San Marino. Processo Guidi-Fondi Pensione, la Pf chiede 5 anni e 8 mesi

San Marino. Processo Guidi-Fondi Pensione, la Pf chiede 5 anni e 8 mesi

Processo Guidi-Fondi Pensione, Pf chiede 5 anni e 8 mesi. La difesa chiede l’assoluzione

ANTONIO FABBRI – È proseguito ieri il processo a carico di Daniele Guidi, già amministratore e direttore generale di Banca Cis, accusato di truffa allo Stato per la vicenda dei fondi pensione per la quale, già nella scorsa udienza del 9 marzo, le parti civili Eccellentissima Camera e Consiglio per la previdenza avevano chiesto un risarcimento del danno complessivo, tra patrimoniale e non patrimoniale, di 81 milioni di euro.

Stessa richiesta rimarcata ieri dalle altre parti civili che hanno formulato le loro conclusioni, il Veicolo di segregazione dei fondi pensione, oggi trasformato in un trust, e la Società di gestione degli attivi, Sga ex Bns ed ex Banca Cis.

Poi è stata la volta della Procura fiscale che ha chiesto una condanna complessiva a 5 anni e 8 mesi e una multa di 12mila euro. Quindi è toccato della difesa che terminerà la propria arringa, con gli altri legali del collegio difensivo, nella prossima udienza già fissata per il 13 aprile, data nella quale è attesa anche la sentenza del giudice Adriano Saldarelli.

La parte civile Veicolo di segregazione fondi pensione Per il Veicolo di segregazione dei fondi pensione, oggi diventato trust rappresentato da Filippo Francini, ha peso la parola l’avvocato Pier Luigi Bacciocchi. “Daniele Guidi era perfettamente a conoscenza che quei pronti contro termine non erano a disposizione di BancaCis perché da lui stesso posti a pegno verso due banche di Bahamas e Lussemburgo, per ottenere i finanziamenti avuti dalla banca. Questo costituisce l’elemento psicologico del reato di truffa”, ha detto l’avvocato Bacciocchi. Molto si è puntato sul coefficiente di solvibilità della banca. “Coefficiente di solvibilità che era dato da Guidi molto più elevato di quanto in realtà effettivamente fosse – ha detto l’avvocato Bacciocchi – E’ stata rappresentata una situazione patrimoniale di BancaCis non veritiera, quando invece il coefficiente doveva ritenersi praticamente azzerato, come risulta dalla relazione del perito Daniela Mina e, prima, da quella del professor Sido Bonfatti. Il coefficiente di solvibiità era di molto inferiore rispetto a quello comunicato da Guidi, che ha rappresentato un dato non veritiero. E questo – ha aggiunto l’avvocato Bacciocchi – costituisce artificio e raggiro, dato che è stata dichiarata la solvibilità della banca sulla base di un coefficiente falso”. Quindi l’avvocato Bacciocchi ha chiesto la condanna e il risarcimento danno ricalcando gli importi già richiesti dalle altre parti civili nella precedente udienza, pari a complessivi 81 milioni. Importo eventualmente da liquidare in sede civile, chiedendo comunque una provvisionale pari a 20 milioni di euro.

La parte civile Sga Per la Sga ha preso la parola l’avvocato Alessandro Cardelli. “Credo – ha esordito – che il procedimento che discutiamo oggi sia accomunato da tanti elementi, ma sicuramente c’è un comune denominatore che vede truffato il sistema previdenziale nella sua interezza. Perché i due procedimenti hanno ad oggetto il primo pilastro e il secondo pilastro pensionistico.

