San Marino. Consiglio Grande e Generale, resoconto seduta pomeridiana 13 giugno 2023

San Marino. Consiglio Grande e Generale, resoconto seduta pomeridiana 13 giugno 2023

CONSIGLIO GRANDE E GENERALE,  12-14 GIUGNO

 – MARTEDÌ 13 GIUGNO –  Seduta del Pomeriggio

Prosegue nel pomeriggio il dibattito sulla crisi di governo innescata dall’uscita dalla maggioranza del gruppo Rete e dalle dimissioni del Segretario di Stato per gli Affari Interni, Elena Tonnini e del Segretario di Stato per la Sanità e la Sicurezza Sociale, Roberto Ciavatta. Negli interventi odierni, gli attacchi più critici ai dimissionari sono espressi in particolare dall’opposizione, in particolare da parte dei consiglieri di Libera e di Sandra Giardi, ‘ex’ confluita nel gruppo misto di minoranza. Mentre dalla maggioranza non mancano appelli a proseguire il dialogo sulle cose da fare, come quello di Gerardo Giovagnoli, Npr. E c’è chi si interroga: ‘Per fare cosa si va avanti?’, come Pasquale Valentini, Pdcs, perché “oggi- sostiene- non si può dire ‘il programma è quello di prima”. E anche Denise Bronzetti, gruppo misto di maggioranza, sostiene chese a questo governo resta del tempo, non ha come unico scopo di portare a casa l’Accordo di associazione con l’Ue”. Paolo Rondelli, Rete, tirato in ballo ieri per il suo ammonimento sul rischio di infiltrazioni malavitose, chiarisce: “Non facevo riferimento a infiltrazioni in essere, ma alla necessità di mantenere alta la guardia a seguito di quanto emerso in Commissione antimafia”. E ancora, per Rf e Libera  resta un problema di legittimità del nuovo governo che si verrà a formare, accuse rigettate da segretari di Stato e consiglieri di maggioranza. “Sull’interpretazione della legge elettorale, dite che non è chiara, ma chi l’ha fatta e votata?- fa notare Gaetano Troina, Dml. “Dal mio punto di vista- prosegue- l’interpretazione è una ed è molto chiara: gli approfondimenti sono stati fatti e le norme vanno lette e interpretate in modo coerente tra loro”. Negli interventi in generale il leitmotiv di maggioranza e opposizione è la lettura dell’apertura della crisi come una mossa pre-elettorale da parte di Rete, volta a recuperare il consenso perso negli anni al governo. Accusa da cui il movimento si smarca ribadendo le motivazioni legate all’immobilismo del governo.

A fine seduta mancano pochi interventi per la conclusione del dibattito, che proseguirà in seduta notturna.   

Di seguito un estratto della prima parte degli interventi del pomeriggio.

Comma n.3. Dimissioni del Segretario di Stato per gli Affari Interni, la Funzione Pubblica, gli Affari Istituzionali e i Rapporti con le Giunte di Castello e del Segretario di Stato per la Sanità e la Sicurezza Sociale, la Previdenza e gli Affari Sociali, gli Affari Politici, le Pari Opportunità e l’Innovazione Tecnologica: dibattito e presa d’atto ai sensi dell’art.3 della Legge Qualificata n.184/2005

Matteo Rossi, Npr
(intervenuto ieri pomeriggio)
Gli interventi dei Segretari uscenti sono stati molto scontati, al limite del retorico, con i soliti strali a una Dc accusata di clientelismo, di un Psd in cui si celano i mostri del passato… ma Ciavatta, quando è in difficoltà, tira fuori sempre la macchina del tempo e ritorna sempre alle maschere bianche e agli strali nei confronti del Paese che è profondamente mutato negli anni. E anche i partiti sono mutati nel tempo e arrivare a questi temi è un esercizio di retorica inutile e  fuori contesto.  Il Segretario agli Interni uscente ha parlato di un Consiglio che si limita a prendere atto di quello che fa un Congresso eterodiretto, di piccoli partiti o persone che facevano ricatti politici.. quindi un quadro in cui non riuscivano più a governare. Ma non c’è stato alcun riferimento alle politiche e alle scelte politiche che i due Segretari uscenti avrebbero dovuto mettere in campo- sull’Iss e la sua organizzazione per esempio- è solo stato constatato il fallimento politico e personale. Si parla solo di alchimie politiche, ma non delle cose che si sarebbero potute fare.
Entrando nel merito della questione: i Segretari uscenti escono perché il loro partito non li ha più sostenuti e questa cosa è venuta in chiaro già dalla vicenda Des. L’ex Segretario Ciavatta un po’ di tempo fa venne in Consiglio per dire infatti che il Des era una idea per portare sviluppo all’economia del paese, perché i servizi vanno sostenuti e il partito invece ha preso una posizione diversa. Mi viene da dire che c’è un leader politico che è andato in minoranza nel suo partito, che ha scelto legittimamente una strada. Però non venite a dire che la decisione è stata presa dalla sera alla mattina. Credo che la questione delle riforme sia un pretesto. Rete esce dalla maggioranza per puro calcolo elettoralistico, per recuperare consenso.

