Giovanni Giardi e Orietta Ceccoli: “Chiediamo di essere ascoltati”
“Si avvia la legislatura. Qualcosa è cambiato nella composizione del Governo, ma il cittadino scettico aspetta di vedere se cambierà qualcosa nel modo di governare, perché fino ad oggi ai cambiamenti dei governi il modo di governare non cambiava. Alla prima, semplice prova sembra non sia cambiato molto perché già i Sindacati rivendicano giustamente di confrontarsi su decreti delegati importanti prima della loro ratifica. Ricordiamo che la richiesta di partecipazione da parte delle forze sindacali è pluridecennale.
C’è stato chi, durante la campagna elettorale, ha tentato di richiamare la necessità di cambiare qualcosa perché ormai l’allontanamento dei cittadini dalla politica e dalle istituzioni ha raggiunto livelli preoccupanti e se non ci fosse il voto obbligato di amici e parenti dei 3-400 candidati il dato sarebbe tragico. La sollecitazione dell’Associazione Arengo Lab, fa riferimento faceva riferimento ad una norma del Consiglio d’Europa che indica i rapporti corretti per definire democratico il modo di governare e per realizzare una democrazia partecipata. Le straordinarie indicazioni possono essere riassunte in questa indicazione: “Nessuno può essere escluso dalle decisioni che hanno o possono avere conseguenze significative e irreversibili per la sua esistenza e per la comunità locale o per la politica globale in cui vive”. I soggetti che non possono essere esclusi dal confronto sono esplicitamente, in base ai temi trattati, i sindacati, le imprese, le associazioni nelle quali si organizza la società civile.
Ascoltando diversi Consiglieri emerge che, non soltanto non consultano i cittadini coinvolti nel provvedimento, ma con questa concentrazione del potere, l’esecutivo diventa autoreferenziale e non consulta neanche il Consiglio salvo che per la ratifica, spesso senza neanche spazio per la discussione. Si profilano, in questo modo, anche pericolose distorsioni delle procedure costituzionali.
Diventa urgente stabilire cosa significa l’art. 1 della nostra Dichiarazione dei Diritti: se il Governo, o anche il Consiglio G.G., violano i principi di una norma come quella citata sopra del Consiglio d’Europa (peraltro votata da San Marino quale membro), visto che tale art. 1 “riconosce, come parte integrante del proprio ordinamento, le norme di diritto internazionale generalmente riconosciute e conforma ad esse i suoi atti e la condotta”, bisogna disporre le procedure per poter adire al Collegio Garante della Costituzionalità delle Norme, altrimenti continueranno le esaltazione della nostra bella Dichiarazione dei Diritti, ma nella realtà resteremo un paese con una democrazia meno partecipata di prima.
Alla fluidità delle prassi istituzionali diventa necessario sostituire la riflessione e la volontà di affiancare all’attuale democrazia rappresentativa il sistema e gli istituti della democrazia partecipativa. Chiediamo di essere ascoltati”.
Giovanni Giardi – Orietta Ceccoli