San Marino. La Procura Fiscale chiede l’assoluzione per i commissari della legge Alberto Buriani e Antonella Volpinari

San Marino. La Procura Fiscale chiede l’assoluzione per i commissari della legge Alberto Buriani e Antonella Volpinari

Processo Buriani-Volpinari, il Pf chiede l’assoluzione. Le accuse non stanno in piedi. Non ci fu falso in atto pubblico, né abuso di autorità. Intanto il Pf rileva l’esistenza di un’altra indagine che coinvolge anche Buriani per associazione a delinquere

ANTONIO FABBRI – La procura fiscale chiede l’assoluzione per i commissari della legge Alberto Buriani e Antonella Volpinari, accusati di abuso di autorità e di falso ideologico in atto pubblico. Per questa seconda accusa ha chiesto per entrambi l’assoluzione perché il fatto non sussiste. Chiesta l’assoluzione dall’accusa di abuso di autorità per non aver commesso il fatto, per Volpinari, e per insufficienza di prove per Buriani.

Una lunga e articolata requisitoria, quella del Procuratore del fisco Roberto Cesarini, che ha ricostruito la vicenda e la pronunce che ci sono già state da parte di diversi giudici, sulla stessa, che nella sostanza hanno sostenuto la legittimità dell’indagine in pool. Proprio sull’indagine in pool, però, verte l’accusa contenuta nel capo di imputazione. I due commissari della legge, per avere indagato insieme, la Volpinari titolare del fascicolo e Buriani coordinatore delle indagini in pool, per l’inquirente che ha rinviato a giudizio avrebbero compiuto un abuso di autorità nell’ambito di un fascicolo che vedeva indagati per amministrazione infedele e ostacolo alla funzione di vigilanza i vertici di Asset Banca, Stefano Ercolani e Barbara Tabarrini, che in questo procedimento sono costituiti parte civile.

L’imputazione di falso ideologico in atto pubblico deriva dal fatto che, quando la questione dell’indagine in pool venne sollevata in fase istruttoria con la ricusazione davanti al giudice per i rimedi straordinari, i due magistrati presentarono una memoria difensiva nella quale affermavano di essere autorizzati all’indagine con tale modalità. Secondo le parti civili questa affermazione sarebbe stata falsa, ma da un lato la Procura fiscale ha rilevato che una memoria difensiva non è un atto pubblico, dall’altro che l’affermazione non era falsa e, soprattutto, non “trasse in inganno” il giudice Vitaliano Esposito che verificò le norme e la prassi e, pur criticando le procedure di assegnazione delle indagini in pool invitando a regolamentarle in maniera più puntuale, non ne ravvisò l’illegittimità nel caso specifico.

La ricostruzione del Pf Il Procuratore del fisco, puntualizzando e replicando anche ad alcune affermazioni della parte civile Ercolani-Tabarrini sostenuta dagli avvocati Gian Nicola Berti e Rossano Fabbri, ha sottolineato l’onestà intellettuale sempre avuta dalla Procura fiscale che ha richiamato la posizione tenuta già a suo tempo nel procedimento nei confronti degli ex vertici di Asset, quando all’epoca veniva sollevata la questione oggetto ora del processo ai due magistrati.

Abbiamo preso una posizione che non è dettata da chissà quali sudditanze psicologiche, come abbiamo sentito dire in questa aula, o da chissà quali timori reverenziali, nei confronti di nessuno. La Procura fiscale ha sempre cercato nell’ottica di una onestà intellettuale di prendere in considerazione i casi e le risultanze degli sessi”, ha detto il Pf Cesarini. Ha quindi richiamato prima la decisione del giudice Esposito evidenziando come il giudice per i rimedi straordinari, fu tutt’altro che “tratto in inganno” dalla memoria difensiva dei due magistrati. “Ma ne verificò i contenuti”, ha detto il Pf leggendo le parti della sentenza e affermando che “Esposito non ha preso per buono quanto esposto nella memoria dai giudici ricusati”, ma ha fatto le sue verifiche riportando che “Buriani era stato fin dal 2014 incaricato come responsabile del coordinamento dei giudici inquirenti di concerto con il magistrato dirigente, Valeria Pierfelici, per i reati di riciclaggio e per tutti quei fascicoli a rischio di prescrizione processuale. Avevamo una situazione veramente preoccupante all’epoca”, ha rilevato il Pf.