Paolo Rondelli, Rete
Da parte dei consiglieri Belluzzi e del Segretario Pedini ho ascoltato riferimenti a stralci di una mia dichiarazione riportata. La mia dichiarazione, forse estemporanea,  forse mal captata da qualcuno, faceva riferimento a un fatto discusso qua dentro, in seduta segreta, la relazione antimafia. Non farò riferimenti specifici, però la relazione lanciava chiari allarmi e le persone di buona volontà e animo retto ne devono tenere conto, soprattutto rispetto ai settori che quella relazione riportava come ‘degni di attenzione’  e ‘luoghi pericolosi’ per il rischio di nuove infiltrazioni mafiose, come anche indicavano le segnalazioni che avvenivano già da tempo dagli organismi competenti. Proprio per la rettitudine morale che mi appartiene ed è eredità paterna, non posso pensare che questo parlamento emetta provvedimenti legislativi che vadano potenzialmente favorire queste infiltrazioni. Il mio allarme era legato a questo, a segnali e discussioni in maggioranza. Non dico che qualcuno qui dentro voglia fare entrare a San Marino la mafia, ma mi sono sentito di lanciare l’allarme perché alcuni provvedimenti di eccessiva liberalizzazione e mutamenti delle fasi di controllo possono potenzialmente portare, senza volerlo, a un pericolo di quel genere e non tengono conto di quella relazione. Spero ora di aver fugato i dubbi di qualcuno. Non facevo riferimento a infiltrazioni in essere, ma alla necessità di mantenere alta la guardia a seguito di quanto emerso in Commissione antimafia.
Detto questo, già da tempo c’erano segnali di sfibramento in maggioranza e la linea di demarcazione l’ha disegnata la legge sull’Igv, che non era oggetto del programma di governo ma di una volontà popolare espressa a seguito di referendum. In quell’occasione ci sono state molte convergenze e una discussione produttiva che andava verso la volontà dell’80% dei cittadini votanti, c’è stata però una linea di demarcazione di alcuni movimenti presenti nei gruppi di quest’Aula. Credo ci sia stata lì una prima incrinatura che ha portato poi all’innalzamento della tensione in maggioranza, anche su altre tematiche e si sa che la tensione usura. Devo dire che alcune dichiarazioni sentite ieri hanno convinto anche me- che non ero poi così convinto della giustezza della decisione del ritiro dalla maggioranza- proprio perché ho visto che manca quella volontà di ragionare con una mente aperta e senza dover fare sempre una questione di parrocchia o del dove puntare il dito contro qualcuno, come è stato fatto da qualche membro di governo. Infine, alle persone sagge che restano in maggioranza mi appello perché non venga messo in atto il pericolo di cui parlavo prima, di provvedimenti legislativi a ‘maglie larghe’ che possano portare infiltrazioni malavitose.

Stefano Giulianelli, Pdcs
Durante questa esperienza, durata poco meno di 4 anni, numerosi sono stati gli osservatori esterni che hanno riconosciuto i passi in avanti compiuti dalla Repubblica di San Marino, grazie ad un’azione politica portata avanti con convinzione da questo governo e da questa maggioranza- Moneyval, Greco, Oms, Fmi- senza dimenticarci il rafforzamento delle relazioni internazionali, in primis con l’Italia.  Certo non meno numerose rimangono le criticità del Paese a vari livelli, gli interventi normativi annunciati e non attuati. In questo quadro spiace che il principale alleato della Dc abbia deciso di fare un passo indietro, spiega per la tempistica e per la modalità.
Non mi pare che il governo sia rimasto immobile negli ultimi mesi, valgano anche solo i numerosi incontri su provvedimenti di legge con sindacati e categorie o la convocazione di un Consiglio straordinario per il rinnovo del debito. Spiace poi per la dichiarazioni su clientelismo Dc. Il sottoscritto è il primo a condannare fermamente comportamenti clientelari. Se esistono questi comportamenti sono da condannare e censurare. Se in passato, o attualmente, queste prassi sono ancora diffusi all’interno della Dc, non penso che altri partiti o altri gruppi possano ritenersi fuori pericolo. Sono a rigettare queste critiche e a guardare invece messaggi positivi che occorre veicolare. Il merito e non la tessera politica sono gli obiettivi che spingono i giovani a guardare al futuro del paese, senza fare allarmismo, come ha fatto il collega che mi ha preceduto, dicendo che nel nostro paese rimane il pericolo dell’infiltrazione della malavita. Bisogna parlare chiaramente da questi microfoni quando si fa riferimento a malavita e criminalità organizzata, perché se San Marino ne è stata esposta in passato, in questi ultimi anni sono stati fatti passi enormi per contrastarli. E il problema delle infiltrazioni non può essere motivo preso a pretesto per staccare la spina dal governo e dalla maggioranza che invece hanno preso le misure per portare avanti norme proprio in questo senso. Oggi ci sono presìdi importanti, certamente si può fare sempre meglio, ma non si può andare a fare politica su temi così importanti per il paese.

