Rete: “Guerra israelo palestinese: San Marino si ponga come sede di dialogo permanente per la costruzione della pace”

Rete: “Guerra israelo palestinese: San Marino si ponga come sede di dialogo permanente per la costruzione della pace”

Il movimento Rete interviene con alcune considerazioni sul conflitto che sta contrapponendo Palestina ed Israele.

Una terra tra Oriente e Occidente, che da migliaia di anni è in conflitto per ragioni etniche, religiose e territoriali, senza vinti, né vincitori, e che periodicamente esplode proprio perché le questioni non sono mai state risolte. Si continua così con la conta infinita dei morti, con la narrazione delle atrocità e il rischio di conseguenze che possono coinvolgere il resto del mondo.

Una settimana fa, l’attacco improvviso di Hamas, con la replica uguale e contraria di Israele, ha sollevato immediatamente l’attenzione mondiale da parte dei sostenitori dell’una e dell’altra parte.

La Striscia di Gaza, una terra cuscinetto di 365 chilometri quadrati, ospita complessivamente circa 2,3 milioni di persone, delle quali l’80% dipende principalmente dagli aiuti umanitari a causa delle ostilità in corso. Un prolungamento indefinito del blocco potrebbe causare una catastrofe civile di proporzioni bibliche, con un esodo di profughi verso l’Egitto (che condivide uno dei confini con Gaza) e peggiorare ulteriormente l’immagine internazionale di Israele.

Ma non vogliamo addentraci in strategie, né tattiche belliche, perché San Marino è tradizionalmente paese di pace, perché questo è il caso in cui oppressi e oppressori spesso si alternano nei rispettivi ruoli, ciascuno con le sue ragioni, ciascuno con i suoi torti, mentre la popolazione civile di entrambe le parti paga sempre un prezzo altissimo.

Di fronte al rischio di una nuova intifada, con la comunità internazionale divisa tra l’Occidente, i suoi alleati e “gli altri”, RETE invita le nostre istituzioni a farsi promotrici di iniziative che pongano la Repubblica come sede imparziale e permanente per la costruzione di un dialogo di pace. Non tanto e non solo per la ripartizione di equilibri di potere, quanto piuttosto per un appello al cessate il fuoco, perché l’attenzione primaria sia sul rispetto dei diritti civili, sulla protezione delle popolazioni, e perché venga superata una volta per tutte questa “regolarità della tragedia”.

Quando non si riesce a dare una risposta sulla politica estera, si dice che le cause sono nella politica interna. È importante quindi uscire dalle trame insidiose di questa situazione invitando tutti a mettersi intorno a un tavolo per capire, tutti insieme, che le guerre non portano mai ad una vittoria, ma alla sconfitta di tutta l’umanità”.

 

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