Consiglio Grande e Generale, resoconto seduta mattutina 14 settembre 2022

Consiglio Grande e Generale, resoconto seduta mattutina 14 settembre 2022

CONSIGLIO GRANDE E GENERALE, SESSIONE  13-16 SETTEMBRE

– MERCOLEDÌ 14 SETTEMBRE – Seduta della mattina

La Riforma previdenziale, presentata in prima lettura dal Segretario di Stato per la Sanità, Roberto Ciavatta, è al centro dei lavori consiliari della mattina, su cui si sviluppa un ampio dibattito. Dando lettura della relazione illustrativa del provvedimento, il Segretario chiarisce che il quadro attuale relativo al sistema pensionistico è “assolutamente preoccupante”. La relazione fornisce quindi i dati relativi al trend dei fondi pensione che “registra sbilanci annuali progressivi”, tra cui quelli degli ultimi anni, il 2020 e 2021, “influenzati negativamente dall’emergenza Covid, che ha comportato minori entrate contributive e maggiori uscite”.
Sempre in base alla relazione, il contributo dello Stato alla previdenza negli ultimi 5 anni, per far fronte a questi squilibri, ha visto una progressione significativa: nel 2017 di 44 mln, nel 2018 di 46 mlm, nel 2019 un contributo di 51 mln di euro, nel 2020 di 52 mln di euro, nel 2021 di 57 mln di euro. E  “la parte critica di tenuta non è tra 30 anni, ma da adesso e nei prossimi 10-15 anni”, sottolinea il Segretario, a causa dei numerosi pensionamenti previsti per chi invece è entrato nel mondo del lavoro nel periodo del boom economico. Tra le proposte inserite nalla riforma vi è l’innalzamento progressivo delle  aliquote al 24,5% per i lavoratori subordinati e al 24% per gli autonomi
. Una misura che  rispetto al 2021, “potrebbe portare a un incremento di entrate- chiarisce il Sds Ciavatta- di circa 20 mln per i subordinati e di 2,5 mln per i lavoratori autonomi”.
Nel dibattito, gli interventi dei consiglieri di opposizione sottolineano come l’intervento sia al di sotto delle loro aspettative: per Matteo Ciacci, Libera, la riforma piuttosto rappresenta “un palliativo, un interventino, necessario sia chiaro, ma ancora slitta qualche anno le criticità di un sistema previdenziale”.Per Maria Katia Savoretti, Rf, invece “non si può portare una riforma così in solitaria- lamenta- è più che mai necessario prevedere altre riforme. Mi riferisco alla riforma Igr, Fondiss, riforma del mercato del lavoro, invece su tali temi il governo è silente”.
Dalla maggioranza invece si sottolinea l’importanza dell’avvio della stagione delle riforme, secondo la tabella di marcia prevista. “Il deposito di questa importante riforma- sottolinea infatti Francesco Mussoni, Pdcs- ha un significato oltre che tecnico, anche politico”. Mirco Dolcini, Dml, ritiene che la riforma contenga “interventi coraggiosi e necessari per  una maggiore stabilità di sistema”. Ma chiede attenzione e coraggio anche per provvedimenti che devono andare, di pari passo, su sviluppo economico e aumento del Pil del Paese. Gian Nicola Berti, Npr, auspica interventi da portarsi in Commissione: “Si deve cercare di avere coraggio per certe categorie, tappiamo la falla delle persone che vanno in pensione ancora giovani- suggerisce- non ha senso farlo. E facciamo lotta all’evasione fiscale, percepiremo sicuramente anche lì più risorse per far fronte alle risorse del fondo pensione”.  Per Denise Bronzetti, Gruppo misto di maggioranza, questa riforma “non risolve il problema, cerca di inserire correttivi  e delle novità- precisa- ma è evidente che gli effetti non andranno oltre al quinquennio”.  Gloria Arcangeloni, Rete, risponde a chi sostiene che non sia una riforma coraggiosa: “Non è mai stata presentata come riforma risolutiva della nostra previdenza- puntualizza-, ma come riforma che andava ad apportare correttivi rispetto al gap che negli anni si è verificato”. E ancora: “In questo momento, sicuramente è una riforma che serve- sottolinea- non da sola, ma abbinata a tante altre riforme sostanziali che affronteremo da qui ai prossimi mesi”.

Concluso il dibattito sulla Riforma, con la replica del Segretario Ciavatta, la seduta è terminata.  Infine, in mattinata, ad avvio di seduta, si è concluso l’esame dell’ultimo decreto delegati, il n.114 “Valorizzazione e Valutazione dei Dirigenti dell’Istituto per la Sicurezza Sociale”,  ratificato con 22 voti a favore e 3 astenuti.
I lavori nel pomeriggio riprenderanno dal comma 5, dedicato alla Variazione di Bilancio di previsione e al report di Fitch Ratings.

Di seguito un estratto  degli interventi della mattina.

