San Marino. Consiglio Grande e Generale, 25 luglio, mattino. Agenzia Dire

San Marino. Consiglio Grande e Generale, 25 luglio, mattino. Agenzia Dire

COMUNICATO STAMPA

CONSIGLIO GRANDE E GENERALE 22-25 LUGLIO

Giovedì 25 LUGLIO n.1

           

In mattinata prosegue il dibattito consiliare su
programma economico 2014, spending review e riforma dell’Igr, iniziato martedì
scorso. Al centro degli interventi, anche le proposte incluse nel documento
della revisione della spesa, presentato ieri dalla maggioranza, sulla cui base
dovrà essere elaborato un ordine del giorno conclusivo del dibattito. Sono una
dozzina i consiglieri iscritti che devono ancora prendere la parola.

 

Di seguito un sunto della prima parte dei lavori
odierni.

 

Comma 5. Riferimento
del governo sul programma economico 2014 e sulle politiche di bilancio.

 

Gian Carlo Capicchioni, Psd: “Ci vuole coraggio in
questo momento. Il documento della 
maggioranza è ben strutturato, con visioni precise e concordanti su dove
incidere. Meglio tardi che mai, ora si comincia a fare sul serio. La relazione
della spending review è sostanziosa, sia dal punto di vista strutturale che
economico. Prendo atto favorevolmente della volontà del governo di non
procedere per tagli lineari ma di intervenire sulle distorsioni. Prendo anche
atto dell’eventuale contributo straordinario di solidarietà del 3% per gli
stipendi sopra i 1.800 per il 2013-2015.

Sui
dipendenti dobbiamo creare subito un gruppo di coordinamento anche per la
sezione ispettiva interna che controlli presenze, disservizi ed errori e possa
avviare direttamente l’azione disciplinare. Occorre eliminare straordinari e
fare orari flessibili, puntando su part time e pre-pensionamento. Abolire certe
indennità e convenzioni. Agganciare la procedura sulle presenze a quella per le
paghe. Intervenire sugli appalti

Via l’esattoria da Banca
centrale e dovrebbe anche diminuire il suo utile di esercizio dipendente da
servizi offerti alla Pa. Deve fare quadrare i conti: occorre intervenire sui
contratti e compensi ai dirigenti. Ben vengano allora il taglio del 30% sui
compensi e il pareggio a bilancio nel 2014. Serve un tetto massimo alle
retribuzioni dei dirigenti e dei cda. Bene il tetto sulle  pensioni a 4 mila euro e la revisione dei
trasferimenti agli enti, sono eccessivi. Dalla spending review dobbiamo
ottenere il maggior risultato possibile per rivedere la riforma Igr: 20 milioni
non bastano, si può fare di più. Dobbiamo uscire da questa sessione con
provvedimenti da adottare a breve e medio termine
Sulla riforma dell’Igr farò il possibile perché il prelievo fiscale riguardi
tutti, in base alle proprie capacità contributive. Sindacati e associazioni di
categoria sono sul sentiero di guerra, ma scherzando dico che se nessuno vuole
la riforma, la segreteria di Stato ci ha preso. L’aumento del’Igr va
ridimensionato sensibilmente e se necessario graduato nel tempo. Serve un patto
fiscale perché tutte le categorie contribuiscano. Non vogliamo un regime di
accertamenti da Stato poliziesco come la Gdf in Italia che arriva con il mitra
spianato. Non è il metodo giusto per il nostro Paese. Occorre invece dotare
l’Ufficio tributario degli strumenti necessari. Comunque sono sorpreso che l’Anis
abbia tirato fuori la questione degli scontrini, tra i suoi iscritti ci sono
maestri a eludere le imposte. L’uso della Smac non basta, anche se va
incentivata e resa obbligatoria per il consumo interno. Serve la volontà
politica per il controllo e l’accertamento dei redditi. Inoltre la riforma deve
prevedere norme perché i patrimoni all’estero, anche immobiliari, siano
dichiarati e previste adeguate sanzioni. Occorre prevedere norme per il rientro
di capitali, uno scuso nostrano. E sanzioni pesanti”.

