San Marino. Consiglio Grande e Generale, resoconto 23 maggio 2022 pomeriggio

San Marino. Consiglio Grande e Generale, resoconto 23 maggio 2022 pomeriggio

CONSIGLIO GRANDE E GENERALE, SESSIONE 18- 24 MAGGIO

– LUNEDI’ 23 MAGGIO– Seduta del pomeriggio

 

Il conflitto dell’Ucraina e, in particolare, il ruolo della Repubblica di San Marino nel favorire il dialogo e la pace, ma anche la conferma delle azioni intraprese, sanzioni in primis, al centro dei lavori odierni del Consiglio Grande e Generale. 

Dopo la pausa del fine settimana, come da ordine del giorno, l’Aula affronta infatti il comma 23 che si apre con il riferimento del Segretario di Stato Luca Beccari. Sono 56 gli iscritti ad intervenire in un dibattito molto partecipato che si conclude con la presentazione di un ordine del giorno da parte del consigliere di Libera Marica Montemaggi.  “Il Consiglio Grande e Generale- riferisce il testo presentato da Libera- invita pertanto il Sds per gli Affari Esteri ad analizzare le possibilità oggettive finalizzate a proporre elementi di ripresa del dialogo diplomatico, sia in ambito bilaterale che multilaterale, affinché possano essere superati i processi di emarginazione internazionale sia in termini politici che commerciali, con l’obiettivo di accreditare la presenza della Repubblica di San Marino che, al di là dei propri interessi contingenti, possa esprimere una linea di intervento che stimoli la diplomazia dei partner europei nel riaprire vie del dialogo, a partire da richiesta di immediato cessate il fuoco”. 

La seduta si interrompe con la replica del Sds di Stato Beccari e in notturna proseguirà il confronto mentre si ricerca una condivisione sull’Odg. 

 

Di seguito un estratto della prima parte degli interventi odierni al comma 23.

 

Comma 23. Riferimento del Segretario di Stato per gli Affari Esteri sul conflitto in Ucraina e successivo dibattito 

Luca Beccari, Sds Affari Esteri

Come nasce questo conflitto? Non quest’anno, ma nel 2014, quando con la rivoluzione di Maidan il popolo ucraino è insorto contro il governo del presidente Janukovyc. E’ stata abolita la legge che riconosceva il russo come lingua ufficiale e si è proceduto ad un nuovo ordinamento in Ucraina. Da lì sono iniziate le azioni dei separatisti che hanno favorito l’annessione della Crimea alla Federazione russa e la guerra nel Donbass. A seguito di ciò vi è stata una mobilitazione internazionale. Ricordo che all’alba degli eventi del 2014, nel febbraio, in Consiglio grande e generale tutti i gruppi depositavano un Odg perché il governo si attivasse nelle sedi internazionali. San Marino non ha mai riconosciuto, come molti Stati europei, l’indipendenza della Crimea e i territori del Donbass, confermando l’integrità nazionale dell’Ucraina. Poi sono intervenuti gli accordi di Minsk, frutto di un importante negoziato in cui ha avuto un ruolo anche l’Ue, e nel settembre 2014 gli accordi hanno creato di fatto una tregua basata su alcuni presupposti non orientati a riconoscere l’indipendenza dei territori separatisti. San Marino ha portato avanti fino ai fatti di quest’anno una posizione coerente con il rispetto del principio del diritto internazionale e di una risoluzione pacifica dei conflitti. Quello che è successo oggi è evidentemente qualcosa di diverso, a fronte di quelle che sono state tensioni anche militari, partite da azioni interne in Ucraina, supportate dalla Federazione russa. Quest’anno si è avuto proprio un intervento diretto in Ucraina da parte delle forze della Federazione Russa che hanno rivendicato la necessità di aggredire l’Ucraina, intesa come minaccia alla sicurezza russa e addirittura con estremismi tali da giustificare la necessità di contrastare fenomeni nazisti in Ucraina. La reazione mi pare sia stata molto forte dalla comunità internazionale. Di fronte a tensioni che nel mondo ci sono, si è schierata fortemente, al di là dei paesi che sostengono la federazione europea. Tutti i paesi europei, occidentali e anche quelli che come San Marino hanno da sempre una tradizione di neutralità si sono quanto meno espressi condannando l’aggressione del territorio in Ucraina e soprattutto invocando la cessazione delle azioni militati russe. Ne abbiamo già parlato qui in Aula, di accoglienza dei rifugiati e delle sanzioni, ma fino a questo- credo sia il 4°o 5°  dibattito- non ci siamo confrontati su un aspetto politico importante. Abbiamo discusso molto sull’applicazione delle sanzioni, se possa essere nelle corde di un paese neutrale nel mondo. Questa volta è un po’ come si va a un referendum: c’è un comitato promotore e uno per il no, e voi tutti sapete bene che l’astensione a un referendum- che potrebbe essere il non voler prendere parte  a una decisione- alla fine non è un’operazione neutra. Indirettamente chi non va a votare finisce per agevolare il no. Questa è situazione analoga.
Di fronte a questa situazione, il rimanere indifferente, pur aggrappandosi ai massimi principi di neutralità e risoluzioni pacifiche, non sarebbe stato qualcosa di neutro, ma qualcosa che avrebbe finito per avvallare, anche solo indirettamente, quello che noi negli organismi internazionali ci prodighiamo per difendere. Il concetto di neutralità attiva dice ‘sì in senso militare e bellico io sono neutrale e non prendo parte alla controversia, ma non rimango indifferente e quanto meno cerco di tutelare i principi”, che è quello che l’Aula ha fatto. Abbiamo applicato le sanzioni, non tutti ma quelle  più rilevanti, e abbiamo fatto qualcosa di notevole. La comunità sammarinese con le sue istituzioni si è mobilitata a dare accoglienza agli ucraini in fuga e lo abbiamo fatto con le nostre forze. Da più di due mesi a questa parte abbiamo potuto ospitare mediamente 300-310 unità. Per la maggior parte sono donne e bambini, tanti minori di 18 anni, che hanno trovato a San Marino un posto sicuro dove stare, non solo. San Marino ha dato non solo un tetto o i servizi essenziali, sanità, istruzione, ma anche la possibilità di lavoro. Abbiamo fatto una raccolta fondi importante, un’azione corale di tutte le associazioni di volontariato e non è stato facile. La macchina dell’accoglienza continua a funzionare. Oggi il collega al Lavoro ha comunicato in congresso alcuni accorgimenti presi nell’applicazione dei decreti sull’accesso del lavoro, con creazione di liste apposite. Stiamo lavorando sull’assistenza familiare e c’è un grande lavoro per organizzare l’attività scolastica a settembre. E’ un’attività importante fatta con grande spirito di solidarietà.

