San Marino. Rivelazioni in Consiglio dal Segretario alla Sanità

San Marino. Rivelazioni in Consiglio dal Segretario alla Sanità

Tra illazioni, livore e minacce esterna la sua volontà di fare chiudere “L’Informazione”

Rivelazioni non vere in Consiglio dal Segretario alla Sanità

L’informazione di San Marino

E’ un intervento intenso quello del Segretario Roberto Ciavatta, fatto ieri in Consiglio, nel corso del dibattito sulla relazione della Commissione di inchiesta su BancaCis. “Ciava è un grande! Grande Ciava!” E’ l’osanna successiva degli adepti. Soprattutto per il coraggio di parlare, assenti le persone che cita, e forse coperto dall’immunità parlamentare. Dice: “Ho fatto una serie di denunce tutte archiviate”. Grande Ciava!

Il problema è che parla di una denuncia non che ha fatto lui, ma che ha presentato Gabriele Gatti a favore del quale, invece, Roberto Ciavatta è andato a testimoniare.

E quando ci è andato a testimoniare il grande Ciava? Ci è andato quattro anni dopo i fatti, a raccontare qualcosa che avallasse la versione del denunciante, Gabriele Gatti, appunto, patrocinato dall’avvocato Gian Nicola Berti. Ci è andato a raccontare come testimone quello che gli pareva, a fronte di una domanda che iniziava con “Secondo lei…” Beh, a fronte di un “Secondo lei...” il grande Ciava è bravissimo a raccontare quello che gli pare, quando il testimone dovrebbe stare ai fatti.

Riporta poi Rtv una cosa che il grande Ciava ha voluto lasciare fraintendere dicendo: “Accanto a noi c’era Antonio Fabbri”. Quindi la tivù di Stato incolpevolmente sintetizza: “Il Segretario alla Sanità ha anche detto che nell’ufficio del magistrato vi fosse un giornalista”. E’ falso. Dice infatti Luca Lazzari nella sua testimonanza di quel procedimento, nato dalla denuncia di Gabriele Gatti per la cui difesa il grande Ciava è andato a testimoniare: “Non ho mai visto ed incontrato Antonio Fabbri nell’Ufficio del Commissario della Legge Buriani”. E neanche il grande Ciava, nella sua testimonianza in quel procedimento lo ha mai detto. Che lo voglia lasciare intendere oggi, fa comprendere lo spessore dell’uomo.

In Consiglio, il grande e coraggioso Ciava, coperto forse dall’immunità, dice che gli sarebbero stati passati mandati di arresto“prima che venissero recapitati agli interessati”. E’ falso. Non c’è altro da aggiungere.

Poi il Grande Ciava aggiunge che le ordinanze (anche il plurale è un falso) a lui passate avrebbero avuto “tanto di note calligrafe del giudice Buriani”. E’ falso pure questo, non c’è altro da aggiungere. Poi, buttate lì in mezzo a illazioni, altre falsità che sembrano fare sempre più rima con immunità, e altri insulti.

E allora il “sanitanissimo” Ciava è convinto che l’Informazione ce l’abbia con lui e con Rete portando avanti una “campagna denigratoria esistenziale”.

Ce l’ha con lui “L’informazione” di Carlo Filippini “quello della barca, quello che ha, diciamo, uno scoperto di credito in BancaCis”.  Ah beh, qui con una sorta di ghigno, il grande insinuatore Ciava, si supera. Vorrebbe quindi dire per la geniale lampadina del Ciava, che avendo scoperti di credito anche con Bac e Bsi – il che significa per una azienda seria operare, lavorare, onorare il pagamento dei dipendenti e dei fornitori – il giornale sarebbe a libro paga di Rossini, Colombini, Mularoni, Michelotti? E’ proprio un simpatico umorista il grande Ciava, sarà per quello che i suoi fans gli hanno fatto gli applausi alla fine dell’intervento.

Ha fatto proprio ridere anche perché le aziende, si devono dare da fare da sole, visto che lui e il governo che comanda hanno fatto poco o niente fino ad oggi per le imprese provate dal Covid. Qualunque cosa vogliano fare credere di diverso non potranno darla a bere a chi lavora davvero. Poi, meno divertenti sono le minacce a cui l’onnipotente ha abituato negli anni, ma una sonnecchiante Repubblica ci ha fatto il callo, tanto da fare passare queste spregevoli azioni come atti di eroismo. E allora dice in sostanza che il nostro giornale va fatto chiudere, perché altrimenti continuerà la sua “campagna denigratoria nei confronti di Rete, che non finirà mai...”

Il nostro giornale continuerà a scrivere, aggiunge il coraggioso immunizzato Ciava, “…finché non avrà fine il finanziamento dei padrini e le posizioni di chi in tribunale ne ha forse sempre garantito l’impunità oltre a fornire sempre accesso a fascicoli segretati che nemmeno gli imputati potevano vedere”. Questa frase è falsa in ogni singola parola, intimidatoria nel complesso, indecente nella sua formulazione.

A questo punto solo il Covid ci può fare paura, non in sé, quanto perché a gestirne la profilassi collettiva è l’onnipotente Ciava.

 

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