San Marino. “Perché vendere le banche del territorio, proprio ora che sta per aprirsi il mercato europeo?”

San Marino. “Perché vendere le banche del territorio, proprio ora che sta per aprirsi il mercato europeo?”

Riceviamo e pubblichiamo una riflessione di Giuseppe Morganti (gruppo consigliare di Libera)

L’incontro di luglio a Bruxelles ha prodotto alcuni positivi risultati: fra l’Unione Europea e la Repubblica di San Marino si è concluso l’accordo relativo alle telecomunicazioni e si è aperta la discussione sull’Annex XII relativo alla libera circolazione dei capitali, con l’impegno di chiudere anche questa importantissima questione entro il prossimo settembre.
Si tratta di passi inequivocabilmente dirimenti per la nuova configurazione che l’economia sammarinese assumerà nel prossimo futuro, in quanto, seguendo l’impostazione delle linee europee, le telecomunicazioni dovranno uscire dallo stretto regime di monopolio che le caratterizza nel piccolo Stato, offrendo ampie possibilità di investimento e sviluppo dei servizi.
Ma il passo ancora più importante sarà quello relativo all’accordo in campo finanziario che si basa su due colonne portanti:
1) la possibilità delle banche sammarinesi di proporre i propri servizi sul mercato europeo;
2) la possibilità per le banche estere di investire nel sistema bancario sammarinese.
Entrambe queste possibilità sono state fino ad oggi precluse a causa degli effetti della gestione da ‘paradiso fiscale’ tenuta almeno fino alla fine del primo decennio del 2000, dai governi politici e dalle governance delle banche. Politiche che hanno devastato il sistema finanziario generando perdite pesantissime per gli istituti di credito e per lo Stato.
La debolezza di oggi delle banche sammarinesi nate con finalità mutualistiche e l’enorme debito pubblico finanziato a tassi di interesse da capogiro, è dovuto al grave errore di aver ritenuto San Marino indenne dalle politiche di controllo sulla circolazione dei capitali messe in atto dall’Ocse dopo l’attentato alle Torri Gemelle del 2001.
Tutto ciò che è accaduto dopo, dalle crisi bancarie all’enorme debito pubblico con il conseguente obbligo di accesso al mercato estero per il suo finanziamento, sono solo la conseguenza di quegli errori.
Ma ora abbiamo la possibilità di riscattarci a partire dalla necessità di risolvere il delicato tema della vigilanza in materia finanziaria, dato che la Ue e soprattutto la BCE, non possono permettersi di avere nel seno del proprio mercato soggetti non controllati direttamente.
Tale questione non pare essere gradita ad alcune autorità sammarinesi che ancora pretendono di difendere alcuni segreti, anche se residuali, ma la Repubblica ha il diritto di essere definitivamente sdoganata dal peso delle pratiche borderline, che hanno arricchito alcuni, ma limitano invece le potenzialità dell’intera economia.
Quindi se sarà un ‘si’ alla vigilanza europea sulle banche sammarinesi, il protocollo n° 12, cioè il passo più complicato dell’accordo di associazione alla UE, potrà essere siglato aprendo per le banche sammarinesi opportunità gigantesche, sia per operare ma soprattutto per trovare partner affidabili per essere potenziate.
Ed allora perché si rincorrono voci (insistenti) sulla possibilità che venga ceduta Cassa di Risparmio, mentre addirittura l’assemblea dell’Ente Cassa di Faetano è chiamata a decidere la vendita di un pacchetto consistente di azioni a soggetti ‘scarsamente’ qualificati?
Proprio ora che si aprono opportunità importanti c’è chi intende cedere per pochi euro quote significative delle banche storiche nate per difendere il risparmio e aiutare le imprese e le famiglie con finalità mutualistiche e non lucrative.
Perché?
Giuseppe Morganti – Gruppo Consiliare Libera

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