Devo dire che vengo da una settimana di incontri sia a Bruxelles che a Torino, dove c’è stata la Ministeriale dei ministri degli Esteri del Consiglio d’Europa e quello che ha fatto San Marino non è passato inosservato. E’ stato sottolineato da tutti: il fatto che un piccolo Stato ha messo in campo una macchina di accoglienza importante e ha anche preso posizione a livello internazionale diversa dal solito, ma coerente con i suoi principi, ha dato una immagine positiva di San Marino, nei confronti della comunità internazionale. 

Stefano Giulianelli, Pdcs

Ringrazio il Segretario per il riferimento, non facile, su un tema complicato. Ringrazio anche l’opposizione che in ufficio di Presidenza ha richiesto l’inserimento di questo comma, in questa sessione, e oggi siamo qui.  Non è la prima volta che lo facciamo, parlare purtroppo ancora di questa situazione che pensavamo non potesse ancora verificarsi.  

Si è parlato della difficoltà dei trattati di pace, è stato riconosciuto lo sforzo di San Marino per quanto riguarda l’accoglienza dei profughi, e su questo aspetto penso San Marino possa fare la differenza ed essere preso da modello per altri Stati. Sottolineo poi come l’impegno di San Marino debba continuare per il rispetto dei suoi principi cardine di pace e integrità territoriale, solidarietà. Il mio auspicio è  che si arrivi ad un accordo di pace e non si continuino gli armamenti.  San Marino continui a far sentire la sua voce con i l suo messaggio di pace.

Giuseppe Maria Morganti, Libera

La posizione condivisa all’unanimità presa dal Consiglio Grande e Generale mi sento di ribadirla anche in questo secondo step. Vorrei riprendere alcuni ragionamenti sulla storia che ha portato a questa guerra. Il 2004 è stata la rivoluzione arancione e solo dopo 3 votazioni è riuscita a prevalere una parte a discapito dell’altra. Da una parte l’occidente, quando arrivavano risultati di natura contraria, sosteneva fossero truccati, viceversa, quando è arrivata una soluzione contraria è stato l’oriente a gridare a elezioni truccate. Dopo, le battaglie indipendentiste del Donbass hanno portato  a momenti di dura repressione, si parla di 15 mila- e comunque non meno 10 mila- morti civili. 

Contemporaneamente la comunità internazionale, per guida diretta degli Stati uniti, a cui l’Europa si è accodata e non ha preso una ‘sua’ posizione- ha dato il suo favore per l’integrazione del territorio ucraino al patto occidentale e le manovre del governo ucraino non hanno agevolato al dialogo per trovare un accordo tra le due parti. Intorno al Donbass si sta determinando l’offensiva delle truppe russe che hanno così esplicato gli obiettivi russi: essere lasciati in pace in Crimea e far sì che i territori in Donbass possano diventare autonomi rispetto l’Ucraina.  La guerra è entrata in una “fase 3”: la prima è  stata quella dell’invasione, condannabile e deprecabile, la seconda quella dell’identificazione degli obiettivi militari veri e propri, ovvero il Donbass, e terza è il tentativo di un negoziato che vede le parti in campo esplicitare gli obiettivi verso cui tendere. La parte russa che vorrebbe un’Ucraina indipendente che non aspira alla Nato e ai territori del Donbass, dall’altro il governo ucraino che deve ancora esprimesi e dall’altra abbiamo gli Stati uniti che invece parlano di sconfitta di una delle parti. Come sia possibile parlare di sconfitta di una potenza nucleare sinceramente non so come sia possibile. In questo frangente, la posizione degli Stati uniti ritengo non sia quella migliore, è difficile da comprendere, non porta a una soluzione. Mentre altre soluzioni ci possono essere, i presupposti del negoziato ci sono tutti. E per questo siamo in una terza fase di guerra. Io chiedo di riaprire la porta di dialogo che nel 2014 era stata aperta: San Marino modifica leggermente la propria posizione in questo scenario e comincia a parlare di pace sul serio, identificando obiettivi condivisi e condivisibili, per arrivare a essere anche noi portatori di uno stimolo nei confronti della parte cui siamo più legati, Italia e Unione europea, che potrebbero ritrovare un ruolo strategico in un conflitto che si sta svolgendo in casa sua, ma determinato da altri. E’ l’unica possibilità per arrivare alla pace. Le strade identificate dai guerrafondai che vogliono sconfiggere una e l’altra parte sono impossibili. Ci auguriamo l’Europa sia protagonista di questa fase.

