La Centrale del latte di San Marino (ancora) in difficoltà. Spuntano investitori ma il governo frena

La Centrale del latte di San Marino (ancora) in difficoltà. Spuntano investitori ma il governo frena

“Ragioniamo da alcuni mesi con le autorità di governo competenti senza ottenere alcun risultato. È evidente che la non decisione e l’avversione verso questo progetto industriale comporta in tempi brevissimi al naufragio dell’eventuale intesa con gli investitori. Le conseguenze sarebbero nefaste per l’occupazione, la continuità delle imprese zootecniche produttrici di latte e per le stesse risorse finanziarie pubbliche”.

È il grido d’allarme che la Cooperativa Agricola Latte Sammarinese S.C.A.R.L., che dal 2015 ha preso in gestione dallo Stato la Centrale del latte di San Marino, lancia pubblicamente tramite un comunicato alla stampa.

La cooperativa, composta dai produttori sammarinesi di latte, ricorda innanzitutto le attività svolte in questi sette anni: “La ristrutturazione della sede, l’ammodernamento della strumentazione tecnologica, l’adozione dei presidi per la messa in sicurezza dell’impresa i cui costi hanno gravato sulle finanze personali dei soci per un importo di un milione e trecentomila euro.
Caso non solo raro, ma unico in questa Repubblica ove i privati hanno investito su una struttura ed impiantistica di proprietà dello Stato”.

E ancora: “Abbiamo rivisto e ridisegnato i modelli organizzativi, abbiamo affinato le tecniche di produzione e stagionatura dei formaggi con recensioni positive e attestati di stima sia per le nuove produzioni di formaggi che per quelle tradizionalmente sempre prodotte dalla Centrale del Latte.
Particolare apprezzamento è venuto, con documentazione presente in Cooperativa, da parte anche del mercato internazionale su un progetto tutto nostrano e di grande valore circa la stagionatura e affinatura di formaggi con la consulenza di una società certificata ACCREDIA”.

Tutto questo ha richiesto “risorse finanziarie straordinarie che non è possibile ammortizzare con l’ordinario trend di vendite”.

Per questo, accanto al supporto ottenuto dal governo negli ultimi 2 anni con il ripristino della zona bianca e la realizzazione del depuratore interno a carico dello Stato, la Cooperativa si è mossa per cercare nuovi investitori privati, “esterni ed interni”.

Ad attirarli il potenziamento del mercato esterno e internazionale, in particolare con la Russia verso cui San Marino ha il grosso vantaggio di non aver aderito all’embargo dei prodotti enogastronomici imposto dall’Unione Europea ai propri membri nel 2014 come rappresaglia per l’annessione della Crimea.

“La nostra attenzione – scrivono i casari – si è soffermata su alcune imprese del tessuto industriale sammarinese, che hanno studiato il nostro percorso aziendale, i piani progettuali, la posizione economica, la situazione debitoria e ci hanno proposto di entrare in Cooperativa immettendo molte risorse finanziarie per far crescere e sviluppare il nostro indirizzo produttivo, poiché hanno già provata esperienza nel settore agroalimentare e nella commercializzazione specifica dei formaggi”. Un prodotto a maggior valore aggiunto rispetto al semplice latte fresco che da qualche mese non viene più commercializzato.

“Le risorse finanziarie provenienti dai nuovi soci – si legge ancora – sono tali da consentire la chiusura di tutti gli impegni finanziari, compresi i 900 mila euro di prestiti agrari, di pagare puntualmente tutti i salari, di pagare ogni mese il latte conferito dalle cinque aziende zootecniche, di rientrare dei prestiti anticipati sia dai soci che dagli ex soci, di rinunciare alla monofase agevolata (abbattimento del 50% del valore), di rinunciare allo sgravio fiscale sugli oneri sociali dei dipendenti (50% del valore dei contributi sociali), di rinunciare da subito (esiste proposta scritta) ad ogni beneficio di legge sulla cooperazione agricola per la trasformazione del latte, di procedere gradualmente nel tempo ad implementare l’occupazione e creare le condizioni di continuità oltre che per la Cooperativa anche per le cinque aziende zootecniche produttrici di latte, di garantire il ritiro del latte prodotto in territorio e la distribuzione dei prodotti lattiero caseari anche in Repubblica e dare quindi continuità ad una filiera consolidata sul territorio”.

La Cooperativa ha quindi presentato il progetto alla Segreteria di Stato al Territorio guidata dal democristiano Stefano Canti, con un business plan che prevede, fra l’altro, “di procedere gradualmente ad implementare l’occupazione, fino a raddoppiarla, valorizzare il lavoro della Cooperativa e in particolare delle cinque aziende zootecniche produttrici di latte che, finalmente, vedrebbero riconosciuti gli sforzi per un lavoro che ha un grande valore non solo simbolico ma anche sociale, valorizzando la produzione sammarinese e consentendo di alzarne il livello qualitativo e quantitativo. La garanzia del ritiro del latte prodotto, l’aiuto per migliorare la produzione ma, soprattutto, la garanzia del pagamento potranno essere uno stimolo per i giovani che volessero dare nuova linfa ad un’attività, quella dell’allevamento, che rappresenta una tradizione della nostra terra e che, se non sostenuta adeguatamente, rischia di scomparire per sempre lasciando un vuoto economico, simbolico e culturale che difficilmente si potrà colmare in futuro”.

I gestori della centrale spiegano che con il governo è in corso “da alcuni mesi” un confronto che finora non ha prodotto “alcun risultato. È evidente – attacca la Cooperativa – che la non decisione e l’avversione verso questo progetto industriale comporta in tempi brevissimi al naufragio dell’eventuale intesa con gli investitori. Le conseguenze sarebbero nefaste per l’occupazione, la continuità delle imprese zootecniche produttrici di latte e per le stesse risorse finanziarie pubbliche”.

Per questo gli imprenditori, in concomitanza con la diffusione della vicenda alla stampa, ha inviato “una nota dettagliata a tutti i Segretari di Stato sugli obbiettivi e risultati attesi dall’operazione sinergica con imprenditori sammarinesi”.

“La Cooperativa – conclude la nota – auspica che il buon senso, la ragionevolezza ed il comune interesse (privato e pubblico) abbiano a prevalere nei confronti di decisioni che ci sono state paventate e non utili, ma dannose per gli interessi generali di una storia e di un’economia che, seppur piccoli, meritano rispetto ed attenzione. Il Consiglio di Amministrazione della Cooperativa è disponibile da subito a dialogare con le Autorità di Governo”.

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