San Marino. Truffa ai fondi pensione, chiesto risarcimento da 81 milioni di euro

San Marino. Truffa ai fondi pensione, chiesto risarcimento da 81 milioni di euro

Truffa ai fondi pensione, chiesto risarcimento da 81 milioni di euro. L’ex direttore generale e amministratore di Banca Cis “non si fece remore a mettere in difficoltà gli enti previdenziali dello Stato di cui è cittadino”. Richieste conclusive delle parti civili nel processo a carico di Daniele Guidi

ANTONIO FABBRI – Una richiesta di risarcimento del danno complessivo pari a oltre 81miloni di euro, quella formulata ieri nel processo a carico di Daniele Guidi, amministratore delegato e direttore generale di Banca Cis, accusato di truffa aggravata ai danni dello Stato per uno dei filoni di indagine relativo, nello specifico, alla “sparizione” dei fondi pensione e Fondiss che erano allocati nella banca.

Dopo il deposito degli ultimi documenti da parte della difesa dell’imputato, il giudice Adriano Saldarelli ha dichiarato chiusa l’istruttoria dibattimentale e disposto il passaggio alla fase delle conclusioni delle parti. Nell’udienza di ieri hanno rassegnato le loro conclusioni tre delle cinque parti civili costituite.

L’udienza proseguirà il prossimo 23 marzo con le altre parti civili – Società di Gestione degli attivi ex Banca Cis e Veicolo pubblico di segregazione dei Fondi Pensione che oggi è un trust – la Procura fiscale e, poi, sarà la volta della difesa dell’imputato. Se tutte le parti avranno concluso, per quella data è attesa anche la sentenza. È stata comunque già fissata dal Commissario una ulteriore eventuale udienza per il 13 aprile.

La parte civile Iss Ad aprire la fase delle conclusioni delle parti, l’avvocato Alberto Selva che rappresenta, assieme all’Avvocatura dello stato, l’Iss o, più precisamente, il Consiglio di previdenza dell’Iss, cioè quell’ente a cui è demandata la gestione dei fondi pensione del cosiddetto “primo pilastro”. “60.824.553,30 euro, quindi oltre 60 milioni di euro, rappresentano il danno da reato indicato nel capo di imputazione – ha esordito l’avvocato – Sono tutti i risparmi gestiti dal Consiglio di previdenza dell’Iss, accantonamenti dei lavoratori di San Marino che in un secondo sono andati in fumo. Erano stati affidati ad un istituto bancario e sono improvvisamente spariti. Per San Marino sono l’equivalente di tre patrimoniali, dato che quelle che sono state poste in essere hanno fruttato ciascuna circa 20 milioni”. L’avvocato Selva ha quindi ricostruito come si sia arrivati alla collocazione dei fondi presso BancaCis. Ricostruita anche l’evoluzione, o meglio l’involuzsione, del sistema bancario passato da 12 soggetti a 4 negli anni tra il 2008 al 2016; il crollo della raccolta e, poi, l’assegnazione dei fondi pensione alle banche interne per investire in prodotti con garanzie di conservazione del capitale, con titoli sottostanti garantiti, ancorché con rendimenti più bassi.

“La scelta di collocare i fondi pensione nelle banche interne era motivata dal fatto che privare gli istituti interni della collocazione dei fondi pensione significava dare loro una estrema unzione. C’era una sorta di responsabilità nel sostenere e non volere affossare nessun istituto di credito. Veniva comunque fatta una istruttoria rigorosa e precisa convocando anche gli esponenti delle banche. Così venne fatto con Daniele Guidi che, di fronte alle notizie che stavano circolando sulla sua banca, rassicurò il Consiglio di previdenza dicendo ‘Siamo in presenza di notizie false e tendenziose’”.

Evidenziata dal legale, poi, la discrepanza tra il coefficiente di solvibilità dichiarato dalla banca, abbondantemente sopra la soglia minima “e quello che poi si è riscontrato nell’effettività”. Il nodo della truffa sta nel fatto, ricostruisce la parte civile, che i fondi pensione erano stati investiti in pronti contro termine con sottostanti dei titoli che dovevano essere garantiti e tenuti liberi da parte della banca per la restituzione all’Iss. “Quei titoli erano, invece, stati dati in garanzia per un’altra operazione – ha detto l’avvocato Alberto Selva – una operazione con la quale la banca chiedeva di farsi finanziare” da altri istituti di credito. “E questi – prosegue l’avvocato – alla crisi della banca, si sono presi i titoli e li hanno fatti propri”. Quindi, indicando il ruolo di Guidi come unico imputato e come punta della piramide della banca , l’avvocato Selva afferma: “Guidi firmava le lettere di proposta dell’investimento; andava a perorare la causa di BancaCis davanti al Consiglio di previdenza; affermava che il coefficiente di solvibilità della sua banca era il migliore… era il capitano della squadra, quasi fin troppo accentratore. Sulla sua diretta responsabilità, sulla attività ingannatoria, sul reato di truffa credo che non sussitano dubbi”, ha detto l’avvocato Alberto Selva. Ha chiesto dunque di dichiarare la penale responsabilità dell’imputato e di riconoscere il risarcimento del danno conseguente, per un importo pari agli oltre 60milioni di euro quantificati più il danno non patrimoniale che le parti civili hanno insieme calcolato in 5milioni di euro, facendo anche istanza di sequestro conservativo, o comunque di iscrizione di privilegio, su una serie di immobili di Guidi. Quanto al danno non patrimoniale “l’Iss è stata grandemente messa i discussione, quasi violentata da questa attività truffaldina, per cui il danno di credibilità che ha patito è molto rilevante”, ha concluso l’avvocato Selva.

