Denuncia Ali Turki, “fascicolo fermo per due anni e il processo è già morto”

Denuncia Ali Turki, “fascicolo fermo per due anni e il processo è già morto”

Non solo le difese, ma anche la parte civile lamenta “una istruttoria estremamente lacunosa e inesistente, non solo per il denunciante, ma anche per gli imputati”

ANTONIO FABBRI – Dopo una prima udienza a vuoto per difetto di notifica, è ripreso venerdì scorso il processo per il processo a carico di Mohammed Ali Ashraf e Flavio Pelliccioni che devono rispondere di una presunta truffa denunciata da Mohammed Ali Turki.

Il saudita, che si ricorderà era emerso nelle cronache sammarinesi per il suo vero o presunto interessamento all’acquisto di BancaCis, aveva presentato denuncia, tramite il suo avvocato, Stefano Caroli, sia a Rimini, dove la vicenda a quanto si sa è stata archiviata, sia a San Marino dove, rispetto alla denuncia che parlava di un raggiro di decine di milioni di euro, arriva a processo ridimensionata e, secondo quanto emerso nella prima udienza e riconfermato nella seconda, istruita in maniera approssimativa.

Si parla di un raggiro attraverso una presunta polizza assicurativa da 1.150.000 euro. Secondo l’accusa contenuta nel decreto di citazione i due imputati avevano fatto credere a Turki che la stipula della polizza gli avrebbe aperto la strada per un finanziamento da 32 milioni. Così non avvenne. Il finanziamento non ci fu e i soldi che Turki aveva versato finirono in parte a Pelliccioni e in parte in una società. Questa l’accusa. Venerdì scorso il processo è ripreso davanti al Commissario della legge Giovanni Belluzzi. La cronaca giudiziaria di questa seconda udienza è rimasta un po’ oscurata dalla lettura della sentenza del Conto Mazzini, pubblicata lo stesso giorno.

Nell’udienza di venerdì scorso si è discussa in primo luogo la richiesta di ammissione della parte civile, Ali Turki.

Le difese dei due imputati hanno chiesto di non ammettere la costituzione in quanto: “agli atti non c’è alcun documento – visura camerale, delibere di consiglio di amministrazione – che attesti che Turki abbia un qualsivoglia rapporto con la Tecno Arabia Company, che è la società che risulta aver versato l’importo di cui parliamo”, ha detto l’avvocato Alberto Selva, difensore di Flavio Pelliccioni. “Quindi per quanto ci consta – ha aggiunto il legale – per quanto ci consta, Turki è soggetto estraneo alla società ed ha carenza di legittimazione”.

Anche l’avvocato di Ashraf, Chiara Taddei, si è opposta alla costituzione di parte civile “per evidente difetto di legittimazione attiva. Nel caso in esame vanno valutati i contratti prodotti del denunciante, e sono tutti a nome di Tecno Arabia; la contabile, seppure riprodotto in maniera sfocata, è a nome Tecno Arabia, si ritiene che l’eventuale soggetto legittimato sia semmai Tacno Arabia e non Turki”. Di qui l’opposizione alla costituzione di parte civile. Di certo di rilievo è stata la replica della parte civile.

L’avvocato Luca della Balda, pur insistendo per la ammissione della costituzione di parte civile del suo assistito, ha però anche sottolineato le carenze pesanti dell’istruttoria. A memoria è la prima volta che si ascolta una parte civile ammettere che non ci siano elementi per incriminare gli imputati e, per questo, l’avvocato Della Balda ha chiesto egli stesso la remissione degli atti in istruttoria.