Si è cercato durante il dibattimento di sminuire il ruolo di Daniele Guidi nella banca; per quanto questa sia la linea della difesa, credo che se la situazione fosse quella che indica il professor Cavallaro consulente di parte, cioè che era una banca in buono stato, non saremmo qui a discutere questo processo. Noi tutti non saremmo qui e non saremmo a parlare di quello che è il più grande dissesto nel sistema bancario di San Marino”, ha detto l’avvocato Cardelli. “BancaCis era una banca in situazione economica di difficoltà e in quel momento il proprio vertice ha posto in essere le condotte di cui oggi discutiamo, sapendo la condizione in cui si trovava la banca”. L’avvocato Cardelli ha quindi contestato le conclusioni cui è giunto il perito di parte e richiamato la documentazione prodotta dal funzionario di Bcsm, Pappalardo.

Anche l’avvocato Cardelli, poi, ha richiamato il nodo del coefficiente di solvibilità che, per l’accusa, vedeva quello che era stato comunicato grandemente difforme da quello effettivo. Quindi ha contestato la testimonianza della teste Ceccarelli circa la possibilità di dare in pegno i titoli legati ai pronti contro termine. “Ci ha detto che si trattava di una prassi che adottavano anche le altre banche. Ma avvalorare la tesi, circa il fatto che quei titoli potessero essere utilizzati, non ha nessuna base giuridica. La banca che ha pronti contro termine non li può impegnare ad una terza controparte a insaputa del contraente. E’ evidente l’inattendibilità di quella testimone che non può avere nessun tipo di valore”. Quindi, anche per Sga la richiesta del risarcimento del danno ricalca quanto già quantificato dalle altre parti civili, rimarcando anche la richiesta di 5 milioni di euro come risarcimetno del danno non patrimoniale.

La procura fiscale e la richiesta di condanna E’ stata quindi la volta del Procuratore del Fisco, Giorgia Ugolini che ha affermato come “il riscontro delle condotte così come descritte nel capo di imputazione si abbia per tabulas. Non c’è una riga di quello che è scritto nei capi di imputazione – ha detto – che non risulti provato in atti. Il riferimento va agli estratti conto, ma anche alla corrispondenza tra Iss e Fondiss con la banca, ai verbali di riunioni. Sul fatto storico non ritengo ci sia margine di dubbio. E’ descritto e circostanziato”.

Sui pronti contro termine si è citata sia la giurisprudenza sia, la dottrina consilidata, sia i regolamenti di Banca centrale.

La Pf ha evidenziato come ci sia uno scollamento tra un caso giurisprudenziale, la dottrina consolidata e il regolamento di Banca centrale, circa la natura tecnica del pronto contro termine. Su questa natura si gioca la possibilità della banca di dare o meno in pegno il Pct, come era avvenuto nel caso di BancaCis per ottenere finanziamenti. Sta di fatto che alla scadenza l’investimento debba ritornare con certezza. “Non è tanto la questione di dare a garanzia il titolo, ma il fatto che il cliente debba essere informato che il titolo è impegnato altrove. Era chiaro che quello che poteva fare il Consiglio di previdenza era limitato e mai avrebbe posto in essere una operazione di questo tipo sapendo che quello che si andava ad acquistare era un titolo già dato in garanzia altrove. Non risultano essere stati edotti di questo. C’è una alterazione della realtà. BancaCis con le condotte poste in essere ha ottenuto un approvvigionamento di liquidità, prima ponendo a garanzia quei titoli e in seguito cedendoli con operazioni di Pct”. Per la Pf “in sintensi BancaCis ha mentito due volte: alle banche cui ha dato in pegno i Pct e ai clienti perché non ha rispettato la contrattualistica”.

Quindi la Pf Ugolini ha ricostruito lo storico della carriera di Guidi a partire da Banca Partner fino a BancaCis. “Si nota una continuità con Guidi deus ex machina di queste operazioni”. Quindi ha aggiunto: “Siamo di fronte a una truffa che ha privato i cittadini sammarinesi e le future generazioni di un futuro sereno o quantomeno maggiormente sereno. Si chiede la penale responsabilità per i reati ascritti”.