Giovanni Zonzini, Rete

È guerra, e da un bel pezzo non si vedeva una guerra sul terreno europeo.  E’ una guerra di annessione. Che fare? Siamo un piccolo Paese neutrale. La nostra neutralità nei secoli si è declinata in modo differente. L’attuale declinazione è quella che si è avuta con la guerra fredda, in quel contesto noi avevamo mediamente una posizione non allineata. Ma questa forma di neutralità era tipica di quel periodo. Ma nella nostra storia la neutralità non è mai stata ‘cosa certa’. Abbiamo sempre avuto una neutralità militare, ma proprio venerdì discutevamo l’istanza per la memoria di Domenico Maria Belzoppi, ricordato per il suo impegno perché la Repubblica accogliesse esuli e rifugiati politici dei vari movimenti risorgimentali. Quelli che gli austriaci per intenderci chiamavano ‘terroristi’. Che fare dunque oggi?

Gli Stati hanno interessi propri spesso divergenti. Noi dobbiamo chiederci quali sono i nostri interessi e come perseguirli. I nostri interessi sono dettati dalla nostra collocazione, siamo un Paese vicino all’Italia e all’Europa. E noi paghiamo la mancanza di avere un rapporto ben delineato con l’Ue. Il nostro obiettivo oggi è di costituirci come portale di proiezioni di influenze di paesi extraeuopei all’interno dell’Ue? Sarebbe sconveniente per noi. Non saremmo altro che lo specchio di altri. Nostro obiettivo può e deve essere legato ad alla firma dell’accordo di associazione con l’Ue, magari l’anno prossimo. Se il nostro governo dovesse tenere un atteggiamento neutrale, sarebbe richiesto da parte nostra un determinato atteggiamento… i nostri interessi in questa fase sono quelli di avere una maggiore integrazione o un maggiore riconoscimento da parte delle istituzioni che ci circondano. Quelle europee che hanno preso una posizione ben definita. Quindi la nostra posizione deve essere tendenzialmente allineata a quella dei paesi europei, in particolare dell’Europa occidentale, ma al tempo stesso mantenendo sempre la nostra retorica: mantenere uno spiraglio di trattativa per la pace e non umiliare la Russia.

Denise Bronzetti, Gruppo misto (Mis) 

Abbiamo avuto modo sia in commissione Esteri che nei precedenti Consigli di cercare di esprimere una posizione che certamente come Repubblica ci ha sempre contraddistinto e lo abbiamo fatto senza troppe distinzioni in fase di dibattito, richiamandoci alla nostra famosa neutralità.

E’ una scelta quella che abbiamo fatto. Il problema è che le scelte vanno dichiarate. Bene abbiamo fatto a dare il nostro contributo per accogliere i profughi, questo andava fatto, ma dichiarando che tipo di accoglienza eravamo pronti a fare. Non è sfuggito che alcuni dei ragazzi che abbiamo ospitato non provengono probabilmente da zone direttamente interessate dai bombardamenti, perché hanno la possibilità di effettuare la Dad con i loro paesi, dove la scuola non è messa in discussione. Abbiamo dato più spazio ai ricongiungimenti famigliari, va  bene. Doveva essere fatto, deve essere però dichiarato. Io non so poi come e se si intende prorogare i permesso di 3 mesi attuale per questi cittadini ucraini.

Andrea Belluzzi, Sds per l’Istruzione 

La strada è quella iniziata con la Pam, ovvero fare in modo che a San Marino siano presenti le istituzioni internazionali. E’ una strada, possono essercene altre per creare le condizioni affinché San Marino sia un luogo per parlare di pace e della risoluzione di controversie. Sarebbe opportuno dire qualcosa in più per sottolineare che quella è la strada da proseguire. Cosa fare nel frattempo? Noi abbiamo un riferimento che è l’Ue con cui c’è un dialogo aperto e dobbiamo esercitare il nostro ruolo, spronare l’Ue perché possa svolgere un ruolo più importante in quel contesto. Ecco allora, ci sono le scelte di politica estera fatte, il contesto europeo deve trovare il modo di esprimersi in modo più efficace. Il conflitto avvenuto non è una modalità ordinaria, stiamo vivendo in tanti contesti differenti, tante straordinarietà. Lo sforzo grande è giocare un ruolo adeguato. 

