Nuovo contratto Pa a San Marino, proteste anche dal settore della sanità: “Torniamo indietro di 30 anni”

Nuovo contratto Pa a San Marino, proteste anche dal settore della sanità: “Torniamo indietro di 30 anni”

Non solo insegnanti. Il nuovo contratto che regolerà la Pubblica amministrazione a San Marino scatena le proteste anche del personale socio sanitario dell’Iss.

In particolare sono gli Operatori socio sanitari a contestare una parte del nuovo accordo. In una lettera firmata da oltre 130 dipendenti, inviata nei giorni scorsi prima ai vertici dell’Iss e poi ai Segretari di Stato competenti, i lavoratori esprimono tutto il proprio dissenso.

Nel mirino sono due novità. La prima riguarda il livello retributivo. Per i nuovi assunti non sarà più possibile arrivare al V livello come accade oggi ma si resterà al IV seppure con dei bonus. La seconda è la diminuzione delle ferie annuali da 31 a 26 giorni (in ore) nonché il numero di permessi retribuiti annui, portando il personale sanitario allo stesso livello degli impiegati.

I firmatari spiegato che hanno appreso queste novità “con profonda indignazione e sgomento”, soprattutto dopo quanto fatto durante il Covid. “Noi Operatori Socio Sanitari Sammarinesi non siamo rimasti nella retroguardia, al contrario ci siamo schierati nel fronte, in prima linea – gomito a gomito – ad infermieri e medici; e tanto quanto loro abbiamo sacrificato le nostre libertà individuali ed esposto le nostre vite ai rischi necessari per portare avanti professionalmente il nostro lavoro quotidiano. Quando questo governo ha deciso che gli ospiti delle strutture socio sanitarie andavano trattati nelle proprie strutture di residenza per evitare il sovraffollamento della struttura ospedaliera, pur non essendo formati e preparati (ma chi lo era?!) NOI ABBIAMO COLTO LA SFIDA E PORTATO AVANTI IL SERVIZIO!”.

“Questo “nuovo” contratto di lavoro – attaccano – ci riporta indietro di quasi 30 anni, ignora le competenze e le capacità proprie del nostro ruolo, il carico di lavoro fisico e psicologico al quale siamo esposti ogni giorno, emergenza o no, nonché l’enorme contributo che abbiamo prestato a questa comunità durante la pandemia di Covid19.
Noi siamo già in partenza “demansionati”, nessun altro operatore ha una qualifica e viene definito con un’altra, tranne noi. Nonostante la nostra qualifica reciti “Operatore Socio Sanitario” riconosciuta in Italia con l’ Accordo Stato – Regione del 2001, per lo stato di San Marino noi siamo definiti “Operatore Tecnico Assistenziale” solo al raggiungimento del 8° anno di lavoro a tempo indeterminato ci verrà pagato e riconosciuto il V livello acquisito con la qualifica (Art. 2, legge N°119/2000)”.
Se ben per accedere alla formazione di O.S.S è richiesta soltanto la licenzia media, per diventarlo effettivamente è necessaria una formazione di 1.100 ore, ed il pagamento di una retta di 1.500 € per chi l’ha potuta svolgere a San Marino. Nonostante l’ingente necessità di personale i corsi in repubblica vengono organizzati saltuariamente perciò tanti di noi hanno dovuto seguire il corso in Italia vedendo i costi raddoppiarsi. Inoltre, in linea con le direttive dell’I.S.S riguardante il lifelong learning siamo sottoposti a formazione continua nelle nostre aeree di competenza (blsd, disfagia, movimentazione, tutoring, demenza, ecc) e dopo due anni dalla qualifica dobbiamo seguire dei corsi di aggiornamento, che l’I.S.S dovrebbe metterci in condizioni di fare”.

Per quanto riguarda ferie e permessi – scrivono i dipendenti – “in due anni di discussioni con OO.SS e C.E. I.S.S per l’accordo del riposo in 5° del personale diurnista abbiamo ampiamente dimostrato (documento in allegato) che le nostre ore di lavoro giustificano ampiamente i nostri congedi e ultimo ma non meno importante teniamo a far presente che i servizi socio-assistenziali, a differenza della più parte dei servizi sanitari sammarinesi che sono gratuiti, vengono erogati dietro pagamento delle prestazioni da parte dell’utenza.

Molteplici sono le nostre perplessità che consideriamo non dovrebbero essere soltanto nostre ma di tutta la cittadinanza perché come ci ha insegnato il passato (provvedimento riguardante i medici) ogni operatore che viene a meno rappresenta un grave problema di disservizio nell’assistenza”.

Quindi i firmatari si pongono alcune domande: “Lo Stato di San Marino al fine di ottenere un’ingente riduzione dei costi per il sistema sanitario è solo capace di intervenire tagliando gli stipendi in maniera ingiusta e scriteriata? Di fronte a una sanità già provata dalla mancanza di personale medico e infermieristico vuol davvero questo governo infierire sul personale O.S.S?”.

Infine l’affondo: “Siamo noi, una delle colonne portanti del sistema Welfare sammarinese perché siamo noi i preposti all’assistenza e cura della persona!
Siamo noi che di fronte a una popolazione con un sempre più crescente grado di invecchiamento e con un alto tasso di malattie degenerative e neurodegenerative garantiamo l’assistenza domiciliare e residenziale rappresentando un’ingente riduzione dei costi per il sistema sanitario!
Noi O.S.S, che quotidianamente svolgiamo la nostra mansione siamo pienamente consapevoli del nostro valore. È ora che questa Comunità, questo Stato e questo Governo ne prendano atto o ci vedremo costretti a far valere le nostre ragioni!”.

 

Davide Giardi

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