Denise Bronzetti, Psd: “Chiedo scusa ai colleghi di maggioranza per
l’intervento che andrò a sviluppare ma credo serva onestà intellettuale. La
maggioranza ha deciso di scrivere la relazione della spending review e quello
che ci si augura è che l’ordine del giorno recepisca i punti della relazione di
maggioranza e si indichino date precise per l’attuazione dei provvedimenti
indicati. Qualche segretario di Stato, in particolare nella Pubblica
istruzione, è entrato nel merito delle misure da adottare e questo ci ha
aiutato per stendere la relazione. Serve un nuovo modello culturale. Stiamo
ragionando su una serie di interventi strutturali. I lavoratori dipendenti
hanno sempre pagato poche tasse, soprattutto se rapportiamo nostro regime
fiscale a quello degli altri paesi e questa situazione forse non poteva durare
a lungo anche solo per il fatto che il nostro paese è inserito in un contesto
nazionale. Sono però prima di tutto necessari interventi per ridurre
drasticamente la spesa nel settore pubblico allargato. Questa relazione è stata
coraggiosa: prevede interventi lacrime e sangue non più rinviabili. E’stata
proposta la Centrale unica acquisti, la riduzione drastica dei tassi di
sostituzione del personale, l’accorpamento di molti uffici, l’eliminazione delle
indennità di funzione, la restituzione degli straordinari non dovuti,
l’incameramento del 20% degli introiti delle federazione sportive a titolo di
diritti televisivi. Ancora. Nuova regolamentazione degli orari di lavoro,
maggiori controlli sulla presenza dei dipendenti pubblici negli uffici. Abbiamo
individuato 80 dipendenti in esubero nell’Iss e l’inserimento di un tetto
massimo nelle pensioni di 4 mila euro al mese. Accanto a tutto ciò un sistema
di controlli che devono essere portati avanti senza “se” e senza “ma”. Non
possiamo continuare a vedere lavoratori pensionati che continuano a lavorare
perché oltre a chiedere sacrifici dobbiamo chiedere il rispetto delle regole.
Riduzione del 20% negli anni 2014/15 delle spese per il trasporto scolastico.
Credo non sia più rinviabile neppure un’operazione di rivisitazione di tutti i
contratti d’affitto di immobili. Lo sforzo deve essere corale e l’invito che mi
sento di fare al Governo è che prenda in mano la situazione ed intervenga senza
remore su interventi indicati dalla relazione della maggioranza. Più rinviamo
gli interventi più sono in sofferenza le casse dello Stato e più saremo
costretti a chiedere sacrifici ai lavoratori. Sulla riforma fiscale mi auguro
che le cifre, in termini di nuova tassazione, possano essere riviste e
cambiate: c’è qualcosa che non va e ha necessità di essere approfondito. Non si
possono tartassare in maniera esasperata le famiglie e i lavoratori: l’economia
si deprime. Io mi auguro che possa essere fatta una profonda rivisitazione della
proposta sulla riforma fiscale”.

 Alessandro De Biagi, Ps: “Il nostro
modello economico del passato non è più attuabile, occorre cambiare. Il Pil si
è contratto di oltre il 24% in pochi anni, sono calati gli investimenti delle
imprese. l’import, l’export. In calo anche l’occupazione, la disoccupazione è
soprattutto di tipo giovanile. I dati non sono esagerati, ma la velocità in cui
siamo caduti nel baratro è impressionate. Sono tre le vie da perseguire:
sviluppo, risparmio ed equa tassazione. Sullo sviluppo è mancato coraggio da
parte di governo e maggioranza su scelte determinanti, il bersaglio è stato
solo lambito. Occorre fare risultati migliori su risparmio e fisco. Siamo in
possesso di un valido strumento quale la relazione dello spending team, vengono
date raccomandazioni molto utili. A mio avviso essere ricorsi a un team di
tecnici però deve metter sotto accusa i dirigenti della Pa. La commissione ha
demandato, giustamente, le scelte del fare 
a politica e governo e mi aspettavo dai segretari di Stato proposte di
interventi mirati da attuarsi subito e non indicazioni generali. Sottolineo
però il distinguo del segretario di Stato per l’Istruzione.  Abbiamo appreso dal programma economico che
occorre recuperare 40 mln di euro all’anno e già nel 2013 se ne dovranno
trovare 20 mln. Il governo ha deciso che il 50% della somma da reperire deve
venire dalla revisione della spesa pubblica, il resto dalla fiscalità. La
proporzione dovrebbe essere invece 1 a 4. I tagli alla spesa si dice deve
essere 20 mln e altrettanto si deve reperire dai contribuenti. A mio avviso ci
si deve sforzare di più per non gravare sui cittadini. Se c’è spazio per
ottenere risultati migliori, ma ci si calibra a 20 mln, ci si accontenterà di
quei 20 mln. Compito della politiche è dare linee, ma i dirigenti devono essere
autonomi nelle decisioni. Occorre un nuovo patto sociale, si chiedono sacrifici
ma le risorse non devono essere sprecate. Contro gli sprechi gli spunti sono
tanti, occorre razionalizzare gli acquisti con una centrale, risparmiare
nell’Iss, ma occorre un’attenzione particolare per mantenere standard
invidiabili. Sulla riforma fiscale: il peso della crisi non può essere tutto su
una parte della cittadinanza, occorre massima oculatezza per non alimentare la
tensione sociale. Le aliquote andranno riviste al ribasso, ma sono d’accordo
con l’introduzione del quoziente familiare e il potenziamento della Smac.
Vorrei però che una particolare importanza venga data all’azione di controllo,
facendo però attenzione a non trovarsi in uno stato di polizia”.