La parte civile Fondiss Per la parte civile Fondiss, la cosiddetta previdenza integrativa del secondo pilastro, è intervenuta l’avvocato Simona Ugolini dell’Avvocatura dello Stato. Fondiss fece un bando per la colloscazione dei fondi. “Guidi presentò proposta di deposito a termine dichiarando un coefficiente di solvibilità del 16,8%, ampiamente superiore al limite dell’8%”. La dinamica è la medesima, dato che poi si scoprì, invece, che il coefficiente di solvibilià era abbondantemente sotto la soglia minima. L’avvocato Simona Ugolini ha ripercorso la perizia d’ufficio dai cui esiti risulta “integrato il reato di truffa aggravata ai danni di Fondiss. Guidi ha fornito dati falsi così da trarre in inganno l’ente per ottenere liquidità per ovviare al dissesto dell’istituto di credito”. La somma che era stata investita da Fondiss ammonta a 15.907.053,74 euro. Dalle verifiche è emerso “un quadro di gravissime anomalie”, ha detto l’avvocato Ugolini. Ha quindi messo a confronto la perizia di ufficio e quella di parte, affermando come non possano essere accolte le considerazioni di quest’ultima.

Sempre per Fondiss ha integrato le conclusioni della collega l’avvocato Sabrina Bernardi, sempre dell’Avvocatura dello stato. “L’istruttoria svolta ha fatto emergere la responsabilità. Quanto accaduto non può essere ritenuto frutto di un incauto amministratore che si è fidato al lavoro dei sottoposti”. Ha quindi ricostruito il percorso storico-professionale di Guidi da Banca Partner a BancaCis. Sulla gestione delle posizioni “unico referente era sempre e solo il dottor Guidi. A Guidi era nota la crisi patrimoniale e di liquidità, avendo egli chiesto immissioni di liquidità a Banca Centrale già prima del giugno 2018. Banca Centrale che non aveva esitato a definire quella del Cis una crisi strutturale e non temporanea”. Per l’aggiudicazione della gara di assegnazione dei fondi di Fondiss, era “determinante la documentazione fornita dagli istituti bancari e l’ente decise di collocare i fondi negli istituti con gli indici migliori. Quindi si riscontra l’inganno in cui è stato tratto Fondiss e l’aggiudicazione che in seguito a questo raggiro è stata disposta”.

Quindi la condotta di Guidi “integra tutti elementi oggettivi e soggettivi del reato contestato”, ha detto l’avvocato Bernardi che, quanto ai danni subiti da Fondiss, conferma la cifra di 15,9 milioni quantificata dalla collega. Importo che, unito alla cifra quantificata in danno del primo pilastro dal Consiglio di previdenza, porta a un totale, quanto a risorse mai restituite, pari a 76.310.000 euro, cui si unisce la richiesta di danno non patrimoniale per 5 milioni. Per un totale di oltre 81milioni di euro più interessi.

Questo il risarcimento che le parti civili chiedono di liquidare subito, essendo certi, rilevano, gli importi. In subordine, tuttavia, l’Avvocatura dello Stato chiede una provvisionale di poco più di 19milioni di euro, che equivale all’importo che l’Eccellentissima Camera ha già versato al Veicolo pubblico di segregazione dei fondi pensione a copertura dell’ammanco venutosi a creare a causa della contestata truffa, in un piano di ammortamento previsto fino al 2029, che dovrà coprire il buco complessivo di oltre 60 milioni.

La parte civile Eccellentissima Camera Nella sostanza a ribadire che, a conti fatti, l’intero ammontare dal danno ricade in capo all’Eccellentissima Camera, è stato l’avvocato Moreno Maresi, che affianca l’Avvocatura dello Stato per quanto riguarda la difesa in giudizio degli interessi dello Stato. Ribadita la cifra degli oltre 76 milioni più i 5 di danno non patrimoniale richiesti, ha quindi aggiunto: “Non credo sia necessario spendere troppe parole per sostenere le ragioni che giustificano il diritto dei soggetti intervenuti a vedersi riconosciuto il danno patrimoniale patito, se non richiamando che tutto ciò che va a ledere i valori sociali di rilevanza pubblica esige una completa riparazione del danno prodotto, economico e non economico”. Quindi, nel ribadire la richiesta di rifusione di tutte le somme accertate con gli interessi più le spese legali di costituzione di parte civile, ha ripercorso la cronologia dei fatti, biasimando anche il contegno processuale dell’imputato che non si è mai presentato, “suo legittimo diritto, ma è anche diritto di queste difese criticare la scelta”, puntando il dito anche sul fatto che, quando BancaCis venne messa in amministrazione straordinaria, “Guidi e Grandoni si sono separati a distanza di poco tempo dalla rispettiva moglie. Una coincidenza temporale che il giudice definisce anomala, anche se nulla prova rispetto alla rilevanza penale, perché antecedente alle contestazioni”, ha detto l’avvocato Maresi, il quale però ha chiesto di considerare, nella quantificazione della pena, il contegno dell’imputato, anche alla luce del provvedimento di sequestro cautelativo dei beni richiesto delle parti civili, a fronte “di un soggetto che ha deciso di spogliarsi dei beni per renderli non aggredibili”. Sul disvalore del raggiro l’avvocato Maresi ha parlato “di un soggetto che, privo di remore, ha messo in difficoltà gli enti previdenziali e lo Stato di cui è cittadino. Ritengo che la pena non possa essere contenuta nei minimi”, ha concluso.

Prossima udienza, dunque, il 23 marzo.

Articolo tratto da L’Informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 23

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