Comma 4. Progetto di legge “Riforma del Sistema Previdenziale” (presentato dalla Segreteria di Stato per la Sanità e la Sicurezza Sociale, la Previdenza) (I lettura)

Roberto Ciavatta, Segretario di Stato per la Sanità, dà lettura della relazione al Pdl, reperibile integralmente al link  https://www.consigliograndeegenerale.sm/on-line/home/lavori-consiliari/dettagli-delle-convocazioni/scheda17177832.html

Di seguito degli estratti della relazione

La riforma del sistema previdenziale si innesta sulle leggi previdenziali tuttora vigenti, cui si aggiungono una serie di altri provvedimenti dispersi in decreti delegati, in leggi di bilanci di previsione. Il combinato disposto delle norme e dei provvedimenti vigenti ci trasmettono un quadro assolutamente preoccupante: sa da una parte infatti le modifiche introdotte dal 2005 in poi hanno notevolmente variato le condizioni di calcolo pensionistico, contestualmente nessuna di queste norme ha il potere di agire retroattivamente, per correggere le anomalie del calcolo pensionistico previsto dalla legge madre del 1983.
Il trend dei fondi pensione registra sbilanci annuali progressivi. (…) .Nel 2019 le entrate contributive erano di circa 134 mln e le uscite per pensioni erano di 191 mln di euro. Il 2020 e 2021 sono influenzati negativamente dall’emergenza Covid, che ha comportato minori entrate contributive e maggiori uscite (Cig, ammortizzatori sociali). Nel 2020 le entrate del Fondo erano di 124 mln di euro, le uscite per pensioni erano 198 mln, nel 2021 le entrate contributive erano di 130 mln, le uscite per pensioni erano 205 mln di euro. Il contributo dello Stato alla previdenza vede questa progressione: nel 2017 di 44 mln, nel 2018 di 46 mlm, nel 2019 un contributo di 51 mln di euro, nel 2020 di 52 mln di euro, nel 2021 di 57 mln di euro.

(..) La riforma proposta porta progressivamente le aliquote al 24,5% per i lavoratori subordinati e al 24% per gli autonomi. A parità di lavoratori attivi e stipendi dichiarati rispetto al 2021, si registrerebbe un incremento di entrate di circa 20 mln per i subordinati e di 2,5 mln per i lavoratori autonomi. Se ad esso si aggiungessero, come deve prevedersi, adeguati controlli rispetto alla veridicità dei redditi dichiarati, l’impatto potrebbe essere sensibilmente ampliato. (…)

Un cenno sulle dinamiche demografiche per spiegare la situazione critica del Fondo pensioni: la parte critica di tenuta non è tra 30 anni ma da adesso, nei prossimi 10-15 anni. La generazione dei baby boomer, ovvero chi andrà in pensione a breve, ha numeri consistenti, mentre oggi la natalità è di circa 200 nascite l’anno. Avremo invece più di 600 neopensionati ogni nuovo anno. Non solo: sono i lavoratori del boom economico che hanno iniziato a lavorare presto, senza interruzioni di carriera e con stipendi di fine carriera molto più alti rispetto l’inizio, questo determinerà per fattori anagrafici e per i calcoli  della legge vigente-  calcoli che favoriscono conversioni pensionistiche spropositate nei prossimi anni- un momento difficile da superare. Con questa, e sicuramente con le prossime riforme che ci saranno, il mio auspicio è che, a differenza da quanto successo in passato- dal 2014 si è iniziato a lavorare alla riforma- non si lasci perdere e ci sia un controllo continuo suoi fondi. E’ doveroso il ringraziamento alle parti sociali ed economiche con cui nell’ultimo anno, con grande disponibilità, ci siamo visti almeno una volta a settimana, contribuendo a modificare in modo sostanziale il testo della riforma. Porto a conoscenza l’Aula del fatto che questa bozza di riforma è stata confrontata anche nei giorni scorsi dal Fmi e potremo avere a breve un suo parere sull’impatto della riforma.

