San Marino. Chiesta anche dall’Avvocatura di Stato la condanna per i giudici Buriani e Volpinari

San Marino. Chiesta anche dall’Avvocatura di Stato la condanna per i giudici Buriani e Volpinari

Processo Buriani-Volpinari, ieri le conclusioni delle parti civili. Difensori di Ercolani-Tabarrini e Avvocatura dello Stato hanno chiesto la condanna dei due giudici. La prossima udienza toccherà alla Procura fiscale e alle difese

ANTONIO FABBRI – Si è aperta ieri la fase delle conclusioni nel processo a carico dei commissari della legge Alberto Buriani e Antonella Volpinari, accusati di avere indagato in pool del caso di amministrazione infedele di cui sono accusati Stefano Ercolani e Barbara Tabarrini, imputati in altro processo appunto per quel rinvio a giudizio la cui indagine si contesta in quest’altro procedimento davanti al Commissario della legge Adriano Saldarelli. Nella sostanza i due commissari delle legge sono accusati di abuso di autorità per avere indagato in pool, per l’accusa senza un mandato del dirigente, e di falsità ideologica per avere dichiarato che detto mandato c’era al giudice per i rimedi straordinari.

In apertura gli avvocati di parte civile Ercolani-Tabarrini, Gian Nicola Berti e Rossano Fabbri, hanno depositato un’ordinanza del commissario Simon Luca Morsiani nel processo per amministrazione infedele a carico di Ercolani e Tabarrini, che a loro avviso annullerebbe l’ordinanza precedente del giudice Roberto Battaglino che in sostanza dichiarava legittimi gli atti di indagine. Per la verità non parrebbe così alle difese, che anzi attingono da quell’ordinanza il significato esattamente opposto rispetto a quello che sostengono le parti civili, tanto che le difese non si sono opposte al deposito di tale documento.

Dopo questo deposito documentale si è quindi passati alle conclusioni. Non sempre di facile intelligibilità e linearità le conclusioni degli avvocati Gian Nicola Berti e Rossano Fabbri, che hanno spaziato in ricostruzioni “omnibus” ricalcando una certa narrazione politica, portata avanti anche in altre sedi. Hanno illustrato rivoli di altri fascicoli, tanto che anche il giudice in un paio di occasioni è intervenuto per chiedere se fossero circostanze e documenti contenuti in questo procedimento.

I due legali hanno parlato più volte di “omicidio di impresa” per quanto riguarda Asset Banca, mutuando l’espressione da un libro sulla vicenda di Carisp- Delta. L’avvocato Gian Nicola Berti ha poi stroncato, con toni anche forti, il giudice membro supplente del Collegio Garante di Costituzionalità delle norme Roberto Bin, per la decisione di assoluzione in sede disciplinare di Buriani. L’avvocato Berti ha sostenuto che Bin avrebbe fatto riferimenti sbagliati e ha chiesto al giudice di rimettere a posto in tale sede anche questa decisione del membro del Collegio garante.

Poi la parte civile ha affermato che non vi sia traccia del documento del dirigente che desse mandato per le indagini in pool e che su questo i magistrati avrebbero “mentito al giudice per i rimedi straordinari”. Poi ha aggiunto: “Non c’era bisogno di una indagine in pool per un reato bagatellare”, ha detto l’avvocato Berti. Poi ha aggiunto: “Anche i magistrati devono rispettare le leggi e quando non le rispettano devono rispondere”, ha detto, chiedendo poi la penale responsabilità di entrambi gli imputati, il risarcimento del danno da liquidare in sede civile, salvo una provvisionale di 2000 euro. “Cifra simbolica che sarà data in beneficenza”, ha aggiunto.

L’avvocato Rossano Fabbri ha spaziato su tutta una serie di vicende nel quali è stato difensore biasimando l’attività dell’inquirente Buriani, i sequestri, le segretazioni, poi ha citato il conto Mazzini, Carrirolo, i rapporti interni al tribunale, il caso titoli Demeter, Confuorti. Tutte circostanze collaterali, avulse dal caso discusso e tese più a sostenere una determinata narrazione che strettamente attinenti al capo di imputazione. “Asset paga l’essere stata antagonista ha un gruppo di potere”, ha detto l’avvocato Rossano Fabbri. “Non è il problema il movente”, ha detto poi l’altra parte civile, l’avvocato Gabriele Marra per l’Avvocatura dello Stato, che si è attenuto al capo di imputazione.

“Abbiamo tutti tre gli elementi che qualificano l’imputazione: abbiamo l’abuso perché non c’è titolo generale né titolo speciale”, per l’indagine in pool, ha detto l’avvocato Gabriele Marra per l’Avvocatura dello Stato. “Abbiamo l’elemento soggettivo, perché la tipicità è talmente macroscopica che non si può pensare che la condotta non sia stata posta in essere con la chiara consapevolezza della illegittimità e della lesività. E terzo, c’è il profilo della rappresentazione non corrispondete al vero di un titolo abilitativo speciale”, cioè il famoso mandato, che per le parti civili manca, circa la possibilità di compiere l’indagine in pool. Quindi anche l’Avvocatura dello Stato ha chiesto la condanna che si riterrà di giustizia e il risarcimento del danno.

Il processo è stato aggiornato al 13 giugno, quando sono previste le conclusioni del procuratore del fisco e le arringhe delle difese. Attesa poi la sentenza.

Articolo tratto da L’Informazione di San Marino pubblicato integralmente il giorno dopo

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