Memoria a difesa. Procedimento 891/2010, MARIO VENTURINI ed altri

Memoria  a difesa. Procedimento 891/2010,  MARIO VENTURINI ed altri

Memoria  a difesa  

presentata
da Marino Cecchetti il 9 agosto 2012

Procedimento 891/2010

MARIO VENTURINI ed altri

Mi si accusa di avere offeso l’onore di alcuni consiglieri, o
addirittura dell’intero Consiglio Grande e Generale, per avere criticato,
politicamente, la legge varata il 2 giugno 2010: “Disposizioni per la conoscibilità degli assetti proprietari effettivi
delle società di diritto sammarinese
”. L’avrei messa in atto, l’offesa,
pubblicando su libertas.sm, pochi minuti dopo la votazione consiliare,
l’articolo: “San Marino abolisce – di
nuovo – l’anonimato societario
”.

 

In detto articolo, sig. Commissario, ho solo espresso un mero
giudizio politico sulla legge in questione. Cioè ho esercitato un puro diritto
di critica da sempre esistente in questo Paese, che già dalla metà del
Quattrocento era famoso per essere governato non da un potere arbitrario,
quando qui attorno, invece, le cose andavano assai diversamente.

 

Perché la critica

Detta legge è stata criticata non come pretesto per offendere i
consiglieri querelanti. Ma perché è considerata politicamente sbagliata: non
getta luce sugli assetti societari che, di fatto, rimangono nell’opacità.

La legge, nonostante il titolo, ha fatto sì che il Paese
continuasse a rimanere relegato in una condizione di sospetto, in fatto di
trasparenza, nei rapporti con gli altri Stati, in quanto gli “assetti proprietari effettivi delle società
di diritto sammarinese
”, in effetti sono rimasti celati dietro il paravento
delle fiduciarie.

Detta legge, a mio parere, nonostante il titolo, ha continuato a
mantenere, all’interno del Paese, una iniqua disparità fiscale, fra chi può
celare i propri redditi dietro il paravento delle fiduciarie (che sono state
mantenute) ed i comuni cittadini che di tale paravento non usufruiscono.

 

I querelanti cosa dicono della legge?

Nulla.

I querelanti glissano sul contenuto e della legge e dell’articolo.

L’argomento a loro non interessa.

I querelanti consiglieri, attraverso il loro avvocato e collega A.
Selva, si occupano solo del modo con cui viene affrontato l’argomento
nell’articolo. Modo che giudicano, tout court, offensivo. Per cui si stracciano
le vesti, come Caifa, e urlano: ci ha offesi, sia condannato! E siccome noi
siamo consiglieri, Cecchetti ha offeso l’intero Consiglio.

Crucifige.

Sarà ripristinata la pena di morte, abolita, qui, fin dal 1848?

 

L’avv. A. Selva per arrivare a formulare le sue interpretazioni –
del tutto arbitrarie – dovendo comunque dare a tali interpretazioni una
parvenza di fondamento, ricorre a questo artificio: inserisce lui stesso dei
pezzi nel testo dell’articolo in questione.

Pezzi ovviamente strumentali al suo obiettivo: stravolgere la
interpretazione per tentare di renderla meramente offensiva.

 

Come esempio, vediamo come riprende – per poi seminarvi i suoi
incisi – il passo dell’articolo utilizzato dal giudice come capo di
imputazione.

Il passo è questo: “La nuova
legge, quella approvata oggi, cerca, attraverso le fiduciarie, di salvare il
salvabile del sottobosco politico affaristico, che da oltre una decina di anni
è, per gli uomini della cupola, essenziale come l’acqua per i pesci.

La casta dominante ha dato
prova oggi di voler fino all’ultimo nascondere i propri affari anzitutto in
loco, cioè ai cittadini sammarinesi ed al fisco
”.

Ecco come il passo diventa dopo la ‘manipolazione’ dell’avv. A.
Selva.

La nuova legge, quella
approvata oggi, cerca, attraverso le fiduciarie, di salvare il salvabile del
sottobosco politico affaristico, che da oltre una decina di anni è, per gli
uomini della cupola
[= mafia],
essenziale come l’acqua per i pesci.

 

La casta [leggasi
politici] dominante ha dato prova oggi di
voler fino all’ultimo nascondere i propri affari
[‘è sotteso(!) il concetto
di affari ‘loschi’, ‘non leciti’] anzitutto
in loco, cioè ai cittadini
[quindi ai rappresentati] sammarinesi ed al fisco sammarinese [quindi – nell’ipotesi più
benevola – commettono evasione fiscale’ cioè un misfatto]”.

 

Primo elemento: la parola cupola

L’avv. A. Selva, dunque, punta il dito anzitutto contro la parola
‘cupola’: “non v’è chi non sappia (…)
cosa significhi e a chi venga accostata
la parola ‘cupola’: la mafia
”.

Cupola, per l’avv. A. Selva, equivale, sic et simpliciter a mafia.
Anzi a mafia siciliana. O meglio, palermitana. Insomma scrivendo cupola in
quell’articolo, sig. Commissario, avrei affermato, papale papale, che i
consiglieri Mario Lazzaro Venturini, Nadia Ottaviani, Denis Amici, Angela Venturini, Gian Nicola Berti, Massimo
Cenci, Assunta Meloni, Maria Luisa Berti e Marco Gatti o forse l’intero
Consiglio Grande e Generale sono in combutta con Totò Riina.

 

Non è così.

Nel modus operandi di libertas.sm, se la parola ‘cupola’fosse da
intendere come la interpreta l’avv. A. Selva, inevitabilmente sarebbe stata
linkata a qualche articolo del sito, contenente notizia di collegamenti
‘mafiosi’ fra San Marino e Palermo. C’erano, già allora, molti articoli sul
sito che trattavano di detti collegamenti, e, quindi, potenzialmente linkabili
per l’uso suddetto. Ce n’erano

        
una
quindicina incentrati sul pizzino di Lo Piccolo, pubblicati nell’anno
precedente;[2]

        
una
mezza dozzina incentrati sul palermitano Massimo Ciancimino, pubblicati poche
settimane prima
dell’articolo in questione.

 

Insomma la parola cupola, inevitabilmente, sarebbe stata linkata a
qualcuno dei suddetti articoli, contenenti notizie su collegamenti fra San Marino e la Palermo mafiosa, se fosse
stata utilizzata per il significato indicato dall’avv. A. Selva.

 

La parola cupola è stata utilizzata con altro significato.
Trattandosi, sig. Commissario, di un articolo diffuso attraverso il web, la
parola cupola è stato utilizzata, in quell’articolo, per il significato che
correntemente detta parola, in quel periodo, aveva sul web: quello di lobby.

Lobby: gruppo di persone, anche con convinzioni in genere diverse,
che decidono di coinvolgersi in uno specifico determinato obiettivo da
conseguire con comportamenti ed atti non necessariamente censurabili.

 

Sui media, ed in particolare sul web, se la parola ‘cupola’ la si
vuole collegare alla malavita, occorre accoppiarla all’aggettivo ‘mafiosa’.
Altrimenti assume la qualificazione che deriva dal contesto della trattazione
in cui è inserita.

