Processo Buriani-Celli a San Marino, L’Informazione: “La Procura di Roma affossa la credibilità delle accuse”

Processo Buriani-Celli a San Marino, L’Informazione: “La Procura di Roma affossa la credibilità delle accuse”

Processo Buriani-Celli, la Procura di Roma affossa la credibilità delle accuse. Il presidente di Bcsm, Catia Tomasetti, ripete quanto già ricostruito e detto in Commissione di inchiesta. Le stesse cose le aveva denunciate al Tribunale capitolino, che però è lapidario nel cassare dichiarazioni “certamente interessate a screditare l’indagine” sulla consulenza Gozi e a “colpire Buriani e Celli”. Dette archiviazioni risalgono almeno al 2020, ma le parti civili non le avevano depositate Sono state poste agli atti ieri dall’avvocato Michela Vecchi. Sentito nell’udienza anche l’eurodeputato Sandro Gozi

ANTONIO FABBRI – E’ stata una lunga udienza – della quale daremo più compiutamente conto nei prossimi giorni – terminata attorno alle 19 e 30, quella di ieri.

Il processo è quello che vede imputati, in una serie di fascicoli riuniti, il commissario della legge Alberto Buriani, difeso dagli avvocati Michela Vecchi e Gianluca Mularoni, l’ex segretario alle Finanze, Simone Celli, difeso dall’avocato Enrico Carattoni, oltre a direttore e caporedattore di L’Informazione di San Marino, per avere fatto il proprio mestiere, pubblicare notizie, difesi dallo stesso avvocato Carattoni assieme all’avvocato Davide Grassi.

Deposizioni corpose quelle dell’europarlamentare Sandro Gozi, che ha occupato tutta la mattinata, e poi quella del presidente di Banca Centrale, Catia Tomasetti.

Entrambi sentiti come testimoni, essendo allo stesso tempo anche parti civili. Dalla deposizione della Tomsetti non è emerso nulla di nuovo rispetto a quanto la stessa ha già affermato nella Commissione di inchiesta su BancaCis, Le risposte della Tomasetti, più che fare emergere dati di fatto a sostegno delle accuse, hanno portato le impressioni dalla stessa ricavate da quelle che la Presidente ritiene siano coincidenze, situazioni che l’hanno stupita, circostanze a suo giudizio strane. E poi, lo ha detto lei stessa, “ho unito i puntini”. O ancora ha sostenuto di avere fatto “collegamenti logici”, “ebbi l’impressione che…”

Alle domande dirette della Procura fiscale, ad esempio, del tipo “Celli le disse che era stato mandato da Buriani”, la risposta non arriva mai, ma solo impressioni e unione di puntini. Però la presidente ci ha tenuto a ribadire la stima verso Simone Celli ritenuto da lei di “elevata intelligenza, capace” e “più vittima che carnefice” di questo disegno che secondo la tesi accusatoria avrebbe imbastito pressioni legate in particolare alla cosiddetta trattativa Stratos per la vendita di BancaCis, vendita che, come noto, non ci fu. In questo si innesterebbe, per l’accusa, l’indagine sul caso della consulenza Gozi. Ebbene, è emerso, fra l’altro, che fu la presidente di Bcsm a chiedere a Celli di andare da Buriani per spiegare le motivazioni della consulenza e quindi discolparla. “Lo chiesi perché aveva informazioni utili, sapeva che la consulenza era reale e poteva spiegarlo al magistrato”, ha detto. E come andò? “Mi riferì – risponde la Tomasetti – che era stato trattato male e il Commissario gli disse che avrebbe deciso lui tempi e modi”. Ripercorsi poi gli incontri di Celli e Tomasetti, l’incontro con Gozi alla Leopolda dal quale si dovrebbe ricavare la violazione del segreto istruttorio in capo al Commissario della legge e la falsa testimonianza, dato che Celli avrebbe negato che in quell’occasione avesse prospettato a Gozi una rapida risoluzione. E in effetti non è che dalla testimonianza di Gozi, tra diversi “non ricordo”, sia emersa questa prospettazione, anzi: è emerso che fu lo stesso eurodeputato a chiedere a Celli un parere sul suo procedimento; ha detto poi di non ricordare le parole esatte e che Celli gli avesse ipotizzato la possibilità di presentare una memoria scritta e, ha aggiunto Gozi, di avere lui interpretato le parole di Celli come una rassicurazione.

In estrema sintesi dai due testimoni: molte, moltissime impressioni, interpretazioni e ricostruzioni, ma nulla di penalmente rilevante. E a dire che di penalmente rilevante non ci sia nulla, sono soprattutto due archiviazioni del Tribunale di Roma dei due esposti presentati a suo tempo da Gozi e Tomasetti. Archiviazioni delle quali, però, le procure delle parti civili interessate non hanno mai fatto parola, nonostante siano arrivate già dal 2020. Due archiviazioni che trattano i medesimi fatti di cui si discute anche a San Marino e le medesime ricostruzioni di Tomasetti e Gozi.

A depositarle agli atti del processo, ieri, è stato l’avvocato del Commissario della legge Alberto Buriani, Michela Vecchi, che ha dato conto di come gli esposti di Gozi e Tomasetti, presentati al tribunale di Roma, appunto sugli stessi fatti di cui si discute a San Marino, siano stati archiviati “malamente”, ha detto l’avvocato.

Ebbene in una delle archiviazioni si legge: “In ogni caso, non è possibile verificare chi possa aver rivelato al Celli notizie riservate, né se tali notizie siano effettivamente state fornite e se abbiano natura riservata. Sotto questo ultimo profilo l’intera denuncia si fonda su dichiarazioni di terzi (l’on. Gozi) che avrebbe riferito alla denunciante [Catia Tomasetti, ndr] di aver saputo da Simone Celli da un lato della possibilità dell’archiviazione del procedimento nei suoi confronti, dall’altro che, invece di un interrogatorio, l’indagato sarebbe stato invitato dal procuratore [il Commissario della legge Buriani, ndr] a presentare memorie scritte.

E’ evidente che si tratta di dichiarazioni di terzi (de relato), coinvolti nel procedimento penale, certamente interessati a screditare da un lato l’indagine nei loro confronti (proprio nel periodo in cui Gozi si stava candidando al Parlamento europeo con una lista transnazionale di Macron e, inizialmente non eletto, è subentrato ai parlamentari inglesi dopo la Brexit), colpire il procuratore Buriani, nonché la figura di Celli, che è stato Segretario di Stato per le Finanze di San Marino nel periodo in cui la Tomasetti era presidente della Banca [centrale] Sammarinese. Alcuna indagine può avere utilità: non le dichiarazioni di persone tutte coinvolte nella vicenda, non i tabulati telefonici, posto che dimostrerebbero solo contatti possibili tra funzionari sammarinesi perfettamente giustificabili con relazioni ordinarie”. E il Pm Claudia Terracina chiede l’archiviazione che, un giudice terzo, il Gip Angelo Giannetti, conferma.

Ora, se si pensa che, su quelle stesse dichiarazioni fatte a San Marino dalle stesse persone “certamente interessate – dice il Pm romano – a screditare l’indagine (…) colpire Buriani, nonché la figura di Celli” si sono imbastite commissioni di inchiesta, procedimenti disciplinari e processi penali… ecco, se si pensa questo, probabilmente una riflessione approfondita andrebbe fatta

Articolo tratto da L’Informazione di San Marino pubblicata integralmente dopo le 23

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