Oscar Mina, Pdcs:  “Ieri
sera abbiamo lasciato l’Aula con una proposta operativa di governo e
maggioranza. Si è deciso di passare ai fatti e adottare un documento di lavoro
da analizzare in modo specifico. Ma si faccia attenzione perchè un’applicazione
di interventi non coordinati a mio avviso sortirebbe effetti contrari ai
risultati. Anche sull’ottimizzazione dei controlli di spesa pubblica, in
particolare degli enti autononi, sono necessarie riflessioni sugli adempimenti
che, se non applicati con criteri ogettivi, potrebbero alterare la loro
efficacia. Il cambiamento è epocale e nella gestione della spesa pubblica deve
partire dalla responsabilizzazione dei dirigenti.

Nel particolare, la relazione
della spending review ci sono indicazioni specifiche e vanno fatte
considerazioni politiche: decidere quali sono gli interventi da incidere nella
sostanza nella spesa degli enti e in particolare del settore pubblico
allargato. Il trasferimento a questi ultimi enti rappresenta il 79% del bilancio
pubblico. Sono enti che non danno conto di un trend di efficienza. La volontà
della maggioranza è di evitare tagli lineari alle retribuzioni, ma bisogna
intervenire sugli aspetti di maggiore distorsione, per esempio, il lavoro
straordinario che si attesta intorno a un milione e mezzo di euro. Questo dato
rappresenta una enormità se rapportato alla gestione del servizio reso. Su
questi enti mi pare di vedere situazioni allarmanti. I trasferimenti sono a
senso unico. Lo Stato è presente come unico soggetto di supporto economico in
grado di farli sopravvivere. Mi riferisco in particolare ad alcuni enti: Camera
di commercio, Convention visitors bureau, la stessa San Marino Rtv. Una
riflessione sulla sua gestione credo sia quanto mai opportuna. Quando si parla
di tagli, sul fronte del contenimento della spesa, anche questi aspetti devono
avere una valenza. E ancora, parlando di stipendi, dobbiamo ragionare partendo
dalle indennità di funzione che sono ancora un aspetto incredibile, elargiti a
dismisura e sono un fronte aperto. Poi da rimarcare è l’iniquità delle
somme”.

 Pier 
Marino Mularoni, Upr:

“L’atteggiamento della maggioranza in questo dibattito ci dimostra che in
quest’Aula è impossibile raggiungere un compromesso al rialzo sulle cose da
fare perché poi arrivano i salti in avanti ovvero i documenti preconfezionati
del ‘prendere o lasciare’. I documenti rappresentano un mero esercizio
dialettico: solo parole. La maggioranza è ancora alle chiacchiere e ai rinvii e
non è in grado di prendere decisioni capaci di fronteggiare i problemi del
bilancio dello Stato. Tutti saremmo pronti a fare sacrifici se questi ci
venissero richiesti in maniera equa. La situazione, per ammissione dello stesso
segretario Felici, è drammatica mentre così non diceva il suo predecessore.
Siamo indietro di anni e la maggioranza non è in grado di prendere alcun
provvedimento per attutire l’avanzata della crisi economica. In questo
documento non ci sono questioni nuove, basti vedere la relazione della
commissione sui controlli della Finanza pubblica. Questo Governo crede che con
interventi spot si possano risolvere le problematiche quando invece
servirebbero provvedimenti strutturali. Per incapacità si sceglie la strada più
facile ovvero quella di tassare i lavoratori dipendenti. Dobbiamo fare una
riflessione più profonda uscendo dal teatrino della politica, spogliandoci
della superbia e dell’autoreferenzialità. Se non c’è presa di coscienza da
parte del Governo della gravità della situazione, per paura di perdere i
consensi, il rischio è che non si faccia nulla neppure questa volta. In momenti
come questi non possiamo sperare di gestire l’ordinario facendo passare la
nottata: i problemi vanno affrontati”.

Augusto Michelotti, Su: “Il consigliere Berti ha perso 5 minuti del suo
intervento per dire che si devono pagare le tasse: nessuno ha mai pensato il
contrario. Le famose infornate pre-elettorali di dipendenti della pubblica
amministrazione ci sono costate un sacco e ci costeranno anche per il futuro.
Basterebbe rendere effettiva l’autonomia della pubblica amministrazione
slegando la gestione degli uffici dalla politica. Così però non si mantengono i
consensi. Abbiamo una elefantiaca struttura statale e para-statale e perciò la
spending review proposta rappresenta il fallimento di un sistema. La macchina
statale è stata mal gestita solo da noi e da nessun altro.

Se la Pa fosse stata gestita
meglio, probabilmente non avremmo avuto bisogno di una commissione ad hoc sulla
spending review. Con questa riforma fiscale vengono colpiti i redditi più
sicuri, quelli da lavoro subordinato. Il costume sbagliato di abituare ai
cittadini alla pratica dell’evasione controllata porta oggi a considerare ciò
che è normale in qualsiasi altro paese, ovvero pagare le tasse, come un fatto
eccezionale. Non si può recuperare in pochi mesi quello che si è sprecato in
anni e anni di mal governo. Qualcuno ha vinto le elezioni cavalcando il tema
del benessere permanente: in  campagna elettorale non si è parlato di
queste misure lacrime e sangue. Un silenzio assurdo che qualcuno nella
maggioranza ora si permette di smentire. Le riforme di questo tipo vengono
presentate a piccoli strappi per permettere ai contribuenti di abituarsi alle
minori entrate e alle maggiori uscite fiscali. Siamo stati cicale in passato e non
formiche, ma tutti ci siamo appoggiati su un benessere illusorio anche a fronte
di qualche cassandra che ci diceva la verità. Non ci siamo mai chiesti quante
solide fossero le fondazioni del gigante dai piedi di argilla che era il nostro
sistema economico. Oggi paghiamo il prezzo di una mancata preveggenza, andando
a discutere provvedimenti ingiusti e non equi. E’ fin troppo facile applicare
per primi quei provvedimenti che invece dovrebbero essere l’ultima chance dopo
aver provato tutte le alternative: solo a quel punto si sarebbero potuti
chiedere sacrifici ai sammarinesi”.    

William Giardi, Upr:  “Negli
intenti del governo manca la visione che risponde alla domanda fatidica, dove
vogliamo andare? Ci sono persone che hanno grandi sogni, i folli e i mistici,
ma non ne vedo in quest’Aula. E’ però folle la genericità con cui vengono fatte
queste proposte, una visione deve avere caratteristiche precise e rispondere a
un periodo medio-lungo, esprimere energie e capacità da sviluppare. Manca tutto
questo. Non è un problema di mancanza di visione oggi. Probabilmente questa
carenza c’è stata negli ultimi 20 anni e oggi paradossalmente andiamo a
rivedere quanto non è stato visto allora. La politica che ha portato a questi
risultati è ancora presente in Aula. Il cambio culturale e le frasi generiche
rimangono qualcosa di fine a se stesso. E per fare un vero cambio culturale
bisogna partire dalla definizione degli obiettivi. Non possiamo parlare solo di
riduzioni di risultati, è una modalità, bisogna definire il tempo e la
percentuale. Per esempio, entro un anno sono da ridurre il 50% degli
straordinari. Gli obiettivi devono essere misurabili.  Vorrei che in commissione Finanze e in
seconda lettura si ragionasse in maniera chiara sui risultati, non sugli
intendimenti”.