Esempio da IlSole24Ore: “Così funzionava la premiata cupola Moggi e
soci
”. Sottointeso, ‘sportiva’. Esempio da Il Giornale: “Inchiesta
sulla cupola dei prof. «Truccavano i concorsi per favorire candidati amici»”
.
Sottinteso, universitaria.

 

Anche l’avv. A. Selva, a dire il vero, si rende conto che per
renderla offensiva la parola cupola nel senso che vuole lui, è necessario
richiamare esplicitamente la ‘mafia’. Siccome la parola mafia non c’è, allora
cosa fa l’avv. A. Selva? L’aggiunge. L’aggiunge lui.

L’avv. A. Selva si comporta come chi vuol trovare a tutti i costi
il pelo nell’uovo. Ce lo mette lui stesso e così, finalmente, può dire: avete
visto che c’era?

 

La parola cupola senza alcun aggettivo, come nell’articolo in
questione, non ha, correntemente, un significato che faccia pensare subito a un
comportamento da codice penale.

Ad esempio, il giuslavorista Pietro Ichino sollecita la categoria
degli avvocati a introdurre innovazioni nella professione invitandoli ad “operare fuori dagli schemi, anche dagli
schemi approvati da quella che altrimenti diventa la cupola di una “Gilda”, la testa di una corporazione, in
questo caso il CFN
” (Consiglio Nazionale Forense).

È usuale – come fa, appunto, il prof. Ichino – servirsi della
parola cupola quando si ragioni di regole per l’esercizio delle professioni.
Gli ordini in Italia sono “una vera e
propria jungla di “cupole” che gestiscono, ciascuna, un potere formidabile,
protette da un impianto legislativo che non consente intrusioni, adattamenti o
modifiche
”,[8] si legge
sul sito di un giornalista.

 

Insomma la parola cupola la si adopera abitualmente,
ordinariamente, sui media, senza alcun riferimento a Totò Riina e nemmeno al
codice penale.

 

Marco Pannella per anni, da Radio Radicale, ha chiamato la Corte Costituzionale:
corte, o cupola, costituzionale.

Querele? No.

Il presidente emerito della stessa Corte, Elia Leopoldo,
è sceso a duellare con Pannella sui media, anziché nelle aule dei tribunali.

 

Ormai “tutto ciò che
contiene o amministra una necessità, un bisogno, un diritto, entra inevitabilmente
nella sfera di gestione di una sorta di cupola
”.

 

Cupola, dunque, come lobby.

 

Il direttore di un giornale, più recentemente, si è congratulato
con un suo nuovo collaboratore in questi termini: “Sono contento che l’occasione ci consenta di ospitare un tuo articolo e
gioisco per aver in qualche modo attratto la tua attenzione verso un giornale
che è fuori dal Palazzo e che non fa parte della cupola
”.

 

La parola cupola, come lobby, funzionale alla trattazione
dell’argomento

La parola cupola non è stata buttata là nell’articolo per un
intento ingiurioso nei confronti di nessuno e tantomeno dei singoli consiglieri
querelanti né del Consiglio.

Far parte della cupola, nell’articolo del 2 giugno 2010, vuol dire
essere con chi ritiene che lo standard dell’economia sammarinese possa essere
mantenuto solo in assenza di trasparenza sui capitali che la supportano.

 

Posizione rispettabilissima e legittima, che però l’autore
dell’articolo assolutamente non condivide.

L’autore dell’articolo sta da un’altra parte. Dall’altra parte.
Appartiene, se si vuole, a un’altra cupola o lobby. Quella che si batte per la
trasparenza totale.

 

L’autore dell’articolo si batte affinché il Paese possa
riacquistare quella ‘considerazione’ presso le genti, che lo ha spinto così avanti
nella storia. E la strada, secondo lui da imboccare, è quella, appunto, della
trasparenza totale.

 

Ho espresso chiaramente, questa posizione, in un articolo
pubblicato su libertas.sm (e su L’Informazione di San Marino) il 26 luglio 2010
col titolo: “A San Marino occorre la
trasparenza totale sugli assetti societari. Per ragioni esterne ed interne
”.

Articolo che taglia la testa
al toro a proposito delle errate interpretazioni dell’avv. A. Selva. Per cui è
stato, riprodotto per intero nel Promemoria del 22
ottobre 2010, inserito nel fascicolo processuale.
Sì, perché spiega chiaramente come l’articolo del 2 giugno va interpretato: una
presa di posizione netta a favore di una piena, totale trasparenza nei fatti
economici.

 

È l’articolo del 26 luglio che allarma il fronte dei miei
querelanti, per quelle tesi sulla trasparenza totale esposte con esaustive
argomentazioni e, per giunta, anche su un giornale di carta.

Il 6 agosto è presentata la denuncia querela.

 

La denuncia querela, sig. Commissario, non è presentata a ridosso
dell’articolo del 2 giugno, ma di quello del 26 luglio. Per ‘nascondere’ il
vero obiettivo, cioè quello di contrastare la trasparenza totale, e far leva su
elementi del tutto pretestuosi come ad esempio la parola cupola che nell’articolo
del 26 luglio non compare.

 

In sostanza è la tesi della trasparenza totale che in effetti si è
voluto e si intende contrastare. E non a viso aperto, ma di nascosto,
attraverso una lobby o, meglio, una cupola, in quanto le finalità vere non sono
dichiarate alla luce del sole.

 

Infatti cupola, nel significato corrente, ha una connotazione di
segretezza (come propensione a tener nascosto), che lobby, almeno
nell’accezione italiana, non sempre ha.

 

Connotazione di segretezza che l’autore dell’articolo voleva che
fosse ben tenuta presente nel contesto dello svolgimento della trattazione
portata avanti nell’articolo.

I politici sammarinesi, infatti, in assoluta prevalenza (come
dimostrano le votazioni in Consiglio sia in occasione della prima che della seconda
legge sull’abolizione – si fa per dire – dell’anonimato societario) sono usi a
votare contro la trasparenza nei fatti economici.

Ma vorrebbero che, di tale loro presa di posizione, non si
parlasse.

Preferirebbero, quando si tratta questa materia, i consiglieri
preferirebbero che le sedute fossero segrete e che l’esito delle votazioni
fosse secretato, come prima del 1906.

 

Ecco una prova di questo – usuale – comportamento dei consiglieri
tendente a secretare le decisioni.

Giovedì 21 aprile 2011 il Consiglio dei XII, organismo formato
tutto da consiglieri, fra i quali il querelante Denis Amici, delibera
l’abbinamento, sic et simpliciter, ‘residenza-intestazione proprietà
immobiliare’.

Ebbene?

Tale deliberazione, per volontà di tutti i presenti avrebbe dovuto
rimanere segreta. Perché? Quei consiglieri erano ben consci della generale
ostilità della popolazione per tale loro scelta.

Allora, cosa fanno i presenti? Si vincolano – lo si è appreso da
Il Resto del Carlino[15]
– si vincolano a tenere secretata la deliberazione, con un ‘patto d’onore’.

Ce lo può confermare qui, in questa sede, sig. Commissario, il
querelante Denis Amici,
che del Consiglio dei XII fa parte e, a quanto mi risulta, era presente alla
seduta in questione.