Gaetano Troina, Dml
Alcune affermazioni fatte in questi giorni da esponenti del movimento sono condivisibili, le forze politiche nel 2019 si sono unite partendo da storie diverse e valori fondanti diversi ed era richiesto un grande sforzo di mediazione e sintesi, costruito sul rispetto reciproco e senso di responsabilità. Dml non è nato in reazione a qualcosa altro, ma con lo scopo di ‘fare’ per il paese. E’ evidente che fino a ieri la capacità di sintesi non sempre ci sia stata. Mi viene da sorridere quando si parla di personalismi. Qualcuno ha avuto il coraggio di dire che i piccoli gruppi nei momenti difficili hanno fatto valere le proprie posizioni. Scusate, non è questa politica e mediazione?
Vi chiedo di essere onesti, io non posso sentire in quest’Aula che l’unico progetto di sviluppo portato sia stato il Des, siete stati i primi a osteggiare il progetto ‘San Marino 2030’,  è un po’ comodo fingere di non ricordarsi.  Sull’Odg si accusa la mancanza di condivisione sulle proposte, ma la condivisione  è mancata a monte dell’Odg, condivisione si fa ‘prima’, non dopo. Sull’interpretazione della legge elettorale, dite che non è chiara. Ma chi l’ha fatta e votata? Dal mio punto di vista l’interpretazione è una ed è molto chiara: gli approfondimenti sono stati fatti e le norme vanno lette e interpretate in modo coerente tra loro. Il riferimento alla maggioranza dei 35 è relativo a inizio della legislatura, poi ognuno è libero a quanto pare di girare le frasi nel modo a sé più comodo. Il fatto che Rete e Dml si sono presentati in coalizione insieme: una scelta presa unilateralmente da Rete, senza che ci sia una norma che preveda quello che voi chiedete, non determina la fine della legislatura.

Alessandro Bevitori, Libera
Nonostante le critiche fatte dai due segretari di Stato dimissionari, dall’altra parte gli interventi ascoltati dagli altri segretari di Stato hanno manifestato quasi uno stupore per questa scelta di Rete. L’unico che ha detto chiaramente i motivi della crisi è stato il Segretario Pedini Amati che ha centrato la verità. Rete ha avuto un tracollo di consenso, una perdita di voti che definirla emorragia è anche riduttivo, e ha voluto porre rimedio e mettere in campo qualcosa per evitare l’estinzione. Se infatti si fosse presentata domai mattina alle elezioni, il superamento dello sbarramento sarebbe stato un miraggio. Così si è deciso di tornare all’opposizione e tirare fuori i propri cavalli di battaglia, tra cui gli attacchi alla Dc. Successivamente la malavita, i criminali, l’andrangheta a la sacra corona unita…tutti temi che fanno presa tra la cittadinanza. Il consigliere Rondelli cita la commissione Antimafia, presieduta tra l’altro dal collega Valentini, che ha dimostrato di lavorare seriamente, e oggi possiamo dire che siamo un Paese che i compiti a casa li ha fatti rispetto al passato. E dovremo iniziare a dire che questi argomenti non fanno più parte dell’agone politico. Basta fare speculazioni politiche, io non darò più spazio a questa deriva populista e vorrei che si parlasse di risultati. La verità è che oggi attaccate la Dc, quando siete stati voi a sostenerla con l’accordo Dc-Rete. Oggi sciogliete quell’accordo e tornate ad attaccare la Dc e le infornate nella Dc…quando invece è Rete su questo fronte che si è trasformata nella peggiore Democrazia cristiana.  Se c’è un merito di questa legislatura è quello di aver azzerato il movimento Rete.

