San Marino: “la battaglia per la legge sulla cittadinanza senza rinunciare a quella di origine”

San Marino: “la battaglia per la legge sulla cittadinanza senza rinunciare a quella di origine”

San Marino: la battaglia per la legge sulla cittadinanza senza rinunciare a quella di origine

Intervista al presidente del Comites Diego Renzi

La cittadinanza è una questione molto sentita in Repubblica. Diego Renzi, già presidente del Comites e attivo in prima persona su questo tema da oltre un decennio, si batte affinché non sia necessario rinunciare alla cittadinanza di origine in caso di naturalizzazione. Renzi, innanzitutto, cosa la spinge a non mollare questa battaglia?

“È un senso di equità e di profondo rispetto per le istituzioni. Chiedere la rinuncia alla cittadinanza di origine è come chiedere di rinunciare a un proprio genitore, ed è altamente scorretto ed offensivo per chi come San Marino riconosce l’importanza dello IUS SANGUINIS, tenendo presente che la seconda cittadinanza si è maturata con un lungo periodo di contributi nel sociale e nell’economia di uno Stato e che non c’è oggi reciprocità. In realtà non ci sarà nemmeno domani visto che la naturalizzazione per un sammarinese in Italia può avvenire dopo 4 anni anche in virtù del Trattato di buon vicinato, quindi San Marino mantiene comunque un vantaggio, ma non imporrà più questo modo di agire che è sentita come una violenza, e che io ho voluto subire sulla mia pelle per creare il caso . La naturalizzazione nasce proprio dal concedere il diritto di scegliere i propri rappresentanti nella politica del Paese, tramite la concessione del voto. Togliere una cittadinanza significa anche togliere il diritto al voto, che è un diritto fondamentale scritto nella Carta dei Diritti dell’Uomo. Inoltre, la rinuncia alla cittadinanza di origine crea un trattamento discriminatorio, perché non tutti sono obbligati a rinunciarvi. Gli argentini, ad esempio, la mantengono, ma anche gli americani sembra che lo facciano, per non parlare degli arabi a cui sono state concesse delle deroghe”

Articolo tratto da La Serenissima

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