San Marino. Schiaffi e minacce alla collega, condannato pasticcere di 46 anni

San Marino. Schiaffi e minacce alla collega, condannato pasticcere di 46 anni

Condanna a 7 mesi, pena sospesa. Parte civile anche l’Authority pari opportunità

ANTONIO FABBRI. Si è concluso con la condanna il processo a carico del pasticcere che aveva insultato e colpito con schiaffi alla nuca la collega di lavoro.

I fatti risalgono al 9 ottobre 2018 quando, in seguito a una discussione con un collega di lavoro in una pasticceria sammarinese, la donna è stata presa a male parole dallo stesso, un 46enne di origini pugliesi, insultata, minacciata di morte e colpita con degli schiaffi alla nuca. Queste le accuse contenute nel capo di imputazione. Ieri, davanti al giudice Simon Luca Morsiani, le parti hanno rassegnato le loro conclusioni.

Le parti civili Ha esordito il difensore della donna costituita parte civile, l’avvocato Rossano Fabbri.

“La mia assistita è stata colpita con schiaffi alla nuca e spintoni tali da farle perdere l’equilibrio e cagionare danni fisici risultanti dal referto del pronto soccorso. Unitamente a questo ingiurie proferite e una minaccia. Con tutta evidenza c’è l’ammissione di aver messo le mani addosso anche dalle dichiarazioni dello stesso imputato. Tra l’altro nei confronti di una donna esile e fragile da parte di un soggetto molto corpulento. Quello che è successo è grave”, ha detto l’avvocato Fabbri che ha chiesto per la sua assistita il risarcimento del danno e il riconoscimento di una provvisionale di 5000 euro oltre al pagamento degli onorari di costituzione di parte civile”.

Anche l’Avvocautra dello Stato,  in rappresentanza dell’Authority per le pari opportunità con l’avvocato Alessandra Belardini, ha chiesto il riconoscimento della penale responsabilità dell’imputato risultante dalle prove raccolte richiamando anche una telefonata posta agli atti, registrata dalla vittima mentre parlava con la sua datrice di lavoro dell’accaduto. “Questa procura – ha dunque detto l’avvocato Belardini – chiede la condanna per i capi primo, lesioni, e terzo, minaccia, chiedendo i danni morali per conto dell’Authority da liquidare in sede civile salvo una provvisionale di 1000 euro più le spese di costituzione”.

La Procura fiscale Più articolato il ragionamento del Procuratore del fisco Roberto Cesarini, il quale sulla base della ricostruzione dei fatti e dei referti ha ritenuto di dover chiedere la derubricazione del reato da lesioni in percosse.

“Non possiamo che prendere in considerazione quanto accertato dal medico di Riccione. Dolore sul rachide cervicale, dolore e tumefazione a un avambraccio, dolore alla coscia destra. Si parla di contusioni, eventi con prognosi di 5 giorni. Poi si parla di sintomatologia post traumatica da stress, ma faccio fatica a ritenere questi referti probanti di una malattia”. Ora, l’articolo del codice penale che punisce le lesioni personali prevede che sia cagionata “una malattia del corpo o della mente”. Di qui la richiesta di derubricazione da lesione a percosse da parte del Pf. “Ma questo comporta una richiesta di prescrizione del reato intervenuta alla data del 24 gennaio 2023”, ha detto il Pf che ha quindi chiesto la condanna per la sola sanzione amministrativa prevista per la minaccia. Sanzione di 70 euro, mentre l’accusa di ingiurie è già prescritta.

La difesa L’avvocato Alessandro Cardelli, difensore dell’imputato ha fornito una ricostruzione dei fatti “diametralmente opposta a quella della parte civile e Authority”. Ha puntato da un lato su un comportamento della denunciante ritenuto dal difensore non proprio lineare, a partire dal fatto che sia andata a farsi curare a Riccione e non all’ospedale più vicino. Poi ha parlato di un “diverbio, sfociato in una spinta, che da un punto di vista etico è indubbiamente censurabile, ma non ritengo sia penalmente sanzionabile, neanche a livello di percosse”, ha detto il legale, fornendo la propria ricostruzione dei fatti ed sostenendo che anche le offese fossero state reciproche.

Contestata, poi, la costituzione come parte civile dell’Authorty. “Si dovrebbe costituire nei casi in cui vi sia stata violenza nei confronti di una donna per manifestare dominazione e controllo, non in tutti i casi in cui sia parte lesa una donna a prescindere dalla tipologia della condotta contestata”, ha detto Cardelli. Il legale ha in prima battuta chiesto l’assoluzione e, condividendo la richiesta di derubricazione della procura fiscale, la prescrizione. Ha chiesto inoltre di rigettare la richiesta della parte civile poiché “troppo generica” e di rigettare anche la costituzione dell’Authority perché “in questo caso non c’è stata violenza di genere”.

La sentenza Il Commissario della legge Simon Luca Morsiani ha dal canto suo riscontrato la penale responsabilità dell’imputato per il reato di lesioni personali e lo ha condannato a 7 mesi di prigionia. Dichiarato prescritto il reato di ingiuria e condanna per le minacce – reato che da tempo è stato depenalizzato ed è quindi illecito amministrativo – a 70 euro di multa. Concessa la sospensione condizionale della pena e la non menzione. Condanna anche al risarcimento dei danni morali nei confronti della vittima e dell’Authority da liquidare in sede civile oltre al pagamento degli onorari di costituzione di parte civile.

Probabile l’appello.

Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 23

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