Chiesti per il primo capo di imputazione 4 anni e 8000 euro di multa; 4 anni e 8 mesi per il secondo capo e 8000 euro di multa. Per il cumulo di pene della stessa specie, la Pf ha chiesto la pena complessiva di 5 anni e 8 mesi e 12mila euro di multa. Chiesta anche la confisca dei beni in sequestro e la confisca per equivalente fino alla concorrenza delle somme oggetto di truffa.

La difesa di Daniele Guidi Per la difesa di Daniele Guidi ha pronunciato ieri la sua arringa l’avvocato Fabio Federico. Nella prossima udienza toccherà agli avvocati Susanna Piccini e Chiara Taddei, poi è attesa la sentenza.

L’avvocato Federico ha ricostruito il contesto in cui si è scatenata la vicenda, sottolineando anche che, quando verrà pronunciata la sentenza, sarà un momento epocale.

Il terremoto si è scatenato “nel momento in cui fu arrestato Guidi e si è propagato fino ad oggi”. Ma la crisi di BancaCis, ha detto il legale, si è innescata per fattori esterni a BancaCis stessa. “Questa fase iniziale di sconvolgimento, non è iniziata all’interno di BancaCis”, ed è partita dall’avvicendamento al vertice di Banca Centrale, “dove con i precedenti vertici l’attenzione era puntata sul buco di 400 milioni di Carisp. Poi l’attività di Bcsm è stata dirottata completamente verso altri lidi: questi si chiamano innanzitutto Savorelli, e poi la BancaCis. Con le sue relazioni Banca Centrale alimentò il procedimento 500. All’epoca la BancaCis e Guidi non erano in nessun procedimento penale, ma se ne parlava in ogni dove anche se loro non c’erano in questo procedimento. E questo contribuì a creare sfiducia”. Poi l’ordinanza Morsiani: “Questa ordinanza aveva assorbito e copia incollato le relazioni di Banca Centrale e preso tutte le dichiarazioni di funzionari. Fu questa situazione ad avviare verso il dissesto. Lo dice il provvedimento di risoluzione di BancaCis: è aumentata la crisi di liquidità con le notizie della custodia cautelare”. Poi “gli arresti di Guidi sono stati annullati, con un provvedimento del giudice Brunelli che sgretolò tutte quelle ipotesi accusatorie. Tanto che il commissario Morsiani falcidiò le imputazioni e quelle relazioni che avevano motivato quel provvedimento cautelare. Nel frattempo in BancaCis a Guidi subentrò Bonfatti, estromettendo Guidi in maniera incomprensibile: uomo libero, indagato in ragione di un provvedimento radicalmente annullato. E’ notizia di ieri che anche Bonfatti è rinviato a giudizio in Italia, per fatti di banca Carim, per ipotesi assolutamente identiche: questo per dire che non è quello che dà il marchio”. L’avvocato Federico ha rilevato come “fuori dalla banca Daniele Guidi, non ha potuto controbattere a una istruttoria fatta da altri. Esito della ge- stione di Bonfatti – ha aggiunto il legale – è la risoluzione di BancaCis, in ragione di una legge pensata su misura. Operazione di fatto in antitesi con tutto quanto all’università impariamo essere le leggi”. Ma non è l’unica e l’avvocato Federico cita altre norme “contra personam” dall’effetto retroattivo come quella sulla bancarotta dei da gestori degli istituti bancari “con una noncurante ed ostentata violazione del principio di irretroattività della legge penale”; o ancora la norma sul sequestro conservativo del 23 dicembre 2022. Poi cita anche la Commissione di inchiesta arrivata a puntellare le accuse. “Commissione di matrice parlamentare che ha svolto, senza le regole del procedimento penale, un lavoro a tappeto addirittura con l’esame dei giudici che stavano svolgendo le indagini, addirittura anche del giudice Brunelli, che aveva annullato i domiciliari. Non è mancato chi, traendo spunto da quei lavori autoreferenziali, ha pensato che potessero essere fatti giocare sul tavolo del Conto Mazzini, che lo stesso Giudice di appello ha affermato essere uno dei processi ‘a più elevato rischio di condizionamenti politici che si sia mai celebrato a San Marino…’ Qualcuno traendo spunto dalle dichiarazioni discutibili di D’Addario ha pensato di poterle far giocare sul tavolo di quel processo. D’Addario che, davanti alla Commissione di inchiesta è arrivato accompagnato dall’avvocato del principale imputato della tangentopoli sammarinese”.