Gerardo Giovagnoli, Npr
Come abbiamo appena ascoltato, chi è in maggioranza ha fatto interventi ‘dolci’ rispetto alla formazione che ha generato la crisi, l’opposizione al contrario accusa chi è uscito dal governo. E’ una situazione curiosa che denota un fatto. Negli ultimi 20 anni tutte le forze politiche sono state al governo, anche Rete è andata al governo e, anche se è un movimento nato con presupposti diversi, alla fine si è dovuto confrontare con la realtà. Quando è ora di fare accordi e interventi per il paese, le soluzioni possono essere inattese, come questa maggioranza che ha riunito partiti tradizionali e Rete, movimento nato per scalzarci, e questa alleanza ha pure prodotto risultati positivi.

Dal dibattito che stiamo ascoltando si vede che anche voi, come movimento, in questi anni siete cresciuti nel modo di fare politica, in particolare mi riferisco a chi ieri è intervenuto con toni diversi da chi è entrato in Rete 10 anni fa.  Visto i traguardi che ci sono da raggiungere,  l’accordo Ue ma non solo, spero ora si lasci il posto-e lo dico nei confronti della maggioranza e anche dell’opposizione- alle esigenze del paese e che si lascino stare tatticismi e per lasciare invece aperto il dialogo. Questa legislatura va avanti con legittimità, come è già stato spiegato, le due leggi che regolano i fenomeni e il funzionamento del governo sono due e sono contraddittorie, forse biosgnerà metterle a posto, questo è.

Pasquale Valentini, Pdcs
Non è purtroppo la prima crisi cui assisto, ho assistito a crisi da segretario di Stato, da consigliere e da segretario di partito. L’analisi della situazione: fino al 2008 si è visto il  succedersi di 13-14 governi che hanno portato a un cambio legislazione che ha introdotto le coalizioni da 50% + 1. Nel 2016 succede che nessuna coalizione vince al primo turno, per la prima volta applichiamo il secondo turno con una maggioranza da 35 consiglieri grazie al premio di maggiorana. Si è cambiato nel 2019, introducendo un elemento nuovo di carattere diverso, si introduce la possibilità di un primo e secondo turno, senza lista o coalizione vincitrice, di poter aver il mandato e costituire una maggioranza di almeno 35 consiglieri. Questo è quello che è successo nel 2019. Pur con questo sistema non siamo riusciti a completare una legislatura. Non riusciamo più a fare 5 anni di legislatura. Oggi dopo 3 anni e mezzo siamo in crisi. Non si può dire ‘la politica è così’, ci si deve piuttosto domandare se una politica così sia adeguata. C’è un problema di come concepiamo il potere e cito in questo il bellissimo intervento di Tamagnini di ieri. Ed  è un problema di democrazia. Questo modo di condurre la politica, ci consente di fare ciò di cui il paese ha bisogno? Quando è nato questo governo, nelle intenzioni c’era volontà di cambiare modo di gestire il potere e nel programma, nel suo primo capitolo, si parlava proprio di metodo, di concertazione nel paese, di trasparenza dell’operato dell’esecutivo, di collegialità delle scelte…lo leggiamo e vediamo che queste parole non hanno avuto attuazione neanche in questa legislatura.
La seconda domanda quindi è: andare avanti – non entro nel merito della legge, dove c’è comunque una mancanza- per fare che cosa? È una domanda che hanno posto altri. Oggi non si può dire ‘il programma è quello di prima’, qui la questione è interrotta, se si continua, bisogna dire per fare che cosa e deve essere esplicito e trasparente, perché se no significa che a noi manca davvero la volontà di cambiare la logica con cui portiamo avanti la politica.