Nel mio riferimento precedente in Consiglio ho detto che i ragazzi sono in Dad, ma non ho mai detto che provengono da luoghi in cui non stanno bombardando. Anche in quelle zone le scuole sono organizzate per fare Dad ovunque. Io non ho contezza da dove arrivino i ragazzi ma che le istituzioni ucraine hanno organizzato la Dad. 
Questa neutralità di San Marino è un ‘falso storico’. Ciò non significa non essere in favore di percorsi che possano indurre le parti al tavolo di negoziato e che possano facilitare la sospensione dei conflitti. E questo significa non essere neutrali ma condannare la guerra. 

Valentini Pasquale, Pdcs
Quanto sta avvenendo sta segnando fortemente la vita di tutti i popoli, non solo europei. Che un parlamento si interroghi su queste vicende mi pare fondamentale. Tutti i giorni vediamo ore di documentazione delle brutalità della guerra.  La guerra non risolverà il problema, è terribile che persone che convivevano, dopo certi episodi di violenza ora fanno fatica a riconsiderarsi ‘fratelli’.. questa guerra fa vedere che non bastano gli interessi economici  per cercare una soluzione. Si sta verificando una escalation che non si sa dove possa andare a finire. Ha fatto benissimo San Marino ad aderire in toto alla posizione della comunità internazionale, e in particolare a quella europea, in particolare per il tema delle sanzioni sarà necessario valutarne i risultati, ma sono state fatte con il proposito dell’Europa di non entrare in guerra e di non alimentarla ma dissuaderla. E’ un intento nuovo. Non voler fare azioni di aggressione nei confronti di nessuna nazione. Ma proprio perché la guerra oggi ha questa natura è indispensabile per San Marino stare dalla parte di chi difende la possibilità del popolo ucraino di difendersi. Ma dobbiamo introdurre il tema della costruzione della pace. Senza alcuna presunzione per San Marino- non mi illudo che possiamo fare qua vertici di pace- ma se facciamo sul serio, la memoria di quella che è stata la libertà per San Marino, conquistata non grazie alla guerra, ma per la consapevolezza di quanto ci è stato dato in eredità-  ciò ci abilita a dire la nostra nella comunità internazionale. 

San Marino deve essere a quel tavolo dicendo che anche per noi ci saranno conseguenze: anche noi abbiamo riforme e un programma di rilancio del Paese rispetto cui questa guerra e la solidarietà che vogliamo portare ai popoli comporta delle azioni. Anche noi dobbiamo partecipare agli aiuti che la comunità internazionale sta organizzando per i paesi che vogliono rilanciarsi. 

Gerardo Giovagnoli, Npr

La pace non è uno di quei principi fondativi, iniziali, la pace avviene quando una serie di valori sono rispettati. Che ruolo può avere San Marino, nel momento in cui si cerca di far prevalere i principi di libertà, democrazia, rispetto dei diritti umani, politica internazionale come mezzo per evitare conflitti, multilateralismo? Noi non giochiamo al gioco della guerra, in questo sta la nostra neutralità. Noi dobbiamo interrogarci se l’azione che abbiamo intrapreso come paese negli ultimi mesi sia stata corretta: ci siamo mossi nell’ambito in cui favoriamo la libertà, riconosciamo il diritto all’integrità territoriale…etc. Tutto ciò che se fosse rivolto contro di noi ci vedrebbe soccombere. Io credo quindi di si. Ci siamo spinti dalla condanna all’invasione alle sanzioni. Non credo che dovremmo nasconderci dietro una neutralità che arriva dopo la preservazione di quei valori. Distanziarci dall’ Italia e dall’Ue sarebbe stato un ulteriore errore, oltre quello di tradire le ispirazioni di San Marino e la sua presenza negli organismi internazionali. Se l’obiettivo è, come molti stanno avvalorando, l’avvicinamento e l’integrazione con l’Ue, in questo caso i principi collimano con gli interessi. E le possibilità che noi abbiamo di far sentire la nostra voce sono in quell’ambito lì, quando il confronto è possibile. Siamo più capaci e forse lo dovremmo fare di più:  rappresentare la bontà di questi principi ovunque e promuoverli a livello internazionale. 

Nicola Renzi, Rf

Il dibattito finora credo abbia avuto i toni giusti. E’ stato fatto un excursus sulla guerra dal 2014, io lo farei dai giorni di febbraio, da quando la guerra è partita. Fino al giorno in cui le forze russe sono entrate in territorio ucraino, in pochissimi avrebbero creduto in questa invasione. Gli unici che avevano previsto l’escalation era l’intelligence americana, unita a quella del Regno unito. Dopo una settimana, tutti pensavano a una guerra lampo e che Kiev sarebbe stata distrutta. Non solo noi, gli alleati avevano persino offerto la possibilità al presidente ucraino di essere portato fuori territorio e lui aveva rifiutato. Oggi diamo per acquisito, dopo 3 mesi, che c’è una guerra. Altro fatto, enorme: per la prima volta dal secondo Dopoguerra, in questa guerra l’Italia sta giocando un ruolo non secondario. Spero non sia sfuggita a nessuno la visita del presidente Draghi negli Usa. 

