Riceviamo e pubblichiamo
Mi chiedo, Chi si ricorda più dell’incidente avvenuto a Casal Palocco lo scorso 14 giugno, in cui è morto un bambino di 5 anni ? Credo in pochissimi, ma procediamo con ordine, Il piccolo viaggiava con la mamma e la sorellina rimaste ferite nello scontro. di Casal Palocco, quartiere di Roma, alla guida del suv Lamborghini che ha causato l’incidente travolgendo una Smart, Il giovane youtuber del collettivo “Theborderline” Matteo Di Pietro.
Intanto dopo l’incidente e la relativa indagine giudiziaria, il guidatore dell’automezzo, è accusato di omicidio stradale e lesioni; ha chiesto di patteggiare una condanna a 4 anni di carcere. La Procura, a quanto si apprende, ha dato parere favorevole e la prima udienza è stata fissata per il 27 febbraio di questo anno.
Un dato tecnico, Le perizie hanno dimostrato che la fuoriserie noleggiata dai ‘The Borderline’ viaggiava a oltre 124 chilometri all’ora al momento dell’incidente. Il limite fissato in quella strada era di 50 chilometri all’ora.
Le analisi fisiche hanno dimostrato che , nel suo sangue di Matteo di Pietro non sono state trovate tracce di alcol, ma è risultato positivo al test antidroga. Sono state infatti riscontrate tracce di cannabinoidi, ma non è stato possibile dimostrare che la sostanza stupefacente fosse stata assunta nel giorno del drammatico incidente.
Ora sulla vicenda è calato il silenzio assoluto, ma ricordo la moltitudine dei commenti a caldo, e come spesso accade si è scatenato l’esercito degli opinionisti della qualunque Walter Veltroni che dalle colonne del Corriere della Sera in un articolo dal titolo “l’inganno dei like, quelle vite ridotte a conta dei follower” e ci spiega che “tutto il gigantesco circo Barnum che è stato allestito intorno ai social è ormai pieno di veleni” e Carlo Calenda, su Twitter, ipotizza che le piattaforme siano obbligate a rimuovere contenuti “pericolosi”. Mi sembra un gioco fin troppo facile e superficiale attribuire le colpe ai social di comportamenti giovanili sbagliati e pericolosi al volante, e per la controprova basta leggere le cronache quotidiane, spesso drammatiche degli incidenti stradali .
Poi segnalo che noi tutti, già interagiamo con il tecnologico mondo di internet e dei social, ci siamo tutti dentro, e lì si svolge una parte importante delle nostre relazioni, del nostro lavoro e delle nostre stesse vite.
Naturalmente non poteva mancare l’intervento del ministro Salvini che ha fatto la sua dichiarazione di rito e come in altri casi analoghi, ribadisce la necessità di “punizioni esemplari” per i giovani indagati, e definendo gli Youtubers a Casal Palocco, degli «imbecilli alla guida».
Intanto informerei il ministro che invoca sempre nuove norme, che uno problemi che attanaglia la giustizia italiana è proprio l’eccessivo numero delle leggi, poi abbiamo l’abbiamo l’abitudine di vietare quasi tutto ma poi siamo di manica larga nell’applicare i divieti. Il rigore ci è estraneo, al contrario di quanto accade nei paesi del Nord Europa, dove si vietano poche cose, ma quelle si vietano chiaramente.
A proposito della “facilità” con cui il ministro esterna insulti, vorrei sapere a quali fonti attinge per potersi formare queste giudizi cosi tranchant e comunque, visto che, non è più all’opposizione, e, visto il suo ruolo governativo dovrebbe adottare un linguaggio più rispettoso ed istituzionale.
A proposito di dichiarazioni, segnalo per ultima la frase shock dei genitori dei ragazzi della Lamborghini “È stata solo una bravata. Si risolverà tutto“, penso che la morte di un bambino di 5 anni in un incidente stradale sia un fatto terribile, e sia inaccettabile questa assoluta mancanza di rispetto e pietà, sintomo di una miseria spirituale e morale incolmabile.
Prima che una vicenda penale e civile è una tragedia che ci racconta un vuoto morale, nello sconcerto totale dovuto al fatto che alcuni genitori non educano più i figli, lo psichiatra Crepet da anni ormai, con preoccupazione, segnala che alcuni genitori sono diventati schiavi dei loro figli.
In questa Italia dove in molti non si riconoscono più. Resa barbara, pagliaccesca, degradata, sregolata, dove regna un “laissez-faire” raccapricciante, dove quasi tutto è concesso, tipico delle società in declino, quella che il sociologo Ricolfi nei suoi studi, definisce “società signorile di massa”, tutta impegnata ad espandere i diritti e a disconoscere i doveri, ossia la responsabilità individuale: e se questi ragazzi hanno sbagliato che paghino per le loro azioni, senza sconti e scorciatoie, l’errore non sta negli strumenti (internet, social suv ecc) che usano, ma a come li utilizzano, ossia in definitiva a loro stessi.
Pietro Masiello