San Marino. Aumenti delle bollette, Landini (Cgil): “Tassare gli extraprofitti delle aziende è un elemento di giustizia”

San Marino. Aumenti delle bollette, Landini (Cgil): “Tassare gli extraprofitti delle aziende è un elemento di giustizia”

Il dibattito che nei giorni scorsi ha visto protagonista il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ospite a San Marino della Confederazione sammarinese del lavoro in occasione dalla firma del nuovo importante accordo di collaborazione tra le due organizzazioni, “è stato ricco di contenuti ed è stato particolarmente utile anche per capire il contesto nazionale italiano ed europeo in cui la stessa Repubblica di San Marino è inserita”.

Lo dice la Confederazione sammarinese del lavoro, spiegando in una nota che la giornalista di San Marino Rtv, Sara Bucci, ha sollecitato Landini e Merlini anche sul problema dell’inflazione e della povertà che sta aumentando.

“Questa inflazione – ha puntualizzato Landini – non deriva dai salari troppo alti e dall’aumento della domanda, ma dall’incremento delle materie prime e dalle speculazioni in atto, a cui si aggiungono gli effetti della guerra. Più della metà delle persone ha difficoltà a far fronte a bollette così alte e molti non arrivano alla fine del mese. I nostri salari erano già più bassi rispetto ad altri paesi europei industrializzati, ma oggi la situazione sta peggiorando. Bisogna agire, innanzitutto con la riforma fiscale, ma non per far pagare meno tasse a tutti. Devono pagarne meno quelli che le hanno sempre versate, a partire dai lavoratori dipendenti e pensionati, ma il principio non può essere che viene applicata la stessa aliquota per tutti. I servizi pubblici sono pagati con il fisco: il salario non è solo la retribuzione percepita, ma include anche i diritti e i servizi dello stato sociale che si ricevono gratuitamente. L’aumento del prezzo del gas ha messo diverse imprese in condizioni di difficoltà, ma ci sono anche aziende che hanno aumentato i loro profitti, dall’Eni all’Enel, al punto che li chiamano extraprofitti. Noi stiamo dicendo che queste risorse devono tornare nelle tasche dei lavoratori e dei pensionati; queste aziende hanno ottenuto tali enormi guadagni perché sono aumentati i prezzi del gas, non perché sono state brave e ingegnose. Li hanno fatti dunque con i nostri soldi. Tassare questi extraprofitti è un elemento di giustizia, e significa dare un aiuto a quei cittadini che non riescono a pagare le bollette o non hanno abbastanza soldi per fare la spesa. Va sistemata questa ingiustizia, e vanno riparati errori molto gravi, come le scelte sul fisco, che hanno favorito i redditi alti piuttosto che quelli più modesti. C’è anche un problema di tenuta democratica: senza il pane la democrazia non regge. La nostra funzione non è solo di tutelare il mondo del lavoro, ma anche quella di indicare un modello sociale. La politica deve tornare ad occuparsi della rappresentanza del mondo del lavoro”.

“Sul fisco – ha aggiunto il leader della Cgil – abbiamo avanzato una proposta di riforma complessiva, con Cisl  e Uil, presentata a tutti e tre gli ultimi governi. C’è un principio di progressività che va affermato; occorre applicare il dettato della Costituzione italiana, che stabilisce che ognuno deve pagare in ragione della propria capacità contributiva, che non è solo la retribuzione, ma qualsiasi elemento che fa reddito”.

Sempre sul fisco, ha proseguito Landini: “Ci sono cose che non funzionano in Italia. Ad esempio la tassazione sulle rendite finanziarie è più bassa di quella sul lavoro dipendente; è una follia pura. Al contempo le aliquote sugli utili di impresa sono più basse di quelle applicate ai redditi dei lavoratori che hanno contribuito a produrre quegli utili. Serve una riforma complessiva, anche per contrastare l’alto livello di evasione fiscale e contributiva. Con le tecnologie di oggi, se le varie banche-dati esistenti si mettessero in rete, saremmo in grado di saper realmente qual è la situazione reddituale di ogni persona, e ciò permetterebbe di contrastare la piaga dell’evasione fiscale. Ogni anno la Corte dei Conti sancisce che nel nostro Paese, senza parlare della corruzione, c’è una evasione fiscale che supera 120 miliardi all’anno; questo dà l’idea di quante risorse oggi non vengono messe a disposizione per fare investimenti, creare lavoro, estendere i servizi, qualificare la scuola e il lavoro. Il patto fiscale è in realtà il patto sociale tra i cittadini. Deve esserci un rapporto tra quante tasse si pagano e quanti servizi si ricevono. Allora ognuno deve contribuire in ragione di quanto produce. Vanno tutelati i lavoratori dipendenti e i pensionati che hanno un carico fiscale più alto di qualunque altro. Basti pensare che l’87% dell’Irpef lo pagano gli stessi lavoratori dipendenti e pensionati. Con i governi che si sono avvicendati non abbiamo recepito cambiamenti sostanziali. Abbiamo necessità di fare ripartire gli investimenti, perché il fisco serve anche a questo. La questione fiscale ha una dimensione generale, europea e internazionale. Le delocalizzazioni si fanno in paesi dove vi sono sistemi fiscali diversi, anche all’interno dell’Ue, dove si pagano meno tasse”.

Non è mancato un riferimento al tema della formazione: “Dobbiamo rafforzare la scuola e il diritto alla formazione. Infatti, tra gli elementi che producono diseguaglianze vi sono la conoscenza e le competenze, che sono legate alla formazione che ognuno riceve. La formazione deve diventare un diritto permanente che accompagna il lavoratore per tutto l’arco della sua vita professionale. Bisogna sancire che dentro il normale orario di lavoro tutte le settimane sono previste, ad esempio, due ore per lo studio e l’aggiornamento. Tutti devono disporre delle stesse conoscenze. La Cgil non vuole difendere quello che c’è; vogliamo invece cambiare le cose, perché così non funzionano. La libertà del mercato ha provocato un aumento delle diseguaglianze e il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro di tante persone”.

Il dibattito si è concentrato infine sul quesito che ha dato il titolo all’incontro: “Legge sulla rappresentatività o salario minimo?”. Ha affermato Landini: “Noi non siamo contrari al salario minimo; vogliamo che per legge venga riconosciuta la validità erga omnes dei contratti collettivi nazionali, e contemporaneamente chiediamo una legge sulla rappresentanza, che tuttora manca, per misurare la rappresentatività dei soggetti che firmano, sia per i lavoratori che per i datori di lavoro. Un contratto nazionale per essere valido deve essere firmato da organizzazioni che rappresentano la maggioranza dei soggetti a cui viene applicato, e i lavoratori devono avere il diritto di poter votare gli stessi contratti. Se viene sancita la validità erga omnes, i minimi dei contratti possono diventare per i rispettivi settori i salari minimi al di sotto dei quali non si può andare. In definitiva – ha precisato il segretario della Cgil – sono per superare questa contrapposizione tra il salario minimo e la validità erga omnes dei contratti. Non ho niente in contrario ad un provvedimento che oltre a dare validità erga omnes stabilisca che c’è una soglia contrattuale minima da rispettare. Comunque la questione contrattuale non va affrontata nella sola dimensione italiana, ma in quella europea più generale”.

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