Guerrino Zanotti, Libera
Sicuramente è una Riforma necessaria, ma rilevo che l’aspetto complementare- anzi ancor di più- per accedere alla riforma pensioni è la riforma sull’Igr. E Segretario, all’ultimo momento, il testo manca di due articoli veramente determinanti, rispetto alla bozza consegnata ai gruppi.
In un sistema previdenziale come il nostro, con calcolo retributivo, non si possono fare tanti sforzi di immaginazione e fantasia e alcuni interventi li condividiamo: età pensionabile, contributi che si fanno al fondo e poco altro. Non è che di lì si può sfuggire. Quello che noi nell’esame del Pdl a noi sfugge, è qual è la portata vera di questo Pdl. Chiedo al Segretario formalmente di poter avere dati rispetto al risparmio che potrà operare sul bilancio dello Stato perché è tutto molto aleatorio. L’impressione è che questa riforma non sia risolutiva, anche in vista di successivi interventi che dovranno essere fatti, purtroppo, anche nel breve periodo. La portata di questa riforma per noi non è così consistente. Per i numeri che esprime questa maggioranza si sarebbe potuto osare di più. Il fatto che i sindacati si siano seduti al tavolo a discutere quel testo, avrebbe potuto portare a un risultato più utile al bilancio che, nonostante questa riforma, avrà pesanti uscite per sostenere il sistema.
Mirco Dolcini, Dml
Le macro-caratteristiche che emergono in questa riforma è la quota che passa da 100 a 103, aliquote contributive spalmate su più anni, calcolo pensionistico basato su 20 e non 30 anni: sono interventi coraggiosi e necessari per garantire una maggiore stabilità di sistema, dove abbiamo un disavanzo di 75 milioni. Bene si sia arrivati a inizio dell’iter legislativo, è anche vero- come ho sentito da Zanotti- che bisognava avere più coraggio- ma sposterei l’attenzione più sulla necessità di concentrarsi su sviluppo economico e aumento del Pil del Paese. Pensare di risolvere il problema solo con una riforma pensionistica, quando entrate del paese diminuiscono, sarebbe come cercare di mantenere la stessa acqua di un recipiente bucato, mettendo delle toppe qua, e là quando invece bisogna continuare a riempirlo. Si passerà in commissione e ci saranno emendamenti per tentare di avere più coraggio, anche se la questione è sistemica.

Francesco  Mussoni, Pdcs
Con soddisfazione accogliamo la discussione in prima lettura, il deposito di questa importante riforma ha un significato oltre che tecnico, anche politico. E’ uno dei cantieri principali di riorganizzazione di strutture fondamentali dell’ordinamento sammarinese, riferito ai fondi pensione. Il sistema è in sofferenza da anni e il progetto è per arginare l’erosione dei fondi pensione e le tabelle allegate al progetto parlano chiaro. Avevamo in passato 4 lavoratori per un pensionato e oggi solo 2, è un tema da gestire con interventi graduali che riportano il sistema in equilibrio nei prossimi anni. Si interviene su aspetti ineludibili: età pensionabile, contribuzione più alta e scelta politica di gradualità. Non è una riforma ‘violenta’, è una scelta strategica per non pesare troppo su famiglie e aziende. E’ un intervento sostenibile, bisogna avere la capacità di vedere questo intervento nei prossimi anni. Sicuramente, abbinato a una ripresa dell’economia, che emerge dagli attuali parametri economici, dovrebbe garantire l’equilibrio dei fondi. C’è poi il tema di incentivi e decontribuzione: in questo paese abbiamo perso il controllo della gestione degli incentivi, forse senza non ci sarebbe bisogno di agire sui fondi. Lavoreremo per migliorare questo intervento di cui siamo molto contenti, connota la fase di riforme che oggi mettiamo in pratica. Andiamo avanti.

Matteo Ciacci, Libera
Accogliamo con favore la discussione. Questa è la riforma delle riforme, nel sistema c’è un rapporto lavoratori attivi e pensionati che non può lasciarci senza risposte. Il lavoro compiuto è un bel lavoro, ma troppo miope e a corto respiro. La riforma delle riforme doveva avere anche un confronto diverso con le forze di opposizione- abbiamo avuto due incontri- e soprattutto doveva essere un intervento più organico. Mussoni parla di un contesto in ripresa e di un impatto più sostenibile, ma d’altra parte tutto il lavoro che si farà su aliquote, quota 103 e l’uso dei fondi pensione… sostanzialmente prendiamo solo un altro po’ di tempo. Ma il tempo costa. Costa usare il primo pilastro che in temi brevissimi verrebbe eroso se non modifichiamo nulla. La riforma impostata dal Segretario è un palliativo, un interventino, necessario sia chiaro, ma ancora slitta qualche anno le criticità di un sistema previdenziale. La fase maggiormente critica si vedrà nei prossimi 10-15 anni.

Fernando Bindi, Rf
Che il sistema pensionistico avesse bisogno di un riforma lo si sapeva da tempo. Questo è un intervento che tenta di aggiornare, manca il metodo. Mi pareva normale si intervenisse prima sull’Igr, e seconda cosa, avere – e spero ci sia possibilità- una sorta di proiezione sulla base di questo intervento e vederne l’efficacia. Di botto non sono riuscito a comprendere l’intervento nel sistema e le conseguenze, sarebbe utile avere tabelle previsionali. Tre gli elementi da tenere in considerazione: un minimo di equità, un minimo di sostenibilità e la durata nel tempo. E’ chiaro che le leggi in questa materia hanno bisogno di aggiornamenti vicini, ma avere una proiezione con tabelle ci aiuta a capire. A me sembra una spolverata al sistema, non un intervento più incisivo.

