti spropositati, che mettono in serie difficoltà i cittadini più deboli, quelli che stanno più in casa come gli anziani e le persone malate, che si troveranno a pagare di più. Oltre a contestare questa scelta, la Csdl rinnova il suo forte appello al Governo affinché adotti interventi per rendere fissi i costi dell’energia elettrica e per calmierare le bollette per tutelare i cittadini più in difficoltà, come avviene in molte parti del mondo. Non vorremmo poi che questi aumenti di costo, a cui sono soggette anche le imprese, portino conseguenze nefaste anche all’occupazione. Abbiamo registrato svariati pareri contrari rispetto alla decisione di indicizzare le bollette dell’energia elettrica, in base al mercato; in questo modo non sarà possibile sapere in anticipo quali saranno i costi da sostenere mese per mese, dato che sono variabili, impedendo ogni possibilità di pianificazione delle spese sia per i cittadini che per le aziende”.

Sullo stesso argomento, Enzo Merlini ha aggiunto: “La decisione sulla indicizzazione delle bollette dell’energia elettrica è stata presa dall’Authority, con la contrarietà di quasi tutte le forze politiche. L’Authority ha la libertà di compiere le scelte che ritiene più opportune, ma se queste si scontrano con le esigenze del paese, occorre fare una riflessione anche sul suo ruolo; vi sono delle esigenze politico-sociali, infatti, di cui occorre tenere conto. Non siamo in un mercato libero come in Italia, dove l’Authority ha un ruolo e un peso diverso rispetto alla realtà sammarinese.  O rivede questa decisione, oppure occorre che si facciano altre scelte”.

Un commento, da parte del segretario confederale William Santi, anche sulla recente presa di posizione di alcune categorie economiche, che si sono espresse su alcuni contenuti delle leggi di riforma del lavoro e del sistema previdenziale, a leggi già approvate: “In primo luogo, non si comprende perché solo ora hanno manifestato con tale veemenza la loro contrarietà, mentre in precedenza non avevano mai assunto posizioni così critiche e nette. La loro reazione riguarda in particolare la norma introdotta che obbliga gli amministratori o i soci delle società senza dipendenti a regolarizzare la loro posizione lavorativa sul piano contributivo e fiscale, in quanto si presuppone che qualcuno debba garantire l’operatività aziendale. Vengono contestati i costi eccessivi di tale provvedimento: noi riteniamo che debbano essere maggiori rispetto a chi è titolare di licenza individuale, visto che in tale ultimo caso si rischia in prima persona in caso di fallimento. Peraltro, la spesa sostenuta per gli oneri contributivi non è da considerare come una tassazione, ma come una somma che al momento del pensionamento verrà restituita sotto forma di assegno previdenziale. Si tratta di società, quelle senza dipendenti, che in gran parte non sono virtuose; verosimilmente rientrano tra quel 75% che dichiara di non avere alcun reddito, oppure fino ad un massimo di 30.000€ annui. Non è possibile che un’azienda non lasci un centesimo, oppure pochi spiccioli, al fisco e al fondo pensioni! L’azione di lobbing di queste categorie ha già prodotto, rispetto a quanto previsto nel progetto di legge sulla riforma del lavoro portato in prima lettura e in Commissione, la riduzione a un terzo del contributo di solidarietà (circa 200€) per i familiari, anche pensionati, che lavorano nelle aziende con licenza individuale. A tal proposito si ricorda che non si tratta di persone che offrono un aiuto temporaneo all’attività, ma che possono operare senza limite alcuno all’interno dell’azienda, creando fra l’altro concorrenza sleale verso altre attività che non hanno tale possibilità. Non vorremmo che la stessa azione di lobbing producesse analoghi risultati nel modificare in seguito, esclusivamente a loro favore, le leggi di riforma del mercato del lavoro e del sistema previdenziale”.

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