L’Informazione di San Marino: “Aumentano le perplessità sul castello accusatorio contro Buriani e Celli”

L’Informazione di San Marino: “Aumentano le perplessità sul castello accusatorio contro Buriani e Celli”

Aumentano le perplessità sul castello accusatorio contro Buriani e Celli. Nell’udienza fiume di ieri non sono emersi particolari elementi che possano puntellare le imputazioni mosse

ANTONIO FABBRI – Nuova udienza del processo che vede diversi fascicoli riuniti a carico, a vario titolo, del commissario della legge Alberto Buriani, dell’ex segretario alle Finanze, Simone Celli, e di caporedattore e direttore di “L’Informazione di San Marino”, accusati questi ultimi di avere fatto il loro mestiere: avere pubblicato notizie.

Più procedono le udienze, più la situazione appare kafkiana. Finora le testimonianze rese hanno infatti messo in crisi il castello accusatorio, con la sola eccezione di quella del vice presidente di Bcsm, Francesco Mancini, che però, va specificato, è anche parte civile nel processo per conto di Bcsm e ha riferito di parole pronunciate a lui solo da un’altra parte civile, il presidente Catia Tomasetti, che sarà ascoltata il prossimo primo marzo.

I testimoni sentiti ieri Nell’udienza di ieri, in mattinata, è stato ascoltato per primo Fabrizio Perotto, all’epoca consigliere di Repubblica futura, che prese parte alla trasferta alla Leopolda, organizzata da Roger Zavoli che ha deposto nella scorsa udienza, a cui era presente anche Simone Celli.

Perotto ha dichiarato di non avere visto nessuno della delegazione sammarinese parlare con Sandro Gozi in quella occasione, mentre nella prospettazione dell’accusa in quell’occasione Celli avrebbe parlato con Gozi riferendogli dell’indagine a suo carico. Circostanza che, dalle due testimonianze finora assunte, non risulta provata.

Ascoltato poi come testimone Giuliano Battistini, responsabile del Servizio vigilanza di Banca Centrale. Battistini ha riferito di una convocazione, il 30 maggio 2019, da parte del Commissario della legge Buriani che stava indagando in un fascicolo relativo alla Csa, la Compagnia sammarinese di assicurazione. Battistini ha riferito che venne convocato come testimone, informato dei capi di imputazione per cui si stava procedendo, venne ascoltato e riferì relativamente ai periodi in cui lui era in carica nella vigilanza di Bcsm. Ha definito l’interrogatorio anche “intellettualmente interessante” per un confronto circa alcuni aspetti della Lisf, sulla quale il magistrato aveva chiesto chiarimenti. Battistini ha anche inquadrato il periodo in cui era in ballo da parte di Banca centrale il lavoro per l’amministrazione straordinaria di BancaCis e le valutazioni sul possibile acquirente che poi fu scartato. Nulla è emerso dalla sua deposizione, tuttavia, che possa supportare contestazioni di accuse come quelle mosse.

La deposizione di Nicola Renzi Ha occupato l’intera mattinata e parte del primo pomeriggio, la testimonianza dell’ex segretario agli Esteri a alla Giustizia, Nicola Renzi. Una deposizione che ha tracciato un quadro molto chiaro del periodo ed ha fatto emergere l’inconsistenza di molti aspetti del quadro accusatorio, alcuni dettagli dei rapporti complessi della presidente di Bcsm Catia Tomasetti con il governo, le dichiarazioni che la stessa fece davanti ai Reggenti e ai membri del Congresso di Stato poi verbalizzate. Emerge dalla testimonianza che fu essa stessa a rendere noto alla Reggenza con una e-mail indirizzata anche ai consiglieri, cui era allegata la comunicazione giudiziaria, di essere indagata. E’ emerso che lo comunicò essa stessa ai membri del Congresso di Stato e che riferì di un colloquio avuto con il generale Luciano Carta a capo dell’Aise, i servizi segreti italiani, e con esponenti della Commissione antimafia italiana. “L’impressione fu che volesse farci capire che a livello di contatti poteva arrivare, per cui noi dovevamo mettere giudizio”, ha detto Renzi, a proposito di pressioni. Ha anche riferito che parlò con il Colonnello Mauri zio Faraone di Interpol e l’allora Dirigente dell’Avvocatura dello stato, Lucio Daniele, oltre che con l’Ambasciatore d’Italia per capire i contorni delle affermazioni della Tomasetti, ma non fu possibile verificarle. Venne tuttavia dato mandato, è emerso dalla lettura di una parte del verbale in aula, alla Avvocatura dello Stato di vagliare eventuali profili penali delle dichiarazioni della Tomasetti al governo. Non è emerso, tuttavia, come abbia proceduto l’Avvocatura in funzione di questo mandato del governo di allora.