Maria Luisa Berti, Npr
Questa riforma è uno dei punti fondamentali del programma di governo di questa legislatura, siamo finalmente arrivati alla stagione delle riforme tanto auspicata. Nel momento in cui si andranno ad attuare interventi di disciplina dell’Igr, avranno effetti a ricaduta sul sistema pensionistico e si dovranno avere interventi successivi. Io appartengo alla categoria, quella dei liberi professionisti, verso cui c’è una sorta di riserva, su quanto dichiara. E’ opportuno attuare interventi perché ci sia la verifica dei redditi che ciascuno percepisce, questo vale su tutte le categorie. Purtroppo anche nell’ultima riforma Igr non abbiamo attuato una politica di controllo sulla verifica dei redditi ed è un elemento che continua a creare distorsioni e falsità dei numeri. Ben venga una politica rigorosa dei controlli, vanno premiati i contribuenti seri.
Dobbiamo poi fare in modo che la riforma premi il lavoratore: anche colui che, raggiunta l’età pensionabile, continui a lavorare. Quindi auspico interventi in questo senso. A 70 anni per alcune professioni si è nel pieno dell’attività intellettiva e bisogna considerare queste facoltà e dare possibilità, con incentivi, di lavorare a chi può e volte, oltre al criterio dei 103.
Andrea Zafferani, Rf
Non una riforma ma un sorso d’acqua per un assetato grave. la relazione del Segretario sulla riforma elenca una serie di problemi e non ci sono risoluzioni. E’ stato mandato ai partiti del materiale utile da cui si evince che dei 66,50 mln di disavanzo dei fondi, 50 mln sono solo sul fondo dipendenti. In 5 anni si è avuto poi un aumento dell’80% del disavanzo complessivo e dell’85% del disavanzo per il fondo lavoratori dipendenti, questo malgrado nel 2018-2019 e nel 2022 ci sia stata una crescita significativa dei lavoratori. Stiamo lo stesso sballando i conti previdenziale, l’aumento dei lavoratori non tiene il passo di quello dei pensionati. Dobbiamo far subito un intervento di ‘generosità generazionale’ perché il problema è immediato, non vedo bene di far coprire tutto il disavanzo dallo Stato, non si può pensare che possa coprire una voragine di 70 mln, che è la cifra prevista nelle tabelle nel 2026. Non lo vedo possibile, né l’uso della riserva accumulata. Per sfuggire alla trappola demografica insuperabile, abbiamo bisogno di spingere sul sistema di capitalizzazione, allora bisogna che si aiutino le generazioni nella transizione. La domanda politica che dovremmo farci è qual è l’assetto politico per riuscire a fare interventi che nessun governo riesce a fare perché impopolari?

Giuseppe Maria Morganti, Libera
Mi pare l’Aula sia poco interessata e che gli unici interventi siano quelli critici dell’opposizione. I dati sottoposti sono onesti, mettono in evidenza le problematiche, ma gli interventi di riforma non aiutano a risolvere nemmeno parzialmente queste criticità. Il capoguppo Dc spera nel futuro, e tutto si ripianerà. E’ la filosofia della Dc. Non è così, dobbiamo prendere il toro per le corna adesso. Come si può pensare di proporre una riforma pensionistica senza poi conoscere i presupposti della riforma dell’Igr. A San Marino ci sono persone che vivono senza rispondere di quello che guadagnano e persone che dichiarano tutto il dovuto e ne risentono le conseguenze nella propria condizione di vita. Su questo restiamo basiti: una riforma pensionistica non ha il supporto di nuova visione dell’Imposta generale sui redditi. E ci chiediamo come mai i sindacati si siano dimenticati di questo.

Alberto Giordano Spagni Reffi, Rete
Prima dall’opposizione c’era la polemica ‘dove sono le riforme’ e adesso non sono abbastanza. Si, sono d’accordo che la riforma sia arrivata tardivamente, ma il ritardo non riguarda questa legislatura, la riforma doveva essere fatta molti anni fa. Se dovessi fare oggi, con questi numeri, la riforma definitiva, significherebbe mandare in pensione a 75 anni, con pensioni da 500 euro al mese. E non è possibile. Si ha invece un piccolo scarto per chi andrà in pensione nei prossimi anni e chi andrà in pensione più in là nel tempo. Ci sono state storture inaccettabili: persone che a 55 anni andavano in pensione con una retribuzione maggiore di quella che avevano quando lavoravano.
Noi ci stiamo sempre più avvicinando al peso fiscale e alle riforme previdenziali italiane, ancora con un certo scarto: anche questo a San Marino non è possibile, San Marino deve avere un vantaggio rispetto a un grande Stato, altrimenti non è conveniente per le persone stare a lavorare qua. E’ chiaro che non si trova rimedio solo con un gioco di numeri, ma è necessario affrontare una riforma non opprimente. E il correttivo utile e risolutivo sarebbe opprimente per la cittadinanza.