Luca Beccari, Segretario di Stato per gli Affari Esteri
La diversità di vedute è fisiologica nel dibattito politico. Forse, se questa rottura avvenuta in maggioranza con Rete fosse dovuta a diversità di vedute, il dibattito sarebbe stato più semplice e avremmo anche parlato di contenuti. Quando poi chiaramente il dibattito cade in una deriva in cui abbiamo imparato a convivere, e che a introdurre in Aula ha contribuito proprio Rete, portando argomenti di discussione più rivolti alla pancia che alla testa delle persone, allora cadiamo nella demagogia e si dice che la rottura avviene perché ‘noi siamo bravi, loro cattivi e clientelari’, di conseguenza, queste sono le motivazioni. Questo è l’esempio di come delle volte noi discutiamo i temi in Aula: la colpa è sempre degli altri, quando le cose vanno male, e i meriti sempre nostri quando invece vanno bene. Allora mettiamo in fila le cose. Il mandato per la formazione di governo l’ha ricevuto la Democrazia cristiana che è stato il primo partito con maggior consenso, e si è assunto la responsabilità di formare il governo. Potevamo scegliere non una maggioranza così allargata, anche più contenuta, ma il quel momento si è ritenuta necessaria una coalizione ampia, anche rompendo gli schemi. Poi è successo che è arrivata la Pandemia che ha anestetizzato un po’ tutto e cambiato le priorità della politica. E poi siamo tornati alla ‘normalità’, dove è emersa la visione diversa del Paese sui provvedimenti pratici.
Per noi il senso di responsabilità  è restare fedeli al mandato che ci hanno dato i cittadini di governare paese. Ed  è quello che cerchiamo di fare. E’ certamente più facile alimentare la protesta che costruire consenso sulla progettualità. Credo anche che l’esercizio di governo abbia in qualche modo logorato Rete, nel far fronte a un ruolo non adatto al movimento. Non diamo la colpa di questo ribaltando la frittata sugli alleati di governo e non diciamo che chi rimane lo fa perché è attaccato alla poltrone, quando sappiano chiaramente che questa è un’operazione elettorale per ritrovare una rivitalizzazione. Guardate, alla Dc converrebbe andare alle elezioni domani, ma dal nostro punto di vista, il nostro senso di responsabilità ci dice che dobbiamo portare a casa almeno i traguardi prefissati e l’accordo Ue non è l’unico. L’esperienza di governo, dal mio punto di vista, non è stata fallimentare con Rete, e parlo del rapporto con i segretari di Stato, abbiamo affrontato momenti difficili, in cui ci siamo supportati, credo questa scelta sia stata ahimè troppo frettolosa e dispiace che dall’altra parte negli interventi dei colleghi non sia stata per nulla menzionata l’attività portata avanti nella collegialità di governo.

Luca Boschi, Libera
La lettera di Rete descrive i primi 3 anni e mezzo di vita di governo in modo devastante, si parla di un clima di boicottaggi, dispetti e veti reciproci, confermati anche poi nell’intervento di Pedini. Riconosco a Rete un certo ruolo nelle legislature 2012 e 2016, ma il passaggio al governo è stato fallimentare, da partito di opposizione dura a partito di governo. Sarebbe stato più coerente che Tonnini e Ciavatta facessero un ulteriore passo indietro e uscissero anche dal Consiglio.  Su Des e indebitamento pubblico con i roll over il Sds Ciavatta è intervenuto a favore in Consiglio, determinando lo scollamento dal gruppo di Rete. Viene da pensare che i Segretari non condividessero la crisi e che si tratti di una vittoria della base del movimento.
Ci sono due questioni, una istituzionale e una politica. Questa  ultima legge elettorale, fatta insieme su spinta referendaria, dà la possibilità di formare il governo con tre possibilità: una lista con 50+1 dei voti che prenda 35 consiglieri, che la lista con più voti possa scegliere di andare al ballottaggio con la lista arrivata seconda e, terza possibilità, si può  fare un governo con 35 consiglieri. Poi la legge dice anche che le coalizioni sono indivisibili da inizio a fine legislatura e sulla base di questo noi poniamo un punto interrogativo sul fatto che sia legittimo o meno che maggioranza e governo vadano avanti. Poi la questione politica: questo governo deve andare avanti per fare cosa? E qui introduciamo i concetti di responsabilità. Vi dichiarate responsabili,  ma quali sono le promesse che pensate di portare a casa nel prossimo anno di legislatura? E togliamo la ‘fake’ dell’associazione europea, perché le opposizioni sono d’accordo, piuttosto, se c’è qualcuno contrario in maggioranza lo dichiari apertamente al microfono.
Da questi due giorni di dibattito è emerso che è uscito malissimo il governo degli ultimi 3 anni e mezzo per i continui batti e ribatti del gruppo Rete con il resto della maggioranza. Ed è emerso che la forza politica più decisa che chiede con più chiarezza le elezioni è Libera, non siamo a favore di nessun soccorso di questo governo.

Denise Bronzetti,
gruppo misto di maggioranza
E’ un governo che deve stare su a tutti i costi?No. Mirabolante? No. Che non ne ha sbagliata una? Nemmeno. Dall’altra parte, in tutta onestà credo che questo fosse l’unico governo possibile dopo l’esperienza di governo precedente, un governo che comunque ha messo in sicurezza il paese da alcune situazioni e non ha finito la sua opera e forse non ha saputo comunicare neanche troppo bene i suoi risultati ed è un governo che gran parte dei cittadini- non solo categorie e sindacati- chiedono vada avanti.. Non è un governo immobile ma che deve impegnarsi a portare a casa dei risultati. Se a questo governo resta del tempo, non ha come unico scopo di portare a casa l’Accordo di associazione con l’Ue, non sfugge a nessuno che questo non può essere l’unico motivo per cui a questo governo si dà ancora un po’ di legislatura per poi poter tornare alle urne, ed è inevitabile che l’azione di Rete abbia ancora di più scatenato gli appetiti preelettorali da parte di tutte le forze politiche in Aula.
C’è da chiedersi cosa si sarebbe potuto fare meglio, voi e noi. Dopo questo atto che ci pone davanti percorso un non semplice, non vorrei si prestasse il fianco con la vostra scelta a dinamiche prettamente elettorali o appartenenti a una logica, che è legittima, perché ognuno fa la propria gara, ma fa passare in secondo piano quello che è un impegno che le forze politiche che hanno deciso di continuare la legislatura mettono in campo, sforzandosi ancora una volta in una situazione non risolta per il Paese, che ha la necessità di portare a casa ed elaborare anche interventi impopolari,  riforme, come la riforma Igr che è stato il casus belli. Dobbiamo essere capaci di far prevalere il senso di responsabilità e operatività che ha subito una battuta di arresto da questa crisi.