Quindi Esposito riscontrò che la legittimazione delle indagini in pool, che vennero portate avanti su parecchi fascicoli, era data da disposizioni interne di concerto con il magistrato dirigente e avallate poi dalle Relazioni sullo stato della giustizia.

La questione della legittimità dell’indagine in pool venne successivamente riproposta davanti al giudice Battaglino che si occupò in prima battuta, dopo il rinvio a giudizio, del processo a Ercolani-Tabarrini. Anche Battaglino dichiarò legittima quella indagine in pool.

Oggi il procedimento è davanti al Commissario della legge Morsiani che, a sua volta, non ha dichiarato nulla né l’attività istruttoria, né il decreto di rinvio a giudizio. “Si è sostenuto che il decreto di B attaglino sia stato dichiarato nullo – ha detto il Pfma non è così. Morsiani dichiara nullo il decreto per escludere l’invalidità degli atti del procedimento relativamente alla legittimazione degli inquirenti. Quindi non c’è invalidità degli atti del procedimento relativamente alla legittimazione degli inquirenti”, ma per altri aspetti, che il Pf ha spiegato, relativi al pregiudizio delle prerogative difensive “che hanno poi portato alla richiesta di ricusazione del giudice Battaglino”.

C’erano inoltre molti altri procedimenti “nei quali – ha rilevato il Pfera stata seguita la stessa procedura di assegnazione delle indagini in pool”, ma in quei casi non è stata sollevata alcuna questione.

Le richieste del PfPer arrivare a responsabilità per abuso di autorità ai sensi dell’articolo 376 del codice penale – ha spiegato quindi il Pf – sono necessarie le stesse cose rilevate anche dal giudice del Collegio garante Roberto Bin”. Non ci sono, cioè, elementi per una contestazione penale nei confronti dei due magistrati. Anche perché “quella addebitata al dottor Buriani – ha detto il Pf richiamando le parole di Bin – è una condotta non assunta in violazione della legge, ma conforme alla sua possibile interpretazione secondo il diritto vivente”. C’è quindi l’assenza di elementi atti a provare la “strumentalizzazione della attività giudiziaria. Ci vuole il dolo”, che qui manca.

Il Pf ha quindi riscontrato come totalmente assenti a carico del Commissario Antonella Volpinari gli elementi per integrare la penale responsabilità, ed ha per lei chiesto, quindi, l’assoluzione per non aver commesso il fatto.

Chiesta l’assoluzione con formula dubitativa, invece, per il commissario Buriani poiché, ha rilevato il Pf, è stata notificata giusto in questi giorni un’altra indagine che riporta tutti i procedimenti in piedi a carico degli ex vertici di Bcsm e, tra gli altri, anche di Buriani, in funzione dei quali si indagherebbe per una presunta associazione a delinquere. “Che semmai sarebbe stata pregiudiziale”, ha rilevato il Pf. Questo ha quindi fatto optare il Pf per una richiesta assolutoria con formula dubitativa, per insufficienza di prove. Non ci sono infatti elementi che facciano riscontrare nel caso specifico la penale responsabilità a carico di Buriani.

Chiesta poi dalla Procura fiscale l’assoluzione piena per entrambi, anche per l’altro capo di imputazione, falso in atto pubblico. Da un lato perché una memoria difensiva non è un atto pubblico; dall’altro perché quella memoria non era falsa e non trasse in inganno Esposito, che decise autonomamente, compiendo i suoi approfondimenti. Le accuse, insomma, secondo le conclusioni della procura fiscale, non stanno in piedi.

Il giudice Adriano Saldarelli ha aggiornato il processo al 4 ottobre per le arringhe finali delle difese. Poi è attesa la decisione.

Articolo tratto da L’Informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 23

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