Tra fisica e metafisica
MARINO CECCHETTI – Don Gabriele Mangiarotti giorni fa su questo giornale ha contestato la tesi della filosofa Chantal Delsol secondo cui la cristianità sarebbe al capolinea.
In effetti pare in crisi il concetto stesso di religione, quale si è evoluto da quando, 10-12mila anni fa, è comparso il primo tempio a Göbekli Tepe (*). Il materialismo ottocentesco sembra aver messo in ombra, fino quasi ad azzerare, la spiritualità tout court.
Fine, dunque, della religione?
No. La spiritualità – proprio col cristianesimo – potrebbe tornare a saldarsi con la scienza e fornire una nuova stagione di progresso per l’umanità.
L’attuale nostro standard di vita lo dobbiamo a chi ha creato la scienza nel Seicento. Cioè a uomini come Galileo, Pascal, Newton, Leibniz, campioni di cristianità. Nello studiare la natura – liberata dall’immanentismo panteistico – hanno messo in risonanza le potenzialità della logica proveniente dalla Grecia antica con quelle del sistema numerico decimale sbarcato a Firenze a inizio Duecento.
Il determinismo meccanicistico ottocentesco, nonostante la onnipotenza dell’algoritmo elevato oggi a divinità, potrebbe, questo sì, passare in secondo piano. A segnalarcelo il fisico Federico Faggin (l’inventore del microprocessore!) il quale, alla luce della fisica quantistica, sta svolgendo una serie di considerazioni che lasciano stupefatti per quanto potrebbero incidere sul nostro ordinario modo di pensare, di vivere, di concepire la vita stessa. Quasi che la fisica – la quale deve il suo successo operativo alla separazione netta dalla metafisica – oggi abbia un ripensamento e si proietti oltre.
Faggin, sul finale del suo ultimo libro (Irriducibile, Mondadori, agosto 2022) cita “Papa Francesco (Laudato sì)”.
(*) M. Cecchetti, Il parlante, 2018.
Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 20
