Dall’Ucraina alla Palestina all’Armenia, passando per Taiwan e Niger: nel mondo intero le tensioni si riacutizzano facendo deflagrare conflitti di fronte al cui orrore è impossibile rimanere indifferenti.
Lo scrive Lorenzo Buglio (PDCS), che aggiunge: “I Paesi occidentali si interrogano su come evitare inutili massacri e bagni di sangue, ma in molti casi la strada del dialogo sembra preclusa in partenza. Eppure è proprio questo il tema su cui dobbiamo insistere e continuare a riflettere. Anche qui, nella nostra piccola Repubblica di San Marino, apparentemente lontana dagli scenari bellici eppure inevitabilmente legata a filo doppio alle loro ripercussioni internazionali. L’ultima seduta della Commissione Affari Esteri registra, in tal senso, la presa di posizione del movimento Rete, che – con riferimento in particolar modo allo scontro tra Israele e Palestina che domina le cronache di questi giorni – ha proposto un ordine del giorno per invitare le istituzioni sammarinesi “a farsi promotrici di iniziative che pongano quale sede imparziale permanente per la costruzione di un dialogo di pace la Repubblica di San Marino”. Sicuramente si tratta di una proposta ambiziosa, sorretta però da motivazioni e da un’idea di principio che mi sento di condividere. Prima di arrivare ad una formulazione definitiva dell’ordine del giorno, in vista della prossima seduta del Consiglio Grande e Generale, vorrei tuttavia invitare i proponenti – e con essi tutte le forze politiche sammarinesi – a soffermarsi attentamente su una questione dirimente e imprescindibile. Una questione di ‘chiarezza’, che non è solamente formale ma anzi necessaria se pensiamo a quella che è la nostra identità di Paese democratico, civile, responsabile, che mette al centro i diritti della persona, con alle spalle una lunga tradizione di civiltà e libertà. Nella notte tra il 7 e l’8 ottobre la nazione di Israele è stata duramente colpita al cuore da un attacco vile e sanguinario sferrato da un’organizzazione di stampo terroristico, ovvero Hamas. Abbiamo tutti negli occhi le immagini aberranti delle carneficine compiute in questi giorni. Le immagini dei bambini e degli anziani rapiti, delle ragazze e dei ragazzi uccisi a sangue freddo. Di fronte a tutto ciò, non esistono scusanti, né alibi. Chiunque si sforzi di ricercare e avvalorare le ragioni di chi agisce per seminare odio e terrore, in maniera tanto brutale, ha torto in partenza. Questo non significa essere contro la Palestina e il suo popolo. Anzi, sono proprio i palestinesi le prime vittime di Hamas, che li utilizza come scudi umani facendo leva sul fondamentalismo islamico in maniera assolutamente strumentale. E’ un modo di fare che riteniamo inaccettabile, per il quale esistono solo parole di condanna. Ebbene, è proprio questo il punto che richiede, da parte nostra, il massimo grado di chiarezza e consapevolezza. Il punto su cui non possiamo accettare compromessi e su cui non possiamo transigere: occorre riconoscere Hamas per quello che è realmente, un gruppo terroristico che agisce con metodi terroristici, e che pertanto merita la nostra censura. Se vogliamo che l’ordine del giorno da sottoporre all’attenzione del Consiglio Grande e Generale abbia un qualche senso, allora non possiamo prescindere dall’affermare con forza questa verità. E’ una premessa fondamentale, senza la quale nessun tipo di proposta politica può nemmeno lontanamente essere concepita. Quello a cui stiamo assistendo – in Palestina come in altre parti del mondo – un vero e proprio attacco alla democrazia, ai suoi principi, ai suoi valori. Una democrazia messa a repentaglio da chi crede di poter agire in spregio a qualsiasi forma di diritto umano universalmente riconosciuto. Come sammarinesi, non possiamo accettare tutto questo. Libertà, democrazia, centralità della persona e dei suoi diritti: sono queste le fondamenta su cui è stata costruita la nostra millenaria Repubblica. Pilastri che non possiamo permetterci di accantonare di fronte ad una questione, come quella palestinese, che richiede scelte nette e di discernimento”.