Sul sito businessinsider.com (versione italiana) mercoledì scorso è stato pubblicato un lungo articolo a firma di Daniel Agami sui rapporti italo-sammarinesi messi a dura prova in queste settimane dal coronavirus. Titolo: “Natale e Capodanno a San Marino. Non è un film dei Vanzina”. La vicenda è ricostruita con una puntigliosità che fa diventare la concatenazione dei fatti più preoccupante di quanto realmente sia.
Ecco un passo: “Fatevi una risata: la notizia è che la Repubblica di San Marino è più lenta e contraddittoria di quella italiana nel decidere, cambiare idea, annunciare, e (non) legiferare sulla pandemia in questa fine di questo imprevedibile ed incredibile 2020 che sembra non finire più e oggi, nell’antevigilia di Natale, non vi è certezza sulle regole che saranno in vigore da domani.
Così, in assenza dai cinema del cinepanettone, proponiamo Natale nella Repubblica di San Marino, un cinepanettone istituzionale dove le leggi si fanno, disfano, annunciano e poi non si fanno più”.
Invece di ridere, forse è il caso di fare una riflessione. Anche perché non è la prima volta che incappiamo in problematiche di questo genere, cioè da “cinepanettone”, che poi hanno degenerato con conseguenze tutt’altro che allegre per il Paese.
Si cita come esempio del passato, la conferenza stampa organizzata da quattro Segretari di Stato davanti a Montecitorio per – è stato detto! – ridurre a più miti consigli nientemeno che il Ministro dell’Economia Giulio Tremonti che ci andava additando come la caverna di Alì Babà. Si fu lì lì per organizzare poi una specie di marcia su Roma (“una carovana da 60 pullman con 3.000/4.000” persone), con lo scopo, dichiarato, di aiutare l’Italia a liberarsi da Tremonti. Non è una barzelletta.