Questa guerra ci ha fatto capire che il mondo è più ampio di quello ‘occidentale’ ma è un mondo veramente globale. Ci sono blocchi di influenza che vedono discrimine in tutto l’orbe.  E’ una guerra che ci fa riflettere sulla civiltà e sulle modalità di governo, sulle culture profonde che ciascuno dei nostri popoli si porta dietro. 

La guerra per la via  che ha preso è tutt’altro che finita. Ci sono le questioni delle ricadute energetiche, delle migrazioni dei popoli che riesploderanno in maniera enorme perché c’è carenza di cibo. Le democrazie rappresentative come la nostra sono in grado di reggere la sfida enorme delle carestie, delle migrazioni dei popoli, delle carenze energetiche da un lato e delle emergenze climatiche dall’altro? Abbiamo gli strumenti per affrontare queste sfide, lasciando da parte la ricerca del consenso momentaneo? 

Noi oggi abbiamo una carta da giocare a livello internazionale fondamentale: abbiamo accolto un numero grande di rifugiati.  Abbiamo pensato solo al tema della neutralità. Ma la nostra politica estera è stata caratterizzata nel tempo da altri due aspetti:  primo. le marginalità residuali, quindi  riuscire a parlare in certe occasioni da paesi ‘banditi’. Iniziamo a ragionare anche su questo, ci sono sempre margini nel trattamento di paesi che San Marino deve saper sfruttare e deve farsi protagonista nell’usarli. Altra caratteristica della politica internazionale sammarinese è stata quella degli ‘slanci innocui’: a Lincoln abbiamo dato attestazione di stima con la cittadinazna sammarinese Questi, ancora più della nostra neutralità, sono due aspetti chiave che mi auguro sapremo ancora rinverdire.  

Teodoro Lonfernini, Sds per il Lavoro

Nel ragionamento portato fin dall’inizio in congresso dal Sds Beccari non ho trovato esitazioni nel condividere e agire. Potremmo qui parlare e condividere sui massimi sistemi di politica internazionale, io voglio evidenziare invece quello che dovrà sempre più essere ruolo del nostro paese in questi scenari. La scelta intrapresa fin dall’inizio è stata quella di allinearci insieme ai paesi europei ed atlantici nei confronti della Russia in un certo modo, declinando la famosa neutralità attiva. Siamo nelle condizioni per assolvere questo impegno e lo abbiamo dimostrato. Dalla neutralità attiva dobbiamo poi individuare le azioni concrete da intraprendere. Come quella di un paese che si è prodigato ad accogliere un numero di rifugiati pari all’1% della sua popolazione: siamo già in una circostanza estremamente rilevante. E queste persone non le abbiamo solo ospitate: gli abbiamo concesso assistenza sanitaria, opportunità di residenza e lavorativa, possibilità di integrarsi dal punto di vista culturale, scolastico e sportivo. Ora c’è da interrogarsi su come il nostro paese può continuare a favorire una forma di convivenza all’interno di un’area geografica in cui viviamo. Nonostante la nostra piccolezza, la nostra parte la possiamo fare.

Michele Muratori, Libera

I tema delle sanzioni va analizzato in termini geopolitici in modo più compiuto. Dire che la comunità internazionale ha aderito interamente alle sanzioni è un errore. Non significa che voglio compiacere chi non ha aderito. Ma sicuramente avere intrapreso la strada delle sanzioni porta a conseguenze a livello economico. 

San Marino poteva fare di più nella direzione dei tavoli di pace, abbiamo dato il boccino a paesi come la Turchia…. potevamo dare il nostro contributo. È sognare? La nostra posizione: noi chiaramente, facendo un piccolo passo anche indietro rispetto alle sanzioni, potremmo dare un segnale alla comunità internazionale, noi siamo per la pace e questo conflitto ci auguriamo possa tornare al tavolo dei negoziati e riprendere quei tavoli rispetto cui il protocollo di Minsk non è stato applicato. 

Alessandro Bevitori, Libera

Il sentimento russofobico- anche se avevamo cercato fin da subito di sollevare le nostre preoccupazioni in merito- abbiamo riscontrato che purtroppo si è creato. Investitori russi si sono trovati in difficoltà in banca, a prescindere dalle liste di applicazioni delle sanzioni. Con il riposizionamento oggi della guerra, credo ci sia la possibilità di affrontare questo tema con maggiore serenità. 

Siamo fuori dallo spazio economico europeo, forse per questo dovremo cercare una posizione distinta. Più dura questa guerra, più problemi avranno i cittadini europei e sotto questo aspetto dobbiamo fare qualcosa e segnalare che il ritorno al negoziato è fondamentale e dobbiamo sostenere e spingere anche l’Ucraina a sedersi al tavolo. Gli accordi di Misk sono ottima base di partenza. E’ un dovere della Repubblica per la nostra storia.  