Noi abbiamo un sistema previdenziale non sostenibile, un sistema Igr da rivisitare e un mercato del lavoro che invece è quasi a disoccupazione zero, per cui noi su questo dobbiamo riflettere. Abbiamo 7 mila frontalieri e occupazione piena e un sistema comunque non sostenibile. Vanno gestiti meglio i fondi pensione, e va impostata questa riforma con la riforma Igr perché chi ha di più, deve dare di più.

Michele Muratori, Libera
Mi sarei aspettato qualcosa di più da questo dibattito, ‘tanto tuonò che alla fine non piovve’. Ci si aspettava una riforma più strutturata e che potesse andare a intervenire in modo massiccio sul debito strutturale portato negli anni, che di un intervento massiccio in questa riforma non vi è traccia. Da una maggioranza di 44 consiglieri ci si aspettava di più, questa è una ‘riformina’ che non aiuta nessuno e tra qualche anno bisognerà di nuovo intervenire.  Già tra un paio di anni dovremo metterci le mani.

Vladimiro Selva, Libera
Sei il rapporto tra anni lavorati e anni in cui si riposa diminuisce, bisogna spostare in avanti l’età pensionabile, poi ovvio che ci sono mestieri e mestieri, non tutti possono essere fatti oltre una certa età, ma per altri è possibile e sarebbe interessante intervenire per favorirlo. Però se vogliamo solo agire in termini di aumento di contribuzione, età pensionabile e aumento dei lavoratori o addirittura riduzione della retribuzione in termini pensionistici.. sono tutti interventi recessivi. Invece questi interventi possono essere fatti in ottica di crescita economica e su questo la maggioranza avrebbe dovuto confrontarsi per trovare progetti condivisi. Senza crescita economica non c’è riforma delle pensioni che tenga. Tagli del reddito, aumenti delle contribuzioni sono misure recessive,, manca un progetto per la crescita economica del Paese.

Marco Nicolini, Rete
Finalmente una legge che mette mano alle pensioni in un Paese che sta dimostrando gravi squilibri generazionali. Arriva per merito di Rete. Questa legge è una coraggiosa presa di posizione sulla difficoltà di proseguire nella via tracciata in anni molto diversi da quelli in cui viviamo oggi.  Inutile però tergiversare, questa legge non è ancora risolutiva, inutile negarlo. Tra qualche anno, se troveremo modo di ripagare debito, se troveremo soluzioni per sostenere un piccolo Stato con democrazia totale e senza ‘principati’, se troveremo investitori per rilanciare la nostra economia, a dispetto delle previsioni funeree dell’intero Vecchio continente, potremo non rimettere mano a un sistema che diversamente continuerebbe a non potersi sostenere. Ad ogni modo, la riforma stiamo per portarla a casa. C’è molto lavoro da fare in Commissione, concordo con Mussoni che incentivi selvaggi  rischiano di vanificare ogni intervento di legge. Ma depositare questo intervento è stato un lavoro ciclopico. Doveroso è ringraziare chiunque ci abbia messo mano, in primis la segreteria per la Sanità.

Nicola Renzi, Rf
Se qualcuno intende che vuole fare riforme per abbassare le tasse o spendere di più, forse farà più voti alle prossime elezioni, ma per me non sta facendo il bene del Paese.
Sono molto giusti i pensieri sulla pensione dei giovani in futuro, ma temo vivamente che i nostri giovani più che del loro futuro, siano preoccupati del presente. Importante è l’equità tra patto generazionale. Tema fondamentale credo sia proprio questo: un governo dovrebbe avere una visione unitaria delle riforme che vuole realizzare. Non è possibile portare una riforma scollegata dall’altra, alla fine no si arriverà mai all’obiettivo che ci si è prefissi. Questa riforma delle pensioni tra uno o due anni, quanto farà risparmiare allo Stato? Questo è il punto di partenza.

Iro Belluzzi, Libera
Se si volesse raggiungere l’obiettivo, occorre che la fiscalità partecipi per garantire la pensione. Difficile andare a stravolgere quello che era nell’ordinamento, si è parlato di tassa di scopo, agire su indennità e patrimoniale…sono cose che la Repubblica ha fatto perché non poteva agire in modo strutturale.  Con la riforma si fa un passo avanti, occorre rivedere quello che sarà nei tempi successivi e anche in Commissione si potranno fare aggiustamenti.

Alessandro Bevitori, Libera
Non ha il mio sostegno questa riforma perché non raggiunge gli obiettivi, la sostenibilità non è raggiunta, non c’è equilibrio dei conti che possano non portare più deficit nel bilancio dei fondi pensione e lo Stato sarà chiamato a rimpinguare il fondo con decine e decide di milioni…d’altra parte si dirà che non si poteva fare una riforma lacrime e sangue. Capisco siano scelte coraggiose, per questo si parlava del tavolo istituzionale, perché servono scelte coraggiose e impopolari. Ma il corgagio non c’è per fare una riforma sostanziale e quello che avremmo voluto è che ci fosse stata una ripresa delle entrate. Noi crediamo ci possa esse su questo ancora tanto da fare per aumentare il gettito delle entrate dello Stato con crescita e sviluppo. Infine, sono spariti dei fondi pensione nelle banche e su quello non si sta facendo nulla E allora diventa difficile per i cittadini collaborare di fronte a situazioni di impunità.

