San Marino. Interpellanza Banca del Titano

San Marino. Interpellanza Banca del Titano

Recentemente il Giudice d’Appello, prof. David Brunelli, ha dichiarato nulla la sentenza con la quale l’ex Direttore e due clienti della Banca del Titano erano stati condannati in primo grado a pesanti pene detentive.
A seguito di questa decisione il procedimento penale intentato, affidato ad un nuovo Giudice inquirente, con tutta probabilità cadrà in prescrizione. La decisione del Giudice d’Appello tuttavia non deve far dimenticare la gravità di una vicenda che ha inciso in modo significativo sul nostro sistema economico. Vanno infatti ora valutate concretamente le cause del dissesto dell’istituto bancario, che non devono ricercarsi – come emerge anche dalle dichiarazioni rese dagli avvocati difensori a San Marino RTV – solamente nell’esame di talune operazioni ritenute dall’inquirente irregolari o dannose per l’istituto bancario, ma dalla presumibile distrazione di capitali che solo figurativamente sono stati investiti in Banca del Titano.
Tutti i bilanci della Banca, infatti, registrano tra i costi un importo di oltre dieci miliardi per “IMMOBILIZZAZIONI IMMATERIALI” con riferimento a: spese di costituzione e impianto; oneri pluriennali; software; marchio e insegna; “altri oneri pluriennali”. La cifra appare sproporzionata e comunque in gran parte non giustificata da idonea documentazione, e rappresenta comunque un onere iniziale per l’istituto bancario che ha profondamente inciso sul suo dissesto.
Si è sospettato anche – come risulta da precedenti richieste di chiarimento fatte in Consiglio – che la “spesa di costituzione impianto” e “altri oneri pluriennali” siano ricollegabili alla copertura del dissesto di Nuova Rete che un allora improvvido Governo cercò di acquistare attraverso operazioni secretate dall’allora Congresso di Stato per la creazione di un improbabile network televisivo con RTV.
Se le spese sopra richiamate risultassero non giustificate o peggio ancora distratte per fini non propri della Banca, lo Stato ha l’obbligo –  anche per rispetto verso i Cittadini che sono stati pesantemente gravati di un onere ingente – di fare tutto il possibile per il recupero dai soci dell’importo non giustificato contabilmente.
I sottoscritti Consiglieri interpellano pertanto il Governo per sapere:
­    se risulti iscritta a bilancio della Banca del Titano fra i costi, la somma di Lire 10.017.163.598 per immobilizzazioni immateriali che assorbe il 50% del capitale sociale;
­    se tale somma risulti giustificata, o in quale misura, da idonea documentazione;
­    se siano tuttora in corso azioni legali di responsabilità verso i soci della ex Banca del Titano, o se siano state avviate ulteriori azioni oltre alla causa civile intrapresa nel 2007;
­    in caso affermativo, a che punto si trovi la definizione delle suddette cause e se lo Stato, che con delibere n. 2 del 20/10/2007  e n.1 del 24/04/2007 ha dato mandato all’Avvocatura di procedere in tal senso e che si è assunto un onere di circa 10 milioni di euro per coprire le perdite di Banca del Titano, abbia già avuto la possibilità di iniziare il recupero della somma, ovvero, in caso contrario, per quali ragioni ciò non sia stato possibile
San Marino, 19 gennaio 2012

I Consiglieri

Ivan Foschi (Su), Alessandro Mancini (PSRS), Giuseppe Morganti (PSD) e Nicola Selva (UPR

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