San Marino. La Pierfelici ammise di avere violato il segreto istruttorio

San Marino. La Pierfelici ammise di avere violato il segreto istruttorio

La Pierfelici ammise di avere violato il segreto istruttorio

Il sito di informazione Rimini 2.0 riporta i verbali del Consiglio giudiziario plenario del 19 dicembre 2017

Rimini 2.0, sito riminese di informazione, riporta stralci dei verbali del Consiglio giudiziario plenario del 19 dicembre 2017. Parti molto interessanti che fanno compiere alcune riflessioni sulla reintegrazione dell’ex magistrato dirigente Valeria Pierfelici, rimessa in sella dalla maggioranza politica nottetempo, lo scorso 24 luglio, attraverso un atto di autotutela, e revocando la sospensione della stessa dalla carica di dirigente che era stata operata il 5 marzo 2018 sulla base di un ordine del giorno approvato in Consiglio giudiziario plenario che recepiva il volere della stragrande maggioranza dei magistrati e scaturito proprio da quanto emerso nel confronto nel Consiglio giudiziario plenario del 19 dicembre 2019. Ora, al primo punto delle cesure, rese pubbliche a suo tempo, che hanno portato alla sfiducia verso l’ex dirigente Valeria Pierfelici si legge: “Ha violato il segreto istruttorio, riferendo ai membri della Commissione fatti e presunti autori di condotte integranti reati relativi a procedimenti penali ancora in corso (p.4 ss. verbale Commissione 22.11.2017). La violazione del segreto istruttorio è stata ammessa dallo steso magistrato dirigente in Consiglio giudiziario in seduta plenaria (cfr. verbale Consiglio giudiziario 19.12.2017)”.

Così recita l’odg che sfiduciò Pierfelici. Già, quello che era stato reso pubblico a marzo 2018, pareva abbastanza grave perché citava esplicitamente la violazione del segreto istruttorio. Tuttavia la pubblicazione di questi giorni da parte del sito Rimini2.0, rende quel comportamento, se possibile, ancor più preoccupante. Infatti, nello stralcio riportato dal sito e relativo al verbale della seduta del plenario del 19 dicembre 2017, si legge che Valeria Pierfelici disse: “Sì, è vero, ho violato il segreto istruttorio. Le ragioni per cui l’ho fatto sono queste: evitare che si cominciassero a discutere, per i mal di pancia di qualcuno, azioni di sindacato nei confronti di qualche magistrato che, per carità, non sarebbero passate, ma (…) questo avrebbe portato a una delegittimazione non solo dei magistrati ma anche di tutta l’attività che si era venuta compiendo in quel momento – processo Conto Mazzini, ndr –  (…) tante volte, è vero, ho violato – il segreto istruttorio, ndr – ma le ragioni sono queste: consentire che si giungesse alla fine di quell’indagine e che finalmente si potesse arrivare ad una sentenza”. In un altro passaggio del verbale – sempre pubblicato da Rimini2.0 – le replicò, tra gli altri, il commissario della legge Alberto Buriani: “L’ultima trovata per la quale il Magistrato Dirigente ha riscosso partico- lari favori, è la sua proclamata capacità di mantenere l’unità del tribunale nel periodo in cui sono state fatte le famose indagini del Conto Mazzini. Come faccia, poi, a garantire la serenità, ad affermare che tutti i suoi magi- strati sono perfetti e poi arrivare ad attacchi così feroci e diretti nei confronti dei singoli magistrati, francamente mi sfugge. In ogni caso le indagini hanno visto impegnati molti magistrati, sicuramente tutti gli inquirenti, sicuramente alcuni decidenti, ma il Magistrato Dirigente non ha avuto ruolo nella trattazione di quel caso, non è stato mai autorizzato a comunicare, anticipare mosse investigative, o il contenuto di atti coperti da segreto”. E’ davvero singolare come la maggioranza politica di oggi colpisca con violenza chi ha fatto le indagini del Mazzini e riabiliti chi ha ammesso di aver violato il segreto istruttorio. Viene da chiedersi come una maggioranza, o la parte più acca- nita di essa, che era al corrente di tutto questo – dunque che la Pierfelici aveva per sua stessa ammissione violato il segreto istruttorio oltre ad altre circo- stanze emerse da quei verbali – abbia deciso di riabilitarla nel pieno delle sue funzioni, usando un atto in autotutela nell’ambito di un ricorso amministrativo pendente sulla base di una inesi- stente, o comunque non accertata da alcun organo giurisdizionale, illegittimità della sfiducia alla dirigente.

A leggere le ammissioni nel Consiglio giudiziario plenario della Pierfelici, di cui la maggioranza di oggi che l’ha riabilitata non poteva non essere al corrente – anche perché due Segretari di stato compreso quello alla giustizia e la capogruppo di Npr facevano parte del Plenario – la sfiducia deliberata a febbraio 2018 verso la Pierfelici, non solo parrebbe essere atto legittimo, ma addirittura opportuno.

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