Elena Tonnini, Rete: “La parola mafia fa paura. Eppure quello che viene
presentato come cambiamento non è altro che l’evoluzione di un sistema
speculativo che sta cambiando e trovando nuove condizioni per garantire i
potentati di prima. L’economia drogata cerca ora nuovi strumenti spacciati come
fondati sui valori  di condivisione e
sussidiarietà. Ieri un consigliere di maggioranza ha detto che siamo un Piccolo
paese con piccole esigenze. Allora perchè dobbiamo rivolgerci ai grandi
potentati economici? Come la Rotschild, il cui contratto il segretario per le
Finanze ritiene opportuno non pubblicare, sebbene è costato 350 mila euro, non
suoi ma dei cittadini. Oppure la Compagnia della opere di cui numerose
inchieste oltre confine hanno messo in luce le ombre. E’ un modello corporativo
paramassonico che si autoalimenta. I settori appetibili sono asili e sanità. E
vediamo la Cdo già presente nel programma economico 2014, nella fumosa idea del
Parco scientifico e tecnologico, nella partecipazione al Meeting di Rimini. Non
avete voluto condividere il futuro con chi rappresenta il 49%  degli elettori  e neppure con i vostri elettori. 

A loro avete imposto la
patrimoniale, mentre quella che chiamate tributaria non è una riforma, ma
un’esigenza di bilancio. Il segretario Felici è stato chiaro, l’obiettivo è
l’immediata raccolta di 40 mln di euro. Siccome la raccolta deve essere
immediata e finora, malgrado le parole spese, nulla è stato fatto per accertare
i redditi, l’unico sistema è colpire dove si può, nei redditi accertati. Il mio
concetto di equità è molto diverso da quello del segretario che demanda al
futuro l’accertamento di chi non ha mai pagato le tasse e né mai le pagheranno.
Nostro obbligo è riferirci ai principi basilari della Carta dei diritti. A mio
avviso questa riforma fiscale è gravemente in contrasto con l’articolo 4, che
recita ‘tutti sono uguali davanti alla legge’, o ancora, con l’articolo 13,
‘tutti i cittadini devono concorrere alle spese pubbliche in ragione della
propria capacità contributiva’. Con questa riforma si cambia la carta dei
diritti. Facciamo piuttosto emergere i redditi nascosti, le partecipazioni
societarie e i loro profitti, invece oggi gli strumenti di accertamento sono
ancora più annacquati. Si continua a colpire dipendenti e pensionati. Con
questa riforma il carico fiscale si innalza in maniera improvvisa e
ingiustificata e questo perché il governo è incapace di agire su sacche di
evasione che la politica ha evidentemente interesse a mantenere. La
disuguaglianza non potrà che aumentare. Tutto ciò è controproducente anche per
la crescita, proprio la riforma fiscale è contraddittoria con la  legge per lo sviluppo. Con tanti incentivi da
una parte e poco rigore dall’altra si rende fallace quel provvedimento.  Passando alla spending review, non ci sono
mai stati controlli sulle spese nella Pa. Un esempio sono le spese di
cancelleria che equivalgono a quelle di tutta la  refezione scolastica, oltre 600 mila euro.
Nessuno però ha pensato mai di ridurle, eppure in passato, per spendere meno,
ai bambini si è dato il pane della mafia, del forno Vallefuoco”.

E ancora, nella Pa il sistema
clientelare ha permesso l’assunzione di persone non preparate. E oggi avete un
bel coraggio a chiedere di finanziare corsi di formazione attraverso fondi dei
lavoratori”.