 

I querelanti e la parola cupola

Concludo,
sig. Commissario, queste considerazioni sul significato della parola cupola,
osservando che anche in ambito sammarinese, nell’uso ordinario, detta parola
non è necessariamente intesa nel significato di cupola mafiosa.

Il
Presidente di Banca Centrale, prof. Renato Clarizia, alla domanda di una
giornalista se facesse parte della “lobby romana” annidatasi
dentro detto istituto, ha risposto:
“… Che dicano che ci
sono troppi romani… ma, quale cupola
!

Insomma, lobby e cupola,
considerate equivalenti.

 

Anche nel mondo politico sammarinese, anche fra gli stessi
consiglieri querelanti, la parola cupola, nell’uso ordinario, non è
necessariamente intesa nel significato di cupola mafiosa.

Cito come esempio l’uso che ne fa il consigliere querelante sig.
Ivan Foschi, che di mafia se ne intende. Nel senso che se n’è occupato,
frequentemente.

Il sig. Foschi si è occupato di possibili temute infiltrazioni
mafiose soprattutto nella veste di Segretario di Stato alla Giustizia.

Ma anche dopo.

Nell’agosto 2010
ha fatto da cicerone per i giornalisti di ‘France2’,[18]
nei cantieri edili della Repubblica, per mostrare loro la prova tangibile della
presenza della mafia, come malavita organizzata, in mezzo a noi.

Nell’ottobre 2010, cioè a meno di due mesi di distanza,
intervenendo in Consiglio in un dibattito sulla materia economica ha affermato:
Qui il Paese è tenuto sotto controllo da
una minoranza esigua, ma molto potente. C’è una cupola alla quale non gliene
frega niente della sorte del Paese. D’altra parte basta sentire alcune voci che
si levano.. .”

L’assicuro, sig. Commissario, che il consigliere Foschi non è
stato richiamato dalla Reggenza, né ripreso dai colleghi consiglieri, né
querelato dalle associazioni economiche o da chissà chi.

Non risulta – questo è il punto – che Mario Venturini e gli altri
8 consiglieri querelanti e nemmeno l’avv. A. Selva si siano stracciati le vesti
ed abbiano urlato al sacrilegio, per quella accusa di ‘intelligenza’, del
Consiglio Grande e Generale, con Totò Riina.[19]

 

Secondo elemento: l’espressione sottobosco politico affaristico.
Qui “corrotti e corruttori si sono confusi”

L’avv. A. Selva non tollera questa espressione: ‘sottobosco
politico affaristico’. Ne parla e ne riparla nell’esposto ed anche nel
promemoria del 20 ottobre 2010.

 

Di sottobosco politico-affaristico nella Repubblica di San Marino,
sig. Commissario, non ho cominciato a scrivere col proposito di offendere Mario
Lazzaro Venturini e tutti gli altri, in quel mattino del 2 giugno 2010, come si
potrebbe intendere dall’esposto dell’avv. A. Selva.

Ne vado parlando da ancor prima della nascita di libertas.sm,
quando i miei querelanti avevano ancora i calzoni corti.

Ho cominciato ad adoperarla, detta espressione, per denunciare il
degrado di questo mio Paese, soprattutto dopo che, tale degrado, ha subito, nel
1996, una accelerazione con la depenalizzazione di certi reati fiscali e
societari: “artt. 316, 388 e 389
del codice penale
.
Depenalizzazione cui i signori consiglieri querelanti, pur dicendosi di
tutt’altro avviso, di fatto non hanno ancora trovato il tempo di rimediare
completamente, coprendosi di una responsabilità politica gravissima che colgo
l’occasione per denunciare anche in questa sede.

 

È stata la politica – e chi altri se no? – a creare l’humus di
tale sottobosco. Come? Rilasciando, a favore di soggetti non sempre affidabili
in quanto a reputazione, 548 società anonime,
oltre 300 immobiliari,
120 fondazioni circa,
migliaia e migliaia di società per azioni e società a responsabilità limitata
con azioni e quote intestate a fiduciarie anche di paesi offshore.

 

Ha affermato Teodoro Lonfernini,
Presidente del Partito Democratico Cristiano Sammarinese, di cui è Segretario
il querelante Marco Gatti:
“Come
si spiega la concessione selvaggia di centinaia di società anonime, che
spaziavano dalla finanza ai servizi, dagli autonoleggi alle immobiliari? Come è
stato possibile realizzare tutto questo se non ci fosse stata la ‘compiacenza’,
sempre termine eufemistico, della politica o meglio di uomini che rappresentavano
il cosiddetto ‘spirito di servizio’ della politica? Al servizio di chi?
”.

 

Devastante tutto ciò per il buon
nome della Repubblica.

A San Marino “le società che aprono ogni anno sono migliaia,
anche se sono spesso scatole vuote che non operano in sede”
,
ha osservato, a suo tempo, la
Guardia di Finanza italiana. “L’unica traccia reale della
loro esistenza è una mail-box, una cassetta della posta controllata da un
fiduciario che in genere ne gestisce altre centinaia
.

Si registra fra il 2006 e il 2008 “un import-export da guinness dei primati per
la piccola repubblica del Titano. In tre anni gli acquisti e le vendite da e
per San Marino di personal computer, telefoni cellulari e hi-fi risultano, in
alcuni casi, addirittura superiori del 50% ai volumi degli scambi tra Italia,
Spagna e Regno Unito
”.

 

I controlli “sono pochi” dicono dalla Guardia di Finanza. Pochi anche in un settore
delicato come quello finanziario. Il Segretario di Stato alle Finanze pro
tempore conferma:
fanno più
controlli gli enologi del consorzio vini che non la vigilanza di BCSM
.

Di questo parere anche la querelante consigliere Avv. Luisa Berti
che il 25 ottobre 2011 intervenendo in Consiglio a proposito del sistema
finanziario ha affermato: “I nostri
istituti bancari sono diventati terreno di conquista, veramente terreno di
conquista, ben appettibili per chi di danaro ne ha tanto e subito a
disposizione come l’ha la criminalità organizzata
”.

 

Risultato? A San Marino “sono arrivati i soldi del riciclaggio
e dell’usura, il denaro sporco della camorra e della ‘ndrangheta: ‘Si potrebbe
quantificare così, il 60-65 per cento evasione fiscale, il 25 malavita, il 10
corruzione”
.

Vantaggi reali per lo Stato? Nessuno. Nel 2010 su 7.800 società attive,
solo 220 portano un differenziale di monofase attivo
”,
si legge in un documento sindacale.

 

Insomma a San Marino è diventata regolare, la irregolarità. E’ la
irregolarità che, a causa proprio dei politici, è diventata norma come ha messo
in evidenza l’avvocato Luigi Lonfernini: le “lobby affaristiche, collegate al potere politico, sostenute dalle
associazioni di categoria, non hanno permesso di creare e di salvaguardare una
imprenditoria sana”
.

