REFERENDUM SALVA STIPENDI: UNA SPALLATA ALL’IMMOBILISMO CONTRATTUALE

REFERENDUM SALVA STIPENDI: UNA SPALLATA ALL’IMMOBILISMO CONTRATTUALE

Il Referendum Salva Stipendi parte da lontano, più precisamente  dalla paralisi contrattuale dell’ultimo contratto industria. Tutto resta bloccato per quasi quattro anni, senza rivalutazioni salariali e con una drastica riduzione del potere di acquisto delle famiglie. Un  tatticismo, quello messo in pratica dell’Associazione Industriali,  plateale e ingiustificato . Da qui è nata l’esigenza di trovare una via d’uscita a questo immobilismo, tra l’altro poco gradito anche a numerosi imprenditori. E’ così nato il Referendum Salva Stipendi. 

Referendum che chiede di agganciare la busta paga all’inflazione nel periodo che va dalla scadenza del contratto fino al suo rinnovo. Eloquente poi la sentenza dei Garanti, che dando il via libera al Referendum spazza  via qualsiasi dubbio su possibili contrasti alla libera contrattazione: “Esso non comprime l’autonomia collettiva ne si pone in contrasto con il principio di libertà contrattuale, che resta lo strumento principale di attuazione del principio dell’equa retribuzione”. 

Siamo di fronte a una forma temporanea e flessibile di indicizzazione dei salari, che trova del resto applicazioni simili in altri Paesi europei come il Lussemburgo e il Belgio. Una soluzione completamente nuova per San Marino, che stimola la contrattazione e difende il valore delle retribuzioni.  Questo è un referendum squisitamente socio-economico, che non ha colore politico né  ideologico, ma si pone il solo obiettivo di proteggere  le buste paga, agevolare la firma dei contratti e limitare lo scontro sociale. Scontro sociale che in passato  si ripresentava  ad ogni tornata contrattuale.

Impedendo nuove paralisi contrattuali, il Referendum Salva Stipendi  rappresenta poi una risposta concreta alla crisi. Si parla tanto di spending review, ma in questi ultimi 5 anni le famiglie sammarinesi hanno perso quasi 5mila euro di potere di acquisto, pari a un crollo dei consumi del 14%.

Nel frattempo, centinaia di soggetti economici, imprese e società hanno evaso quasi 200 milioni di Monofase ed altri hanno intascato esenzioni fiscali a pioggia per altri 200 milioni. E’ insomma evidente che va ridato equilibrio al sistema. Che garantire un equa retribuzione è una strada obbligata per rimettere in moto i consumi interni e dare ossigeno alla nostra economia. Una risposta concreta alla crisi, che in Repubblica ha prodotto  oltre mille disoccupati.

Il mio invito personale a tutti i cittadini è di recarsi alle urne e di votare SI  per salvaguardare le retribuzioni, difendere i contratti e rilanciare i consumi del nostro amato Paese.  

Alessandro Stacchini dipendente Gruppo SCM

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