San Marino. Ex correntisti Cis, il ricorso alla Cedu passa il primo vaglio. La corte interpella le parti

San Marino. Ex correntisti Cis, il ricorso alla Cedu passa il primo vaglio. La corte interpella le parti

Rassegna Stampa -Sono 39 le istanze ricevuti da Strasburgo che ora chiede spiegazioni allo stato sui decreti del 2022 che hanno congelato ancora i fondi e rimandato il rimborso di 13 anni

ANTONIO FABBRI. La questione degli ex correntisti di BancaCis che si sono visti, nel luglio 2022, con un decreto del Governo rinviare il rimborso dei loro risparmi congelati in seguito ai vari e macchinosi provvedimenti che hanno messo in liquidazione l’istituto di credito con il successivo subentro di vari soggetti, sarà valutata da Strasburgo.

Le “applications”, cioè le istanze dei ricorrenti, sono state dichiarate ammissibili e comunicate alla Corte che ha quindi avviato l’esame approfondito della vicenda.

Sono 39 i correntisti che hanno fatto ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo.

I ricorsi, che hanno quindi passato il primo vaglio relativo alla loro ammissibilità, sono stati comunicati alla Cedu il 6 dicembre 2023 e il caso è stato pubblicato in questi giorni sul sito della Corte.

Così la Cedu ricostruisce il merito dei 39 ricorsi: “Le domande riguardano l’incapacità dei ricorrenti di recuperare i propri attivi originariamente detenuti presso Banca CIS dopo la liquidazione coatta amministrativa di quest’ultima nel 2019. Per effetto di una serie di misure, anche legislative, adottate dalle autorità e del progressivo subentro di Banca CIS da parte di diversi soggetti, dopo un primo congelamento dei beni dei correntisti per sei mesi per evitare ulteriori disagi al sistema bancario, i fondi dei ricorrenti resteranno indisponibili per un totale di tredici anni. In particolare, secondo una specifica delibera adottata nel 2019, i titolari dei conti avrebbero dovuto ricevere indietro i propri fondi se ammontavano a meno di 100.000 euro (EUR) senza alcuna perdita di valore. I fondi eccedenti tale importo sarebbero stati convertiti in obbligazioni bancarie recuperabili secondo un determinato calendario, vale a dire per i beni tra 100.000 e 300.000 euro, entro tre anni, e per i beni superiori a 300.000 euro (fino a 1 milione), entro cinque anni, durante i quali si sarebbe applicato un tasso di rendimento rispettivamente dello 0,15 % e dello 0,25 %. Tuttavia – prosegue la ricostruzione fatta dalla Cedu – il 22 luglio 2022, data in cui i ricorrenti avrebbero dovuto recuperare i propri beni, secondo quanto annunciato sul sito dell’Autorità di vigilanza sul settore bancario e finanziario sammarinese (Vigilanza di Banca Centrale della Repubblica di San Marino), in considerazione di ulteriori provvedimenti legislativi, i loro fondi erano stati trasformati in titoli di Stato che sarebbero stati detenuti per altri dieci anni (al tasso di rendimento dell’1%). I ricorrenti vennero a conoscenza di tale annuncio poco dopo, attraverso la stampa”.

Di qui la lamentata violazione della convenzione dei diritti. “Invocando l’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 alla Convenzione – spiega ancora la Cedu – i ricorrenti si lamentarono dell’impossibilità di recuperare o trasferire i loro beni per altri dieci anni. In particolare, ritenevano di avere avuto la legittima aspettativa di recuperare i propri fondi (fino a 300.000 euro) nel 2022. Si sono invece trovati di fronte a una misura che non era conforme a una legge di rango adeguato e aveva imposto un onere sproporzionato su di essi, non solo per la loro durata (successiva ai primi tre anni), ma anche perché il valore di tali beni era diminuito del 36%. Oltre ad essere sproporzionato, il provvedimento adottato nel 2022 non aveva fatto alcuna distinzione tra le singole situazioni (contrariamente alla delibera originaria del 2019) né consentito il recupero parziale delle somme nel corso degli anni. I ricorrenti osservano che un simile comportamento non si era verificato in situazioni simili con altre banche, dove i beni erano stati rimborsati ai titolari dei conti senza complicazioni simili”.

La Corte di Strasburgo pone quinti due quesiti specifici alle parti: “L’ingerenza nei beni dei ricorrenti, a partire dal 22 luglio 2022, era conforme ad una legge di rango adeguato, ai sensi della Convenzione?” E ancora: “In caso affermativo, tale ingerenza era necessaria per controllare l’uso dei beni in conformità con l’interesse generale? Ha rispettato un giusto equilibrio tra l’interesse generale della comunità e il diritto di proprietà dei ricorrenti, oppure ha imposto loro un onere individuale eccessivo?”

Questi dunque i due quesiti che la Corte, corredandoli del richiamo a delle precedenti decisioni, pone alle parti. Una volta ottenute le risposte la Cedu deciderà. Se riscontrerà che i provvedimenti adottati hanno violato la convenzione dei diritti umani, nel caso specifico si tratta di diritto dei correntisti di disporre dei propri risparmi, lo Stato dovrà risarcire i ricorrenti che fin dal primo momento avevano lamentato l’anomalia del congelamento dei loro fondi per ulteriori dieci anni.

Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 23

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