Formalmente i bonifici bancari fatti sulla società scozzese sono stati emessi effettivamente da Tecno Arabia di cui, però, Turki è titolare unico e beneficiario effettivo, oltre che amminstratore. La parte lesa sostanziale è Turki”. Poi il riferimento all’indagine: “La istruttoria di questo procedimento, come tante altre, è estremamente lacunosa, inesistente e questo lo dico perché al momento credo non ci siano elementi per giudicare la condotta degli imputati, a meno che non confessino. Non ci sono elementi per valutare la loro condotta. L’istruttoria è estremamente lacunosa. Non emerge nulla, non tanto per la responsabilità del denunciante, quanto per l’inerzia del giudice inquirente. Il fascicolo è rimasto giacente per due anni, poi quando passato ad altro inquirente, non ha fatto altro che rinviare a giudizio per evitare la prescrizione processuale. Abbiamo visto che in altre circostanze scoperchiato il mondo: relazioni dell’Aif, indagini bancarie. C’è stato passaggio di fascicoli, ma questo non autorizza il giudice a non fare indagini approfondite. E doveva farle. Mi trovo costretto a chiedere che il fascicolo venga rimesso in istruttoria, per ottenere giustizia non solo nei confronti del denunciante, ma anche eventualmente degli imputati, poiché al momento non c’è alcun riscontro. L’indagine è lacunosa non solo per il denunciante, ma anche per gli imputati”, ha detto l’avvocato Della Balda.

Dobbiamo prendere atto che l’istruttoria è stata carente e il materiale inidoneo a sostenere l’accusa in giudizio. Prenda atto che non c’è nulla e assolva fin da ora gli imputati”, ha chiesto a sua volta l’avvocato Alessandro Petrillo, condifensore di Flavio Pelliccioni.

Il Procuratore del fisco Roberto Cesarini, ha invitato dal canto suo a evitare toni eccessivi nei confronti del tribunale, sottolineando come nell’istruttoria dibattimentale si possano chiedere e acquisire i riscontri che si ritengano necessari.

Quanto alla parte civile, il Giudice Belluzzi ha ammesso la costituzione, poiché ancorché non vi siano attestazioni di legami con la Tecno Arabia, ha evidenziato la legittimazione anche alla luce della possibilità di rivendicare eventuali danni non patrimoniali nei confronti di Turki, richiamato comunque nel capo di imputazione, che andranno valutati all’esito del dibattimento.

Ammessa la parte civile sono state formulate le eccezioni preliminari. In via pregiudiziale l’avvocato Chiara Taddei ha eccepito il difetto della giurisdizione sammarinese, perché le condotte contestate “si sono tenute e concluse totalmente al di fuori della Repubblica di San Marino”. Si è associato anche l’avvocato Alberto Selva. Parte civile e Pf hanno invece sostenuto che vi sia la giurisdizione sammarinese essendo il bonifico effettuato, partito da BancaCis.

Altra eccezione preliminare dell’avvocato Taddei: l’intervenuta prescrizione processuale e la non utilizzabili- tà di atti, che potrebbero essere stati determinanti per il rinvio a giudizio, acquisiti però oltre il termine e per questo non utilizzabili, circostanza che farebbe scattare la nullità del rinvio a giudizio. “Stiamo cercando di rianimarlo, ma questo processo è morto per una serie di circostanze e non per causa nostra. Quanto ha detto procura Ashraf è inappuntabile”, ha rimarcato l’avvocato Alberto Selva. Poi ha richiamato le vicissitudini del fascicolo, prima in mano al Commissario Simon Luca Morsiani e rismasto “ fermo per circa due anni” e poi, con la redistribuzione dei carichi di lavoro, finito al commissario Roberto Battaglino.

Il fascicolo è morto – ha aggiunto l’avvocato Selva – Chi ci dice perché Battaglino ha deciso di inviare a giudizio? Lo sa solo Battaglino, perché dagli atti non risulta nulla per sostenere l’accusa. Se il processo è sostanzialmente prescritto dobbiamo prenderne atto. Il fascicolo è un deserto. Una nullità. Quel capo di imputazione non è difendibile”.

Sulle eccezioni preliminari il Commissario Belluzzi si è riservato di decidere. Il processo è stato aggiornato al 16 marzo

 

Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 23

 

 

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