Gaetano Troina, Dml
Un testo di riforma che risolva distorsioni è atteso da tempo. Oggi ci troviamo specifici interventi, alcuni necessari, su altri risultano invece necessari approfondimenti, come chiesto dai sindacati su Fondiss. Auspichiamo che tali confronti siano effettuati prima della Commissione. Interventi risolutivi sono necessari con urgenza, l’insostenibilità del sistema è nota a tutti. Però sacrosanta verità è che si fosse stati più veloci e convinti a misure per la digitalizzazione, per esempio, lo Stato non sarebbe stato obbligato a intervenire così: o loSstato dimostra coraggio, con investimenti per sviluppo e crescita, o siamo destinati a mettere risorse sui fondi pensione, finché soldi non ci saranno più. Non ritengo vero che i professionisti non versino sufficienti contributi. L’Artcolo. 24 del testo così come formulato crea confusione, chiediamo di eliminarlo o comunque modificarlo. Il tema che merita approfondimento: chi ha dichiarato correttamente per lungo tempo, ha dovuto sopportare chi non ha fatto altrettanto. Se chi fa il furbo vince sempre e chi fa il suo dovere vede aumentare l’imposizione, si incentiva il nero e non è accettabile.

Emanuele Santi, Rete
Abbiamo mantenuto quanto detto, che a settembre sarebbe partita la stagione delle riforme, siamo stati di parola. Chiaramente non finisce qua, arriverà la riforma del lavoro, e poi si andrà anche con la riforma Igr. E’ un fatto rilevante. Chiaro che la riforma in commissione sarà oggetto di ragionamenti e modifiche, ma non accetto sentire ‘questa è una riformina’. Se dovessimo fare un’analisi nuda e cruda di entrate e uscite del fondo pensioni dovremo parlare di altro, ma obiettivo è fare un intervento equilibrato, gli elementi messi in riforma sono importanti. E la riforma arriva dopo almeno 8 mesi di concertazione con parti sociali e categorie e non è un dato scontato. Importante sarebbe, per accompagnare la riforma, sia la riforma dell’Igr, sia l’uso della quota del fondo riserva, che oggi si aggira sui 400 mln, una rendita anche solo di 20 mln all’anno, per essere meno invasivo, dovrebbe essere fatta. Nell’ultima versione del provvedimento non c’è, ma lo avevo visto e spiace sia stato tolto.

Gian Nicola Berti, Npr
Finalmente questo progetto. Già nel 2011 si fecero tante riflessioni e io mi presi tanre critiche dalla mia categoria, perché vennero aumentati i contributi del fondo professionisti, anche se era già in attivo e lo è anche ora. Dovremo farci invece domande su tutti i fondi in rosso. Il fondo ha  un buco enorme e ci sono uscite che non sono necessarie. Ci siamo beneficiati di una vita lavorativa breve e la vita naturale si è allungata. E’ chiaro che così il fondo è destinato a svuotarsi. Lo Stato continua a fare la copertura a un pozzo bucato: siamo destinati a prendere consapevolezza che le pensioni sono destinate a scomparire, quando lo Stato non sarà più in grado di coprirle. Quello che c’è ora nel fondo sono soldi dello Stato. O si stringe l’uscita o si amplia l’entrata. Non condivido l’ampliare le entrate, anche se non è necessario. Dovremmo attivare un circolo perché cittadini si comportino virtuosamente. Non c’è nessun dissuasivo legato a chi non dichiara correttamente. Ci sono non solo i liberi professionisti, ma altri aspetti, come gli straordinari non dichiarati nelle aziende, che implicano dei cambiamenti necessari. Poi ci sono lavori usuranti, allora 103 per muratori, operari,..ma quando uno fa un lavoro di concetto, non può andare in pensione a 65 anni, se Ssamo destinati forse e per fortuna ad arrivare a 95 anni. In Commissione si deve cercare di avere coraggio per certe categorie, non aumentando contributi, tappiamo la falla delle persone che vanno in pensione ancora giovani, non ha senso farlo. E facciamo lotta all’evasione fiscale, percepiremo sicuramente anche lì più risorse per far fronte alle risorse del fondo pensione.

Carlotta Andruccioli, Dml
Per risolvere il problema, le riforme non bastano. Per razionalizzare le riforme che ci sono,  bene che si arrivi a questa proposta, ma non è possiible che gli unici interventi completati nei prossimi mesi siano in chiave recessiva. Ci sono già sul tavolo interventi per la digitalizzazione e l’apertura del mercato del lavoro, su cui è importante procedere. Da una parte riforme, dall’altra investimenti per renderle meno impattanti e garantire nuove entrate e nuovi lavoratori. A mio avviso ci sono aspetti interessanti nel Pdl, mi riferisco al calcolo sui 30 anni di contributi.

