San Marino. Di Vizio, simbolo di Pm

San Marino. Di Vizio, simbolo di Pm

Giovanni Bianconi di Corriere della Sera:
«Noi che facciamo i pubblici ministeri»


Così almeno dovrebbe essere, con la conseguente capacità di fermarsi se gli indizi si rivelano deboli o sfuggenti.
Le storie dei cinque pm che il giornalista Lionello Mancini ha scelto di raccontare in L’onere della toga (Rizzoli-Bur, pagg. 279, 11 euro) sembrano rifarsi a questo principio, ma non tutti lavorano così. Ci sono anche pm «che non mollano mai, incapaci di ammettere o comprendere quando un fascicolo si sta riempiendo di teoremi, ipotesi, ragionamenti anche interessanti, ma non di prove». Una pratica «insana», che non fa bene al lavoro del singolo rappresentante dell’accusa e a quello di tutti gli altri, vista la generale tendenza a generalizzare opinioni e accuse che infiammano (e avvelenano) il dibattito sull’amministrazione della giustizia.

Le vicende anche personali dei magistrati che Mancini narra attraverso il loro impegno quotidiano si tramutano, all’opposto, in un sano invito a non generalizzare. Perché ogni uomo o donna pm ha la propria storia, il proprio approccio al lavoro e alla vita privata (che può incidere sul lavoro), una diversa capacità di affrontare difficoltà e superare muri all’apparenza insormontabili. Come il pm di Forlì Fabio Di Vizio, che per provare a entrare nei segreti che garantiscono all’enclave di san Marino l’impenetrabilità di uno Stato-cassaforte, scrive direttamente al governatore della Banca d’Italia, ottenendo un colloquio che gli aprirà spiragli inaspettati. (…)

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