Analisi (scomoda) della crisi di governo a San Marino, parte 1: La DC fa ancora politica?

Analisi (scomoda) della crisi di governo a San Marino, parte 1: La DC fa ancora politica?

Osservare la politica sammarinese dall’esterno, diventa sempre più divertente.

Soprattutto quando molti, vengono a raccontarti le cose e a cercare di venderti la loro visione. Ho deciso di scrivere qualche riflessione in libertà riassumendo quanto raccolto in queste settimane, sperando che nessuno si offenda (anche se sarà dura).

Rete ha staccato la spina. Nulla di nuovo. Da tempo le legislature finiscono in questo modo nell’antica terra della libertà. AP, quando ancora sapeva fare politica, era bravissima a farlo, e di solito poi andava sempre al governo, o ci rimaneva, che classe. Ciacci ci ha provato una volta, e la cosa è andata parecchio male. Il tentativo di Rete è da manuale. Certo un po’ tardivo, ma in fondo l’unica cosa che poteva fare Zeppa per cercare di non far morire la sua creatura. Dopo aver lasciato le chiavi, e le Segreterie di Stato, a Tonnini e Ciavatta, e la guida politica a Santi, spesso ammagliato dalle sirene democristiane, l’eroe dai lunghi capelli è tornato al timone. Una prossima volta, se avrò voglia, vi spiegherò se questa operazione può avere successo, vi anticipo già che la risposta per me è affermativa.

La Dc è rimasta stupita dalla decisione, sembra. E questo è già indicativo dello stato della balena bianca. Tutti, ma proprio tutti, dentro e fuori il palazzo, sapevano che Rete avrebbe “fatto la mossa”. La DC no. Ed è iniziato lo psicodramma.

La DC di una volta-non serve andare tanto indietro, a scomodare Bigi e Boscaglia, basta fermarsi agli novanta- avrebbe imboccato immediatamente la via delle urne. Una campagna elettorale facilissima: i conti pubblici sono in sicurezza (poco importa che sia una enorme balla, e che il paese sia ormai al fallimento!), la sanità è distrutta e la PA non sta meglio, tutta colpa di Rete che in più ha anche bloccato i meravigliosi progetti di sviluppo, come il DES, che ci avrebbero fatti tutti più ricchi di prima. Abbiamo ancora tanto da fare ridateci fiducia. Elezioni in settembre e serie possibilità di riconfermare il consenso dell’usato sicuro. Intanto aprire il dialogo con Libera e, se del caso, con Rf, che magari ci cascano, per tenere aperti tutti i forni.

Invece no. La decisione sciagurata è stata quella di andare avanti così, facendo un po’ di scouting tra consiglieri responsabili (che si trovano sempre, e sempre per convinzione ed ideale, ovviamente). Perché questa scelta sarà devastante per la DC? Provo a spiegarlo in pochi punti:

1. Perché si sottopone, per prima cosa, alle varie critiche di legittimità. Si possono rompere le coalizioni? Si possono insediare nuovi Segretari di Stato con meno di 35 voti? Si deve fare un nuovo programma di governo? Tutti dubbi che sui sammarinesi lasciano l’ombra della forzatura, la volontà di restare attaccati agli scaranoni ad ogni costo.

2. Perché sta immolando la sua persona più capace, Beccari, sull’altare di questo rimasuglio di governo. Il motto è chiaro: si continua per firmare l’accordo di associazione. E se poi entro l’anno l’accordo non si firmasse? Sarebbe la fine politica di Beccari, ovviamente. Chi gli vuole così male tra i suoi da esporlo ad un rischio enorme con mille variabili che non dipendono da lui? Intanto Beccari non ha partecipato al vertice europeo in Moldavia, unico, tra i leader, oltre a Erdogan. Con la piccola differenza che il Sultano era spossato da una campagna elettorale vinta, Beccari da una campagna elettorale non fatta, o forse, dal gioco delle deleghe (ne diamo un’altra al PSD, così ha più deleghe che iscritti, o a Noi sammarinesi, se ci sono ancora?)

3. Perché così rischia seriamente di far tornare in vita Rete. A patto, certo, che Zeppa investa qualche soldo per spedire Ciavatta e Tonnini in un bel resort di lusso molto lontano e li faccia tornare solo dopo le elezioni.

4. Perché così ha stretto una alleanza molto debole con Motus, e la giungla NPR (in cui si trovano più sigle che idee, e voti), che dovranno cimentarsi con lo sbarramento alle prossime elezioni, e nessuno scommetterebbe un titano sul fatto che lo passino.

5. Perché si rende, fino alla fine della legislatura, ricattabile, non dai suoi alleati (‘unica cosa certa in questa legislatura è che Motus non minaccerà mai di lasciare il governo, figurarsi se lo farà!), ma dagli stessi consiglieri democristiani, ai quali basterà accampare qualche pellegrinaggio, a Santiago, o a Cerasolo, magari in gruppetti da due o tre (si sa che queste pratiche richiedono un certo grado di senso comunitario e di gruppo), per rendere il Consiglio ingestibile.

6. Perché ora non esistono più alibi. Solo sulla Dc e non più sui cattivoni rustici di Rete, si addosseranno tutte le responsabilità in questo fine legislatura.

Ci sarebbero altre mille motivazioni per capire al volo che la scelta di andare avanti è per la DC un mezzo suicidio. Perché il duo Venturini-Mussoni si ostina a non capirlo? Questo lo spiegherò la prossima volta, se avrò voglia, e ci sarà da divertirsi. Vi anticipo solo che la motivazione non ha molto a che fare con il bene del paese, almeno credo.

Giada

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