Così delineato il contesto, l’avvocato Fabio Federico è entrato nel merito, rigettando la lettura di Guidi “uomo solo al comando” e, più tecnicamente, ha sottolineato come la perizia fatta non abbia preso in considerazione i singoli crediti per stabilire il grado di solvibilità della banca, ma si sia limitata a prendere per buono quanto sostenuto da Bcsm. Sulla natura dei pronti contro termine l’avvocato Federico ha spiegato che nella sostanza l’interpretazione usata da BancaCis è la stessa data da Bonfatti. Cioè i Pct non passano di proprietà, pertanto la banca ne può disporre. Resta il fatto che alla scadenza deve essere garantita la restituzione dell’investimento. “E in effetti – ha detto il legale – questi Pct scaduti prima della risoluzione bancaria, per 21 milioni e rotti sono rientrati nel patrimonio dell’Iss. Sarebbero rientrati anche gli altri – ha detto il legale – ma poi c’è stata la risoluzione. Non c’è alcuna connessione tra rapporti Cis-banche straniere e il versamento nel patrimonio dei rapporti contrattualizzati da Cis. Il nesso è con il dissesto”. Questo perché, sostiene la difesa, nel Pct c’è il solo “rischio banca”, cioè vi è la mancata restituzione se salta la banca, come accaduto, ma per la difesa, come premesso, il dissesto non nasce in BancaCis, bensì da fattori esterni come l’arresto poi annullato. Per attestare che il mancato versamento dei Pct sia dovuto alla gestione successiva a Guidi, la difesa riporta la corrispondenza intercorsa tra il commissario straordinario Bonfatti e Iss e Fondiss.

Secondo la difesa, poi, anche un indice più basso non avrebbe inciso sulla allocazione dei Pct in BancaCis.

Evidenziata dall’avvocato anche una circostanza “singolare” avvenuta in sede di istruttoria. Inizialmente era stato nominato dall’inquirente un consulente, “il professor Gasperoni, il quale aveva fatto una valutazione, incommensurabilmente diversa da quella di Banca Centrale”. In sostanza “per gli stessi crediti considerati da Banca Centrale e svalutati di 55 milioni, il perito d’ufficio Gasperoni aveva fatto una svalutazione di 5 milioni. Quando arrivò la relazione del dottor Gasperoni, il Commissario della legge Beccari chiese a Bcsm di fare degli accertamenti, chiedendo le stesse cose che aveva chiesto al perito. Di fatto fece fare una perizia sul perito. Su questo abbiamo fatto ricorso e il giudice di appello ha in effetti affermato che si pongono dei problemi di utilizzabilità di quella relazione di Bcsm”. Relazione di Banca Centrale, “fatta propria, senza verificare credito per credito, dal perito Daniela Mina”, ha detto l’avvocato. In sostanza il legale ha rigettato tutte le accuse, compresa la contestazione dell’uomo solo al comando: “Perché dovrebbe rispondere di quel coefficiente di solvibilità che non ha elaborato lui? E’ il portato del lavoro di una banca, passa dal Cda, dalla società di revisione. Sarebbe un’ingiustizia vistosa. Altri soggetti non sono chiamati a rispondere e difendere il loro operato. Mentre il responsabile dell’ufficio crediti, anziché rispondere, è nella parte civile”.

Quindi l’avvocato ha chiesto il “proscioglimento con la formula più ampiamente liberatoria. O formula che sarà ritenute di giustizia”.

Articolo tratto da L’Informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 23

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