Renzi ha anche riferito di come la Tomasetti fosse al corrente della redistribuzione dei fascicoli all’interno del tribunale a livello di titolarità di indagini “cose di cui nemmeno io – ha detto l’ex Segretario alla Giustizia – ero a conoscenza”.

Ma c’è un altro paio di episodi significativi riferiti al rapporto della presidente Tomasetti con il governo. Il primo relativo ad una comunicazione, trasmessa dalla stessa al Ccr quando fu erogata una nuova linea di credito a BancaCis: “A un certo punto arrivò una e-mail da Tomasetti che informava che era stata deliberata dal Condir di Banca Centrale una linea di liquidità nei confronti del Cis e che questa linea di liquidità era stata subordinata alla ratifica da parte del Ccr. Il Comitato per il credito e il risparmio unanimemente, Simone Celli compreso, negò la ratifica”, ritenendo che Bcsm volesse scrollarsi di dosso le proprie responsabilità. Così Bcsm cambiò la delibera ed erogò il finanziamento.

Altro episodio significativo. Quando sul commissariamento di BancaCis da Via del Voltone calò il silenzio – questo mentre pubblicazioni, voci, interventi in Consiglio parlavano delle più disparate informazioni circa situazione della banca e compratori – il Congresso di Stato chiese con una lettera recapitata dai Segretari Eva Guidi e Augusto Michelotti, di essere informato. La lettera venne bollata come irricevibile dalla presidente di Banca centrale.

Altro episodio inquietante, che dà anche conto della singolare percezione che aveva la Presidente di Via del Voltone, è relativo a quando l’allora segretario Nicola Renzi, essendo pendente una richiesta di permesso di residenza per il vice-direttore Giuseppe Ucci, riscontrò nella pratica la presenza di carichi pendenti, ostativi per la concessione di residenza. Dovendolo comunicare alla Presidente la contattò, ma questa gli rispose “che non sarebbe venuta a San Marino perché, da ambienti italiani, aveva saputo che se avesse messo piede sul Titano sarebbe stata arrestata. La cosa mi inquietò non poco – dice Renzi – Allora la Tomasetti incaricò il vice presidente Mancini di incontrarmi perché gli riferissi”, ha ricostruito Renzi.

Molti altri gli argomenti trattati nella deposizione dell’ex Segretario agli esteri di cui daremo conto nei prossimi giorni.

I testimoni del pomeriggio Nel pomeriggio sono stati ascoltati i testimoni rimasti.

Sergio Pizzolante ha riferito di una cena a Roma cui aveva partecipato assieme all’ingegner Marino Grandoni e a Sandro Gozi. Si trattò di una cena cordiale, ha detto Pizzolante. “L’ingegnere temeva che ci fossero dei pregiudizi nei suoi confronti e verso BancaCis da parte di Bcsm. Io dissi, e fu condiviso anche da Gozi, che se ci fossero stati dei pregiudizi sarebbero dovuti scemare, mentre se ci fossero stati giudizi, su quelli non si sarebbe potuto fare nulla”. L’incontro fu cordiale, ma successivamente Gozi lo informò che avrebbe presentato un esposto alla Procura di Roma e che lo avrebbe citato.

Poi nel pomeriggio ha deposto il vice presidente di Bcsm, Francesco Mancini, costituito per l’ente come parte civile. Mancini ha affermato che a giugno e luglio 2019 incrociò Simone Celli in Banca Centrale che aveva incontrato la Presidente Catia Tomasetti. Mancini parlò con lei e ieri ha riferito, cosa che non aveva tirato fuori nei vari interrogatori avuti, che la presidente gli disse di “sentirsi braccata”. Poi ha riferito degli interrogatori avuti col Commissario Buriani sostenendo che fossero “dal tono incalzante e aggressivo”.

Sentito infine Alex Alessandrini, che cura l’agenda degli appuntamenti Bcsm e il registro degli accessi. Processo aggiornato al primo marzo.

Il pubblico Non è passata inosservata nel pubblico, per un frangente, la presenza di Giuseppe Roberti. Da anni non si vedeva in Repubblica. Già inquisito nell’ambito del conto Mazzini, è apparso ieri al processo del suo inquisitore, senza aver mai presenziato al proprio.

Articolo tratto da L’Informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 23

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