Rimini. Avvocatessa del clochard bruciato arrestata per peculato. Corriere Romagna

Rimini. Avvocatessa del clochard bruciato arrestata per peculato. Corriere Romagna

Andrea Rossini – Corriere Romagna: Secondo l’accusa avrebbe sottratto più di 200mila euro ai suoi assistiti. Lidia Gabellini era amministratrice di sostegno di Andrea Severi, il clochard bruciato /
Avvocatessa arrestata per peculato /
Prosciugato il conto del senzatetto per comprarsi auto e casa in montagna

RIMINI. Essere arso nel sonno per gioco non è la cosa peggiore che possa capitare a un senzatetto, incapace di provvedere a se stesso. C’è sempre la possibilità, infatti, che ad approfittarsi di lui sia proprio la persona nominata dal giudice per tutelarlo. Con l’accusa di peculato i carabinieri della sezione di pg della procura (guidati dal luogotenente Luigi Prunella) hanno arrestato ieri mattina all’interno della propria abitazione l’avvocato riminese Lidia Gabellini, 39 anni, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Sonia Pasini su richiesta del pm Davide Ercolani.
Capitali depredati. La legale, secondo gli investigatori, avrebbe prosciugato l’intero risarcimento riconosciuto al clochard aggredito nel 2008 del quale era stata nominata amministratrice di sostegno, falsificando i rendiconti delle spese sostenute da presentare annualmente in tribunale per il controllo di routine. Il suo assistito più conosciuto, il 49enne Andrea Severi, depredato in meno di due anni di 180mila euro, si è ritrovato improvvisamente sotto sfratto dall’alloggio popolare che gli era stato attribuito e con appena 89 centesimi sul conto. L’unica alternativa? Tornare sulla stessa panchina dove gli avevano dato fuoco. L’indagata, che agiva in qualità di pubblico ufficiale, è accusata di aver attinto a piene mani anche dai conti di un secondo assistito, un 21enne di Perticara, rimasto invalido al cento per cento dopo un incidente domestico, al quale sono spariti trentamila euro. E’ stato proprio il padre del ragazzo alla fine dell’estate scorsa a segnalare i suoi sospetti in procura. Si è scoperta così l’esistenza di un falso estratto conto, costruito ad arte, per tenere buono il genitore.
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