Riceviamo e pubblichiamo una riflessione di Orietta Ceccoli.
Pochi figli, molti anziani, questi sono i caratteri della demografia nel mondo occidentale nel 2024: San Marino e l’Italia sono inclusi all’interno di questa ulteriore emergenza. La demografia, cioè lo studio della popolazione, è diventato un tema politico, la denatalità da un lato e l’invecchiamento della popolazione dall’altro, sono realtà che per la prima volta si presentano congiuntamente nella storia del genere umano. Tali squilibri impongono l’intervento politico, perché le popolazioni degli Stati non sono più fenomeni che si autoregolamentano. Sono processi che presentano le seguenti criticità, la scarsa nascita di bambini e in parallelo la lunga speranza di vita che genera tanti anziani.
La modernità, intesa come stili di vita, modi di pensare, bisogni e desideri, e la urbanizzazione, come realtà di concentrazione della popolazione nelle città di varie dimensioni sono due forti contraccettivi sulla natalità. In Europa ci sono paesi che già da anni considerano la demografia un tema politico: la Francia, la Svezia e di recente l’Ungheria, altri invece più silenti!
Le classi dirigenti dei paesi virtuosi per ragioni storiche o di sovranità, hanno adottato una serie di politiche sociali ed economiche per fronteggiare la denatalità, perché considerano il popolo una questione di carattere nazionale, essendo elemento costitutivo della statualità. Altri paesi invece sono disattenti verso le politiche demografiche, come l’Italia e San Marino.
Oggi nel 2024 il tema della denatalità è di dominio pubblico in Repubblica: i docenti vedono il contrarsi delle cattedre nei vari ordini di scuola, i sindacati analizzano le previsioni sulla popolazione attiva e deducono che sta rapidamente diminuendo il numero dei contribuenti per mantenere l’attuale Welfare State e gli ammortizzatori sociali, le associazioni private suggeriscono la leva dell’immigrazione di nazionalità italiana come antidoto al declino demografico del paese, specifiche associazioni datoriali analizzano gli indicatori demografici, come il numero dei figli per donna, e nel confronto con gli indici europei esprimono valutazioni molto prudenti.
Il problema della denatalità coinvolge lo studio più ampio sulla popolazione e sul popolo perché bisogna considerare i dati sulle nascite, i tassi di natalità, di fecondità, di fertilità, di carico dei figli per donna feconda, i flussi di emigrazione e di immigrazione, la cittadinanza, le residenze (effettiva, atipica, fiscale non domiciliata), gli accordi internazionali sul libero insediamento delle persone e dei professionisti, i frontalieri e il capitale umano potenzialmente presente in territorio.
Sui temi della demografia sammarinese bisogna considerare che si opera sulla legge dei piccoli numeri, perché siamo uno Stato piccolo, quindi i valori assoluti dei flussi sopra elencati hanno una influenza consistente sui dati. La seconda osservazione è la rapidità con cui determinati fenomeni demografici accadono, la loro rapidità di accadimento contrasta con la lentezza della loro percezione e ancora più con la lentezza degli interventi correttivi. La terza considerazione è valutare gli effetti che invece si completano nel lungo periodo.
Dalla stampa locale leggiamo una serie di proposte sulla denatalità ” per cercare di risolvere un problema non più rinviabile”. Vari soggetti, sulla base dei loro interessi, indicano la tabella delle soluzioni: casa, affitti, costo della vita, ruolo dei familiari, asili nido e scuole di prima infanzia, lavoro, retribuzione dei giovani, contratti aziendali, orari flessibili, più tempo libero, congedi parentali, welfare aziendali, immigrazione di nazionalità italiana. Poco citati sono gli interventi fiscali, che molti economisti invece suggeriscono con forza.
La maggiore associazione datoriale valuta che per la denatalità a San Marino già si fa molto, anche se gli effetti registrati sulle nascite siano limitati, mancando una analisi accurata sulle cause.
Per fortuna abbiano già le politiche attuate dai paesi virtuosi in tema di denatalità, Queste politiche possono essere oggetto di studio e possono rappresentare le best practice da implementare, verificando prima quali effetti indotti possono produrre nel tessuto sociale e demografico della Repubblica.
E’ giunta la notizia della volontà della maggioranza di promuovere una commissione ad hoc, con la precisazione di coinvolgere il diritto di famiglia per tale problematica. L’idea è molto originale, c’è la curiosità di capire che tipo di soluzioni si vorranno adottare.
In sintesi si ricorda che fuori dei nostri confini le soluzioni si articolano su 4 pilastri: benefici monetari, sostegni fiscali, servizi di cura, interventi sul lavoro, in particolare il lavoro delle donne. Attendiamo con interesse le soluzioni, ricordando che le politiche di valorizzazione del capitale umano sammarinese non possono essere più rinviate con il rischio della perdita della identità di una statualità repubblicana millenaria.
Orietta Ceccoli