 

Si conclude con lo sfogo, in Consiglio Grande e Generale, della
querelante avv. M.L. Berti del 25 maggio 2012, a proposito della proposta di
vendere a San Marino immobili a chiunque:
rimane l’amarezza dell’impotenza e
dell’idea che per gli speculatori nulla è cambiato, che i poteri forti
continueranno a gestire una parte della classe politica, prima vincolandola con
interessi più o meno diretti, e, se non riesce, come fa ora, con la forza della
necessità di risolvere i problemi dell’emergenza della crisi economica del
settore
.

 

Sottobosco politico affaristico e mafie

Nell’articolo incriminato – come in
tantissimi articoli pubblicati precedentemente – l’espressione ‘sottobosco
politico affaristico’, non è stata mai da me collegata alla malavita
organizzata italiana, come invece cerca di insinuare, senza alcun fondamento,
l’avv. A. Selva nel suo esposto.

L’insinuazione non ha alcun fondamento,
non solo perché dal testo oggettivamente non si ricava, ma soprattutto perché
prima del 21 settembre 2011,[33]
non sapevo, veramente non sapevo, come non sapeva la quasi totalità dei
sammarinesi, che qui si era infiltrata la malavita e vi aveva radicato.

 

Se l’avessi anche solo sospettato, Sig.
Commissario, certamente all’espressione sottobosco politico affaristico avrei
dato una ben altra connotazione. E si può essere certi che il 2 giugno 2010 non
avrei adoperato la parola ‘cupola’ nel senso di lobby, se avessi saputo
veramente cosa c’era nel sottobosco politico affaristico. Avrei adoperato i
termini giusti: ‘ndrangheta, camorra, sacra corona unita, mafia, dato che qui,
come ha detto il presidente della Fondazione Caponnetto, ogni forma di malavita
italiana ha la sua rappresentanza.

La camorra, sig. Commissario, pare che
sia qui dal 2006 e che con la politica abbia stretto un ‘pactum sceleris
come si è letto in un comunicato della Direzione distrettuale antimafia di
Napoli, a firma di Alessandro Pennasilico.

 

Nessuno dei miei querelanti si è
accorto di nulla sig. Commissario.

Eppure sono quasi un terzo della
maggioranza consiliare che esprime il governo.

Qui, sig. Commissario, si è radicata la
camorra vera. Un camorrista di qui, dice a un suo compare, che bisogna
salvaguardare ad ogni costo “il meccanismo” affaristico-malavitoso che è
stato messo in piedi, in questo Paese, il mio Paese. Altrimenti se si inceppa per colpa mia vengono fino a
qua e mi sparano in testa …se si inceppa per colpa tua, vengono qua e ti
sparano in testa
”. E lo possono fare muovendosi senza problema
alcuno. E viene spiegato perché. “Siccome qua in tutto siete trentamila
abitanti a Napoli siamo …. facciamo due milioni tra cui 500mila sono
delinquenti a noi hanno mandato… tu lo sai che noi a Napoli …loro a Napoli
sfidano il governo… no? ….figurati se si mettono paura di quattro carabinieri
gendarmi…
”.

 

Così è stato ridotto il mio paese, sig. Commissario.

Un camorrista costringe un altro a firmare quello che vuole
tenendolo penzoloni da una finestra dell’Admiral Point e la denuncia non ha
seguito. Ed in questo tribunale la denuncia, in fase istruttoria, viene
archiviata.

 

Alla luce di questi fatti, mi aspetto da Lei sig. Commissario, mi
aspetto un rimprovero per aver in qualche modo non del tutto fatto il mio
dovere di cittadino di questo Paese.

Pur disponendo, infatti, di un mezzo così potente quale la
possibilità di pubblicare libri o diffondere notizie attraverso un giornale on
line, come libertas.sm, ho, in qualche modo, mancato di allarmare come sarebbe
stato necessario fare, la società.

 

Sottobosco politico affaristico e malavita. ‘Confusione etica’

Il
21 aprile 2012 è stato presentato il primo rapporto dell’Osservatorio antimafia:
Infiltrazione della criminalità
organizzata nella Repubblica di San Marino. Gennaio-aprile 2012
“.
Si afferma fra l’altro che anche San Marino, come le zone circostanti, rischia
di essere divorato dalle mafie. Capitali illegali trovano il modo di essere
investiti a San Marino, mentre capitali legali escono da San Marino per essere
investiti fuori.

Ci
sono paragrafi dedicata a:

        
Camorra:
Operazione Criminal Minds; Operazione Vulcano II (vedi anche Vulcano)

        
‘Ndrangheta:
Black hawks

        
Cosa nostra: Caso
Sofia

        
Sacra corona
unita: Animal House

 

Segue
la elencazione di alcuni fenomeni di criminalità economica: Caso Finproject,
Silfor, Banca del Titano, Caso Maggioli, Caso Mercadini, Operazione Vento
d’Oriente – Operazione l’Anno del Dragone, Frodi carosello, Frode fiscale da 17
milioni, Riciclaggio fondi russi anche attraverso le isole Cayman, Caso
Biagioli, Lettera minatoria Maresciallo Gendarmeria, Operazione Doma, Caso
Crosara.

 

Anche
la relazione del Magistrato Dirigente per l’anno 2011, parla di “ coinvolgimento nelle attività delittuose di
soggetti appartenenti alla criminalità organizzata. (…)
        

Le indagini, tuttora in corso in
procedimenti penali anche aperti recentemente, confermano il radicamento sul
territorio, nell’economia e nel sistema bancario e finanziario di
organizzazioni malavitose, ed evidenziano concreti e seri elementi che elevano
il livello della preoccupazione anche al profilo dell’ordine pubblico (minacce,
pestaggi, estorsioni, spari con arma da fuoco, ecc.)
”.

 

Perfino
la relazione sull’anno 2011 del Presidente di Banca Centrale, prof. Renato
Clarizia, tocca l’argomento: “L’emergere
inquietante della malavita nel tessuto finanziario sammarinese ha reso ancor
più stringente la necessità di acquisire credibilità nel contesto finanziario
internazionale, imponendo al contempo interventi urgenti e drastici di pulizia,
che si sono scontrati con quei poteri politici, sociali e finanziari contrari
al cambiamento, strenui difensori delle proprie ricchezze e del proprio potere.
 

… insieme con l’allontanamento dalla
concretezza del lavoro di impresa si è venuto affermando un modus operandi
secondo regole e comportamenti che hanno via via perso di vista i contenuti di
valore storicamente collegati al lavoro che produce reddito e al fare impresa
come attività non solo economica, ma anche sociale. Comportamenti sempre meno
rispettosi di quei valori etici sui quali deve fondarsi la società civile si
sono di conseguenza progressivamente affermati. Ne è conseguito un aumento esponenziale
di pratiche e comportamenti non solo poco rispettosi di quei valori, ma anche
della legalità stessa, fino all’ingresso della criminalità organizzata nei
sistemi finanziari, creditizi ed economici. Questo virus sta infettando ogni
spazio della società, sicché oggi non si riesce a individuare una via d’uscita,
una medicina che possa portare a rapida guarigione o perlomeno a evitare tale
lenta agonia. Né i governi tecnici né quelli politici sembrano in grado di
guidarci con sicurezza fuori da questa situazione, mentre cresce la
disoccupazione, lo scontento sociale, la disaffezione verso la politica, il
progressivo sganciamento da un sistema condiviso di valori che potremmo
definire come una pericolosa ‘confusione etica’
”.