William Casali, Pdcs
Discutiamo questa crisi politica in un momento in cui la cittadinanza non se l’aspettava. All’inizio della legislatura diversamente si diceva “Dc e Rete non faranno tanta strada”. Invece siamo arrivati all’oggi dopo le ‘care-mie’ difficoltà, abbiamo fatto tante cose, siamo arrivati fin qua e le difficoltà le abbiamo sempre vissute. E siamo arrivati ora a una crisi di cui faccio fatica a capire le motivazioni. Questo messaggio lo sento confuso ..poi si tira fuori damblè la questione delle infiltrazioni che l’Odg non citava nemmeno. Io vedo una operazione di marketing.
Ho letto la lettera del gruppo Rete in cui si vede che si chiede ai propri Segretari di fare un passo indietro. Sullo sviluppo c’erano posizioni contrapposte all’interno di Rete, e noto che c’è un po’ di contrapposizione nei Segretari nel cercare di spiegare una situazione che non ha un messaggio forte e chiaro da far passare. Capisco che qualcuno non fosse proprio d’accordo. Penso sia giusto cercare di andare oltre, invece tornare indietro a posizioni populiste non penso possa aiutare. Sulla questione della composizione della maggioranza: la legge è nuova e deve essere interpretata e possiamo trovare sfaccettature di ogni natura, ma il governo ha fatto fare tutte le verifiche di legittimità dei passaggi da fare.

Gloria Arcangeloni, Rete
Anche per me non è facile intervenire, prevalentemente non per il tema trattato, mi sarei aspettato un dibattito diverso, pochi interventi sono stati centrati. Da ieri sento solo congetture, ipotesi, considerazioni fantasiose sull’uscita di Rete da maggioranza, si dice che è solo una questione di consenso e per scopi elettorali, perché l’attività di Rete in questi anni sarebbe stata devastante…non credo proprio, anzi. Ho assistito al solito teatrino di Rf che scimmiotta Rete e si è specializzata nel porre insinuazioni, ho sentito parlare di poca responsabilità. Mi pare assurdo, abbiamo depositato una lettera resa pubblica da ormai 10 giorni con le motivazioni, e quelle sono, l’immobilismo non è da Rete, che piaccia o no. Mi sarebbe piaciuto sentire come saranno portati avanti i dossier in essere invece si è parlato di strategie. Noi non rinneghiamo quanto fatto fin qui, abbiamo lavorato sodo. L’Ivg è stato un passaggio epocale per San Marino e nell’emergenza la maggioranza ha dimostrato coesione e determinazione. La politica però è fatta dalle persone e la gran parte sono le stesse che inveiscono contro Rete e ieri si facevano sollecitare alle orecchie dalla cricca. Mi pare manchi quel ‘quid’ in più per dare spessore all’attività politica. Il dibattito in corso è la riprova di rivendicazioni, astio e ripicche, per cui l’unico obiettivo è la sopravvivenza del proprio gruppo a discapito del proprio avversario. Al momento non ci possono essere prospettive per noi in questa maggioranza, nonostante la diversità formale, c’è una differenza sostanziale: il nostro modo di fare politica è diverso dai soliti schemi. Dove sono le proposte? Cosa si porterà avanti per la restante parte di legislatura? Senza Rete dovrebbe essere più facile. Ho sentito parlare di responsabilità: dov’è la responsabilità di un’aula che senza indugio affronta un debito importante, ma non mette in atto provvedimenti per ridurre il deficit di bilancio? Dove sono Igr, Ice, e Iva? Sulle infiltrazioni si è voluto far credere che Rete gridasse allo scandalo, mentre i rischi li conosciamo tutti. Rete non si sottrarrà al confronto e non farò mancare sostengo a interventi cui si è lavorato e continuerà a dare il proprio contributo su interventi che riterrà utili al paese, ma continuerà a controllare l’operato di governo e maggioranza e si opporrà alla propaganda politica e all’immobilismo.

