Maxi frode da 440milioni sui bonus per aiutare le imprese. I denari finiscono anche a San Marino

Maxi frode da 440milioni sui bonus per aiutare le imprese. I denari finiscono anche a San Marino

Il soldi indebitamente ottenuti utilizzati per acquistare borse Louis Vuitton e Rolex con disponibilità finanziarie in parte finite anche in banche del Titano. Tutto posto sotto sequestro.

L’operazione è denominata “Free credit” ed ha consentito di scoprire una maxi frode da 440 milioni ai danni dello stato italiano sui bonus introdotti nella fase più acuta dell’emergenza covid. L’indagine scattata un anno fa vede ora l’avviso di conclusione delle indagini per 53 persone con la richiesta di giudizio immediato per altre 10. Lo rende noto la Guardia di Finanza di Rimini. “A nemmeno un anno dalla scoperta della maxi frode da 440 milioni di euro sui bonus introdotti nella fase più acuta dell’emergenza sanitaria da Covid-19 per aiutare le imprese e i commercianti in difficoltà – si legge in una nota delle fiamme gialle – la Procura della Repubblica di Rimini ha emesso l’avviso di conclusione indagini nei confronti di 43 indagati con la richiesta di giudizio immediato per altri 10 componenti del sodalizio criminale considerati tra i maggiori responsabili della truffa, a conferma della solidità del quadro indiziario raccolto dalle fiamme gialle riminesi. Al contempo, prosegue l’aggressione patrimoniale degli specialisti del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria nei confronti degli  indagati, con nuovi sequestri per altri 2,6 milioni di euro, che vanno ad aggiungersi al 97% dell’ammontare della frode già recuperato.

Tra i beni oggetto di sequestro figurano disponibilità finanziarie presso istituti bancari sammarinesi, un’abitazione di pregio ubicata in prossimità delle principali attrazioni storiche di Rimini e altre 3 unità immobiliari, oltre a gioielli, Rolex e borse Louis Vuitton acquistati con i soldi della frode milionaria e nascosti in buona parte all’interno di alcune cassette di sicurezza nella disponibilità degli indagati, dislocate tra le province di Rimini, Roma, Brescia e Reggio Emilia. Il sistematico ricorso a prestanomi e vari passaggi societari non ha impedito la ricostruzione delle molteplici movimentazioni di denaro e cessioni di immobili realizzate dagli indagati, che avevano pensato di spogliarsi “sulla carta” di parte del patrimonio provento dei reati commessi cedendolo fittiziamente a familiari e a soggetti compiacenti, pur mantenendone di fatto la titolarità.

Ad attirare l’attenzione delle Fiamme gialle riminesi è stato, in particolare, lo stratagemma contabile ideato da uno degli indagati che, per timore di vedere sequestrato parte del suo patrimonio, aveva ceduto fittiziamente, secondo l’ipotesi investigativa, la proprietà di un suo immobile in un’azienda intestata ad un prestanome, simulando un conferimento per aumento di capitale sociale.

L’operazione di servizio testimonia il ruolo fondamentale della Guardia di Finanza nell’azione di contrasto patrimoniale alla criminalità economico finanziaria, finalizzata a restituire allo Stato e alla collettività i profitti illecitamente accumulati strumentalizzando l’emergenza sanitaria a vantaggio personale”, conclude la nota delle Fiamme Gialle.

Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 23

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