Eva Guidi, Libera

Dal precedente dibattito abbiamo ritenuto fondamentale un altro spazio consigliare in cui affrontare il tema del conflitto in Ucraina. In quello di marzo è stato approvato un Odg unitario. Auspico anche in questa sede avvenga la condivisione  unanime. Nell’Odg di marzo, oltre che promuovere in tutte le sedi il dialogo, la diplomazia e il sostengo degli organismi internazionali, era stato fatto un passaggio importante sulle sanzioni, oltre alla condanna del conflitto che ribadiamo. Si era chiesto di fare ogni sforzo per fare in modo che le sanzioni andassero nella direzione di riattivare il dialogo tra gli Stati. Sono passati due mesi dall’ Odg e 3 mesi dall’inizio del conflitto che sta purtroppo continuando, per questo nuovamente ci sarà la nostra condanna del conflitto in Aula. Le possibilità affinché il conflitto cessi non sono tante: si riescano a capire le ragioni dell’altro e si accetti dialogo e pace, identificando bene gli obiettivi. La seconda possibilità è che il conflitto si allarghi e trovi solo nelle armi la soluzione,e questa possibilità tutti quanti dobbiamo rigettarla. La strada per riportare la pace in Ucraina è solo quella del dialogo e del negoziato. Anche le sanzioni vanno tenute in considerazioni, è vero che possono essere strumento di persuasione- anche se in alcuni settori, artistico e sportivo, si potrebbero evitare- ma teniamo presente che esiste tutta un’altra parte del modo in cui la Russia andrà a potenziare le relazioni. Non daranno effetti di sanzionamento economico alla Russia, visto che più di metà del mondo mantiene rapporti con essa. Tutto fa pensare che si sia arrivati a un punto difficile di negoziazione. Si sentono aperture timide da una parte e dall’altra in cui bisogna infilarsi, continuando con la condanna, ma continuando anche a premere su Europa e Italia. Ogni negoziatore può far fronte comune, San Marino può far valere le sue ragioni storiche e farsi parte attiva per il raggiugimento della pace.

Marco Nicolini, Rete

San Marino non ha violato ai suoi principi di neutralità aderendo alle sanzioni contro la Russia. 

Se San Marino non avesse aderito alle sanzioni, il nostro sistema bancario sarebbe stato bloccato interamente il giorno successivo. San Marino non ha nulla da rimproverarsi. Ci siamo guadagnati i galloni che valgono più delle nostre dimensioni. Aderire alle sanzioni contro un governo tanto aggressivo era l’unica scelta da compiere per chi ha responsabilità di governo. 

Mirco Dolcini, Dml 

Quello di oggi è argomento che muove anche le coscienze e i sentimenti non solo la ragione. Il Sds Beccari ha paragonato l’approccio delle sanzioni al referendum. Ancora più calzante è l’esempio del gioco della torre. Si dice che c’è una torre, mettiamo l’amico y e l’amico zeta, chi buttiamo giù? C’è chi motiva di buttare giù l’uno o l’altro o chi non vuole buttare giù nessuno. Ma un governo una decisione la deve prendere. 

Non voglio soffermarmi sui torti e le ragioni, rimane oggettiva una questione, una cosa è minacciare la guerra, un’altra cosa è farla, invadendo il nemico con i carri armati. Da quel momento non interessano le ragioni, ma i civili morti, l’economia al collasso, la disgrazia a 360 gradi e mi importa come farla cessare questa guerra. Le chiedo Segretario un approfondimeto sulle azioni politiche ufficiali che San Marino sta portando avanti per mediare la pace. Chiedo di approfondire questo tema.

Vladimiro Selva, Libera

Difficile immaginare un protagonismo sammarinese in queste vicende, ma testimoniare la capacità di un paese di essere coerente con i suoi principi di avversione alla guerra e la volontà di negoziare per trovare soluzioni, sarebbe già un compito importante e se sapremmo farlo, sarà qualcosa di utile alla comunità internazionale. Invece che essere allineati il più possibile alle posizioni dei paesi europei, pur condannando chi viola la sovranità, dobbiamo considerare situazioni pregresse che hanno portato al conflitto e che ci ritroviamo oggi in stato di difficoltà perché invece di una guerra lampo abbiamo unA guerra di logoramento. Dal lato economico viviamo UNA fase storica nuova, dopo 20 anni di prezzi materie prime ed energie stabili, ora i costi si sono impennati. Chi li esporta, come la Russia, si arricchisce, gli altri si impoveriscono.

Guerrino Zanotti, Libera

 Credo sia giusto che San Marino all’interno degli organismi internazionali possa tenere una posizione che non sia la mera adesione a ciò su cui troverà sintesi la comunità europea, ma deve chiedere con forza che ci si adoperi per un cessate al fuoco. E lo deve fare non pensando all’interesse di un percorso di associazione con l’Ue. Non penso che tenendo un atteggiamento remissivo con l’Unione europea determineremo la nostra posizione all’interno di un accordo di associazione. Consci della nostra storia, dovremo mantenere una posizione coerente.  