Sandra Giardi
, Gruppo misto di minoranza
Dopo un intervento così mi verrebbe voglia di lasciare l’Aula, scusate. I moralismi lasciamoli alle prossime elezioni e ai giudizi della cittadinanza e non alla bocca di certi consiglieri. Continuiamo a perpetrare certi errori che ricadono poi sulla cittadinanza. Con la Dc i punti convergenza Rete non li aveva neanche in campagna elettorale, ma le differenze, se affrontate senza pregiudizi, servono ad appiattire la strada, diversamente sono solo opportunismi. Mi auguro si andrà alle elezioni ma non posso pensare allo scenario che si presenterà. Ben due movimenti hanno fallito nel portare in Aula un cambiamento sociale e culturale, hanno fallito nel percorso di cambiamento e la responsabilità è grande. Forse non si capisce quale danno hanno fatto Rete e Civico nel paese: hanno illuso le persone, lasciandole pensare che le forze come la Dc si devono contrastare con un movimento e una morale vera, che si fa non al microfono in aula consiliare, ma attraverso proprie idee e convinzioni. Forse la cittadinanza non li avrebbe voluti vedere al governo, i movimenti, ma all’opposizione per sollecitare chi era al governo. Anche nei movimenti come nei partiti ci sono però logiche personalistiche con una visione che spesso ha finito di mortificare la scelta degli elettori nelle ultime elezioni. Poi ci sono i partiti che si smontano e si riaggregano con nuovi loghi. La Dc è in testa a questo gruppo di politicanti che si azzuffano tra di loro per essere le ‘primedonne’. E i danni li paga il paese, dove si alimenta un clima di sfiducia. Qua dentro si fa solo politica pre-elettorale. Tutti contro tutti adesso, tutti insieme a tutti dopo, mentre qui si discute del nulla e si parla già di prossime elezioni.

Fernando Bindi, Rf

Domanda non retorica, c’è ancora la coalizione Domani -Rete? La scelta di uscire dal governo è stata motivata per la mancata riforma Igr. Tutto sommato appare una motivazione insufficiente, ci sono tante altre cose nel vostro programma che sono rimaste lì. Non solo, con questo stile, fatto di consenso a qualunque prezzo e di occupazione dello Stato, si è andati avanti, un metodo consentito dal ritorno di una egemonia spropositata. Stando così le cose, i dimissionari una qualche domanda se la dovranno fare, ben oltre la causa ritenuta scatenante, quella dell’Igr.
Dopo il ruolo di ariete che Rete ha avuto in epoche passate, con le sue battaglie epocali, il premio governativo era una sorta di atto dovuto, in Consiglio e fuori dal Consiglio è stata sdoganata anche la sua violenza verbale. La prestigiosa delega agli Affari politici si è però rivelata una medaglia di cartone e Rete adesso scopre l’acqua calda, ovvero il clientelismo della Dc. I dimissionari odierni non si sono resi conto che si affidavano alla generosità del sovrano, finché i numeri erano necessari per far passare le forzature e, se dopo non servono più, si possono anche lasciar perdere. Credo la questione sia più semplice di quella che sembri.  Rete ha scelto di tentare una tardiva crisi di coscienza politica, ed è comunque legittimo. Non va però escluso sia un ‘arrivederci’, io penso sia così. E’ significativo il rammarico espresso dai vostri ex alleati. Sappiate bene però che le norme dicono che ci vogliono 35 consiglieri per la maggioranza e anche la presenza delle coalizioni. Una coalizione invece non c’è più e anche 35 consiglieri non ci sono, voi siete illegittimi. Tenetene conto, perché così mettete sotto i piedi le regole.

Elena Tonnini, Segretario di Stato agli interni dimissionario
Un piccolo chiarimento. Ci terrei a sottolineare come le nostre dimissioni siano contestuali, e non conseguenti, alla consegna della lettera di Rete alla Reggenza, non sono azioni disgiunte, ma prese nella consapevolezza, sia di noi Segretari che del gruppo consiliare, del fatto che l’azione di governo non abbia intenzione di proseguire come indicato dal programma di governo. I segretari Gatti e Beccari hanno fatto presente come per loro non ci sia immobilismo, ma il fatto che ad un certo punto con Rete non sia stato più possibile trovare una sintesi e come non vi sia stata prospettiva sul discorso dello sviluppo. Ma di che sviluppo parliamo? L’unico progetto portato è stato il Des che non era inserito nel programma di governo e non rientrava in quel progetto, né vi erano rassicurazioni sul fatto che rientrasse nel percorso di associazione europeo.   Non solo non era nel programma di governo, ma per il suo iter non si è nemmeno seguito il metodo indicato nel programma tanto che il primo tentativo fu di portare il Des in Finanziaria come forzatura e senza confronto alcuno. E si dice che l’Odg sia stata una provocazione, anche se nell’odg vi erano solo contenuti del programma di governo, ma non era invece una provocazione il Des. La realtà è che poi il Des era osteggiato anche all’interno della Dc… Alcuni detto che la nostra scelta sia frutto della volontà di recuperare consensi, ma maggioranza e governo rimasti hanno bisogno di questa lettura, idem l’opposizione, per non rischiare di deludere quel partito con cui vorrebbero fare il prossimo governo. La differenza è che noi al governo per i consensi non ci stiamo.