 

Terzo elemento: il fisco sammarinese

L’avv. A. Selva ha dovuto, per renderlo offensivo, ha dovuto
svuotare l’articolo di ogni valenza politica e poi aggiungervi la parola mafia.

Parola mafia inventata di sana pianta.

 

Ma si inventa anche dell’altro, molto altro, l’avv. A. Selva, di
sana pianta.

 

Nell’esposto da cui ha origine la querela, l’avv. A. Selva riporta
per intero questa frase: “La casta
dominante ha dato prova oggi di voler fino all’ultimo nascondere i propri
affari anzitutto in loco, cioè ai cittadini sammarinesi ed al fisco sammarinese
”.

 

Ebbene per renderla, detta frase, offensiva, ha dovuto manipolarne
il significato, ricorrendo a ben quattro incisi: “La casta [leggasi politici] dominante
ha dato prova oggi di voler fino all’ultimo nascondere i propri affari
[‘è
sotteso(!) il concetto di affari ‘loschi’, ‘non leciti’] anzitutto in loco, cioè ai cittadini [quindi ai rappresentati] sammarinesi ed al fisco sammarinese [quindi
– nell’ipotesi più benevola – commettono evasione fiscale’ cioè un misfatto]”.

Quattro incisi, più lunghi, complessivamente, della stessa frase.
Soprattutto inutili, perché non raggiungono lo scopo: quello di annullare la
valenza politica della frase.

 

L’avv. A. Selva nel portare avanti la sua mistificazione non si è
limitato ad aggiungere incisi fino a farli prevalere, anche in lunghezza, sulla
frase originaria. Ha dovuto anche tralasciare di considerare che il passo “nascondere i propri affari soprattutto in
loco
” è linkato.

 

Perché ha ignorato il link?

 

Perché il link manda a un articolo che fa cadere la mistificazione
che egli ha tentato di operare con gli incisi. Titolo dell’articolo richiamato
dal link: “I proprietari delle società di
San Marino secretati al fisco sammarinese
”.

Detto articolo è tratto da La Voce di Romagna. Vi si afferma papale papale che
la legge varata il 2 giugno consente effettivamente, a chi si avvale di società
con quote o azioni celate dietro il paravento delle fiduciarie, consente
effettivamente di occultare redditi al fisco sammarinese.

 

Stessa tesi sostenuta dalla Confederazione Democratica dei
Lavoratori Sammarinesi: “perché
l’accertamento sia possibile, occorre dotare l’amministrazione pubblica di
precisi strumenti di controllo, quali l’accesso a informazioni mirate e
l’abolizione di ogni forma di anonimato, a partire dal segreto bancario e dalle
fiduciarie
”.

 

Quel ‘di nuovo’

L’articolo che ha portato a questo procedimento è incentrato
sull’anonimato societario, come ben specificato nel titolo: “San Marino abolisce – di nuovo – l’anonimato
societario
”.

La ragione della forte indignazione, che effettivamente sottende
tutto l’articolo, sta in quel ‘di nuovo’.

E’ quel ‘di nuovo’ che ha fatto, probabilmente, indignare
fortemente i querelanti.

 

Perché quel ‘di nuovo’

 

L’anonimato societario, sig. Commissario, è stato introdotto a San
Marino per attrarre capitali nel settore produttivo a metà del Novecento, al
fine di ridurre la piaga della emigrazione. Poi negli anni Ottanta è dilagato
senza alcun freno in altri settori, come quello commerciale ed immobiliare, ed,
infine, negli anni Novanta, in quello finanziario.

L’arrivo dell’anonimato nel finanziario ha creato le condizioni
per reati nuovi quale il riciclaggio. La classica goccia che ha fatto
traboccare il vaso della indignazione verso questo Paese in ambito
internazionale.

Per cui si è dovuto cominciare a promettere di abolirlo,
l’anonimato societario.

A Moneyval, anzitutto.

Per anni Moneyval lo ha richiesto.

Invano.

Ai primi di aprile del 2008, i vertici del Moneyval, a nome del
Consiglio d’Europa, sono andati a consegnare di persona a Strasburgo al
Segretario di Stato per gli Affari Esteri, l’avviso dell’avvio della procedura
d’infrazione.

San Marino finisce in procedura rafforzata negli scambi con gli
altri Stati.

Alla pari dell’Azerbaigian.

 

Anche San Marino finalmente si decide, a rispondere – si fa per
dire – coi fatti agli organismi internazionali.

Il 22 luglio 2009 San Marino stabilisce con legge – legge
approvata in Consiglio con una maggioranza bulgara – stabilisce che i nomi
degli azionisti delle società anonime siano depositati presso i notai, i quali
notai – poteva essere altrimenti? – dovevano rimanere rigorosamente vincolati
al segreto professionale.

Una furbata da premio Nobel!

La legge fu battezzata ‘legge ossimoro’ o anche ‘dell’anonimato
trasparente’, perfino dall’Anis, l’Associazione degli Industriali, che, si sa,
non è proprio un centro sociale e si presume che non vanti molti militanti in
Sinistra Unita.

 

I funzionari sammarinesi furono letteralmente irrisi dai colleghi
romani quando, a un tavolo tecnico Italia – San Marino, provarono ad addurre
detta legge come prova della strada verso la trasparenza finalmente imboccata
dal loro Paese.

 

San Marino, obtorto collo, dovette decidersi a rimettere mano alla
materia societaria. Una autentica vergogna per il Paese, procurata da politici
incapaci di cogliere la nuova realtà, che in materia di trasparenza, si va
determinando a livello internazionale.

 

Il 2 giugno 2012 è approvata la nuova legge.

Anche questa volta con una maggioranza bulgara.

Anche questa legge, una furbata.

Sì perché si sono abolite le società anonime obbligando tale tipo
di società a trasformarsi in società per azioni o società a responsabilità
limitata, ma è stata mantenuta la possibilità per tutte le società in genere di
intestare azioni e quote a fiduciarie sammarinesi o di paesi offshore.

Insomma si è proceduto alla eliminazione delle società anonime, ma
non dell’anonimato societario.

 

Ecco da cosa deriva, sig. Commissario, la durezza che fa da
sottofondo all’articolo.

Ho espresso, nell’articolo, un mero giudizio politico sulla legge,
che, a mio parere, avrebbe continuato a nuocere ai rapporti con gli altri Stati
e, all’interno, alla equità fiscale.

 

Un giudizio non strampalato, come già risulta dalle prime
reazioni

Nel settembre 2010, il Ministro italiano dell’Economia Giulio
Tremonti, a un consigliere che, incontratolo casualmente al bar di
Montecitorio, gli si era messo a spiegare come San Marino varando detta legge
aveva dimostrato di aver cambiato registro in quanto a trasparenza, ha risposto
con un – poco diplomatico – “vada a
prendere in giro qualcun altro!
.

 

Ma già prima di Tremonti c’erano state delle pubbliche clamorose
stroncature di detta legge sotto l’aspetto della trasparenza anche in ambito
nazionale italiano.

E da subito, cioè appena varata, il 2 giugno 2010.