Gian Matteo Zeppa, Rete

Il 22 marzo 2022 Putin disse di voler mettere a posto gli errori commessi dai grandi leader bolscevichi. La storia insegna che quanto avvenuto dopo due anni di pandemia, con i grandi aiuti economici nell’Ue, è evidente qualcuno ne ha approfittato per fare mossa volta a ‘creare un nuovo equilibrio’, cancellando di fatto 100 anni di storia e ripristinando il vecchio impero degli zar, andando a invadere uno Stato indipendente dal 1991, quando ci fu il disfacimento dell’ex Urss. I segnali dunque c’erano. Parto dal presupposto che se uno ha deciso per riprendersi il maltolto, cercando di giustificarlo, era sotto l’occhio di tutti.  

Morganti auspica che ci siano requisiti minimi per un negoziato e per la pace. Io però non credo oggi ci siano. Ci troviamo di fronte a uno Stato invasore. Tutti i negoziati sono stati fatti mentre Putin bombardava l’Ucraina. Come si può pensare di arrivare a dei negoziati, quando non c’è nemmeno un cessate il fuoco? E’ come il Re Nudo. E’ evidente. Il 10 di maggio l’Alto commissariato delle nazioni unite conferma oltre 3000 morti civili, di cui oltre 300 bambini. 

C’erano tutte le condizioni per cui San Marino non poteva essere neutrale passiva. La crisi che ha portato, sia economica, sociale, la vive l’Europa, il globo intero. San Marino fa bene ad avere questa linea e fa bene a continuare ad averla. Non si può fare finta di nulla per chi ha spinto un bottone per riposizionarsi, per riconquistare ciò che la storia gli aveva tolto, portando a tante morti civili. Se invece siamo qui per dire ‘condanniamo l’invasione russa, ma…’ allora non ci siamo ancora capiti.

Andrea Zafferani, Rf

Il discorso della protezione della sovranità e dei confini di ogni stato deve essere il principio che noi dobbiamo difendere in tutti i modi, da questo presupposto è necessario prendere una posizione chiara. Su quello che ci conviene o meno, ho condiviso l’intervento del consigliere Zonzini. Siamo parte di una comunità e di un’area politica e non possiamo dimenticarlo od omettere di pensare alle conseguenze di una dissociazione rispetto questa comunità. Le azioni intraprese sono state corrette e bisogna continuare in questa direzione con risolutezza. Bisogna impegnarsi perché le parti si siedano al tavolo, ma non con atteggiamento di resa, ma di mutuo riconoscimento e dialogo, in attesa che le condizioni si possano creare- purtroppo non le vedo-le azioni da intraprendere sono chiare e vanno nella direzione già presa.

Fabio Righi, Sds Industria

La Repubblica di San Marino non poteva giocare una partita differente, se non prendere atto di uno scenario che stava mutando. Sulle ripercussioni economiche del conflitto: è evidente che la partita è molto più grande di noi, e  San Marino deve comprendere ma anche anticipare come risulterà il quadro internazionale dopo il conflitto. Ci sono il tema delle materie prime, quello energetico, e della catena delle forniture. Dovremo attenzionare questi argomenti con molta velocità. Dovremo giocare la migliore partita possibile ma non nascondiamoci dietro un dito: pur avendo molte attenzioni, ci sono dinamiche e pesi più grandi che non potremo prevenire né controllare. Con l’applicazione delle nuove tecnologie ci possono essere soluzioni concrete. Questo drammatico momento può essere colto per capire le possibilità e opportunità per normalizzare il sistema e garantire lo sviluppo in prospettiva.

Gaetano Troina, Dml

Sul concetto di neutralità attiva mi trovo d’accordo su quanto detto dal consigliere Zonzini. E’ vero che il concetto di neutralità cambia e altrettanto vero che sia necessario trovare equilibrio su interessi contrapposti. Comprendo l’interesse politico sia finalizzato ad ottenere un avvicinamento ai territori vicini, ma nel farlo dobbiamo tenere conto l’impatto delle decisioni su vita privata ed economica dei cittadini. In ogni caso una scelta è stata fatta e produce conseguenze che vanno considerate, se hanno impatto su un sistema economico già in difficoltà per la pandemia. Sono da rilevare che le posizioni dei paesi europei sono diverse i questi 90 giorni. Sembra evidente che qui non sia in corso un mero conflitto militare tra Russia e Ucraina, ma una vera e propria guerra globale. Lo fanno capire le scelte delle Cina, il viaggio in aArica di Biden.. Si va verso una crisi alimentare anche a causa della guerra che renderà i prossimi mesi tragici se non saremo in grado di reagire tempestivamente e di mettere in sicurezza il nostro territorio e le nostre capacità di approvvigionamento. E’ veramente il momento delle scelte coraggiose, se aspettiamo può essere troppo tardi.  