Vladimiro Selva, Psd: “Sento forte la responsabilità che abbiamo riguardo
al cambiamento di metodo rispetto a come si è mantenuto lo Stato fino ad oggi.
Si è lasciato creare un sistema che basava la sua sostenibilità economica su
soluzioni facili e per troppo tempo sono arrivati soldi facili. Le banche
versavano oltre 40 milioni di euro all’anno e le società erano innumerevoli e
pagavano i contributi. Tutto questo ha determinato una gestione della spesa
facile che permetteva di creare consenso. Un consenso che negli ultimi 20 anni
ha perpetrato l’utilizzo e l’affermazione del proprio potere. Se però chi
arriva oggi in Consiglio non riesce a vedere le differenze rispetto all’agire
del passato commette un errore. Ci sono persone che hanno avversato quel
sistema. Nella pubblica amministrazione si sono consolidati dei privilegi che
non sono più accettabili. Chi oggi interviene accusando l’attuale maggioranza
dei problemi che il Paese soffre credo che dovrebbe andare a rivedere meglio
quanto successo. Io mi sono candidato in questa legislatura solo dopo che mi
hanno rassicurato che i protagonisti degli anni ’90 non avrebbero preso parte a
queste elezioni. Chi ha scritto quelle pagine, aldilà del fatto che
l’opposizione deve riuscire a vedere le differenze perché se non ci riesce le
indebolisce quelle differenze, non può dare nulla alla causa del rinnovamento.
Dobbiamo reperire quei 40 milioni di euro: con tagli e con qualche sacrificio
in più in termini di imposizione fiscale. I dipendenti pubblici sono i primi a
sapere dove si annidano sprechi nella pubblica amministrazione e dobbiamo
aprire un canale di confronto con loro. Anche perché più revisione della spesa
saremo in grado di fare, meno stipendi dovremo toccare. Per quanto riguarda la
tassazione, riconosco al segretario Felici, che pur ha avuto anche qualche
critica interna al nostro partito, il coraggio di voler fare le cose. A San
Marino per tanti anni sono state elargite indennità e distribuiti premi, ma in
pochi hanno avuto il coraggio di adottare misure impopolari per il bene del
Paese. Aumentare l’aliquota ai lavoratori dipendenti però significa colpire chi
ha sempre pagato le tasse ed invece noi dovremmo essere in grado di far
emergere le tasse non versate”.

Marino Riccardi, Psd: “Negli ultimi 4 anni hanno chiuso oltre 2 mila
aziende: tantissime. Altre imprese sono indecise su cosa fare, ovvero se
continuare a rimanere a San Marino oppure prendere altre strade. Se in tempi
brevi l’economia non ricomincia a girare, non sapremo dare risposte agli oltre
mille disoccupati del nostro paese. Gli ammortizzatori sociali fanno molta
fatica a reggere la situazione e non so fino a quando riusciremo a distribuire
un reddito minimo per garantire la sopravvivenza. Io credo però che prima di
chiedere nuovi sacrifici ai cittadini occorra quantificare quanto e come si può
risparmiare: il gruppo di lavoro nominato in tal senso ha dato indicazioni
precise. Occorre però iniziare dall’alto: il primo esempio di decurtazione
venga dai membri del Congresso di Stato. Stiamo pagando l’indennità a
dipendenti pubblici per dei lavori che non svolgono più. Occorre intervenire.
Escludendo le indennità dei medici, sborsiamo 10 milioni di euro all’anno per
questa voce. Si intervenga anche sugli stipendi dei magistrati. Per quanto
riguarda la riforma tributaria presentata in prima lettura non ritengo possa
essere approvata in quest’Aula. Non si può chiedere di pagare mille euro di
imposta a chi percepisce 1.100 euro mensilmente. Non si può aumentare
notevolmente la tassazione su un reddito medio di 35 mila euro all’anno senza
gradualità. Non capisco perché è stato tolto l’obbligo di fatturazione. Noi
abbiamo 31 mila contribuenti. Togliamone pure 11 mila che hanno un reddito
basso e che dunque non devono essere toccati da incremento di imposta. Restano
20 mila soggetti che possono contribuire: appesantiamo la pressione fiscale su
quelle persone, a seconda del reddito che percepiscono. Rimodellando alcune
cose potremo trovare soluzioni più condivise. Questa riforma tributaria è una
bozza aperta e in alcune sue parti sicuramente verrà modificata. Dal confronto
può essere trovato giusto equilibrio e il concetto di equità può essere
riconosciuto da quest’Aula come concetto universale”.  

San Marino, 25 LUGLIO 2013/01

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