 

15 giugno, Mario Gerevini, Corriere della Sera. Titolo: “La
trasparenza (con i soci segreti) di San Marino
”.

 

20 giugno, Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, Corriere della
Sera. Titolo: “
Da paradiso della libertà a paradiso fiscale”.
Prendiamo
il segreto bancario: formalmente non esiste più. Ma quando poi si chiedono
informazioni alle banche, è il muro di gomma. Le rogatorie poi, per gli
italiani, sarebbero praticamente impossibili. E le società anonime? A fine 2010
le dovrebbero mettere al bando: lo dice la legge. Ma il collega del Corriere
Mario Gerevini ha appena provato a telefonare alla Banca Sammarinese di
investimento chiedendo l’ elenco dei soci. «Scherza?». Idem, ha scritto
Gerevini, succede se si fa la stessa domanda a una qualsiasi delle tante
società fiduciarie. Proprio quelle che una volta abolito formalmente
l’anonimato societario potranno fare da comodo schermo agli azionisti
”.

 

28 luglio, Lionello Mancini, Il Sole 24 Ore. Titolo: “Intervista a
Reffi Barbara – “Troppo malaffare, troppe coperture
”.[46]

 

3 agosto, Cristina Bartelli, ItaliaOggi. Titolo: “Svizzera e
Panama nella black list. Dopo San Marino anche il Liechtenstein finisce
nell’elenco
”.
Il
parametro che i tecnici di via Venti Settembre stanno seguendo è quello di
individuare i paesi che registrano il maggior numero di fiduciarie. E a quanto
sembra in cima alla lista ci sono San Marino, la Svizzera e poi gli stati
più piccoli di Panama e Liechtenstein
”.

 

Il 22 settembre, come si è detto, la doccia fredda del giudizio di
Tremonti: i sammarinesi vadano a prendere in giro qualcun altro.

 

Detta legge ha frenato pesantemente la risoluzione del contenzioso
con la Repubblica
italiana.

Camera dei Deputati italiana, 10 marzo 2011, sottosegretario all’Economia
Sonia Viale:
Per quanto attiene l’individuazione del
titolare effettivo in caso di partecipazioni societarie, l’adozione della legge
concernente la conoscibilità degli assetti proprietari effettivi delle società
di diritto sammarinese, nel creare un archivio delle partecipazioni fiduciarie
presso la Banca
centrale, limita gli obblighi di comunicazione sul titolare effettivo ai soli
mandati aventi ad oggetto partecipazioni in società sanmarinesi, così eludendo
i controlli sulla gran maggioranza delle società fiduciarie che lavorano con
soggetti non sammarinesi
”.

Non
ha migliorato le cose fra Italia e San Marino la reazione stizzita, alle
affermazioni della Viale, del Segretario di Stato per gli Affari Esteri, scesa
in campo a difendere le fiduciarie sammarinesi.

 

La vera trasparenza, il vero problema.

Articolo
26 luglio 2010 pubblicato anche su L’Informazione di San Marino sotto il
titolo: “Ora trasparenza
totale”.
[50]

Ogni giorno uno scandalo.
Commesso da gente una volta di Roma, un’altra di Ancona, poi di Bologna,
l’ultima di Pesaro.

Basta. A mali estremi,
estremi rimedi.

Si
rendano manifeste tutte le partecipazioni societarie
.
I nomi dei detentori di interessi e proprietà in società sammarinesi stiano in
un elenco pubblico a cui tutti possano accedere. Insomma, trasparenza totale.

Per salvare il Paese
occorre dimostrare
di essere più virtuosi della stessa
Italia, la quale ci giudica tenendoci il coltello alla gola per ridurci a
protettorato come Monaco per la
Francia.

Dobbiamo essere più rigorosi
della stessa Italia, perché non siamo credibili.

Chi non è credibile, paga
pegno.

Come, del resto, ha pagato
pegno l’Italia per entrare nell’euro.

Al
momento dell’attivazione dell’euro
, era l’Italia ad avere il
coltello alla gola. Coltello impugnato da Francia e Germania, che avevano
imposto regole rigidissime per entrarci: rapporto deficit/Pil non superiore al
3%, quando l’Italia viaggiava fra il doppio e il triplo.

Eppure l’Italia ce la fece.
Grazie a Ciampi e Prodi. Con sacrifici enormi, però. Perfino una tassa speciale
fu introdotta. Insomma una cura da cavallo. All’appuntamento decisivo l’Italia
si presentò con un rapporto deficit/Pil del 2%. Francia e Germania dovettero
rassegnarsi (loro erano – leggermente – sopra il 3, e nessuno osò farglielo
osservare!).

A chi in Italia protestava
perché riteneva ingiusta tanta disparità, Ciampi e Prodi rispondevano: non
essendo credibile, l’Italia è costretta a dimostrare coi fatti di essere un
Paese più virtuoso degli altri.

Per
superare il terribile momento attuale
, i governanti sammarinesi,
sull’esempio di Ciampi e Prodi, devono fare di San Marino un Paese credibile,
attraverso scelte che lo portino ad essere più virtuoso degli altri. Lo possono
fare intervenendo in modo radicale sul settore più devastante per l’immagine
del Paese: quello delle società. Con la trasparenza totale negli assetti
societari, si toglie all’Italia il fondamento della denuncia più grave contro
San Marino presso Moneyval, Gafi, eccetera.

La
trasparenza totale negli assetti societari
è
condizione necessaria anche per l’interno.

Di fronte alla urgenza di
nuove entrate, non ci possono essere zona d’ombra. Per chiunque, in qualunque
settore. Perciò, parola d’ordine: tutti uguali davanti al fisco. Abbattuto ogni
paravento societario, finalmente tutti i redditi, comunque ed ovunque prodotti,
per ciascuno faranno cumulo.

Conclusione.
La trasparenza totale degli assetti societari è condizione
necessaria – e, per certi aspetti, forse anche sufficiente – per superare le
difficoltà all’esterno ed anche all’interno.

Fornisce un’occasione di
riscatto – l’ultima – per una classe politica che, campione di mediocrità e
corruzione, nel giro di una ventina d’anni ha finito per pregiudicare la
sopravvivenza di un Paese con 1700 anni di storia.

La classe politica coglierà l’occasione o
farà morire il Paese col sottobosco politico affaristico che, macina al collo,
lo sta mandando a fondo?

 

Che
la trasparenza totale sia il vero problema per il superamento dei rapporti fra
Italia e San Marino lo ha ribadito il Dott. Luigi Magistro, Direttore Centrale
dell’Accertamento dell’Agenzia delle Entrate, in un incontro a Pavia, in data
13 aprile 2012: fra San Marino e Italia, manca “il passaggio proprio sulla totale trasparenza che credo sia, proprio,
il perno di tutto … Una volta che quel passaggio è superato penso che per
l’amministrazione fiscale davvero non vedo quale possa essere il problema
“.

Anche il querelante avv. G.N. Berti il 22 maggio 2012 scorso spezzava una lancia a favore della trasparenza
affermando, in Consiglio: “evitiamo di
avere filtri che oggi esistono. Via i paraventi, vogliamo vedere in faccia chi
c’è dietro alla società
”. 