Denise Bronzetti, Mis
E’ importante che la riforma viaggi in parallelo a riforma del lavoro e Igr. Noi non abbiamo mai avuto dati sulla disoccupazione allarmanti. Tutti sono stati al di sotto delle soglie pericolose a livello di sistema. E’ evidente che questa riforma non risolve il problema, cerca di inserire correttivi  e delle novità, ma è evidente che gli effetti non andranno oltre al quinquennio. Equità e solidarietà: questi due concetti che normalmente si usano di più quando si trattano riforme fiscali, ma devono essere la guida anche per questa riforma perché mai come in questa fase, alla luce di tutte le difficoltà rilevate, devono essere tenute in debito conto. Si presenta anche la possibilità di far lavorare di più le persone e non solo per un equilibrio dei fondi. Ma sarei molto attenta su questo aspetto. Se ci sono categorie che non svolongono lavori usuranti, vero è che ce ne sono altre che questi lavori li fanno e su cui si deve fare attenzione. Ma anche chi non svolge lavori usuranti non può essere costretto ad andare a lavorare 5-6 anni in più solo perchè qualcuno non ha dichiarato e non ha versato quanto dovuto.

Maria Katia Savoretti, Rf
Abbiamo ricevuto in questi giorni le osservazioni dei sindacati che di fatto lamentano mancanza di interventi su determinate situazioni, e le stesse organizzazioni sindacali lamentano inoltre la mancata condivisone del testo nella formulazione così depositata e che stiamo esaminando in aula, diversa dalla sua prima redazione. E mi associo a questa critica perché è lo stesso metodo usato anche con forze di opposizione, dopo l’incontro del 23 agosto in cui era stato annunciato che il testo avrebbe subito modifiche, poi non abbiamo saputo nulla, fino a deposito del testo. L’importante per questo governo è fare qualcosa, non importa come e quale sia il risutato.
Tutti siamo conspevoli che è più che mai necessaria una riforma e siamo molto in ritardo. Ma è necessaria una riforma con una proiezione del futuro a tutela di tutti, non certo una riforma scritta in questo modo con interventi a step e che toccano solo alcune realtà, creando così malcontenti e disuguaglianze. Non possiamo poi definirla una riforma sostanziale, gli interventi previsti servono a tamponare il presente, sono a breve termine, qua dobbiamo prevedere un intervento a lungo termine più incisivo per dare sostenibilità a un paese che non ne ha più. Ma soprattutto, non si può portare una riforma così in solitaria, è più che mai necessario prevedere altre riforme. Mi riferisco alla riforma Igr, Fondiss, riforma del mercato del lavoro, invece su tali temi il governo è silente.

Gloria Arcangeloni, Rete
Il governo non prende tempo. Si era dato delle scadenze e noi partiamo, in realtà la riforma non è in solitaria, ma rientra in un programma ben stabilito che vedrà nei prossimi mesi la riforma del lavoro, della Pa- che è già in corso- e dell’igr. Il sistema previdenziale sappiamo che presenta criticità che sono sotto gli occhi di tutti: sbilancio tra pensioni erogate e contributi, rendita bassa del Fondiss, questione delle dichiarazioni dei redditi effettivi, lo sbilancio tra nuovi lavoratori e nuovi pensionati, pensionati baby…tutte le criticità, e non solo, già evidenziate che questa riforma prende in considerazione. Aspetto fondamentale è che non nasce dal nulla, ma è frutto di mesi di incontri. E’ vero, alcuni punti da sciogliere ancora ci sono, ma il percorso è stato condiviso con tutte le parti interessate. A chi sostiene che non sia una riforma coraggiosa: questa non è mai stata presentata come riforma risolutiva della nostra previdenza, ma come riforma che andava ad apportare correttivi rispetto al gap che negli anni si è verificato. In questo momento, sicuramente è una riforma che serve, non da sola, ma abbinata a tante altre riforme sostanziali che affronteremo da qui ai prossimi mesi.

Luca Boschi, Libera
Questa riforma non basta neanche per iniziare, tra due anni non sarà già più sufficiente per equilibrare entrate e uscite. A Rete: se noi pensiamo di colmare una distanza tra 250 mln di pensioni all’anno a fronte di 130 mln di contributi solocon la riforma delle pensioni, siamo fuori strada. Bisogna invece aumentare il numero dei lavoratori attraverso sviluppo e crescita paese. Dall’altro si deve portare equità nel sistema pensioni: non affrontare la riforma Igr, quando sappiamo che ci sono ancora grosse sacche di evasione, non è un concetto equo.