Michele Muratori, Libera
Rete rappresenta il peggio del peggio del peggio dello scenario politico, credo siate una disgrazia per la politica del paese, per questo non ho votato il vostro Odg. Ieri abbiamo assistito a un dibattito piuttosto surreale. Perché oggi cercate di millantare una vostra verginità? Avete fatto un calcolo puramente elettorale, abbandonando la nave un po’ prima che affondasse e ci sta che la cittadinanza lo venga a sapere. E l’Odg è l’ennesima ripicca in maggioranza che è quello che avete fatto nel corso di tutta la legislatura.
Il punto è poi se è vero che dal punto di vista normativo la legge elettorale ha passaggi che legittimano la continuazione di questa legislatura, nonostante non si sia in 35 e non ci sia più una coalizione. Ma  come potete pretendere con 31- 32 persone di portare a casa l’accordo di associazione? Noi abbiamo il dovere di tutelare le istituzioni e a me sembra si stiano facendo delle forzature, credo possiate rinsavire e mettere le priorità per prossima legislatura come l’accordo di associazione e l’Icee ai primi punti dell’agenda.

Fabio Righi, Sds Industria
Ho sentito negli interventi grande dispiacere e delusione, io non li esprimo, sarei non coerente. Il rapporto con il movimento Rete non è stato idilliaco fin dai primi giorni. Non posso dimenticare i volti e gli sguardi dello spoglio elettorale, quando l’esito ha portato il fatto che la mia lista aveva superato a soglia di sbarramento del 5%. E ho visto proprio i volti di chi avrebbe voluto che le cose non andassero proprio così. Da quel momento in avanti ci siamo scontrati sui temi e probabilmente, superato il momento emergenziale- dove si sono trovate sinergie che in tempi normali difficilmente si sarebbero trovate- ci siamo scontrati perché emergono visioni di società differenti anche sulle impostazioni di alcune normative. Non posso dire di non essermi scontrato con l’ex Segretario Tonnini: per quel che mi riguarda, le norme non vanno scritte pensando alle distorsioni, ma per chi vuole lavorare bene e poi, successivamente, si interviene sulle possibili distorsioni. Non ho condiviso quindi l’istituzione di una task force di polizia che rappresenta una sorta di polizia tributaria nel paese. Su questo ci si è scontrati e immagino ci si scontrerà anche in prospettiva. Quello che vorrei toccare in questi ultimi minuti: per quale motivo si resta in questa maggioranza? Per fare che cosa? E’ evidente che da qui a fine legislatura, manca oltre un anno, si vuole portare a casa tutti progetti che sono sul tavolo e che per vari motivi sono rimasti fermi per un anno e mezzo. Certo non rappresentano un progetto coordinato come era San Marino 2030. Quello sì era un vero progetto di sviluppo e non posso sentire che l’unico progetto di sviluppo sia stato il Des, che era un intervento che non abbiamo condiviso. Non abbiamo bisogno di un restyling ma di un riposizionamento del Paese che non può avvenire per un singolo provvedimento e per una legislatura. Quindi serve mettere a terra tutte quelle iniziative che possono dare risposte e prospettiva: la legge sulle attività economiche è una semplificazione normativa unica, è sul tavolo e arriverà in prima lettura a giugno e credo si debba portare a casa. La digitalizzazione: sono 4 anni che mi sgolo, è un aspetto davvero di prospettiva. I percorsi di internazionalizzazione in atto, anche con la Camera di commercio, ulteriori provvedimenti che non sono la rivoluzione delle rivoluzioni, ma danno risposte: la legge sui condomini, la norma sul consumo, si parla di e-commerce ed eventuali truffe, ma non esiste un’azione di classe nel nostro ordinamento e quella norma contiene questi strumenti. Poi la norma sul noleggio auto, il progetto sull’energia, ..credo questa ultima parte dell’anno non sia dedicabile a piccole cose, ma a tutto quello che è sul tavolo  e velocemente si può portare al paese. Solo su questo si misurerà la tenuta della maggioranza e le esperienze di governo.

San Marino News Agency 

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