San Marino. Il caso e la necessità

San Marino. Il caso e la necessità

Gli interrogativi di Antonio Fabbri sul tema della giustizia

ANTONIO FABBRI. Soltanto il caso è all’origine di ogni novità, di ogni creazione. Il caso puro, il solo caso, libertà assoluta ma cieca, alla radice stessa del prodigioso edificio dell’evoluzione”. O dell’involuzione. Resterebbe da capire se, l’assunto coniato negli anni settanta nella filosofia naturale della biologia, valga per i comportamenti umani, mossi invece dalla necessità di assicurarsi, spesso, un vantaggio, un tornaconto, una sopravvivenza o preservarsi una posizione di potere. Allora sorge una serie di interrogativi.

Sarà un caso che processi a soggetti in odore di mafia abbiano smarrito la via dell’aula delle udienze penali e non si sa che fine abbia fatto la calendarizzazione delle conclusioni?

Sarà un caso che i giudici che hanno indagato queste vicende siano finiti sotto processo?

Sarà un caso che i giornalisti che ne hanno parlato siano finiti indagati?

Oppure si tratta piuttosto della necessità di evitare beghe? Perché a parole la lotta alla mafia son buoni tutti a farla, poi quando bisogna stringere, meglio che il tempo faccia il suo corso. Una prescrizione, della quale non incolpare nessuno, può fare sempre comodo ed evita problemi.

Sarà un caso che non si sappia che fine abbia fatto la corruzione internazionale con l’ipotesi di riciclaggio sul Titano per circa 30 milioni? Quella delle mazzette azere che in altri stati ha visto già condanne di esponenti dell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, vicenda che tanto ricorda quella attuale del Qatar-gate.

Sarà un caso, anche qui, che il magistrato che stava indagando su questo colossale riciclaggio sia finito sotto processo? Tra l’altro è di certo un caso che sia a giudizio per le denunce di quelli ai quali chiedeva collaborazione per le indagini, circostanza volutamente ignorata da una Commissione di inchiesta che aveva evidentemente necessità di seguire un’altra narrazione. Chissà per quale necessità quel procedimento sul riciclaggio dall’Azerbaijan è consegnato all’oblio? Necessità del sistema bancario? Di chi doveva controllare? Di chi ci doveva guadagnare? O semplicemente nulla di tutto questo ed è semplice noncuranza?

Sarà un caso che un maxiprocesso per evasione fiscale con 27 imputati, con rinvio a giudizio datato 2020, veda la sua prima udienza solo il 26 gennaio 2023 con numerose condotte che a quella data potrebbero essere già prescritte? C’era forse la necessità che, pure qui, il tempo facesse il suo dovere ammucchiando la polvere su fatti che vedono coinvolte tante persone, magari vicine all’una o all’altra parte politica, tra cui diversi professionisti?

Sarà un caso che il magistrato che ha indagato e disposto il rinvio a giudizio sia finito, pure lui, sotto processo con delle contestazioni discutibili? Accusato di aver compiuto atti che per chi ha denunciato non doveva compiere, ma già giudicati legittimi da tre giudici? Oppure c’era la necessità di continuare la narrazione secondo la quale questi Commissari della legge che hanno indagato su tali vicende devono passare come un po’ scorretti, in modo che poi gli eventuali intoppi processuali siano più tollerati? Il Mazzini è stato d’altra parte l’antesignano e l’apoteosi di questa narrazione e di questo modus operandi.

Sarà un caso che ora toccherà pure al governo con decreto decidere gli stipendi dei giudici?

Magari può succedere che l’opportunismo, la diceria, l’insinuazione politica, la delazione, l’invenzione riescano ad entrare nelle carte giudiziarie più facilmente di quanto non accada già… metti caso ci sia la necessità

Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 23

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