 

Contro l’anonimato societario una lunga battaglia

Coprire le partecipazioni societarie dietro il paravento delle
fiduciarie, anche dopo la eliminazione delle società anonime, equivale a
mantenere l’anonimato societario.

Come ho avuto modo di precisare al giudice inquirente, non è che
mi occupo dell’abolizione dell’anonimato societario dal 2 giugno 2010,
appositamente per offendere il consigliere Mario Venturini e tutti gli altri.

 

Ho cominciato molto prima a contrastare l’anonimato societario. E
l’ho provato, che ho cominciato molto prima, già in fase istruttoria,
depositando:

– il testo di un’Istanza d’Arengo presentata,
come primo firmatario, nell’aprile 1997;

– un estratto di un libretto intitolato “Riforme secondo la storia” pubblicato nel 2000;

– il testo di una Istanza d’Arengo presentata,
come primo firmatario, nell’ottobre del 2002;

– il testo di un referendum presentato, come rappresentante
legale, nel 2004.

– i testi degli interventi nel Consiglio Centrale della Democrazia
Cristiana a Fiorentino nell’ottobre 2009
e a Domagnano, gennaio 2010.

 

All’avv. A. Selva tutto questo non interessa.

L’avv. A. Selva non si occupa del contenuto dell’articolo. Nelle
sue considerazioni, salta a piè pari la legge ed il varo della legge su cui
l’articolo è costruito. Scrive nell’esposto:

– “il giudizio
dell’estensore è infarcito di un intento assolutamente denigratorio contro
l’intero Consiglio e correlativamente contro i suoi membri …

– “non v’è chi non veda
l’intero contesto dell’articolo infarcito di una eloquente prosa che fa
emergere un diffuso e persistente livore, di tono ingentemente denigratorio,
contro l’attività posta in essere”
dal Consiglio, dai consiglieri, dai
politici in genere.

 

Per l’avv. A. Selva l’articolo è solo una accozzaglia di
affermazioni messe lì al solo fine di offendere chissà chi, dato che nomi non
se ne fanno. Come se, abitualmente non perdessi occasione su libertas.sm per
commentare qualsiasi provvedimento del Consiglio Grande e Generale nei termini
e nei modi di cui all’articolo del 2 giugno.

 

Non
è così.

Questo
è un modo di agire che non mi appartiene.

In
fase istruttoria ho fornito un campione di giudizi sui politici tratti dalla
stampa sammarinese del momento. Cito solo alcuni autori di tali articoli: avv.
Luigi Lonfernini,
dr. Domenico Gasperoni,
dr. Gianfilippo Dughera,
dr. Dario Manzaroli,
dr. Aldo Rambaldi,
Segretario di Sato Marco Arzilli.

Gli
articoli presentati a documentazione ed inseriti nel fascicolo fin dal 22
ottobre 2010 sono oltre la trentina.

 

L’e-mail del querelante avv. Gian Nicola Berti

L’avv.
G.N. Berti il 29 aprile 2011 mi ha fatto presente per e-mail
che il giorno prima in Consiglio, trattando di infiltrazioni della criminalità organizzata, aveva commentato
quanto vado pubblicando su libertas.sm. Vi si legge fra l’altro: La mia sensazione è quella che il Suo sito
di informazione stia scivolando in una deriva esclusivamente diffamatoria nei
confronti delle istituzioni del nostro paese e dei politici
. (…) Sappia che d’ora in avanti La citerò per
danni tutte le volte che Lei generalizzerà sulla classe politica sammarinese

(…) L’informazione deve smettere di
nascondersi dietro le generalizzazioni e se intende accusare o criticare deve
avere il coraggio e la dignità di fare nomi e cognomi
”.

Poi
la stoccata finale: “nemico della
Repubblica
”!

 

Mi
astengo da qualsiasi commento, tanto la e-mail, di per sé, è illuminante sul
contesto da cui proviene la querela che ha dato origine a questo procedimento.

 

Mi
limito solo ad osservare che se l’avv. G.N. Berti ha veramente tenuto fede ai
suoi propositi – certamente lo ha fatto, perché l’avv. Berti è uomo d’onore – allora
senz’altro, qui, in questo stesso tribunale, ci sono tanti procedimenti da lui
stesso avviati. Anche contro i suoi stessi colleghi di cordata politica.

 

Ad
esempio certamente ha querelato il suo stesso legale di fiducia, l’avv. Alberto
Selva, per quel che ha affermato – e lo abbiamo già visto – a proposito della
corruzione in questo Paese a partire proprio dall’ambito politico, senza –
questo è il punto – fare il nome dei politici.

 

Certamente
avrà querelato la sua collega di querela, Angela Venturini, per quello che ha
detto – e lo abbiamo già visto – nel Congresso del suo partito, sui politici
protettori di mafiosi, ahimè, anche lei senza fare i nomi.

 

E
poi la stessa sorella. Anche lei avvocato, anche lei consigliere, anche lei
oggi qui contro di me. M.L. Berti intervenendo in Con-siglio
il 25 ottobre 2011 si è scagliata contro chi, “senza scrupoli”, ha “strappato
la credibilità
” di questo Paese e, questo Paese, “l’ha sfruttato negli anni per i propri imperi personali creati anche
oltre confine perché anche questo è avvenuto servendosi anche della politica e
magari addirittura facendo politica
”.

Parole sante, coraggiose. Ma, sig. Commissario, mancano i nomi.

Insomma Maria Luisa, riceve il nostro plauso in questa veste da
Giovanna d’Arco, ma, ahimè, si è dimenticata, anche lei si è dimenticata di
fare i nomi, come chiede suo fratello.

 

Di certo l’avv. G.N. Berti ha glissato sulla presentazione di una
querela nei confronti del dr. Dario Manzaroli.

Il dr. Dario Manzaroli, quasi conoscesse l’e-mail di G.N. Berti
del 29 aprile 2011, nei lunedì successivi ha pubblicato su La Tribuna Sammarinese
articoli su articoli con giudizi sui politici, decisamente al veleno. Ma, anche
lui, senza fare nomi.

Ecco qualche stralcio.

6 maggio

Il Paese sta sprofondando in una crisi che prima che economica è
morale: il disastro economico è stato avviato e potenziato dalla perdita di
qualsiasi senso del limite e da una corrutela che ha investito tutte le
istituzioni e ridotto il senso civico dei cittadini.

(…)

Siamo diventati impresentabili e siamo percepiti un po’ ovunque
come una banda di delinquenti, di evasori e di farabutti che non meritano
nessun rispetto.

 

9 maggio

Questo Governo voluto dai palazzinari e dagli altri affaristi di Stato
si è accorto che
ci sono infiltrazioni mafiose: ma no!

Tutti sanno e bisbigliano da tempo i nomi dei vari clan e relativi
riferimenti locali. Terreni sul mercato a valore 10 comprati senza battere
ciglio a 20 o 30; rivendite di beni vari a metà del prezzo di listino, senza
parlare delle banche, imprese che in un territorio di appena sessanta km
quadrati avevano aperto più di 70-80 megacantieri; nullatenenti e nullafacenti
diventati straricchi nel giro di pochi anni.