Manuel Ciavatta, Pdcs
Il cambio del lavoratore nella sua busta paga sarà un aumento del contributo dello 0,5% l’anno, su 2 mila euro equivale a 10 euro al mese ,che ci saranno in meno ogni anno, per 7 anni, il 3,5% totale, ovvero 70 euro in 7 anni. Escono 80 mln di euro di disavanzo all’anno, nonostante i 50 mln di euro che lo Stato mette ogni anno e non saranno mai sufficienti. E’ necessario una riforma che entri in gioco per riequilibrare un sistema che non è sostenibile, un sistema di natura retributiva non contributiva. Nel vecchio sistema il pensionato ha dato 25% di quanto prenderà come pensione, con quello attuale si arriva almeno al 50%. Con queste riforme, nel 2050, chi andrà in pensione prenderà circa il 70-75% dello stipendio per quello che ha versato. Fondiss: ha ragione il sindacato, non è possibile dopo il referendum che 200 milioni dei nostri fondi rendano niente. E’ una parte di riforma importante.

Roberto Ciavatta, Sds per la Sanità, replica
Grazie per gli interventi e per i consigli arrivati, molti dei quali ritengo saranno parte del confronto nella Commissione chiamata sulla riforma. Le domande poste sono state tante. A partire da Fondiss. È un dovere morale quello di garantire dei rendimenti che sono ciò che faranno le pensioni in futuro. Gradualmente, andranno a scomparire qui, come altrove, le pensioni di anzianità e si andrà verso un sistema contributivo che potrà essere garantito solo con rendimento annuale dei fondi significativo. Abbiamo già iniziato a lavorare su questo con il collega Marco Gatti e su questo punto, mi preme ribadire, tra due settimane quest’Aula discuterà la bozza di riforma del mercato del lavoro che si integra in alcuni aspetti. Come per il fatto che andiamo a individuare e introdurre contribuzioni per quelle società che fanno utili ma non hanno dipendenti. Così come abbiamo previsto incentivi significativi del 5% all’anno, non sottoposti al tetto pensionistico per chi continua a lavorare oltre i 66 anni. Per 3 anni fino a 69 anni ci sarà un aumento del 15% della pensione per chi deciderà di rimanere al lavoro. Purtroppo un sistema di questa natura non ha tante leve, una è quella di cercare condizioni perché autonomamente i lavoratori siano spronati a rimanere quanto più possibile all’interno del mercato del lavoro.
Concordo sui controlli, ma dobbiamo essere onesti, la riforma Igr sta arrivando perché è una necessità che abbiamo. Ovvio, qualsiasi riforma pensionistica non può fare nulla, a meno che non si voglia pensare di fare macelleria sociale, con il contributivo da domani, e comunque con la pensione minima che è prevista per legge, dovrebbe coprire lo Stato. Però quello che dobbiamo fare è aumentare le entrate, rilanciare l’economia, aumentare il gettito e quanto più possibile le uscite nell’immediato. Qualcuno ha fatto delle proiezioni delle dinamiche dell’andamento dei fondi su entrate contributive che sembrano non essere proporzionali al numero dei lavoratori: la verità è che il 2020 e 2021 registrano anomalie legate al fatto che eravamo nella fase acuta dell’emergenza Covid, si vede in tutti i grafici, questi anni escono dal trend precedente e sapremo vedere se il 2022 rientra necessariamente nel trend.
E’ stata chiamata ‘Riformina’ da qualcuno: forse non è chiara la situazione. Noi abbiamo già le riforme pensionistiche che già oggi, se non interveniamo, riducono attorno al 70%- ma per gli stipendi bassi, più si sale più la percentuale si riduce- le pensioni nel momento in cui andranno in vigore. Non abbiamo più molto margine di intervento. La tassazione tra primo e secondo pilastro per un lavoratore subordinato con questa riforma va al 31,5%. E’ difficile portare una contribuzione a livelli più alti, se non vogliamo poi rendere non contributivo il costo del lavoratore e ostacolare che vangano imprese a investire a San Marino . Noi oggi possiamo correggere alcune storture. Una è stata ribadita da tanti: il fatto che nel 2005 e 2011 non si era tenuto conto che nel lungo periodo  avremmo creato una pensione flat, per cui le pensioni saranno tutte livellate, anche per chi prende 100-150 mila euro l’anno. Noi abbiamo difficoltà a reperire professionisti, e non solo nella sanità, pensate ai manager delle società. Chi ha sede anche in Italia deve assumere in Italia perché non viene a San Marino perché ‘poi perde la pensione’ .
Chi non ha versato e ha fatto elusione in quel caso deve essere ostacolato anche per promuovere atteggiamenti più corretti nelle relazioni con le contribuzioni, ovviamente queste sono tematiche trasversali rispetto le deleghe e non posso intervenire su questi elementi, ma i colleghi – che oggi non sono presenti proprio perché impegnati negli incontri per la stesura delle loro riforme- stanno lavorando su questi elementi  per creare un pacchetto sostenibile per il Paese.

 

San Marino News Agency

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