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Marica Montemaggi, Libera dà lettura all’Odg

Il Consiglio Grande e Generale

ha condannato fermamente la guerra di invasione che la Russia ha inteso ad avviare ai danni dell’Ucraina e continua a condannare le politiche di aggressione perpetrate da uno Stato sull’altro, la condanna e le sanzioni sottoscritte anche dalla Repubblica di San Marino hanno agito efficacemente, dimostrando unità della comunità internazionale e denunciato la gravità di quanto deciso dal presidente Putin,

la decisione adottata con l’approvazione all’unanimità dell’ordine del giorno del 1° marzo 2022 e la conseguente emissione di decreti hanno oggettivamente modificato la posizione classica che San Marino mantiene in casi di conflitti di neutralità attiva. Nella fase in cui la guerra intrapresa dalla Russia ha manifestato caratteristiche di invasione, con effetti non solo  su apparati militari, ma anche con gravi danni sui civili, San Marino non poteva non aderire  alla condanna internazionale e alle conseguenti sanzioni esplicate nel blocco dei flussi finanziarie e dei prodotto commerciali finalizzati all’acquisto e produzione armi, 

 

Il Consiglio Grande e Generale prende atto che dopo tre mesi di atrocità consumate sul territorio ucraino le forze in campo stanno manifestando i loro reali obiettivi e ciò consente di capire quali sono le rivendicazioni e quali obiettivi imprescindibili, ma anche quali sono i punti di contatto  perseguibili attraverso il necessario compromesso. Si tratta di una nuova fase del conflitto ed indispensabile che la posizione della Repubblica di San Marino venga affrontata affinché il difficile percorso di riattivazione del negoziato sia ripreso al più presto;

 

Il Consiglio Grande e Generale invita pertanto il Sds per gli Affari Esteri ad analizzare le possibilità oggettive finalizzate a proporre elementi di ripresa del dialogo diplomatico, sia in ambito bilaterale che multilaterale, affinché possano essere superati i processi di emarginazione internazionale sia in termini politici che commerciali, con l’obiettivo di accreditare la presenza della Repubblica di San Marino che, al di là dei propri interessi contingenti, possa esprimere una linea di intervento che stimoli la diplomazia dei partner europei nel riaprire vie del dialogo, a partire da richiesta di immediato cessate il fuoco. 

 

Luca Beccari, Sds Affari esteri replica

Sul tema della sanzioni abbiamo discusso molto ma penso di poter dire che partiamo da un Ordine del giorno che faceva propri gli indirizzi del governo, credo non sia un tema in discussione. Alcuni paletti che San Marino ha messo nell’applicazione delle sanzioni siano significativi. San Marino non ha preso posizione di sostegno dell’Ucraina nei confronti della Russia a livello militare, né finanziario, né per supportare la macchina bellica. Ha invece preso posizione di contrasto al finanziamento della macchina bellica: San Marino non è tra i paesi che la finanziano, è importante dirlo. La nostra è stata una posizione che parte da quello che nella comunità internazionale abbiamo sempre portato avanti storicamente. Non si è mai sottratto dalla denuncia delle violazioni dei principi in cui crede. 

Sul tema geopolitico mi sento di dire solo una cosa: tutte le riflessioni sono giuste, ma non siamo in una fase nuova del conflitto. Credo il conflitto sta andando avanti e si stia acutizzando. Svezia e Finlandia, da sempre paesi neutrali, hanno chiesto il loro ingresso in Nato, lo scenario sta cambiando. Quello che è avvenuto in Ucraina è replicabile in altri territori, come la Georgia, poi c’è la questione del Kosovo non riconosciuto da tutti i paesi… l’Europa sta diventando un territorio molto più instabile rispetto 10 anni fa. È chiaro che negli organismi internazionali a cui noi partecipiamo la nostra voce non può essere che quella di favorire il dialogo.

Nella Ministeriale del Consiglio d’Europa i governi si sono espressi e hanno condannato l’aggressione militare e confermato le sanzioni, ma è evidente che il tema della sede del dialogo dovremo ritrovarlo. Forse non può essere il Consiglio d’europa, il suo statuto non ammette la partecipazione a fronte di una aggressione e della violazione di una sovranità. L’Onu è sicuramente una organizzazione internazionale diversa. Ed è un contesto internazionale che deve resistere ai conflitti, se no, non si potrebbe dialogare.  Sull’Odg, ho ascoltato velocemente, vorrei rifletterci un attimo, lo valuteremo. Credo che in questo momento dobbiamo e possiamo fare proposte anche di mediazione o di promuovere una riflessione che tenda alla mediazione. Ma è chiaro che non dobbiamo discostarci dall’impostazione presa solo due mesi fa, ma che oggi si conferma su come sta andando avanti la guerra. La coerenza è fondamentale. Poi che il dialogo va avanti in sede internazionale, per cercare di contribuire a far sì che le parti trovino un punto di incontro, sta nelle nostre corde. Non credo siano gli Accordi di Minsk la soluzione, sono ormai superati. Questa guerra si fermerà sulla base di nuove intese. E la condizione imprescindibile è il cessate il fuoco. Abbiamo fatto un qualcosa di diverso rispetto al nostro approccio naturale, ma non siamo soli: Svizzera, Monaco, Andorra, Montenegro… tutti paesi che hanno avuto sempre equidistanza, ma che si sono pronunciati insieme a noi con le stesse sanzioni. Molti paesi, è vero, non hanno aderito alle sanzioni, ma le sensibilità sono diversi dal guardare questi fatti dall’altra parte del mondo e da qua. I paesi dell’area europea vedono e sentono questo conflitto con preoccupazioni che non sono di altri Stati che forse invece vedono delle opportunità. Valutiamo il testo dell’Odg e vedremo se si sono le condizioni per ragionarci.

 

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