Ma i Governi non vedevano, non sentivano e non parlavano: forse
intascavano quando non erano addirittura soci occulti e ricattabili. Che anime
candide, che vispe terese fra l’erbetta.

 

16 maggio

 E’ stata la base del sistema corruttorio politica-affari che ha inquinato in maniera crescente e
devastante la vita pubblica, trasformata in un continuo commercio d’interessi,
in una sistematica compravendita di gruppi e partiti.

 

23 maggio

Il Paese è prigioniero di interessi privati particolarissimi e di
lobby che condizionano il bene comune
alla salvaguardia dei propri interessi
.

 

 

 

4 luglio

Il recupero di credibilità dissipata ed oltraggiata da una classe
politica ladrona e miserabile ed una classe dirigente asservita ed opportunista
.

 

 Quando andai dall’avv. G.N. Berti per chiedere
l’autorizzazione a utilizzare l’email-proclama, gli ho fatto presente che sulla
stampa in merito ai politici, intesi in senso generico, si andava scrivendo
assai più pesantemente che su libertas.sm, e citai proprio come esempio alcuni
articoli del dr. Dario Manzaroli.

Reazioni?

Nessuna.

Chiesi
se avrebbe querelato il dr. Manzaroli. Non ebbi risposta. E non mi risulta che
lo abbia fatto.

 

Come
non mi risulta che lo stesso querelante G.N. Berti abbia sporto denuncia contro
il Presidente del Partito Democratico Cristiano Sammarinese, Teodoro Lonfernini
che è durissimo – ma, anche lui, senza far nomi – contro Coloro che in
qualche modo risultano ‘inguaiati’ e non solo per illeciti collegati ad
attività di carattere malavitoso, ma anche per interessi di carattere personale
che in qualche modo vanno a condizionare la loro attività di parlamentari”.

 

Il declino del sammarinese, di Emilio Della Balda

Come
esempio di tali scritti si riporta un articolo di Emilio Della Balda pubblicato
su La Tribuna
Sammarinese il 27 aprile 2012

Il cittadino sammarinese era una miscela
di duro lavoro all’interno e all’estero, di scrupolo morale, di orgoglio di
appartenenza ad una Repubblica antica e onorata nel mondo, di umanesimo
solidale, di partecipazione comunitaria e di passione politica. Era ricco, non
di denaro, ma di ideali e di valori. Era povero di cultura, ma laborioso,
impegnato, onesto, coraggioso e intraprendente nell’affrontare le grandi
difficoltà dell’emigrazione in Paesi lontani, generoso nel mandare in patria
una parte del ricavato da lavori massacranti per aiutare i parenti in
difficoltà. Partecipava attivamente alla vita pubblica e dibatteva i problemi
del Paese nel partito di appartenenza. Nel frattempo, si diffondeva il
benessere materiale e spirituale, si consolidava lo stato sociale migliore del
mondo, la piena occupazione dava sicurezza alle famiglie, meditate riforme
facevano avanzare l’intera comunità. Non è questa la nostalgia di un “mondo
antico”, ma una realtà che è difficile negare. Tanto è vero che la fiducia dei
cittadini nelle istituzioni e nei partiti era molto consistente al punto da
registrare una notevole partecipazione alla vita pubblica sulle questioni di
fondo. Poi è arrivata la svolta autoritaria e populista che ha cambiato
profondamente il Paese e gli stessi cittadini… Negli ultimi venti anni la
dirigenza dei partiti ha scatenato la corsa al dio denaro con un clientelismo
sfrenato a spese del bilancio dello Stato, con il traffico delle società e
delle licenze sul quale si realizzavano guadagni facili e illeciti, con una
diffusa attività speculativa che ha massacrato il territorio, con
l’introduzione collusiva di soldi luridi portati da picciotti mafiosi di terza
fila, con traffici senza controllo e truffe di ogni tipo ai danni dell’Italia e
dell’Europa, tutte cose che hanno distrutto l’immagine e la credibilità della
nostra Repubblica, nonché guastato la coscienza di molti sammarinesi. Non pochi
infatti sono saliti sul treno impazzito del clientelismo, del voto di scambio,
della spesa corrente, della speculazione, del guadagno facile, pilotato da
politici spregiudicati e incoscienti. Un vortice pauroso che ha inghiottito
valori e ideali, virtù e buoni sentimenti, cultura e politica.. E’ stato
costruito il tempio del vitello d’oro. E’ cresciuta la convinzione diffusa che
fosse tutto permesso irridendo le regole internazionali. Sono stati portati in
Repubblica faccendieri, truffatori, mafiosi, ladri, approfittatori in combutta
con le persone del malaffare sammarinese, mentre venivano tolti i diritti ai
sammarinesi residenti all’estero. Le tangenti delle concessioni dirette e
indirette hanno arricchito enormemente alcuni personaggi che hanno massacrato
l’immagine della Repubblica. Agli avvertimenti e agli ammonimenti esterni,
perfino all’assedio della Guardia di Finanza, si è risposto con una risata
continuando imperterriti ad aumentare il bottino, favorendo una economia ed una
finanza drogata, fregandosene altamente del bene comune e dell’onore della
Repubblica.. Le conseguenze sono state catastrofiche (…) Siamo in una fase di
declino che colpisce la finanza, l’economia, la socialità e soprattutto il
sogno del cittadino sammarinese di vivere nella serenità della famiglia, nella
certezza del lavoro, nella sicurezza e nella giustizia sociale
.

 

Il parere della querelante avv. Maria Luisa Berti

Prima
di concludere queste mie considerazioni in merito alla querela presentata da
Mario Venturini ed altri, vorrei tornare all’articolo del 2 giugno 2010 che, di
detta querela, è stata l’origine.

 

L’articolo
è stato scritto all’impronta nella mattinata del 2 giugno per sottolineare che
la legge, approvata alcuni minuti prima, solo fittiziamente aveva abolito
l’anonimato ma di fatto ne aveva decretato il mantenimento attraverso le
fiduciarie.

 

A
riconoscere che le cose stanno veramente così, come esposto nell’articolo, è la
stessa querelante avvocato M.L. Berti.

La
querelante Berti, infatti, il 25 ottobre 2011 intervenendo in Consiglio ha
affermato che la trasparenza, nei fatti economici, qui a San Marino, è
tutt’altro che realizzata.

Insomma
riconosce che la trasparenza è ancora un qualcosa da perseguire. Se in questa trasparenza realmente crediamo e se questa veramente vogliamo, dobbiamo essere
necessariamente trasparenti anche nelle partecipazioni societarie degli
istituti bancari e finanziari. Io penso che sia inaccettabile oggi più che mai
che proprio negli assetti societari
persone fisiche – e magari anche che siedono – perché no – proprio anche in
questa aula consiliare, si celino, si nascondano dietro fiduciarie o
finanziarie
”.

 

E la stessa M.L. Berti ha poi aggiunto: “Io credo che
la necessità di avere e fare trasparenza in ogni settore non sia mai una buona
politica. Ma penso che sia ancora più grave non comprendere che è arrivato il
momento di un cambio di sistema.

Tutta la classe politica si dovrebbe
trovare su questo
”.

 

Come
non essere d’accordo?



 

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy